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domenica 6 aprile 2014

La crociata che piace a Jorge (chi sono io per giudicare?)

Brendan Eich e Phelim McAleer: i veri discriminati

Phelim-McAleer--breandn-eichNell’ultima settimana l’americano Brendan Eich e l’irlandese Phelim McAleer sono finiti sulle prime pagine di tutti i principali quotidiani internazionali, al centro di due vicende, all’apparenza distinte, ma, nella sostanza identiche, in quanto accumunate dalla stessa intolleranza ideologica nei confronti degli sfortunati involontari protagonisti.

È interessante ripercorrere brevemente le due storie in quanto simboliche e rappresentative dell’attuale clima culturale.
Brendan Eich è stato costretto, dopo poco più di una settimana, a lasciare il proprio incarico diCEO presso “Mozilla“, l’azienda che lui stesso aveva contribuito a fondare, produttrice, tra l’altro, del popolare browser web “Firefox”. Poco è  importato al management dell’azienda californiana che Eich fosse uno dei migliori nel suo campo, un vero genio del web e dell’informatica, famoso per aver inventato il celebre linguaggio “Javascript”. La comunitàLGBT aveva chiesto la sua testa e così è stato. All’indomani della sua nomina, gli attivisti omosessuali sono insorti gridando all’omofobo, imputando al neo amministratore Eich la colpa imperdonabile di aver appoggiato, nel 2008, con una donazione di 1.000 dollari, il comitato promotore del referendum sulla “Proposition 8″, la consultazione popolare, oggi abrogata, che portò all’annullamento dei matrimoni gay in California.
Grazie anche al supporto del popolare sito di appuntamenti on-line OkCupid.com, è stata, così, orchestrata una violenta campagna di odio e minacce di boicottaggio, in perfetto stile “Barilla”, conclusasi con lo scalpo del nemico e la puntale rettifica ideologica dei vertici aziendali, affidata ad un comunicato della presidente di “Mozilla”, Mitchell Baker: «La nostra cultura organizzativa rispecchia la diversità e l’inclusione. Diamo il benvenuto a i contributi di tutti senza distinzione di età, cultura, etnia, sesso, identità di genere, lingua, razza, orientamento sessuale, posizione geografica e opinioni religiose. Mozilla supporta l’uguaglianza per tutti ».
A nulla erano valse le dichiarazioni di Eich che, in un’intervista al “New York Times, aveva tentato di difendere il suo personale punto di vista dichiarando di «essere in grado di separare le sue idee personali da quelle lavorative». La morale è evidente: si può, anche, essere il più bravo sulla piazza ma, se non sei ideologicamente allineato, sei messo, senza tanti complimenti, alla porta.
La seconda storia della settimana ha per protagonista Phelim McAleer, un giornalista irlandese, autore di documentari unpolitically correct tra cui “Not Evil Just Wrong”, una controinchiesta sulle “scomode verità” di Al Gore sul global warming, e “FrackNation”, una indagine anti-allarmista sulla fratturazione idraulica delle rocce di scisto (tecnica utilizzata per l’estrazione di fluidi, in particolare, petrolio, gas e acqua).
Ebbene, nei giorni scorsi, McAleer è finito sulle prime pagine di diversi quotidiani, in quanto, il suo ultimo lavoro politicamente scorretto, “Gosnell – The True story about America’s biggest serial killer”, è stato vittima di una censura ideologica da parte del popolare sito dicrowdfounding “Kickstarter“, che aveva, per altro, finanziato senza battere ciglio i suoi lavori precedenti.
