Francesco e il Lumpenproletariat
Differenze: la chiesa si interessa dei poveri, il comunismo invece no
Ha suscitato interesse una battuta estemporanea di Papa Francesco che, replicando a una stravaganza dell’Economist che lo aveva paragonato a Lenin, ha detto che “i comunisti ci hanno derubato la bandiera. La bandiera dei poveri è cristiana”. Naturalmente non si può conferire alla frase il senso di un’analisi teologica, al Papa interessava soltanto ribadire il suo impegno “francescano”. Volendo sottilizzare, però, si potrebbe chiarire che il comunismo non è affatto un’ideologia pauperista, come invece a tratti sembra essere il cristianesimo di Bergoglio.
Risulta chiaro già dall’impostazione di Marx nel 1848, quando nel “Manifesto” inserì una polemica contro il cosiddetto socialismo cristiano, accusato appunto di stare genericamente dalla parte dei poveri invece di proclamare la funzione rivoluzionaria della classe operaia in forza di una lettura “scientifica” della Storia. D’altra parte i comunisti hanno considerato il sottoproletariato, categoria definita anch’essa da Marx e che comprende in sostanza i poveri che non hanno una coscienza proletaria, come alleati inevitabili della reazione borghese. Soccorrere i poveri, come spiega con cinismo Brecht nei suoi drammi “didattici”, per i comunisti è un atto profondamente controrivoluzionario perché distoglie dalla “linea generale”, che è la presa del potere e non la pratica della compassione. E’ vero che il comunismo latinoamericano si è presentato come un aspetto particolare del pauperismo, il che ha favorito la confluenza con la Teologia della liberazione, alla quale però Borgoglio non ha mai aderito. Ma Francesco non è Lenin proprio perché ha a cuore i poveri, e ha il diritto di non capire granché del comunismo.di Redazione | 01 Luglio 2014 ore 06:18
© FOGLIO QUOTIDIANO
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