Esclusiva, parla Socci: “Io cattolico apostolico romano. Francesco non è super partes. Dopo il Sinodo il rischio delle purghe”
L’intervista-conversazione con Antonio Socci, dopo l’uscita del suo libro ‘Non è Francesco’, è un atto dovuto. Atto dovuto per la mission identitaria del nostro quotidiano online, che fin da quando ha fatto la sua apparizione in rete, non ha mai accettato diktat ideologici da nessuno; consapevoli come siamo, che “la verità rende liberi”, contrari come siamo, a qualsiasi “rogo” dei libri, dai roghi nazisti ai falò comunisti, fino ai roghi del pensiero unico “nazi-buonista” di oggi (l’ideologia gender), camuffato da nuova democrazia della libertà (si legga cultura prefabbricata della vita, società Frankenstein)… e fino pure ai roghi cattolici (pardon, clericali: si pensi alle librerie Paoline che hanno rifiutato “Non è Francesco”, il libro di Socci, continuando ad accogliere invece, con ecumenica “nonchalance” testi esoterici e New Age). E’ un atto dovuto nei confronti del coraggio di un uomo, Socci, di uno scrittore, di un intellettuale, testimone sulla sua pelle del Vangelo. IntelligoNews ha seguito il Sinodo con attenzione. Ha intervistato pensatori del calibro di Cacciari (“La Chiesa è forte se resta inattuale, non è un’agenzia qualunque”), Diego Fusaro (non sono un credente, ma credo che la Chiesa debba continuare a dare voce a certi valori non negoziabili), Marcello Veneziani (“La Chiesa si mimetizza nel proprio tempo invece di marcarne la differenza e condizionarlo. Il dialogo è positivo ma non sempre fa emergere la verità”).
Antonio, quando hai scritto “Non è Francesco” eri consapevole degli effetti che avrebbe prodotto “urbi et orbi”? Ti senti un martire, un tradizionalista, o semplicemente un cattolico non clericale, come scrivi nel tuo libro, indifferente alla ragion di Stato? Ti sei suicidato professionalmente o messo nelle mani di Dio?
«Innanzitutto non sono un tradizionalista, sono semplicemente un cattolico apostolico romano, quindi un normale cattolico di parrocchia. Ho fatto semplicemente il mio dovere di coscienza come ci indica il Catechismo della Chiesa Cattolica. Ho cercato di farlo con lo scrupolo e la serietà che ogni giornalista e ogni intellettuale deve avere, e con la serietà che deve avere un cristiano».
Conclave da rifare, vista l’invalidità dell’elezione di Papa Francesco (la questione delle doppie schede)?
«Io non formulo giudizi; ho sollevato problemi, riportando tesi ed elementi, come devono fare i giornalisti. Io pongo domande, problemi, questioni a cui altri dovranno rispondere. Se venissero confermate le mie osservazioni è ovvio che dovrebbe essere considerata l’ipotesi di rifare il Conclave. Ma non sono io a dover dare risposte, a dire ciò che bisogna fare. Per me, ad oggi, il papa è Francesco».
Però è indubbio che ora, leggendo il tuo libro, la co-presenza del Papa emerito Ratzinger acquisti non solo per noi osservatori e fedeli, una luce diversa. Il suo ruolo ora è più pesante dal semplice “nonno che dà consigli”…
«Il caso di Ratzinger è un altro problema rispetto al Conclave del 2013 che ho esaminato. Riguarda la natura della sua rinuncia. Ci sono stati canonisti che hanno studiato gli atti, la famosa “declaratio”, la sua spiegazione data nell’udienza del 27 febbraio, arrivando alla conclusione che non si capisce bene il contenuto e la natura di quella rinuncia, soprattutto se letta in parallelo con la scelta di rimanere Papa emerito e di tenere il titolo e lo stemma restando nel recinto di Pietro. La verità è che ci sono una serie di incognite e di punti interrogativi di fronte ai quali non si può far finta di niente. Anche perché in due millenni di storia della Chiesa non è mai successo un caso del genere».
Sinodo sulla Famiglia. La figura di Papa Bergoglio esce oggi, secondo autorevoli notisti (ad esempio il Corriere della sera), come una figura centrista, moderatrice, tra le due componenti (tradizionalista e progressista); componenti che tra l’altro, bacchetta nel suo intervento alla conclusione del Sinodo: no a chi non si lascia sorprendere e si arrocca nell’irrigidimento, e no al buonismo distruttivo che nel nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite prima di curarle. Quando parla dei primi, che definisce intellettualisti, zelanti e premurosi, ti senti chiamato in causa?
