ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 21 novembre 2014

Dov’è finito il “popolo di Dio”? ( e dove finirà?)

IN UN DOCUMENTO RISERVATO
La "rivoluzione" di Bergoglio con le lenti dell'Ue
Una lettura, articolata ma attraversata da alcune parzialità, del papato di Francesco, affidata a un testo preparato negli uffici della Direzione generale delle politiche esterne del Parlamento europeo. Il Pontefice è apprezzato per la sua vicinanza ai poveri e alle "periferie esistenziali". Le "riforme" in atto nella Chiesa. Sottolineati i punti di distanza tra Santa Sede e istituzioni comunitarie
Gianni Borsa - Sir Europa (Bruxelles)

Nella Chiesa cattolica è in atto una “rivoluzione”? Di fronte all’accelerazione dei processi di secolarizzazione quali risposte si profilano nei Palazzi vaticani? Quale, in questo contesto, il ruolo di Papa Francesco? Interrogativi non banali, con i quali si sono già cimentati commentatori di diversa provenienza, studiosi, teologi, giornalisti… Questa volta tocca al “Dipartimento tematico” della Direzione generale delle politiche esterne del Parlamento Ue che, in vista della visita del Santo Padre alle istituzioni europee a Strasburgo del 25 novembre, ha prodotto un documento intitolato appunto “Una ‘rivoluzione’ nella Chiesa cattolica? Il primo anno di pontificato di Papa Francesco”.
Un testo ampio (18 cartelle), disponibile in quattro lingue (italiano, inglese, tedesco, francese) sul sito intranet dell’istituzione, datato 3 novembre 2014 e definito “esclusivamente a uso interno”. Pensato, dunque, per gli eurodeputati e per i funzionari dell’Assemblea, per prepararsi ad accogliere Bergoglio la prossima settimana nella città alsaziana.

La Chiesa tra antico e moderno. “Eletto nel marzo 2013, Papa Francesco rappresenta una scelta ‘rivoluzionaria’ per la Chiesa cattolica”, si legge nel pamphlet. “Confrontata a una progressiva secolarizzazione della società, scossa dagli scandali e apparentemente incapace di reagire alle sfide del mondo moderno, la Chiesa ha deciso di affidarsi a un uomo che viene ‘dall’altra parte del mondo’”. I primi mesi di pontificato di Papa Bergoglio “sono stati fecondi”, azzarda l’autore. “Sotto la guida del nuovo pontefice, la Chiesa ha intrapreso un’importante opera di riorganizzazione interna e ha cominciato ad aprirsi a questioni morali tipiche della nostra epoca”. La Chiesa “è tornata all’antico con una rinnovata attenzione ai poveri e agli emarginati e ha lanciato un processo di evangelizzazione più attivo e convinto”. Ancora: “Da un punto di vista internazionale, il nuovo Papa si è sensibilmente distaccato dalla tradizione euro-centrica dei suoi predecessori”, “privilegiando un approccio ‘multilaterale’ alle questioni internazionali”. Quindi un primo giudizio, dietro l’apparenza della neutralità: “Non è tuttavia chiaro se l’intransigente gerarchia della Chiesa permetterà le riforme promosse dal pontefice”.

Sintesi e interpretazioni. Naturalmente occorre una lettura puntuale delle pagine per scoprirne una discreta capacità di sintesi degli avvenimenti “vaticani” - più che latamente ecclesiali - degli ultimi tempi. Dopo una breve parte dedicata alla biografia di Jorge Mario Bergoglio, segue un capitolo dedicato alla “riforma del governo della Chiesa” (Curia, Ior, Codice penale vaticano, economia della Santa Sede). Quindi una parte sulla “lotta contro i comportamenti sessuali inappropriati nel clero e la pedofilia”, un’altra su una possibile o presunta “nuova dottrina sociale della Chiesa”. Quindi il capitolo centrato sulle “difficili scelte etiche del nuovo pontefice” (limitate, nel testo, a omosessualità e all’accesso ai sacramenti da parte dei divorziati risposati”, con vari riferimenti al Sinodo sulla famiglia). Quindi “la posizione del Papa negli affari internazionali” con un focus al dialogo interreligioso e uno sulle relazioni con l’Ue.