L’unica colpa del film è quella di mettere a nudo la verità sugli orrori e le atrocità dell’aborto. La pellicola racconta, infatti, la terribile storia di Kermit Gosnell, il “ginecologo-macellaio” di Philadelphia, oggi condannato come pluriomicida, dopo che, il 18 febbraio 2010, un’irruzione dell’”FBI” nella clinica abortista “Philadelphia Women’s Medical Society” fece luce sugli efferati e spietati metodi abortivi praticati, per oltre quarant’anni, all’interno sotto la sua responsabilità.
McAleer  ha denunciato il suo caso attraverso un articolo pubblicato sul network di notizie on-line “Breitbart.com” «(…) Siamo riusciti a finanziare con il crowdfunding il nostro ultimo film, FrackNation. The truth about fracking, attraverso Kickstarter. Perciò abbiamo pensato che quello sarebbe stato il luogo ideale per il nostro nuovo film sul medico abortista di Philadelphia Kermit Gosnell. (..) Stando al rapporto del gran giurì, ha ammazzato centinaia di bambini inducendo il parto alle loro madri quando erano al settimo o ottavo mese di gravidanza e poi incidendo il collo di questi neonati vivi e vitali per ucciderli. Lo ha fatto per quarant’anni e probabilmente ne ha uccisi migliaia nella sua carriera. È il serial killer più prolifico d’America».
Dopo aver sottoposto il proprio film alla piattaforma di raccolta fondi “Kickstarter”, il documentarista irlandese, a conclusione di una lunga attesa, è stato, inaspettatamente, invitato a “rivedere” la propria sceneggiatura per non turbare lo spirito della community, sentendosi così rispondere: «Il copione sembra andare bene, ma espressioni come “migliaia di bambini accoltellati a morte” e “migliaia di bambini assassinati” devono essere rimosse per soddisfare lo spirito delle nostre Community Guidelines».
Parole che non sono andate giù a McAleer, in quanto in totale contraddizione con la filosofia aziendale espressa dall’amministratore delegato di “Kickstarter”, Yancey Strickler, in unaintervista rilasciata a Charlie Rose sulla principale emittente televisiva americana “Public Broadcasting Service” (PBS): «Noi vediamo Kickstarter come un patrimonio pubblico, è un luogo che offre a chiunque la possibilità di realizzare il proprio sogno e il nostro compito è di servirlo e onorarlo… un’istituzione culturale che vive, che respira, ed esiste per rappresentare gli interessi di ognuno». Alla fine, McAleer è stato, quindi, costretto a ripiegare su una piattaforma di crowdfounding alernativa “Indiegogo.com” dove il suo progetto sta avendo un grande successo.
Le due storie si sono, dunque, concluse con il medesimo ambiguo ed emblematico epilogo. Identiche sono, infatti, le motivazioni addotte dai vertici di “Mozilla” e “Kickstarter” a sostegno delle loro insindacabili decisioni: il rispetto degli interessi e della libertà di espressione di tutti. Tuttavia, la rimozione di Brendan Eich e il boicottaggio del film di McAleer smascherano l’incoerenza e la contraddittorietà del sistema culturale dominante dove c’è spazio per tutti tranne per chi osa esprimere opinioni in contrasto con l’ideologico mainstream imperante. Si assiste cosi all’evidente e beffardo paradosso per il quale, in nome del sacro e inviolabile principio di non-discriminazione, gli unici reali discriminati sono coloro che, con buon senso e ragione, si oppongono agli scellerati principi “non negoziabili” dell’intollerante paradigma ideologico contemporaneo. (di Lupo Glori)
http://www.corrispondenzaromana.it/brendan-eich-e-phelim-mcaleer-i-veri-discriminati/
Il caso Mozilla spiega il progetto Scalfarotto
di Riccardo Cascioli