«Non mi pare che Papa Bergoglio sia stata una figura super partes. E’ stato il protagonista assoluto di tutta questa vicenda che va dal Concistoro al Sinodo. E’ lui che ha voluto sostanzialmente far concentrare il Sinodo su temi come la comunione ai divorziati risposati. Cosa che mi sembra discutibile, considerata la situazione della famiglia contro cui la mentalità dominante del mondo è in guerra da decenni. E’ lui che ha voluto Kasper come relatore al Concistoro, è lui che lo ha elogiato, è lui che non lo ha mai smentito. E’ lui che ha lasciato che si identificasse la posizione di Kasper con la sua fino all’ultimo, e se ne è smarcato solo quando c’è stata la bocciatura di quei temi che il cardinale portava avanti. Il discorso finale di Papa Bergoglio lo trovo dunque non comprensibile. E poi dico: si può essere super partes fra l’ortodossia cattolica, cioè quello che tutti i Papi di sempre hanno insegnato, e le posizioni rivoluzionarie di Kasper? ».
Quindi un Bergoglio di parte che in qualsiasi caso ha spostato l’asse della dottrina in avanti?
«Non c’è una posizione mediana tra l’insegnamento cattolico di sempre e le posizioni di Kasper. Con tutto il rispetto: non è comprensibile. Ripeto: prima la Chiesa si è dilaniata sulle posizioni di questo cardinale, si è spaccata, e poi questo cardinale non rappresenta nessuno? Ma è stato voluto da Bergoglio proprio come relatore del Sinodo e Kasper ha continuato a dire che era d’accordo con il Papa e non è mai stato mai smentito. E poi, fammi dire una cosa rispetto al punto di vista procedurale. In base ai regolamenti del Sinodo i famosi punti controversi, come la comunione ai divorziati risposati e la questione degli omosessuali, sono stati bocciati perché non hanno raggiunto i due terzi; tuttavia è stato deciso autorevolmente che saranno comunque in discussione nel prossimo Sinodo. Ma questo non va contro i regolamenti del Sinodo? Non rende vane le decisioni del Sinodo di ottobre 2014? Siccome non abbiamo la sveglia al collo e l’anello al naso, ma il buon Dio ci ha dotato di ragione, e noi la usiamo, dobbiamo constatare i fatti: è un modo per far rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta».
E cosa vuol dire?
«Mi pare voglia dire che papa Francesco vuole che si continui a dibattere e a scontrarsi su quei temi (divorziati risposati e omosessuali). Così come è evidente che a lui, in ultima analisi, vanno riferite tutte quella le regole che al Sinodo dovevano portare a far uscire all’esterno una versione sola… tutte cose molto poco conciliari e molto poco sinodali. Che hanno suscitato non a caso la protesta di molti cardinali. Tutto questo ambaradan ha dilaniato la Chiesa, l’ha spaccata, l’ha esposta nel mondo e ai media, con tesi e opinioni che contraddicevano il magistero della Chiesa di sempre: si sperava che fosse finito col Sinodo straordinario invece il caos continuerà».
L’annullamento della sospensione a divinis di Miguel D’Escoto Rockmann, il sacerdote sandinista che considera Fidel Castro “eletto da Dio”, e “la mancanza di misericordia” verso i Francescani dell’Immacolata (due ammonizioni e la sospensione), dimostra che gli ortodossi per Papa Francesco sono più pericolosi degli Scalfari?
«Nel considerare la Chiesa e il mondo bisogna avere un criterio di giudizio evangelico e giovanneo. In questo schema non mi pare di trovarlo».
Abbiamo scomodato intellettuali come Marcello Veneziani, filosofi come Cacciari e Fusaro, comunicatori come Mario Adinolfi, la domanda ora è: cosa succederà tra un anno nel prossimo Sinodo e nel frattempo nella Chiesa?
«Nel discorso conclusivo di Papa Bergoglio c’è una sottolineatura: ci ha ricordato che non è solo Vescovo di Roma, ma Papa con tutte le prerogative del caso, e pertanto ha il potere diretto e assoluto su tutta la Chiesa. E’ un’affermazione che vuole lanciare un segnale significativo. Va sommato alla decisione di far circolare lo stesso i tre punti bocciati dal Sinodo. Mi fa pensare che Papa Francesco, vuol portare avanti comunque questi temi. E quell’accenno al potere nella Chiesa, visto che si parla di avvicendamenti (si pensi a Muller), mi fa pensare al rischio di repressione e purghe, cioè defenestrazioni. Se si procedesse così, rimettendo sul tavolo punti bocciati dal Sinodo e colpendo persone che hanno rappresentato punti di vista diversi, la situazione si farebbe traumatica. E la Chiesa è già nella confusione ».
