"Proporre, non imporre e mai disilludere": la Chiesa pronta per il Sinodo
Presentato questa mattina in Vaticano l'Instrumentum laboris (qui il documento integrale), la sintesi delle risposte al questionario inviato otto mesi fa alle diocesi di tutto il mondo in preparazioni al prossimo Sinodo straordinario in programma dal 5 al 19 ottobre. A illustrarlo, i cardinali Lorenzo Baldisseri, Peter Erdo e mons. Bruno Forte (che del Sinodo sarà il segretario speciale". La prima parte, dedicata al Vangelo della famiglia, tratta del disegno di Dio, della conoscenza biblica, magistrale e della loro ricezione, della legge naturale e della vocazione della persona in Cristo. E già qui si riscontra "una scarsa conoscenza dell'insegnamento della chiesa", ha sottolineato nel suo intervento Baldisseri, aggiungendo che ciò "domanda agli operatori pastorali una maggiore preparazione e l'impegno a favorirne la comprensione da parte dei fedeli, che vivono in contesti culturali e sociali diversi". Si tratta dunque di mettere in luce "la bellezza della vita familiare", ribadendo che "nella differenza e nella reciprocità si costruisce uno stile di vita comune, nella relazione di coppia e con i figli".
La seconda parte affronta le sfide pastorali inerenti la famiglia, e dunque la crisi della fede, le situazioni critiche interne, le pressioni esterne. Si richiamo i sacerdoti alla responsabilità nel preparare i nubendi al matrimonio, anche per cercare – per quanto possibile – di prevenire le difficoltà che potrebbero venire a crearsi nella vita coniugale: "Sono considerate in maniera particolare le situazioni pastorali difficili, che riguardano le convivenze e le unioni di fatto, i separati, i divorziati, i divorziati risposati e i loro eventuali figli, le ragazze madri, coloro che si trovano in situazione di irregolarità canonica e quelli che richiedono il matrimonio senza essere credenti o praticanti". In una parola, le famiglie patchwork, come direbbe il cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schoenborn. Punto cruciale, che nel documento viene trattato in modo assai approfondito, è quello relativo alla questione dei divorziati risposati. Questa – ha aggiunto Baldisseri – "offre una conoscenza reale della loro situazione dalla quale la chiesa si sente interpellata a trovare soluzioni compatibili con il suo insegnamento, che conducano a una vita serena e riconciliata". A tale proposito, ha chiosato il presule, "appare rilevante l'esigenza di semplificare e snellire i procedimenti giudiziali di nullità matrimoniale". Su questo punto è intervenuto anche il cardinale Peter Erdo, il quale ha rilevato che "mentre in alcuni paesi si parla di una sofferenza causata dal non ricevere i sacramenti da parte di divorziati risposati civilmente, in diversi altri paesi alla questione 'che cosa chiedono i divorziati risposati alla chiesa?' la risposta più frequente è che essi non chiedono nulla, perché o non sanno che non possono partecipare ai sacramenti o si sono mostrati indifferenti sia prima che dopo il matrimonio civile invalido dal punto di vista ecclesiale".
Invita a usare prudenza, invece, mons. Bruno Forte: "Verso chi vive realtà che comportano grande sofferenza, la vera urgenza pastorale è quella di permettere a queste persone di curare le ferite, di guarire e di riprendere a camminare insieme a tutta la comunità ecclesiale". E tutto questo, ha chiarito l'arcivescovo di Chieti-Vasto, "non ha nulla a che vedere con lo slogan banalizzante di 'divorzio cattolico' di cui alcuni hanno parlato in rapporto a quanto il Sinodo potrà proporre". Infatti, "la medicina della misericordia non è mai finalizzata a favorire i naufragi, ma sempre e solo a salvare la barca sul mare in tempesta e a dare ai naufraghi l'accoglienza, la cura e il sostegno necessari. Se non si comprende questa fondamentale intenzione – ha detto Forte – si equivocherà irrimediabilmente quanto il Sinodo potrà dire sulla situazione dei separati, dei divorziati, dei divorziati risposati, delle convivenze, delle unioni di fatto o delle unioni fra persone dello stesso sesso".