Il Pontefice delle “periferie esistenziali”. Ovviamente si tratta di un elaborato “introduttivo”, con una bibliografia per lo più limitata ad articoli di giornale; ma non mancano citazioni dei discorsi di Francesco e il velato apprezzamento su taluni aspetti della figura del Papa, specie nelle sue coraggiose prese di posizione a favore dei poveri, degli emarginati, delle “periferie esistenziali”, e nel denunciare la “globalizzazione dell’indifferenza”. Tornano, invece, di tanto in tanto, azzardati paragoni con i predecessori di Bergoglio, rei, fra l’altro, di non aver sufficientemente tematizzato “la scelta di una vita povera e sobria” per la Chiesa, o “una migliore comprensione del ruolo dell’uomo nel mondo” (sic et simpliciter). D’altronde sarebbe in atto, nell’analisi del documento, “un ambizioso progetto di nuova evangelizzazione di cui lo stesso pontefice è al tempo stesso promotore e testimone. L’immensa popolarità planetaria guadagnata da Francesco” diviene “lo strumento sia per una ricostruzione interna di una Chiesa invecchiata e malata ma anche e soprattutto il mezzo per entrare nei cuori e nelle menti di milioni di persone che per vari motivi si sono allontanate dalla fede”.

Dov’è finito il “popolo di Dio”? Sulle relazioni con l’Ue, per l’ufficio dell’Europarlamento che si occupa di politiche esterne sarebbero cinque gli aspetti su cui Ue e Vaticano “non condividono la medesima visione”: le radici giudaico-cristiane dell’Europa; l’impostazione del libero mercato; l’ideologia gender; le “ingerenze” delle istituzioni internazionali nelle questioni morali e dottrinali della Chiesa; il nodo delle migrazioni e l’accoglienza dei profughi. Dal Papa - figura “realmente globale, apprezzata sia dai cattolici che dai non cattolici” - ci si aspetta forse, nella tappa a Strasburgo, qualche sottolineatura sui temi della pace, della solidarietà e un appello alla speranza. Ma certo non può sfuggire che la lettura, a tratti “benevola”, delle vicende pontificie, trascura aspetti essenziali della vita della comunità cristiana: la quale non può essere limitata a una visione vaticano-centrica, trascurando il profilo della Chiesa “popolo di Dio” secondo il dettato conciliare e secondo quanto ha nel cuore Papa Francesco; comunità che si alimenta di essenziali riferimenti alla Bibbia, di preghiera e delle molteplici forme della carità e dell’educazione; una Chiesa impegnata, non senza fatiche, nel percorso ecumenico e interreligioso; una cattolicità che si compone, proprio per la sua universalità, di tante “diversità” (geografiche, pastorali, culturali, liturgiche…) che tendono all’“unità”. Se si vuole, quella “unità nella diversità” che costituisce il motto e il tratto positivo della stessa Ue.
http://www.agensir.it/sir/documenti/2014/11/00299476_la_rivoluzione_di_bergoglio_con_le_lenti_.html

Lussemburgo. Leader religiosi propongono l'ora di religioni



Roma (NEV), 19 novembre 2014 - I componenti del Consiglio dei culti del Lussemburgo hanno firmato ieri un memorandum per la creazione di un insegnamento delle religioni nella scuola pubblica. Parlando di opportunità per il Governo - il quale invece prevede di abolire qualsiasi insegnamento confessionale ancora presente nelle scuole - gli otto leader religiosi lussemburghesi sottolineano che si tratta di una proposta di insegnamento aconfessionale che permetterebbe di "conoscere le diverse religioni e sviluppare una comprensione delle numerose espressioni di fede". I firmatari, convinti che tale insegnamento possa favorire una migliore coesione sociale, sono i rappresentanti del culto ebraico, delle chiese anglicana, cattolica, ortodossa, protestante, riformata, neoapostolica e della Shoura islamica.

