ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 9 luglio 2014

Ior, ecco chi sta vincendo



Ior, ecco chi sta vincendo


Il peso della lobby maltese, il ruolo degli americani e l'attivismo del capo Aif. Ecco chi gongola per i prossimi avvicendamenti al vertice dell'Istituto per le opere di religione
Dicono che alla fine, lui, Ernest Von Freyberg, non veda l’ora di andarsene. Di tornare in pianta stabile in Germania, pensare solo ai suoi affari in terra tedesca e mettersi alle spalle l’anno e mezzo di presidenza dello Ior, la cosiddetta banca vaticana. E non è un caso, spiegano fonti pescate tra i corridoi d’oltretevere, che tra le motivazioni addotte per la sostituzione del cavaliere di Malta che Tarcisio Bertone – mettendo da parte altri nomi a lui più graditi – pose alla testa dell’Istituto per le Opere di Religione negli ultimi giorni di pontificato di Benedetto XVI, ci sia quello di voler stare accanto alla famiglia. Una famiglia mai portata a Roma, e visto che ora si vuole “un presidente che viva a Roma tutta la settimana” (critica niente affatto velata alle assenze di von Freyberg dalla Capitale) il cambio è necessario.

Dietro la sostituzione, però, c’è molto di più. C’è la consapevolezza che le cose, nel torrione di Niccolò V, non stanno andando come sperato dopo l’attivismo del Papa, deciso a fare piazza pulita delle mele marce e del vecchio modus operandi che per decenni ha contraddistinto l’attività dello Ior e che l’ex presidente Ettore Gotti Tedeschi voleva cambiare.
Il bilancio del 2013 è pessimo: l’utile netto è calato da 86 milioni a 2,8. Un disastro, se si considera che anche il percorso verso l’auspicata trasparenza è più lento del previsto. E questo nonostante le roboanti dichiarazioni che von Freyberg, un anno fa, aveva rilasciato alla stampa internazionale, in cui annunciava rivoluzioni imminenti, cambi di passo che avrebbero fatto dello Ior l’ente più limpido che potesse esserci.
La sua gestione è stata criticata anche a Santa Marta: se non dal Papa, dal suo fiduciario, mons. Battista Ricca, prelato dello Ior. Con una lunghissima lettera inviata al presidente uscente, Ricca ha elencato tutto ciò che non va nell’Istituto, a cominciare dal prestito di 15 milioni di euro alla LuxVide di Ettore Bernabei nel 2011, sul quale le giustificazioni del management della banca sono apparse a dir poco vaghe. Tutte motivazioni alle quali s’è aggrappato il cardinale George Pell, prefetto della Segreteria per l’Economia, che avrebbe chiesta l’immediata sostituzione di Von Freyberg. Un comportamento, quello del porporato australiano, che avrebbe innervosito non pochi cardinali (specie italiani, da Bertello a Versaldi), che avrebbero preferito un rinnovo dell’assetto manageriale più dolce. Perplessità legate anche al fatto che l’uomo nuovo,Jean-Baptiste de Franssu, è poco nuovo e già non mancano i motivi per creare qualche imbarazzo (a cominciare dal fatto che suo figlio Louis lavora alla Promontory, la società di consulenza che sta controllando i conti dello Ior).
Ma Pell non ha arretrato di un millimetro, anche perché dietro di lui c’è il potentissimoJoseph F. Zara, “il maltese” che ha visto accrescere giorno dopo giorno il suo peso in Vaticano. Ormai, in Vaticano, si parla senza remore di “lobby maltese”, talmente radicata e influente da essere riuscita a far passare il nome di de Franssu nonostante quest’ultimo sia stato manager di una delle società create dallo stesso Zara, la Misco Directors Network. Operazioni che, notano fonti non troppo distanti dal torrione addossato al palazzo apostolico, fanno pensare che la strada verso la tanto agognata trasparenza sia ben lungi dall’essere intrapresa. Se a una lobby se ne sostituisce un’altra, poco cambia, si commenta dal Vaticano. E anche il Papa non sarebbe entusiasta dei giochi che si disputano in quello Ior che per un attimo aveva anche pensato di chiudere (come gli avevano chiesto non pochi cardinali nei primi mesi di pontificato).
Soddisfatti del cambiamento sarebbero anche i membri del Consiglio di Sovrintendenza dello Ior, lo stesso che nel 2012 defenestrò in maniera inopinata Gotti Tedeschi con un comunicato dai toni durissimi e mai visti prima oltretevere. In particolare, non dispiaciuto sarebbe Carl Anderson, segretario del board, americano e cavaliere di Colombo (con i cavalieri di Malta di von Freyberg non è mai corso buon sangue). Si potrebbe trattare però del canto del cigno, visto che da più parti si dà per certa anche la sostituzione dell’attuale consiglio con uno nuovo, dove la cosiddetta lobby maltese potrebbe farsi largo.
Niente da dire sul nome di de Franssu neppure dal direttore generale dell’Autorità di Informazione finanziaria, lo svizzero René Bruelhart, che ha visto crescere il proprio peso dopo l’uscita di scena polemica del cardinale Attilio Nicora, primo presidente dell’Aif, che se n’è andato sbattendo la porta per incompatibilità caratteriale (e non solo) proprio con il dg svizzero. Una lettera riservata del direttivo uscente dell’Autorità, pubblicata a inizio anno dal Messaggero, accusava Bruelhart di “opacità informativa”, ma che non ha avuto altro risultato che rafforzare ancora di più il direttore generale, che non sarebbe niente affatto dispiaciuto per l’uscita di scena di von Freyberg. Anche perché ha avuto garanzie che nulla cambierà per quanto riguarda i compiti dell’organismo da lui diretto.


