Nella fotografia, scattata il 16 giugno 2014, sono rappresentati Jorge Mario Bergoglio, che si dichiara vescovo di Roma, e Justin Welby, il quale pretende essere arcivescovo di Canterbury, ed è primate della comunione anglicana.
Con la Bolla “Apostolicae curae” del 18 settembre 1896, Papa Leone XIII – confermando le sentenze dei suoi predecessori – ha solennemente dichiarato che le ordinazioni anglicane sono assolutamente invalide.
Ne segue che Justin Welby non solo è – in quanto anglicano – eretico e scismatico notorio, ma non è – in alcun modo – validamente ordinato: non è sacerdote e non è vescovo.
Eppure, nella fotografia che tutti possono vedere, Justin Welby benedice – come solo un sacerdote o un vescovo possono fare – Jorge Mario Bergoglio, che ha chiesto detta benedizione e la accetta facendo il segno della croce.
Jorge Mario Bergoglio non ha dichiarato esplicitamente che non crede nella bolla di Leone XIII sull’invalidità delle ordinazioni anglicane. Ma nello stesso tempo, con i suoi gesti e il suo modo di agire, ha manifestato esteriormente tale convinzione.
Egli non è nuovo a questi gesti simbolici (quando celebra, ad esempio, non si inginocchia alla consacrazione) coi quali esprime – è lecito supporlo – ciò che pensa e ciò che desidera che gli altri pensino.
Per di più, se è vera – com’è vera – la parola della Sacra Scrittura (“Ora, senza contraddizione, è l’inferiore che è benedetto dal superiore”, Ebrei 7, 7) Bergoglio vuol far credere – coi fatti – che il Successore di Pietro è non solo eguale ma persino inferiore ad un vescovo, abbassando ed umiliando ancora una volta non la sua persona, ma la funzione che – agli occhi del mondo ma non certo di Dio – egli dovrebbe rappresentare.
Un ennesimo scandalo – nel senso letterale del termine – di fronte al quale, come cattolici che vogliono conservare la Fede, non possiamo tacere.
Il Centro Studi Giuseppe Federici
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