Parolin: il Papa va a Strasburgo per dare coraggio all'Europa


Parolin e il Papa
(©Reuters)
(©REUTERS) PAROLIN E IL PAPA

Il Segretario di Stato vaticano al Ctv parla della visita di Francesco in programma per martedì. «Il grande problema è la disoccupazione»

REDAZIONEROMA

Papa Francesco a Strasburgo per dare coraggio all'Europa che oggi vive una crisi di fiducia «verso il futuro e verso la capacità di dare risposte», percepita come «una realtà burocratica che non si interessa degli effettivi problemi che vive ogni giorno la gente». «È molto importante - ha sottolineato il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, presentando la visita di Bergoglio al Parlamento Europeo e al Consiglio d'Europa del prossimo 25 novembre - svolgere un'opera di formazione e di educazione soprattutto nei confronti dei giovani, per cercare di mostrare concretamente la validità del progetto europeo. Il progetto europeo, se vissuto secondo lo spirito e i valori dei padri fondatori, che gli hanno dato vita, può essere ancora in grado, oggi, di rispondere alle sfide dell'Europa attuale e di dare risposte concrete alla gente».

Sottolineando che il viaggio di Francesco arriva 26 anni dopo quello di Giovanni Paolo II, Parolin si è soffermato - nell'intervista diffusa dal Centro Televisivo Vaticano - sul tema delle radici cristiane del Vecchio Continente: «Io penso - ha detto - che non è più un dato comunemente accettato quello che è stato all'origine dell'Europa, i valori che sono stati all'origine dell'Europa. Non è più un presupposto comune che permetta appunto di affrontare insieme anche i problemi, le difficoltà e le sfide».

Secondo il Segretario di Stato della Santa Sede, il Papa rilancerà con il suo viaggio a Strasburgo «questa visione integrale dell'uomo non ridotto a una sola dimensione ma preso nell'interezza dei suoi aspetti e delle sue dimensioni». Altri temi saranno quelli «della Custodia del Creato, declinato più laicamente, della difesa dell'ambiente, e il tema della solidarietà nei confronti della gente che cerca nuove opportunità fuori dal proprio paese». Quello dell'accoglienza degli immigrati - ha concluso il porporato - «è un tema che ricorre spesso nei discorsi di Papa Francesco soprattutto come richiamo alla solidarietà, che non è soltanto uno dei valori dell'Europa unita, ma direi che è l'obiettivo stesso dell'esistenza dell'Europa, e certamente una delle sue dimensioni fondamentali, e io direi che la giusta prospettiva anche per affrontare e per trattare questi temi è quella di questa visione integrale dell'uomo».

L'Europa è percepita dalla gente come «realtà molto lontana, burocratica che non si interessa degli effettivi problemi che vive ogni giorno la gente. E d'altra parte questa crisi si articola anche nella perdita di speranza, una perdita di fiducia che l'Europa possa dare risposta ai tanti problemi che il continente si trova a vivere», evidenzia Parolin.  

«Oggi purtroppo il grande problema dell'Europa - dice Parolin - è la disoccupazione, la mancanza di lavoro da parte soprattutto di tanti giovani. Per cui aumenta l'esclusione sociale. Invece una solidarietà e un'attenzione a questa categoria di persone, come a tante altre categorie di persone, pensiamo ai migranti, pensiamo alle madri che si trovano sole a dover educare i figli, pensiamo agli anziani, pensiamo ai disabili… tutte queste categorie di persone, un'attenzione particolare a loro potrà essere un cammino sicuro per ridare vigore al progetto dell'Europa».     

«L'Europa - ribadisce il Porporato - è nata proprio per questo, per assicurare la pace e per assicurare un'attenzione particolare nei confronti delle categorie più svantaggiate».


Papa Francesco andrà in visita al Parlamento europeo e al Consiglio d'Europa. «Sono organismi che hanno differenti aspetti, hanno differenti dimensioni. Il Papa certamente - argomenta Parolin - terrà conto delle caratteristiche di ognuno di questi due organismi, ma nello stesso tempo anche sottolineerà quello che è comune e lo sforzo che entrambi devono mettere soprattutto per quanto riguarda la pace, la difesa dei diritti umani nella costruzione dell'Europa».

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