ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 12 settembre 2014

Hell's voice, notizie dall'oltretomba.

"Bergoglio conservatore, Renzi vuoto". Le ultime conversazioni con Don Gallo


"Bergoglio? E' un vescovo conservatore come Giovanni Paolo II.Renzi? L'unico che lo supera nella spregiudicatezza del linguaggio vuoto e senza futuro è la Santanchè". Sono i giudizi di Don Gallo, le cui ultime conversazioni sono raccolte nel libro "Camminare domandando" di Federico Traversa. Tante critiche allachiesa: "Sono tutti abusivi". Elogi aChe Guevara, sub-comandante Marcos e Beppe Grillo: "Non è un peccato votare per lui". E tanti aneddoti: dalla sua amicizia con De André, al comico Paolo Rossi "suo maestro di riferimento" al tifo per ilGenoa fino a quella volta che chiese per scherzo 2 etti di cocaina al pusher...

"Camminare domandando. Ultime conversazioni con Don Gallo" è un resoconto delle chiacchierate tra il prete di strada e Federico Traversa. Un libro pieno di riflessioni sulla politica, la fede e la società, in uscita giovedì 18 settembre per Chinaski edizioni. Ecco qui sotto una raccolta di alcuni dei passi più interessanti con i pensieri di Don Gallo...
Su Berlusconi e il capitalismo. "Qual è l’obiettivo del capitalismo? Distruggere le istanze collettive, lo stare insieme, l’essere in sé, la coscienza critica. Ci vogliono pecore, pecore obbedienti. Se Berlusconi è ancora in giro dopo tutti questi anni disastrosi la colpa è nostra. Cinque secoli fa diceva Savonarola: ‘Perché i potenti, i vostri padron, arrivano fino alle Indie con le vele? Perché siete voi, pecoroni fiorentini, che soffiate in quelle vele’".

Su De André. "Conobbi Fabrizio giovanissimo e già allora era un poeta. Un poeta che scriveva versi aperti al futuro dell’umanità. Era un uomo complesso, con un carattere a volte chiuso, ma aveva un gran cuore. Tutta la sua opera è un’antologia dell’amore; come posso non essere d’accordo e non amarla tutta? (…) lui ha sempre guardato con ammirazione, profonda ricerca e ispirazione alla figura di Gesù. All’umanità di Gesù. Fabrizio sosteneva che, se la terra è di Dio, questo regno annunciato da Gesù deve essere già realizzato sulla terra dagli uomini".

Su Tettamanzi e Paolo Rossi. "Una volta monsignor Tettamanzi mi disse: 'Don Gallo, ce l’hai un tuo maestro di riferimento?' 'Certo che ce l’ho', risposi. 'E chi è?'. 'Paolo Rossi'. 'Mai sentito nominare', ribatté lui. 'E lo credo: è un comico'. Si è messo le mani nei capelli. Paolo rossi qualche tempo dopo mi regalò una maglia, così un giorno la portai proprio al cardinale. Era una maglia nera con delle scritte. La prima diceva: 'Dio c’è'. La seconda aggiungeva: 'Ma non sei tu'. E la terza concludeva con: 'Rilassati'".

Su Ratzinger e l'aborto. “Moralismi, pretese, obblighi… Ancora recentemente il Papa ha detto che l’aborto e le coppie di fatto distruggono la dignità umana. Ma che cazzo ne sa? E nessuno dice nulla. Lo incontrassi io gli chiederei: ‘Ma tu, dopo le conquiste, i genocidi da tutte le parti, mi vieni adesso a difendere la vita e a condannare l’aborto? Ma chi sei?’. Dopo tutti i secoli in cui hanno massacrato gente senza pietà!"

Sulla Chiesa. "In Chiesa sono tutti abusivi. Se leggi il vangelo, Cristo dice: “Non ci deve essere tramite tra l’uomo e Dio”, frase che di fatto abolisce le classi sacerdotali".

Sulla droga. "Con la droga scendi in strada e vai dal pusher. Se passi dalle mie parti c’è una che chiamo la strega, una vecchia tossica. Una volta le ho detto per scherzo: “Mi porti due etti?” E lei, imperturbabile: “Per te, Gallo, faccio qualunque cosa. Però ci vogliono i soldi”. Visto com’è facile?"

Sulle dimissioni di Ratzinger. "Ratzinger pensa al bene della chiesa, con questa decisione appare consapevole dei propri limiti. Quindi è un atto di coraggio con cui si è assunto, probabilmente a seguito di una crisi di coscienza, le proprie responsabilità".

