Francesco a Parigi: dal “terrorismo di Stato” alla “cultura dello scarto”
Ed era la seconda volta in poche settimane che Francesco associava nella condanna del terrorismo tout court anche quella del “terrorismo di Stato”. La volta precedente l’aveva fatto durante il volo di ritorno da Strasburgo, il 25 novembre, e non aveva fatto mistero di ritenere il “terrorismo di Stato” più pericoloso dell’altro:
“È vero, c’è la minaccia di questi terroristi. Ma c’è anche un’altra minaccia, ed è il terrorismo di Stato, quando le cose salgono, salgono, salgono e ogni Stato per conto suo si sente di avere il diritto di massacrare i terroristi, e con i terroristi cadono tanti che sono innocenti”.
Il 25 novembre l’allusione faceva pensare a Israele, mentre l’8 gennaio non era chiaro a chi mirasse, né soprattutto quale fosse il giudizio d’insieme di Jorge Mario Bergoglio sull’offensiva globale sferrata dalle correnti islamiche più radicali, un’offensiva che “La Civiltà Cattolica” non ha esitato a definire “guerra di religione”.
Di questo giudizio ora si sa qualcosa di più dopo il discorso che papa Francesco ha rivolto al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, la mattina di lunedì 12 gennaio.
Richiamandosi prima all’eccidio degli oltre cento bambini in una scuola del Pakistan e poi alla strage di Parigi e poi ancora al “dilagare del terrorismo di matrice fondamentalista” in Siria e Iraq, papa Francesco ha ricondotto tutto ciò a una schiavitù “ora delle mode, ora del potere, ora del denaro, talvolta perfino di forme fuorviate di religione”. Ma la ragione ultima di queste violenze l’ha così espressa:
“Tale fenomeno è conseguenza della cultura dello scarto applicata a Dio. Il fondamentalismo religioso, infatti, prima ancora di scartare gli esseri umani perpetrando orrendi massacri, rifiuta Dio stesso, relegandolo a un mero pretesto ideologico… Nel sollecitare la comunità internazionale a non essere indifferente davanti a tale situazione, auspico che i leader religiosi, politici e intellettuali specialmente musulmani, condannino qualsiasi interpretazione fondamentalista ed estremista della religione, volta a giustificare tali atti di violenza”.
Qualche riga più avanti, nel discorso al corpo diplomatico, Francesco ha ricordato anche le “brutalità” in atto in Nigeria, denunciando “il tragico fenomeno dei sequestri di persone, sovente di giovani ragazze rapite per essere fatte oggetto di mercimonio”. Ma ne ha parlato come di un “esecrabile commercio” slegato da fattori religiosi.
Nell’insieme il papa si è tenuto lontanissimo da qualsiasi denuncia delle radici di violenza presenti nell’islam e dell’assenza di una esegesi del Corano capace di neutralizzarle. La “cultura dello scarto”, come chiave interpretativa, appare infatti del tutto estranea non solo a quanto detto da Benedetto XVI a Ratisbona ma anche al dirompente discorso del 1 gennaio di quest’anno del generale egiziano al-Sisi ai dotti di al-Azhar.
Il professor Angelo Panebianco, esperto di politica internazionale, ha smascherato gli inganni degli schemi “politicamente corretti” che pregiudizialmente dissociano i violenti e le violenze dal “vero” islam pacifico, in un editoriale pubblicato sul “Corriere della Sera” la mattina stessa del discorso di Francesco al corpo diplomatico:
> La guerra in casa che non capiamo
Ma ancora più pertinenti appaiono le osservazioni critiche del gesuita e islamologo egiziano Samir Khalil Samir, in un colloquio con Matteo Matzuzzi su “Il Foglio” del 10 gennaio:
> La verità S.J.
Padre Samir era l’esperto più ascoltato da Joseph Ratzinger, in materia di islam. Mentre Francesco lo ignora, nonostante la comune Compagnia di Gesù.
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/01/12/francesco-a-parigi-dal-terrorismo-di-stato-alla-cultura-dello-scarto/
Andrea Carancini ha detto...
"Nessuno se ne è accorto, o quasi. Ma parlando della strage di Charlie Hebdo durante la messa a Santa Marta, Papa Bergoglio ha detto una cosa molto importante: "L'attentato di ieri a Parigi ci fa pensare a tanta crudeltà, crudeltà umana; a tanto terrorismo, sia al terrorismo isolato, sia al terrorismo di Stato. Ma la crudeltà della quale è capace l'uomo!".