A proposito di quest'ultima fattispecie, ancora prima dell'apertura del Sinodo si può già affermare che le (eventuali) attese di rivoluzioni sono da escludere: tutte le conferenze episcopali, infatti, dicono no all'introduzione di una legislazione che permetta tale unione"ridefinendo il matrimonio tra uomo e donna". Uno degli obiettivi dell'assemblea sinodale (sia di quella straordinaria di ottobre sia di quella ordinaria dell'anno prossimo) sarà favorire la riscoperta dell'enciclica Humanae Vitae di Paolo VI, testo "poco conosciuto", ha detto Baldisseri. Sarà necessario "presentare il positivo quadro di fondo che la sostiene, che consiste nella paternità e maternità responsabili, alla luce del quale ci si orienti a scegliere il metodo più adeguato per la regolazione delle nascite, in accordo con la tollerabilità fisica e la reale praticabilità".
Presentato questa mattina in Vaticano l'Instrumentum laboris (qui il documento integrale), la sintesi delle risposte al questionario inviato otto mesi fa alle diocesi di tutto il mondo in preparazioni al prossimo Sinodo straordinario in programma dal 5 al 19 ottobre. A illustrarlo, i cardinali Lorenzo Baldisseri, Peter Erdo e mons. Bruno Forte (che del Sinodo sarà il segretario speciale". La prima parte, dedicata al Vangelo della famiglia, tratta del disegno di Dio, della conoscenza biblica, magistrale e della loro ricezione, della legge naturale e della vocazione della persona in Cristo. E già qui si riscontra "una scarsa conoscenza dell'insegnamento della chiesa", ha sottolineato nel suo intervento Baldisseri, aggiungendo che ciò "domanda agli operatori pastorali una maggiore preparazione e l'impegno a favorirne la comprensione da parte dei fedeli, che vivono in contesti culturali e sociali diversi". Si tratta dunque di mettere in luce "la bellezza della vita familiare", ribadendo che "nella differenza e nella reciprocità si costruisce uno stile di vita comune, nella relazione di coppia e con i figli".
La seconda parte affronta le sfide pastorali inerenti la famiglia, e dunque la crisi della fede, le situazioni critiche interne, le pressioni esterne. Si richiamo i sacerdoti alla responsabilità nel preparare i nubendi al matrimonio, anche per cercare – per quanto possibile – di prevenire le difficoltà che potrebbero venire a crearsi nella vita coniugale: "Sono considerate in maniera particolare le situazioni pastorali difficili, che riguardano le convivenze e le unioni di fatto, i separati, i divorziati, i divorziati risposati e i loro eventuali figli, le ragazze madri, coloro che si trovano in situazione di irregolarità canonica e quelli che richiedono il matrimonio senza essere credenti o praticanti". In una parola, le famiglie patchwork, come direbbe il cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schoenborn. Punto cruciale, che nel documento viene trattato in modo assai approfondito, è quello relativo alla questione dei divorziati risposati. Questa – ha aggiunto Baldisseri – "offre una conoscenza reale della loro situazione dalla quale la chiesa si sente interpellata a trovare soluzioni compatibili con il suo insegnamento, che conducano a una vita serena e riconciliata". A tale proposito, ha chiosato il presule, "appare rilevante l'esigenza di semplificare e snellire i procedimenti giudiziali di nullità matrimoniale". Su questo punto è intervenuto anche il cardinale Peter Erdo, il quale ha rilevato che "mentre in alcuni paesi si parla di una sofferenza causata dal non ricevere i sacramenti da parte di divorziati risposati civilmente, in diversi altri paesi alla questione 'che cosa chiedono i divorziati risposati alla chiesa?' la risposta più frequente è che essi non chiedono nulla, perché o non sanno che non possono partecipare ai sacramenti o si sono mostrati indifferenti sia prima che dopo il matrimonio civile invalido dal punto di vista ecclesiale".