Su Che Guevara e il subcomandante Marcos. "Io quando vedo Che Guevara mi commuovo. Era ed è un simbolo di riscatto per i poveri e gli oppressi. Sono grande amico del figlio, Camillo, e anche della figlia, la dottoressa Aleida. Ma non c’è stato solo Guevara. Penso anche al sub-comandante Marcos, un altro grande esempio di lotta alle ingiustizie".

Sugli Stati Uniti. "Nel 1992 a Genova ci furono le celebrazioni per i cinquecento anni dalla scoperta dell’America. Persino la Chiesa aveva il suo stand, ma io non ci andai: con i genocidi non ho niente a che fare".

Sul 68. "Mi trovai alla Statale di Milano con Mario Capanna. Alcuni studenti della Cattolica erano stati espulsi: i vescovi come al solito non avevano capito un cazzo. Finalmente c’erano dei cristiani che dicevano: “Dobbiamo andare con gli altri studenti, qui ci vuole una nuova scuola, aperta, che prepari, formi…” e invece niente. A un certo punto, un ragazzo disse, rivolgendosi a Capanna: “Basta Mario, andiamo ai cortei”. Allora un ragazzo rispose: “No Mario, il potere è forte”. Capanna, con il quale siamo amici ancora adesso, si voltò e disse: “Non è vero, compagno, che è forte: andiamo!” questa mi sembra la mentalità giusta".

Su Grillo. "Votare Beppe non è peccato. Quando lui urlava che i partiti erano già morti, io gli dicevo di no e che la società civile sarebbe intervenuta. Invece aveva ragione lui, hanno dimostrato che sono morti. Quando dicono a Beppe che la sua non è politica e che lui è un populista mi viene da ridere: ma mi volete venire a raccontare che gli altri fanno politica per il bene comune?"

Su Renzi. "L’unica che supera Matteo Renzi nella spregiudicatezza del linguaggio vuoto e senza futuro è la Santanchè".

Su Bergoglio. "È un vescovo conservatore, così come non era progressista Giovanni Paolo II, ma ciò non toglie che anche un vescovo possa cambiare e convertirsi. Il messaggio di Francesco da subito non è stato “fuori tutti” ma “dentro tutti”, nel senso di accogliere tutti quelli che hanno bisogno dell’amore di Dio. C’è una bella differenza. E poi questa è la prima volta in cui abbiamo un Papa extraeuropeo, un segno positivo. Detto questo non pensiamo che la chiesa, se Francesco vorrà davvero rinnovarla, cambierà con uno schiocco di dita”.

Sul calcio e il Genoa. "Mi ricordo una volta, ero a un’assemblea di studenti e il Genoa era ultimo in classifica. Fede, tu lo sai, abbiamo passato degli anni in cui abbiamo sofferto tanto. Un ragazzo a bruciapelo mi disse: “Cavolo, Gallo, sei il mio mito, ma belin, come mai sei genoano?”. Senza esitare gli risposi: “Allora non hai capito un cazzo… io sto sempre con gli ultimi”. Tra l’altro con Gasperini siamo diventati amici, lui è un uomo di cultura e possiede valori importanti".

Pope Saint John XXIII as military chaplain


Saint John XXIII as military chaplain


(Vatican Radio) At the time of the First World War Father Angelo Roncalli later to become Saint John XXIII was appointed military chaplain to the Italian Forces. In his Memoirs by  the title of  ‘Journey of a Soul’ he shares with us some thoughts relating to these tragic years and to  the clamour of war rising across  Europe in 1914:“ O Lord, in these days of storm amidst the clash of nations, give your Church liberty, unity and peace.” 
Listen to Veronica Scarisbrick's report:
 In fact, ten years into priesthood, Father Roncalli in May 1915 when Italy  declared war on Austria  was recalled to the army. As he writes later that month, on  May 23, 1915: Tomorrow  I leave to take up my military service in the Medical Corps. Where will they send me, to the front perhaps?  Shall I ever return to Bergamo or has the Lord decreed that my last hour shall be on the battlefield?".
In reality he was not sent to the front but rather to serve in the hospitals of Bergamo as a stretcher- bearer. First as a non-commissioned officer and less than a year later as military chaplain. But his task as chaplain did not end with the war in 1918. Once the armistice was signed the Bishop of his Diocese, Bergamo, entrusted him with the delicate task of assisting the young clerics who were returning from the front. As he writes during a retreat in 1919: ‘During these  last years there have been days when I wondered what God would require of me after the war. Now there is no more cause for uncertainty, or for looking for something else; my main task is here, and here is my burden, the apostolate among students.”
And on this same occasion he also describes the four war years as  ‘a world full of agony’: “I call to mind all those young souls I have come to  know during those years, many of whom I accompanied to the threshold of the other life; the memory of them moves me deeply, and the thought that they will pray for me is comforting and encouraging”…. 

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