Terrorismo di Stato? Terrorismo di Stato. Parole impegnative, pronunciate (a memoria) per la prima volta da un Pontefice. Una espressione aborrita dai governi di paesi come gli Stati Uniti, il Regno Unito, la stessa Italia e molti altri paesi occidentali. Una espressione usata, semmai, da movimenti e forze di opposizione ma che mai era stata accettata nelle sedi ufficiali.
Papa Francesco, con una frase storica, ha per la prima volta affermato che il terrorismo non è solo opera di organizzazioni "private" o non ufficiali; di gruppi o grupposcoli politica. Ma può essere opera degli Stati.
Interpretare troppo le parole di Bergoglio sarebbe scorretto e inutile (perché parlano da sole) ma è evidente che in una concezione libera da pregiudizi e faziosità il "terrorismo" viene determinato dal tipo di azione e non dalle finalità di chi compie l'azione o dal fatto che non si usi un abito e non una uniforme, un vessillo o una bandiera ufficiale.
Terroristi sono coloro che spargono terrore e che sono responsabili della morte di vittime innocenti, soprattutto bambini e civili. Il resto non conta. Come sappiamo, però, la recente storia ci ha insegnato che i morti innocenti non sono tutti uguali. Ci sono assassini che finiscno giustamente condannati e ci sono assassini che ricevono onorificenze. Papa Bergoglio, dall'alto della sua indiscussa autorità morale, si è scagliato contro il terrorismo. Sia quello isolato, sia quello di Stato. Così semplice e così vero. Per questo le parole del Papa sono rivoluzionarie".
Terrorismo di Stato? Terrorismo di Stato. Parole impegnative, pronunciate (a memoria) per la prima volta da un Pontefice. Una espressione aborrita dai governi di paesi come gli Stati Uniti, il Regno Unito, la stessa Italia e molti altri paesi occidentali. Una espressione usata, semmai, da movimenti e forze di opposizione ma che mai era stata accettata nelle sedi ufficiali.
Papa Francesco, con una frase storica, ha per la prima volta affermato che il terrorismo non è solo opera di organizzazioni "private" o non ufficiali; di gruppi o grupposcoli politica. Ma può essere opera degli Stati.
Interpretare troppo le parole di Bergoglio sarebbe scorretto e inutile (perché parlano da sole) ma è evidente che in una concezione libera da pregiudizi e faziosità il "terrorismo" viene determinato dal tipo di azione e non dalle finalità di chi compie l'azione o dal fatto che non si usi un abito e non una uniforme, un vessillo o una bandiera ufficiale.
Terroristi sono coloro che spargono terrore e che sono responsabili della morte di vittime innocenti, soprattutto bambini e civili. Il resto non conta. Come sappiamo, però, la recente storia ci ha insegnato che i morti innocenti non sono tutti uguali. Ci sono assassini che finiscno giustamente condannati e ci sono assassini che ricevono onorificenze. Papa Bergoglio, dall'alto della sua indiscussa autorità morale, si è scagliato contro il terrorismo. Sia quello isolato, sia quello di Stato. Così semplice e così vero. Per questo le parole del Papa sono rivoluzionarie".
Attentato al Vaticano: obiettivo raggiunto.
Nessun allarme, per favore. Il titolo è solo provocatorio per attirare
l’attenzione. Il concetto è qui subito espresso e chiarito. Ovviamente,
io qui ragiono e scrivo da semplice cittadino comune, uno fra tutti, non
certo come uno addetto o intricato con i servizi segreti, che sono
sempre per me qualcosa di losco, anche quando vengono usati entro i
limiti della legge e per la giusta causa e a protezione di ognuno di noi
e delle nostre libertà. In una Stato ideale, che non esiste, retto da
onestà e trasparenza, non avrebbe senso l’idea stessa di “servizi
segreti” o «Intelligence», come si dice con anglicismo che rivela anche
l’origine di questo torbido mondo.
Dunque, tutti noi attraverso gli abiettissimi media siamo stati
intimiditi dalla notizia, data dal Mossad (ma senza riscontro), che dopo
Parigi viene Roma, e precisamente il Vaticano, colpevole evidentemente
di non aver proclamata - dopo parecchi secoli - una nuova crociata
contro gli infedeli musulmani. Non dimentichiamoci che le “crociate”
sono cosa nostra e non è stata una storia sempre limpida ed esemplare.
