ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 7 agosto 2014

Opus Mariae



HIROSHIMA: quando la Madonna di Fatima salvò una comunità religiosa dalla bomba atomica


Quando nel 1945 fu sganciata la bomba atomica su Hiroshima, una piccola comunità di 8 gesuiti, situata in una canonica distante solo 8 isolati dallo scoppio della bomba, rimase illesa insieme alla casa, mentre non scampa alcuna persona nel raggio di 1,5 km dal centro dell’esplosione. 200 scienziati indagarono sul perchè nessuno dei 4 padri rimase contaminato dalle radiazioni, e perchè la loro casa parrocchiale, era ancora in piedi, mentre tutte le altre intorno erano state distrutte e bruciate. Questi sono i nomi dei 4 sacerdoti gesuiti sopravvissuti: Fr. Hubert Schiffer, Fr. Hugo Lassalle, Fr. Wilhelm Kleinsorge, Fr. Cieslik (degl’altri 4 non è rimasta notizia storica).
Padre Paul Ruge (O.F.M.I.), nel 1970, incontro padre Schiffer e alle tante domande sugli avvenimenti di Hiroshima si sentì così rispondere: Noi crediamo che siamo sopravvissuti perché come missionari abbiamo voluto vivere il messaggio della Madonna di Fatima e perciò abbiamo pregato tutti i giorni il Santo Rosario.



Video del documentario







Su Hiroshima caduta una bomba atomica.
Lo scopo era di annientare Hiroshima per distruggere il potere militare giapponese. Ma la Madonna, la Regina del Rosario, ha protetto miracolosamente una piccola comunità di quattro padri gesuiti, che vivevano nella casa parrocchiale, a soltanto otto isolati dal centro dell’esplosione. Padre Hubert Schiffer aveva 30 anni e lavorava nella parrocchia dell’Assunzione di Maria, a Hiroshima. Ha dato la sua testimonianza davanti a decine di migliaia di persone: Attorno a me c’era soltanto una luce abbagliante. Tutto a un tratto, tutto si riempì istantaneamente da una esplosione terribile. Sono stato scaraventato nell’aria. Poi si  fatto tutto buio, silenzio, niente. Mi sono trovato su una trave di legno spaccata, con la faccia verso il basso. Il sangue scorreva sulla guancia. Non ho visto niente, non ho sentito niente. Ho creduto di essere morto. Poi ho sentito la mia propria voce. Questo  stato il più terribile di tutti quegli eventi. Mi ha fatto capire che ero ancora vivo e ho cominciato a rendermi conto che c’era stata una terribile catastrofe! Per un giorno intero i miei tre confratelli ed io siamo stati in questo inferno di fuoco, di fumo e radiazioni, finché siamo stati trovati ed aiutati da soccorritori. Tutti eravamo feriti, ma con la grazia di Dio siamo sopravvissuti.
Nessuno sa spiegare con logica umana, perché questi quattro padri gesuiti furono i soli sopravvissuti entro un raggio di 1.500 metri. Per tutti gli esperti rimane un enigma, perché nessuno dei quattro padri  rimasto contaminato dalla radiazione atomica, e perché la loro casa, la casa parrocchiale, era ancora in piedi, mentre tutte le altre case intorno erano state distrutte e bruciate. Anche i 200 medici americani e giapponesi che, secondo le loro stesse testimonianze, hanno esaminato padre Schiffer, non hanno trovato nessuna spiegazione a perché mai, dopo 33 anni dallo scoppio, il padre non soffriva nessuna conseguenza dell’esplosione atomica e continuava a vivere in buona salute. Perplessi, hanno avuto tutti sempre la stessa risposta alle tante loro domande: Come missionari abbiamo voluto vivere nel nostro paese il messaggio della Madonna di Fatima e perciò abbiamo pregato tutti i giorni il Rosario. Ecco il messaggio pieno di speranza di Hiroshima: La preghiera del Rosario  più forte della bomba atomica! Oggi, nel centro della città ricostruita di Hiroshima, si trova una chiesa dedicata alla Madonna. Le 15 vetrate mostrano i 15 misteri del Rosario, che si prega in questa chiesa giorno e notte.
Un altro racconto di padre Schiffer aggiunge che avevano appena finito di dire Messa, e si erano recati a fare colazione, quando la bomba cadde:
“Improvvisamente, una terrificante esplosione riempì l’aria come di una tempesta di fuoco. Una forza invisibile mi tolse dalla sedia, mi scagliò attraverso l’aria, mi sbalzò, mi buttò, mi fece volteggiare come una foglia in una raffica di vento d’autunno.”