Invita a usare prudenza, invece, mons. Bruno Forte: "Verso chi vive realtà che comportano grande sofferenza, la vera urgenza pastorale è quella di permettere a queste persone di curare le ferite, di guarire e di riprendere a camminare insieme a tutta la comunità ecclesiale". E tutto questo, ha chiarito l'arcivescovo di Chieti-Vasto, "non ha nulla a che vedere con lo slogan banalizzante di 'divorzio cattolico' di cui alcuni hanno parlato in rapporto a quanto il Sinodo potrà proporre". Infatti, "la medicina della misericordia non è mai finalizzata a favorire i naufragi, ma sempre e solo a salvare la barca sul mare in tempesta e a dare ai naufraghi l'accoglienza, la cura e il sostegno necessari. Se non si comprende questa fondamentale intenzione – ha detto Forte – si equivocherà irrimediabilmente quanto il Sinodo potrà dire sulla situazione dei separati, dei divorziati, dei divorziati risposati, delle convivenze, delle unioni di fatto o delle unioni fra persone dello stesso sesso".
A proposito di quest'ultima fattispecie, ancora prima dell'apertura del Sinodo si può già affermare che le (eventuali) attese di rivoluzioni sono da escludere: tutte le conferenze episcopali, infatti, dicono no all'introduzione di una legislazione che permetta tale unione"ridefinendo il matrimonio tra uomo e donna". Uno degli obiettivi dell'assemblea sinodale (sia di quella straordinaria di ottobre sia di quella ordinaria dell'anno prossimo) sarà favorire la riscoperta dell'enciclica Humanae Vitae di Paolo VI, testo "poco conosciuto", ha detto Baldisseri. Sarà necessario "presentare il positivo quadro di fondo che la sostiene, che consiste nella paternità e maternità responsabili, alla luce del quale ci si orienti a scegliere il metodo più adeguato per la regolazione delle nascite, in accordo con la tollerabilità fisica e la reale praticabilità".
Sinodo sulla famiglia: vescovi in modalità autoanalisi: "Sui diritti civili siamo lontani dal sentire comune"
La Chiesa deve smettere di fare la parte del giudice nei casi di divorzio. Deve diventare più comprensiva e prendersi cura delle ferite di una famiglia in crisi. Ma non solo: deve capire che, per i fedeli, l'uso dei contraccettivi non è peccato e i figli di coppie gay vanno accolti nel battesimo "con la stessa cura e tenerezza che si riserva agli altri bambini". Sono solo alcune delle richieste dei fedeli a un’istituzione che, se non cambia, rischia di allontanarsi sempre di più dalla sua base. A volere questa sorta di autoanalisi collettiva dei vescovi in materia di diritti civili è stato lo stesso Papa Francesco. E la fotografia resa dall’Instrumentum Laboris del Sinodo sulla famiglia, redatto sulla base delle 38 domande del questionario voluto direttamente da Bergoglio, parla chiaro: lo scollamento tra vescovi e fedeli è a livelli record.
Allarme rosso, bisogna fare qualcosa: in un'era di nonni divorziati e coppie di fatto, la necessità di un aggiornamento è vitale. L'l'Instrumentum Laboris, predisposto dal Sinodo dei vescovi e illustrato oggi in Vaticano, è appunto questo: uno strumento di lavoro, una prima autoanalisi in vista dell'assemblea straordinaria sulla famiglia convocata da Papa Francesco per ottobre a Roma.
"Tanti cristiani manifestano difficoltà ad accettare integralmente" la dottrina della Chiesa su matrimonio e famiglia”, si legge nel documento in rapporto a si legge nel documento in rapporto a "controllo delle nascite, divorzio e nuove nozze, omosessualità, convivenza, fedeltà, relazioni prematrimoniali, fecondazione in vitro".
Divorziati, la Chiesa non deve essere un "giudice che condanna".
Alla Chiesa si chiede più misericordia e indulgenza nei confronti dei divorziati e delle loro nuove unioni. La Chiesa non deve essere un "giudice che condanna […]. "La carità pastorale spinge la Chiesa ad accompagnare le persone che hanno subito un fallimento matrimoniale e ad aiutarle a vivere la loro situazione con la grazia di Cristo", dice l'Instrumentum Laboris del Sinodo a proposito dei divorziati risposati cui è impedita la comunione.
Sinodo: "La Chiesa si occupi di convivenze e unioni di fatto".