«Se oggi è questo il movimento per i diritti gay, allora io mi chiamo fuori». Che sia un famosissimo attivista gay come Andrew Sullivan ad avere un sussulto di coscienza di fronte alle forzate dimissioni dell’amministratore delegato di Mozilla, Brendan Eich, è consolante. Come racconta più dettagliatamente Massimo Introvigne nell’articolo a fianco, Eich è “colpevole” di aver versato nel 2008 mille dollari per la campagna referendaria a favore di una legge in California che sancisse l’unicità della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Una volta nominato ai vertici dell’azienda, i gruppi Lgbt si sono scatenati: Eich ha dichiarato di non avere alcuna preclusione nei confronti dei gay e di garantire la continuità di un ambiente lavorativo inclusivo, ma non ha voluto rinnegare le sue convinzioni personali. Non ha fatto perciò come Guido Barilla in Italia o Dan Cathy in America, non ha accettato il ricatto, e piuttosto che aver problemi nel guardarsi allo specchio ha preferito dimettersi, sapendo che nel mondo dell’informatica per lui – anche se uno degli innovatori più brillanti - ora tutte le porte sono chiuse.
Dunque, il fondamentalismo del movimento Lgbt arrivato ormai a livelli inconcepibili, comincia a far riflettere anche qualcuno in quel mondo lì, ma non c’è da farsi troppe illusioni. Basta guardare il tenore del dibattito che negli Stati Uniti si è innescato sul caso. Sullivan, per quanto autorevole, è una voce isolata perché sono invece numerosi gli opinionisti scesi in campo per giustificare la decisione dei vertici di Mozilla: si invoca ad esempio la libertà di associazione – come se un’azienda fosse un club esclusivo – per cui chi è a capo può scegliere tranquillamente le regole e chi può esservi ammesso; oppure si nega che in discussione ci sia la libertà di parola, perché questa riguarderebbe solo i rappresentanti dello Stato. Ma la cosa più significativa è l’aperta teorizzazione che una persona contro il matrimonio gay non possa essere un buon dirigente d’azienda, ovvero che le convinzioni personali siano più pericolose di quelle politiche. Nessuno infatti si sognerebbe di licenziare un elettore repubblicano o democratico per queste sue opinioni, ma le convinzioni personali sono pericolose, si dice: chi, ad esempio, potrebbe sentirsi al riparo da discriminazioni se il suo capo fosse un convinto assertore della superiorità della razza bianca? Da chi è contrario al matrimonio gay, insomma, c’è da aspettarsi qualsiasi tipo di nefandezza sul luogo di lavoro.
Si notino due aspetti in questo ragionare, che sono utili anche per capire cosa sta avvenendo – e soprattutto cosa avverrà – in Italia con l’approvazione della legge sull’omofobia: negli Usa ormai in tutto il dibattito sul tema non si fa minimamente accenno al dilagare di violenze – vere o presunte – nei confronti delle persone con tendenze omosessuali, perché in realtà questa non è mai stato il problema; è solo stato un argomento propagandistico per introdurre le prime misure anti-omofobia. Ciò è vero anche per l’Italia, dove lo stesso governo è riuscito a fornire solo dati che dimostrano che non esiste alcuna emergenza omofobia. Inculcare l’idea che ci sia un dilagare di violenze anti-gay serve perciò come introduzione al passo successivo: i matrimoni gay.
E qui c’è la seconda questione che il caso Eich fa emergere: l’obiettivo finale non sono neanche i matrimoni e le adozioni; il costante parallelo con il razzismo (lo ha fatto anche il presidente Obama) mira a far passare l’omosessualità come un fatto naturale (e non è un caso che il disegno di legge Scalfarotto punti proprio all’equiparazione tra razza e orientamento sessuale). Dio non avrebbe fatto soltanto “maschio e femmina”, ma anche altri orientamenti sessuali, tutto sarebbe nella nostra natura. Così come per la pelle ci sono bianchi, neri e diverse altre sfumature, così per le tendenze sessuali ci sono tante possibilità. Quando si parla di “rivoluzione antropologica” è esattamente di questo che si parla, è il sovvertimento della Creazione così come ordinata da Dio.
Ma siccome questo contrasta palesemente con l’evidenza della realtà, tale concezione può essere affermata solo con la violenza, imponendo con la forza il pensiero unico. Ciò che sta accadendo con il caso Eich dunque non è soltanto una degenerazione, l’esagerazione e il fanatismo di alcune frange. E’ la condizione necessaria e inevitabile per l'affermazione del movimento gay. 
Se lo ricordi chi nei prossimi giorni dovrà esprimere il voto sul disegno di legge Scalfarotto.

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