08 - 07 - 2014Niccolò Mazzarino

http://www.formiche.net/2014/07/08/ior-ecco-chi-sta-vincendo/

L'addio di Von Freyberg, civil servant e vaso di coccio allo Ior

##L'addio di Von Freyberg, civil servant e vaso di coccio allo IorCittà del Vaticano, 8 lug. (TMNews) - "Molte delle voci che girano intorno allo Ior, quasi tutte, non erano vere, non erano basate su fatti. Con la trasparenza potremo metterle a tacere. In generale, quello che mi porto via da Roma è che la trasparenza è la chiave per far progredire le istituzioni". Tempo di commiato per Ernst von Freyberg. Avvocato tedesco, cavaliere dell'ordine di Malta, banchiere vaticano un po' per caso, lascia la guida dell'Istituto per le Opere di Religione, una delle poltrone che scottano di più in Vaticano, dopo aver ereditato molti scandali, aver compiuto molti sforzi per aumentare la trasparenza del torrione Niccolò V, essersi fatto altrettanti nemici. Lascia dopo aver assistito a uno dei più spettacolari cambi di guardia che il Vaticano ricordi, quello tra Joseph Ratzinger e Jorge Mario Bergoglio. E dopo appena 16 mesi, il periodo più breve nella storia dello Ior.
Il suo debutto non fu dei più lisci. Viene nominato il 15 febbraio del 2013, quattro giorni dopo l'epocale annuncio di Joseph Ratzinger di rinunciare al pontificato. Sono giorni convulsi in Vaticano. Si fa fatica a capire quali sono le ultime decisioni del Pontefice tedesco prima della sede vacante, che inizia la sera del 28 febbraio, e quali sono il colpo di coda della Curia prima di perdere il potere. In quei giorni spunta su alcuni organi di stampa il nome del belga Bernard De Corte per lo Ior, ma è solo l'estremo auspicio di qualche cordata cardinalizia. Von Freyberg è stato selezionato da una società internazionale di cacciatori di teste Spencer&Stuart. Selezione rigorosissima che non basta a sventare il primo incidente: appena viene annunciato il suo nome i giornalisti fanno notare che Von Freyberg è presidente di un gruppo di cantieristica, Blohm+Voss, che in Germania produce, tra l'altro, navi da guerra. Non esattamente un gallone per il nuovo banchiere del Papa. Il suo curriculum, il suo cattolicesimo devoto, nonché la sua famiglia, la nobile stirpe sveva dei Freyberg-Eisenberg, offrono peraltro ampie garanzie. Una sorta di "civil servant" del cattolicesimo mitteleuropeo.
L'avvocato tedesco non si trasferisce a Roma. Ha un figlio piccolo, il suo impiego è part-time, trascorre in Vaticano tre giorni a settimana. Non si lega a nessun potentato, si tiene lontano più che può dai salotti romani. Il 13 marzo viene eletto Papa Francesco. Bergoglio vorrebbe - lo ha rivelato lui stesso - occuparsi di Ior, finanze e organigrammi economici solo in seconda battuta. Ha altre priorità. Ma scoppia il caso di Nunzio Scarano. Le ombre del passato si allungano sul presente. Il monsignore salernitano, una scrivania all'Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica) e un conto molto attivo allo Ior viene arrestato per truffa. Jorge Mario Bergoglio capisce che è un campanello d'allarme. Prende in mano la questione, assume una lunga serie di decisioni (rimozioni, nomina, modifiche normative) che giungono a compimento domani con la presentazione, in conferenza stampa, del "nuovo quadro economico della Santa Sede". Presenti, il cardinale australiano George Pell, prefetto della neonata Segreteria per l'Economia, super-dicastero economico della Santa Sede, il maltese Joseph F.X. Zahra, influente membro della nuova leva vaticana, e poi, uno accanto all'altro, Von Freyberg e il suo - ormai quasi certo - successore, il francese Jean-Baptiste de Franssu.