Nel tuo libro hai ricordato la frase del Gran Maestro della Massoneria Gustavo Raffi in coincidenza con l’elezione di papa Francesco: “Nulla sarà come prima”. Si tratta di una piaggeria massonica, di autopromozione o di un avvertimento in codice?
«Non gli darei molta importanza. A volte queste frasi sono di circostanza, magari derivanti dall’enfasi dei media su certi dettagli, per esempio per il fatto che la sera dell’elezione abbia detto “buonasera”, anziché “sia lodato Gesù Cristo”. In caso contrario mi dovrei domandare in base a quali informazioni l’avvocato Raffi ha fatto quella dichiarazione».
In conclusione, la banalizzazione dell’Eucarestia e la trasformazione lessicale dell’idea di peccato in imperfezione, che dato è?
«Proverei a fare una ricerca su espressioni come Peccato Mortale o Inferno nel Magistero di Papa Francesco. Provate a vedere se le trovate».
Antonio, quando hai scritto “Non è Francesco” eri consapevole degli effetti che avrebbe prodotto “urbi et orbi”? Ti senti un martire, un tradizionalista, o semplicemente un cattolico non clericale, come scrivi nel tuo libro, indifferente alla ragion di Stato? Ti sei suicidato professionalmente o messo nelle mani di Dio?
«Innanzitutto non sono un tradizionalista, sono semplicemente un cattolico apostolico romano, quindi un normale cattolico di parrocchia. Ho fatto semplicemente il mio dovere di coscienza come ci indica il Catechismo della Chiesa Cattolica. Ho cercato di farlo con lo scrupolo e la serietà che ogni giornalista e ogni intellettuale deve avere, e con la serietà che deve avere un cristiano».
Conclave da rifare, vista l’invalidità dell’elezione di Papa Francesco (la questione delle doppie schede)?
«Io non formulo giudizi; ho sollevato problemi, riportando tesi ed elementi, come devono fare i giornalisti. Io pongo domande, problemi, questioni a cui altri dovranno rispondere. Se venissero confermate le mie osservazioni è ovvio che dovrebbe essere considerata l’ipotesi di rifare il Conclave. Ma non sono io a dover dare risposte, a dire ciò che bisogna fare. Per me, ad oggi, il papa è Francesco».
Però è indubbio che ora, leggendo il tuo libro, la co-presenza del Papa emerito Ratzinger acquisti non solo per noi osservatori e fedeli, una luce diversa. Il suo ruolo ora è più pesante dal semplice “nonno che dà consigli”…
«Il caso di Ratzinger è un altro problema rispetto al Conclave del 2013 che ho esaminato. Riguarda la natura della sua rinuncia. Ci sono stati canonisti che hanno studiato gli atti, la famosa “declaratio”, la sua spiegazione data nell’udienza del 27 febbraio, arrivando alla conclusione che non si capisce bene il contenuto e la natura di quella rinuncia, soprattutto se letta in parallelo con la scelta di rimanere Papa emerito e di tenere il titolo e lo stemma restando nel recinto di Pietro. La verità è che ci sono una serie di incognite e di punti interrogativi di fronte ai quali non si può far finta di niente. Anche perché in due millenni di storia della Chiesa non è mai successo un caso del genere».
Sinodo sulla Famiglia. La figura di Papa Bergoglio esce oggi, secondo autorevoli notisti (ad esempio il Corriere della sera), come una figura centrista, moderatrice, tra le due componenti (tradizionalista e progressista); componenti che tra l’altro, bacchetta nel suo intervento alla conclusione del Sinodo: no a chi non si lascia sorprendere e si arrocca nell’irrigidimento, e no al buonismo distruttivo che nel nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite prima di curarle. Quando parla dei primi, che definisce intellettualisti, zelanti e premurosi, ti senti chiamato in causa?
«Non mi pare che Papa Bergoglio sia stata una figura super partes. E’ stato il protagonista assoluto di tutta questa vicenda che va dal Concistoro al Sinodo. E’ lui che ha voluto sostanzialmente far concentrare il Sinodo su temi come la comunione ai divorziati risposati. Cosa che mi sembra discutibile, considerata la situazione della famiglia contro cui la mentalità dominante del mondo è in guerra da decenni. E’ lui che ha voluto Kasper come relatore al Concistoro, è lui che lo ha elogiato, è lui che non lo ha mai smentito. E’ lui che ha lasciato che si identificasse la posizione di Kasper con la sua fino all’ultimo, e se ne è smarcato solo quando c’è stata la bocciatura di quei temi che il cardinale portava avanti. Il discorso finale di Papa Bergoglio lo trovo dunque non comprensibile. E poi dico: si può essere super partes fra l’ortodossia cattolica, cioè quello che tutti i Papi di sempre hanno insegnato, e le posizioni rivoluzionarie di Kasper? ».
