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martedì 11 marzo 2014

Quarta fila?

Saraiva Martins, cardinale, dice che la fede è una, le sue ragioni molte
intervista a José Saraiva Martins a cura di Matteo Matzuzzi
in “Il Foglio” del 11 marzo 2014
“Nessuno discute la validità della Familiaris Consortio, quei princìpi sono ancora validi per la chiesa, ma il punto è un altro: quei princìpi vanno applicati secondo le circostanze attuali, la realtà che si vive oggi”. Il cardinale José Saraiva Martins, teologo, già rettore della Pontificia Università Urbaniana e prefetto emerito della Congregazione per le Cause dei santi, affronta con il Foglio i temi al centro dei prossimi Sinodi sulla famiglia.

Il punto di partenza della riflessione del porporato portoghese non poteva che essere il magistero di Giovanni Paolo II, che sarà canonizzato tra poco più di un mese – “un fatto storico, anche perché sarà fatto santo insieme al Papa che il Concilio l’ha aperto”, spiega. Familiaris Consortio, Mulieris Dignitatem (1988) e Lettera alle Donne (1995) “sono tutti documenti fondamentali che rimangono attualissimi. In tutti, tra l’altro, si dimostra quanto grande fosse l’importanza che Giovanni Paolo II attribuiva al ruolo e all’attività delle donne nella chiesa”, aggiunge. Secondo Saraiva Martins, “l’idea di dedicare i due Sinodi alla famiglia
sottolinea il fatto che quello della famiglia è il problema centrale dell’età contemporanea, e non soltanto per la chiesa, ma per l’intera società.Molti problemi di cui si parla quotidianamente sui media – dice il porporato – derivano tutti dal problema della famiglia. Se questa si divide, i figli non riceveranno mai quella formazione che avrebbero ricevuto se il padre e la madre non si fossero separati. E’ questo il primo problema dei tempi che viviamo, ed è su questo che lavoreranno i Sinodi”.
Il percorso, sottolinea il prefetto emerito della congregazione per le Cause dei santi, è lungo ed è presto per ipotizzare le decisioni finali, “anche perché l’ultima parola spetterà al Papa, con il documento che scriverà e pubblicherà al termine del biennio sinodale”. La direttrice, a ogni modo, è già tracciata: “Discutere il problema della famiglia in rapporto alla società, approfondire le modalità per applicare i princìpi dottrinali alle diverse circostanze con cui la chiesa e la società si trovano ad avere a che fare”. E in questo non c’è alcun rischio di annacquare l’insegnamento cattolico, di adattarlo allo spirito del tempo, di portare la chiesa a scendere a patti con il mondo: “Nella sua storia, la chiesa ha sempre agito così, una fides ma tanti modi per esprimerla e viverla. Tradotto, i princìpi fondamentali rimangono immutati, ma questi vanno vissuti a seconda delle circostanze.
Non è casistica, è semplicemente ciò che sempre ha fatto la chiesa. Quel che è sempre rimasto fisso
è la fede, che mai sarà negata. Il modo di esprimerla, invece, può cambiare secondo i tempi. La chiesa deve parlare ai fedeli con i criteri propri della società, usando il linguaggio proprio della società. E’ una questione di sano realismo. Bisogna parlare con il linguaggio d’oggi”.
Eppure, come dimostrano le risposte al questionario pre-sinodale inviato lo scorso novembre alle diocesi, in cui si chiede una svolta sull’insegnamento in fatto di morale sessuale e dove si descrive l’Humanae Vitae come qualcosa che “crea solo confusione”, i cattolici potrebbero rimanere delusi dalle decisioni che poi saranno adottate nei Sinodi: “Aspettative troppo alte? Il rischio c’è, ma la chiesa ha sempre agito con saggezza. Di questo abbiamo già iniziato a discutere durante l’intenso concistoro di fine febbraio. Semmai, il problema riguarda la pastorale familiare. La chiesa ha il compito e l’obbligo irrinunciabile di spiegare ai credenti qual è il vero pensiero della chiesa e del Vangelo in questo campo. Ecco perché è importante che sia attuata una catechesi sulla famiglia. E sono certo che i Sinodi insisteranno molto su questi temi, ritengo che questo sia lo scopo primario della loro convocazione”. Quanto alla sofferenza avvertita dai divorziati risposati che chiedono il riaccostamento ai sacramenti, per il prelato portoghese “la chiesa andrà loro incontro, bisogna tenere presente i casi concreti, le diverse sfumature. Prendiamo una donna divorziata contro la sua
volontà. Che si fa? Se le è stato imposto dal partner il divorzio, come dobbiamo agire?
Questa è una fattispecie richiamata più volte nel concistoro”, aggiunge il porporato, che considera una “sfumatura” anche la questione delle coppie omosessuali. Ma qui “c’è poco da discutere”, dice il cardinale Saraiva Martins: “Non è difficile capire come si possa comportare la chiesa, è chiaro che quelle unioni mai potranno essere accettate. Lo dice la Genesi, ‘Dio li ha fatti uomo e donna’. I figli non hanno bisogno di due padri o due madri, ma di un padre e una madre che si completino, che siano complementari”. Il cardinale Timothy Dolan sostiene che il Papa sta studiando la situazione delle unioni tra persone dello stesso sesso, per comprenderne le ragioni. Per il prefetto emerito della congregazione per le Cause dei santi e teologo il problema neppure si pone: “Ex ipsa natura rei, diceva san Tommaso. La Bibbia parla chiaro, c’è poco da ragionarci sopra”. http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201403/140311saraivamartinsmatzuzzi.pdf

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