Il documento rileva "il numero crescente di coppie che convivono 'ad experimentum', senza alcun matrimonio né canonico né civile e senza alcuna registrazione". Ma osserva subito che "il termine è considerato improprio, in quanto spesso non si tratta di un 'esperimento', ovvero di un periodo di prova, ma di una forma stabile di vita", anche se "talvolta, il matrimonio avviene dopo la nascita del primo bambino, in modo che nozze e battesimo si celebrino insieme". Ma "molto spesso, le convivenze 'ad experimentum' corrispondono ad unioni libere di fatto, senza riconoscimento civile o religioso: cresce il numero delle coppie che non chiedono alcuna forma di registrazione".
Per i fedeli l’uso di metodi anticoncezionali non è peccato.
"Le risposte sono essenzialmente concordi nell'osservare come, nelle aree di forte secolarizzazione, in genere, le coppie non ritengono peccato l'uso dei metodi anticoncezionali; di conseguenza, si tende a non farne materia di confessione e ad accostarsi senza problemi all'Eucarestia". Lo afferma l'Instrumentum Laboris del prossimo Sinodo sulla famiglia. "Diversamente si sottolinea come permanga integra tra i fedeli la coscienza dell'aborto come peccato estremamente grave, sempre materia di confessione", si aggiunge.
No a unioni gay, ma sì a battesimo per i figli.
Tutte le Conferenze episcopali sono contro "una legislazione che permette l'unione tra due persone dello stesso sesso", ma nei casi in cui chi vive tali unioni chiede il battesimo per il bambino, il piccolo va "accolto con la stessa cura, tenerezza e sollecitudine che ricevono gli altri bambini", recita l'Instrumentum Laboris del Sinodo.
Incompreso il divieto della comunione ai risposati.
"Spesso non si coglie il rapporto intrinseco tra matrimonio, eucaristia e penitenza; pertanto, risulta assai difficile comprendere perché la Chiesa non ammetta alla comunione coloro che si trovano in una condizione irregolare", come i divorziati risposati o che hanno una nuova unione. Così l'Instrumentum Laboris del Sinodo.
"La sofferenza causata dal non ricevere i sacramenti è presente con chiarezza nei battezzati che sono consapevoli della propria situazione", si legge nel documento, presentato oggi in Vaticano. "Tanti sentono frustrazione e si sentono emarginati”, prosegue l'Instrumentum Laboris. “C'è chi si domanda perché gli altri peccati si perdonano e questo no; oppure perché i religiosi e sacerdoti che hanno ricevuto la dispensa dai loro voti e dagli oneri sacerdotali possono celebrare il matrimonio, ricevere la comunione e i divorziati risposati no". E quindi "si ritiene che la colpa sia della Chiesa che non ammette tali circostanze".
Il documento sottolinea anche che "ci sono risposte ed osservazioni, da parte di alcune Conferenze episcopali, che mettono l'accento sulla necessità che la Chiesa si doti di strumenti pastorali mediante i quali aprire la possibilità di esercitare una più ampia misericordia, clemenza e indulgenza nei confronti delle nuove unioni". Viene inoltre evidenziato che "il problema non è tanto quello di non poter ricevere la comunione, ma il fatto che la Chiesa pubblicamente non li ammetta ad essa, cosicché sembra che questi fedeli semplicemente rifiutino di essere considerati in situazione irregolare".
Infine, "alcuni suggeriscono di considerare la prassi di alcune Chiese ortodosse, che, secondo la loro opinione, apre la strada a un secondo o terzo matrimonio con carattere penitenziale; a questo proposito, dai Paesi di maggioranza ortodossa, si segnala come l'esperienza di tali soluzioni non impedisca l'aumento dei divorzi".
Un'era di nonni divorziati.
"Nella società occidentale, sono ormai numerosi anche i casi in cui i figli, oltre che con genitori separati o divorziati, risposati o meno, si trovano pure con nonni nella medesima situazione”, si legge ancora nel documento. “Il problema dei genitori dei divorziati (che spesso dunque divorziano anche loro) sta anche nel fatto che proprio i nonni devono supplire ai disagi della situazione". Il documento rileva che oggi proprio "i divorziati e i separati che restano fedeli al vincolo" finiscono con lo scivolare in una situazione di disagio caratterizzata da "solitudine e povertà"." Risulta che questi sono pure i 'nuovi poveri'".
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