Quindi un Bergoglio di parte che in qualsiasi caso ha spostato l’asse della dottrina in avanti?
«Non c’è una posizione mediana tra l’insegnamento cattolico di sempre e le posizioni di Kasper. Con tutto il rispetto: non è comprensibile. Ripeto: prima la Chiesa si è dilaniata sulle posizioni di questo cardinale, si è spaccata, e poi questo cardinale non rappresenta nessuno? Ma è stato voluto da Bergoglio proprio come relatore del Sinodo e Kasper ha continuato a dire che era d’accordo con il Papa e non è mai stato mai smentito. E poi, fammi dire una cosa rispetto al punto di vista procedurale. In base ai regolamenti del Sinodo i famosi punti controversi, come la comunione ai divorziati risposati e la questione degli omosessuali, sono stati bocciati perché non hanno raggiunto i due terzi; tuttavia è stato deciso autorevolmente che saranno comunque in discussione nel prossimo Sinodo. Ma questo non va contro i regolamenti del Sinodo? Non rende vane le decisioni del Sinodo di ottobre 2014? Siccome non abbiamo la sveglia al collo e l’anello al naso, ma il buon Dio ci ha dotato di ragione, e noi la usiamo, dobbiamo constatare i fatti: è un modo per far rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta».
E cosa vuol dire?
«Mi pare voglia dire che papa Francesco vuole che si continui a dibattere e a scontrarsi su quei temi (divorziati risposati e omosessuali). Così come è evidente che a lui, in ultima analisi, vanno riferite tutte quella le regole che al Sinodo dovevano portare a far uscire all’esterno una versione sola… tutte cose molto poco conciliari e molto poco sinodali. Che hanno suscitato non a caso la protesta di molti cardinali. Tutto questo ambaradan ha dilaniato la Chiesa, l’ha spaccata, l’ha esposta nel mondo e ai media, con tesi e opinioni che contraddicevano il magistero della Chiesa di sempre: si sperava che fosse finito col Sinodo straordinario invece il caos continuerà».
L’annullamento della sospensione a divinis di Miguel D’Escoto Rockmann, il sacerdote sandinista che considera Fidel Castro “eletto da Dio”, e “la mancanza di misericordia” verso i Francescani dell’Immacolata (due ammonizioni e la sospensione), dimostra che gli ortodossi per Papa Francesco sono più pericolosi degli Scalfari?
«Nel considerare la Chiesa e il mondo bisogna avere un criterio di giudizio evangelico e giovanneo. In questo schema non mi pare di trovarlo».
Abbiamo scomodato intellettuali come Marcello Veneziani, filosofi come Cacciari e Fusaro, comunicatori come Mario Adinolfi, la domanda ora è: cosa succederà tra un anno nel prossimo Sinodo e nel frattempo nella Chiesa?
«Nel discorso conclusivo di Papa Bergoglio c’è una sottolineatura: ci ha ricordato che non è solo Vescovo di Roma, ma Papa con tutte le prerogative del caso, e pertanto ha il potere diretto e assoluto su tutta la Chiesa. E’ un’affermazione che vuole lanciare un segnale significativo. Va sommato alla decisione di far circolare lo stesso i tre punti bocciati dal Sinodo. Mi fa pensare che Papa Francesco, vuol portare avanti comunque questi temi. E quell’accenno al potere nella Chiesa, visto che si parla di avvicendamenti (si pensi a Muller), mi fa pensare al rischio di repressione e purghe, cioè defenestrazioni. Se si procedesse così, rimettendo sul tavolo punti bocciati dal Sinodo e colpendo persone che hanno rappresentato punti di vista diversi, la situazione si farebbe traumatica. E la Chiesa è già nella confusione ».
Nel tuo libro hai ricordato la frase del Gran Maestro della Massoneria Gustavo Raffi in coincidenza con l’elezione di papa Francesco: “Nulla sarà come prima”. Si tratta di una piaggeria massonica, di autopromozione o di un avvertimento in codice?
«Non gli darei molta importanza. A volte queste frasi sono di circostanza, magari derivanti dall’enfasi dei media su certi dettagli, per esempio per il fatto che la sera dell’elezione abbia detto “buonasera”, anziché “sia lodato Gesù Cristo”. In caso contrario mi dovrei domandare in base a quali informazioni l’avvocato Raffi ha fatto quella dichiarazione».
In conclusione, la banalizzazione dell’Eucarestia e la trasformazione lessicale dell’idea di peccato in imperfezione, che dato è?
«Proverei a fare una ricerca su espressioni come Peccato Mortale o Inferno nel Magistero di Papa Francesco. Provate a vedere se le trovate».
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