Il caso Scarano è, per Von Freyberg, il punto di svolta. Prima di allora il tedesco lavora nel vuoto. Il pontefice che lo ha nominato, Ratzinger, non c'è più, il nuovo, Bergoglio, non lo considera granché e, quando parla di Ior, ricorda che "San Pietro non aveva una banca". Quando fioccano le prime notizia di indagine a carico del monsignore salernitano la poltrona di Von Freyberg traballa. Ma l'avversità si dimostra però un'opportunità. Von Freyberg fa uno screening completo delle movimentazioni di Scarano e il dossier arriva sulla scrivania di Bergoglio. Il Papa sposa in pieno la linea della trasparenza che, già abbozzata da Benedetto XVI, Von Freyberg stava cercando di realizzare tra molte resistenze. Viene pubblicato online, nonostante l'avversione di diversi porporati italiani, il bilancio. La società Promontory, chiamata dal banchiere tedesco, procede nel vaglio di tutti i conti correnti. Vengono bloccate posizioni controverse, chiusi conti in sonno, sfrondato il novero dei clienti, perimetrato il campo d'azione della "banca" vaticana.
"Lo Ior - ha detto di recente il portavoce vaticano - si trova in un tempo di transizione e di sviluppo naturale e sereno. Il contributo del presidente Ernst von Freyberg continua ad essere profondamente apprezzato e valutato molto positivamente. Ulteriori chiarificazioni sono possibili, anzi verosimili, la settimana prossima, dopo l'incontro del Consiglio per l'Economia, che avrà luogo sabato". Attestato di stima, pronunciato a nome del Papa e dei suoi cardinali consiglieri (tra di essi Pell, il segretario per l'Economia, e Marx, il presidente del Consiglio per l'Economia), non solo per sterilizzare le polemiche ed evitare il ripetersi del caso di Ettore Gotti Tedeschi, licenziato brutalmente dal board dello Ior ai tempi di Ratzinger e Bertone. Nonostante qualche voce e maldicenza, tracimata sui mass media, nessuno, in realtà, mette in dubbio che Ernst von Freyberg abbia fatto sostanzialmente un buon lavoro. La stagione del suo Ior, però, è in via di tramonto. Con lui partiranno anche i membri attuali del consiglio di sovrintendenza, quelli che, d'accordo con Bertone, allontanarono Gotti Tedeschi. Cambierà statuto dello Ior, il suo ruolo sarà più circostanziato e meno autonomo. Il cardinale Pell ha assunto la guida della riforma economica. Con lui ci sono suoi uomini fidati, professionisti internazionali che sostituiranno sempre più la vecchia guardia, per lo più italiana, che ha governato, spesso male, le finanze vaticane. Per Ernst von Freyberg, proverbiale vaso di coccio tra vasi di ferro, non c'è più posto. "Lo Ior - ha detto oggi alla Radio vaticana - è stato associato ad un certo numero di scandali e noi volevamo conoscere i fatti. Questi sono stati tutti indagati e le autorità competenti informate, in modo che oggi si possa decidere il da farsi, basandosi sui fatti. Abbiamo raggiunto la trasparenza in un modo molto semplice: abbiamo inserito i nostri conti in Internet ed ora tutti possono controllare in dettaglio quello che lo Ior sta facendo con i suoi clienti e quanti soldi ha".

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