 Quando riaprì gli occhi, egli, guardandosi intorno, vide che non vi erano più edifici in piedi, fatta eccezione per la casa parrocchiale. Tutti gli altri in un raggio di circa 1,5 chilometri, si racconta, morirono immediatamente, e quelli più distanti morirono in pochi giorni per le radiazioni gamma. Tuttavia, il solo danno fisico che padre Schiffer accusò, fu quello di sentire alcuni pezzi di vetro dietro il collo. Dopo la resa del Giappone, i medici dell’esercito americano gli spiegarono che il suo corpo avrebbe potuto iniziare a deteriorarsi a causa delle radiazioni. Con stupore dei medici, il corpo di padre Schiffer sembrava non contenere radiazioni o effetti dannosi della bomba. In realtà, egli visse per altri 33 anni in buona salute, e partecipò al Congresso Eucaristico tenutosi a Philadelphia nel 1976. In quella data, tutti gli otto membri della comunità dei Gesuiti di Hiroshima erano ancora in vita. Questi sono i nomi degli altri sacerdoti gesuiti che sopravvissero all’esplosione: Fr. Hugo Lassalle, Fr. Kleinsorge, Fr. Cieslik.
Un miracolo simile avvenne anche a Nagasaki, dove un convento francescano – “Mugenzai no Sono” (“Giardino dell’Immacolata”) – fondato da San Massimiliano Kolbe rimase illeso come a Hiroshima. Dal giorno in cui le bombe caddero, i gesuiti superstiti furono esaminati più di 200 volte dagli scienziati senza giungere ad alcuna conclusione, se non che la sopravvivenza degli otto gesuiti all’esplosione fu un evento inspiegabile per la scienza umana.
Sapevate che nel 1945 il 70% dei cattolici giapponesi viveva a Nagasaki? Era la città cattolica del Giappone.
Testimonianza del prof. Hikoka Vanamuri  sopravvissuto di Hiroshima nel 6 agosto 1945 ( tratto da: nelcuoredimaria ): Hikoka Vanamuri, già professore all’Università di Tokio in filosofia, è stato intervistato in occasione del suo pellegrinaggio a Fatima, e così ha risposto: Non tornerò in Giappone. Dopo anni di studi, dopo anni di meditazione ho compreso che la vita nell’atmosfera viziata di Buddha rimasta un’inacidita testimonianza storica di paganesimo vociferante e mi sono convertito alla religione cattolica. La decisione l’ho presa dopo lo scoppio della bomba atomica su Hiroshima. Ero a Hiroshima per una ricerca storica. Lo scoppio della bomba mi trovò in biblioteca. Consultavo un libro portoghese e mi venne sott’occhio l’immagine della Madonna di Fatima. Mi sembra che questa si muovesse, dicesse qualcosa. All’improvviso una luce abbagliante, vivissima mi ferì le pupille. Rimasi impietrito.

Era accaduto il cataclisma. Il cielo si era oscurato, una nuvola di polvere bruna aveva coperto la citt
à. La biblioteca bruciava. Gli uomini bruciavano. I bambini bruciavano. L’aria stessa bruciava. Io non avevo portato la minima scalfittura. Il segno del miracolo era evidente. Non riuscivo tuttavia a spiegare quello che era successo. Ma il miracolo ha una spiegazione? Non riuscivo nemmeno a pensare. Solo l’immagine della Madonna di Fatima mi splendeva su tutti i fuochi, sugli incendi, sulla barbarie degli uomini. Senza dubbio ero stato salvato perché  portassi la testimonianza della Vergine su tutta la terra. Il dott. Keia Mujnuri, un amico dal quale mi recai quindici giorni dopo stabilà attraverso i raggi X che il mio corpo non aveva sofferto scottature. La barriera del mistero si frantumava. Cominciavo a credere nella bellezza dell’amore. Imparai il catechismo ma sul cuore tenevo l’immagine di Lei, il canto soave di Fatima. Desideravo il Signore per confessarmi, ma lo desideravo per mezzo di Sua Madre.
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NON IMMEDESIMARSI IN CHI CREPA
hiroshima
DI PIETRANGELO BUTTAFUOCO
ilfoglio.it
Morto l’ultimo uomo che sganciò l’atomica su Hiroshima. Era Theodore Van Kirk (nella foto) e aveva 93 anni. Era il navigatore del bombardiere Enola Gay e aveva un così compiaciuto senso del già fatto che l’avrebbe volentieri ripetuto quel volo. Lo dichiarò al Guardian e siccome chi vince si prende tutto, eccetto il fastidio di immedesimarsi in chi crepa resta da considerare che ciò che ne derivò da quel giorno, un sei agosto, il fungo atomico diventato poi un poster s’è cancellato dall’immaginario.


Era il manifesto presente nella cameretta di ogni adolescente, si accompagnava al marchio No War e raccontava, nel suo ripetere la silhouette di un teschio, la morte totale. A un certo punto è successo che di quella foto s’è perso il ricordo. Tutta la giostra s’è messa nuovamente in moto per mietere un più fruttuoso raccolto.
Evidentemente la morte non ha avuto un esito totale e sarà per questo che chi vince, forte di ragione e giustizia, continua a prendersi tutto. Cancellature comprese. Eccetto il fastidio di immedesimarsi in chi dovrebbe avere il buongusto di sbrigarsi, levare le tende e crepare.

E’ successo che non è più tempo di Ilio. Non c’è una nuova Roma da fecondare perché poi è la guerra a essere totale, non la morte. Alla guerra, infatti, non c’è rimedio, alla morte sì. La morte si può cancellare.

Pietrangelo Buttafuoco
Fonte: www.ilfoglio.it
Link: http://www.ilfoglio.it/articoli/vr/119628/rubriche/riempitivo-morto-ultimo-uomo-atomica-hiroshima.htm

1 commento:

  1. Storie nascoste dai vincitori , storie che parlano di azioni deliberate contro le enclavi cattoliche , obiettivi scelti con cura.

    "Sapevate che nel 1945 il 70% dei cattolici giapponesi viveva a Nagasaki? Era la città cattolica del Giappone".

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