Un noto politico diceva: a pensar male, a sospettare, si fa peccato, ma spesso ci si indovina. Ritenendo io il Mossad il più scellerato e criminale di tutti i servizi segreti, mi sono chiesto: ma come fanno a saperlo? E mi sono risposto: perché l’attentato lo faranno loro o lo possono fare loro, come lo hanno già fatto a Parigi. Anche se non lo faranno, hanno già prodotto il danno perché come minimo hanno prodotto uno spostamento di risorse finanziarie. Tutti gli statali hanno già da anni lo stipendio bloccato, ma economie sugli stipendi dei poliziotti e di tutti gli apparati repressivi non se ne potranno e vorranno fare. La gente soffrirà sempre più la fame, i licenziamenti continueranno, la gente si continuerà a suicidare, ma la sicurezza, la prevenzione, la repressione non potranno subire tagli. Basta soltanto una soffiata come quella data dal Mossad per fare già parecchio danno. Se in un treno suono per scherzo l’allarme, mi procuro una denuncia penale per procurato allarme. il Mossad non corre di questi rischi...
Ormai nella controinformazione più avvertita e agguerrita che si trova in rete è quasi assodato che l’attentato di Parigi sia una false flag ordita da CIA e/o Mossad, per evidenti ragioni politiche che non hanno bisogno di essere illustrati. Gli USA vogliono tutti i sudditi europei schierati contro la Russia e contro i propri stessi interessi economici, geopolitici, religiosi, culturale. Lo «stato ebraico di Israele» non vuole ostacoli al suo «processo di pulizia etnica» che inizia già nel 1882 con i primi biluim che mettevano piede in Palestina, assai prima del processo Dreyfus e prima ancora della nascita di Hitler. La propaganda israeliana è solita invertire i nessi cronologici e causali, sentendosi tranquilla davanti alla quasi totalità di media asserviti o fortemente condizionali e manipolati.
In quelle oscenità quotidiane che sono i “talk show” diventa sempre più chiara la manipolazione anti-islamica: sono addirittura più realisti del re, essendo chiaro alle comunità ebraiche - benificiarie della manipolazione, per non dire altro - come la religione islamica nel mondo non abbia una struttura gerarchizzata come la chiesa cattolica o un qualsiasi partito politico, alle quali è sempre possibile comminare “scomuniche” o “espulsioni”. Il mondo islamico di un miliardo e seicento milioni di affiliati non è organizzato così e quindi non si può chiedere ai “capi” di fare un cicchetto o un cazziatone ai sottoposti.
Osservando le piazze “fetide” dell’informazione televisiva mi è parso abbastanza chiaro e trasparente l’obiettivo, ad opera per giunta di ottusi servi, più realisti del re, o più carogne dei loro stessi padroni. Cosa si vuole da ogni musulmano, più o meno saldo e forte nella sua fede e pratica religiosa? Non basta che si sappia che non abbia niente a che fare con attentati o reati di qualsiasi genere, non basta che dica che l’Islam in quanto religione non ha niente a che fare con la violenza e le barbare uccisioni di cui i media ci inondano, non basta tutto questo. E cosa si vuole di più da loro? Quello che già hanno ottenuto da noi. Cosa? Un senso profondo di colpa. Ci di deve «inginocchiare»... Il termine è virgolettato perché udito con le mie orecchie da una trasmissione RAI. Quando ritroverò il link, lo darò... Per adesso posso solo affidare alla mia memoria rimasta assai impressionata.
Non voglio dilungarmi. So che quanto più un testo è lungo, tanto più si pretende da chi pur avendo interesse dovrebbe poi leggerlo. Rinvio quindi gli sviluppi concettuali ad altri brevi articoli di questa serie, concludendo con una posizione piuttosto insolita. Una presenza islamica, indipendente e non addomesticata come si vorrebbe, è utile e preziosa per l’Italia e anche l’Europa. Infatti, per ragioni storiche, religiose, culturali una simile presenza non sarà condizionabile come è avvenuto per la gran massa dei cittadini italiani ed europei, qualsiasi religione dicano di professare o a qualsia partito politico siano affiliati. La “ragione illuministica”, che un grosso e grossonalo personaggio sempre presente nei talk show vorrebbe “pervadesse” la religione islamica, facendo convertire il profeta Maometto (vissuto tra il 570 e il 632 d.C.) all’Illuminismo francese del XVIII secolo, non è affatto immune da critiche di ogni genere... Basti dire che è una ragione “eurocentrica”, “razzista”, “coloniale”, che ha forgiato i concetti di «Occidente» e di «Oriente», che un palestinese come Edward Said, nel suo magistrale Orientalismo, demistificato in ogni suo aspetto, rendendo necessaria la conoscenza del suo testo ad ogni persona colta che non voglia essere un mero pappagallo della propaganda dei servizi segreti, dei loro Think Tank, dei loro media, dei «tall shoh» nostrani e stranieri.
Un noto politico diceva: a pensar male, a sospettare, si fa peccato, ma spesso ci si indovina. Ritenendo io il Mossad il più scellerato e criminale di tutti i servizi segreti, mi sono chiesto: ma come fanno a saperlo? E mi sono risposto: perché l’attentato lo faranno loro o lo possono fare loro, come lo hanno già fatto a Parigi. Anche se non lo faranno, hanno già prodotto il danno perché come minimo hanno prodotto uno spostamento di risorse finanziarie. Tutti gli statali hanno già da anni lo stipendio bloccato, ma economie sugli stipendi dei poliziotti e di tutti gli apparati repressivi non se ne potranno e vorranno fare. La gente soffrirà sempre più la fame, i licenziamenti continueranno, la gente si continuerà a suicidare, ma la sicurezza, la prevenzione, la repressione non potranno subire tagli. Basta soltanto una soffiata come quella data dal Mossad per fare già parecchio danno. Se in un treno suono per scherzo l’allarme, mi procuro una denuncia penale per procurato allarme. il Mossad non corre di questi rischi...
Ormai nella controinformazione più avvertita e agguerrita che si trova in rete è quasi assodato che l’attentato di Parigi sia una false flag ordita da CIA e/o Mossad, per evidenti ragioni politiche che non hanno bisogno di essere illustrati. Gli USA vogliono tutti i sudditi europei schierati contro la Russia e contro i propri stessi interessi economici, geopolitici, religiosi, culturale. Lo «stato ebraico di Israele» non vuole ostacoli al suo «processo di pulizia etnica» che inizia già nel 1882 con i primi biluim che mettevano piede in Palestina, assai prima del processo Dreyfus e prima ancora della nascita di Hitler. La propaganda israeliana è solita invertire i nessi cronologici e causali, sentendosi tranquilla davanti alla quasi totalità di media asserviti o fortemente condizionali e manipolati.
In quelle oscenità quotidiane che sono i “talk show” diventa sempre più chiara la manipolazione anti-islamica: sono addirittura più realisti del re, essendo chiaro alle comunità ebraiche - benificiarie della manipolazione, per non dire altro - come la religione islamica nel mondo non abbia una struttura gerarchizzata come la chiesa cattolica o un qualsiasi partito politico, alle quali è sempre possibile comminare “scomuniche” o “espulsioni”. Il mondo islamico di un miliardo e seicento milioni di affiliati non è organizzato così e quindi non si può chiedere ai “capi” di fare un cicchetto o un cazziatone ai sottoposti.
Osservando le piazze “fetide” dell’informazione televisiva mi è parso abbastanza chiaro e trasparente l’obiettivo, ad opera per giunta di ottusi servi, più realisti del re, o più carogne dei loro stessi padroni. Cosa si vuole da ogni musulmano, più o meno saldo e forte nella sua fede e pratica religiosa? Non basta che si sappia che non abbia niente a che fare con attentati o reati di qualsiasi genere, non basta che dica che l’Islam in quanto religione non ha niente a che fare con la violenza e le barbare uccisioni di cui i media ci inondano, non basta tutto questo. E cosa si vuole di più da loro? Quello che già hanno ottenuto da noi. Cosa? Un senso profondo di colpa. Ci di deve «inginocchiare»... Il termine è virgolettato perché udito con le mie orecchie da una trasmissione RAI. Quando ritroverò il link, lo darò... Per adesso posso solo affidare alla mia memoria rimasta assai impressionata.
Non voglio dilungarmi. So che quanto più un testo è lungo, tanto più si pretende da chi pur avendo interesse dovrebbe poi leggerlo. Rinvio quindi gli sviluppi concettuali ad altri brevi articoli di questa serie, concludendo con una posizione piuttosto insolita. Una presenza islamica, indipendente e non addomesticata come si vorrebbe, è utile e preziosa per l’Italia e anche l’Europa. Infatti, per ragioni storiche, religiose, culturali una simile presenza non sarà condizionabile come è avvenuto per la gran massa dei cittadini italiani ed europei, qualsiasi religione dicano di professare o a qualsia partito politico siano affiliati. La “ragione illuministica”, che un grosso e grossonalo personaggio sempre presente nei talk show vorrebbe “pervadesse” la religione islamica, facendo convertire il profeta Maometto (vissuto tra il 570 e il 632 d.C.) all’Illuminismo francese del XVIII secolo, non è affatto immune da critiche di ogni genere... Basti dire che è una ragione “eurocentrica”, “razzista”, “coloniale”, che ha forgiato i concetti di «Occidente» e di «Oriente», che un palestinese come Edward Said, nel suo magistrale Orientalismo, demistificato in ogni suo aspetto, rendendo necessaria la conoscenza del suo testo ad ogni persona colta che non voglia essere un mero pappagallo della propaganda dei servizi segreti, dei loro Think Tank, dei loro media, dei «tall shoh» nostrani e stranieri.
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