Papa Francesco licenzia capo Guardia Svizzera. Lui: “Segnale di cambiamento”
Il 31 gennaio per Anrig si è conclusa l'esperienza di comandante della Guardia Svizzera in Vaticano. A chi insinua dissapori col Papa per i suoi metodi "troppo duri", l'ex comandante replica: "Il mio licenziamento è solo un segnale di cambiamento alla Curia".
Franca Giansoldati lo ha intervistato per ilMessaggero e scrive che Anrig lascia l’incarico assecondando un ordine:”
“Fosse stato per lui sarebbe rimasto ancora ma Francesco ha deciso così, «probabilmente per dare un segnale alla curia sui cambiamenti che ci saranno». Per quasi sette anni ha comandato 120 uomini, proteggendo uno dei principali bersagli del terrorismo, il Papa. Ora si ritrova a ricominciare tutto da capo e con un lavoro da precario”.
Anrig spiega che il licenziamento non nasconde malumori tra lui e il pontefice. Semplicemente il suo incarico, che in genere dura 5 anni e che lui ricopriva ormai dal 2008, doveva finire:
“«Mi è stato spiegato che il Papa aveva intenzione di dare un input di rinnovamento alla curia. Era forse giunto il mio momento. In ogni caso sono grato che mi abbia concesso due mesi per permettere il trasferimento della mia famiglia. Ho quattro bambini e devo pensare alle loro scuole, all’anno scolastico in corso. I mandati per i comandanti delle Guardie Svizzere sono quinquennali. Io ero qui dal 2008. Quando Francesco è stato eletto mi ha rinnovato l’incarico con la formula latina donec aliter provideatur, fintanto che non si provveda altrimenti. Mi ha dato fiducia a continuare il mio mandato e così ho fatto»”.
Anrig non nasconde che sarebbe rimasto volentieri a ricoprire il suo ruolo e di essere rimasto sorpreso della decisione del Papa:
“«Ho riflettuto molto in questo periodo. Penso sia normale che un superiore possa prevedere un cambiamento. Per certi versi era prevedibile anche se, francamente, non me lo aspettavo. È andata così. Il 2 dicembre mi è stato consegnata la comunicazione ufficiale»”.
A chi dice che lo abbiano sostituito perché “troppo severo, troppo militaresco”, Anrig risponde:
“«Lei mi costringe a fare una auto-analisi. Bene, allora facciamola. Io non penso di essere severo come comandante. Sono stato fermo e ho difeso le regole che fanno da base alla nostra vita comunitaria. Le regole servono a dare sicurezza e stabilità al corpo. Ero un punto di riferimento per tutti. Il comandante deve essere il padre della comunità. Ho guidato dei soldati impegnati in compiti non facili e sono soddisfatto del risultato ottenuto».Un’altra voce è che si era fatto costruire un appartamento lussuoso ed enorme. È vero?
(ride) «Quando sono arrivato qui c’era un piccolo appartamento per gli ufficiali, in caserma, che risultava stretto per la mia numerosa famiglia. Ho quattro bambini. Di sicuro la casa con giardino che avevamo in Svizzera era più bella di questa. Per i miei figli il trasloco non sarà facile, ma solo perché a Roma avevano amici, c’era il loro mondo, ed eravamo una comunità con le altre famiglie che vivono in Vaticano»”.
L’ormai ex comandante della Guardia Svizzera non nasconde che col terrorismo e la figura di Papa Francesco il lavoro era aumentato:
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/papa-francesco-licenzia-capo-guardia-svizzera-lui-segnale-di-cambiamento-2089498/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+blitzquotidiano+%28Blitzquotidiano%29“«Il nostro lavoro con lui è aumentato un po’ ma solo perché ha diviso il luogo in cui vive da quello in cui lavora. Ora abbiamo due siti da sorvegliare, il palazzo e santa Marta. Ci siamo organizzati in modo tale da garantire il massimo della sicurezza. Il dispositivo è ampio e non ci sono mai stati problemi».Avete notizia di minacce dirette?
«Io penso che le parole che questo pontefice ha pronunciato, anche ultimamente, nei confronti dell’Islam siano importanti. Francesco offre speranza alla gente, crea ponti, il che si può anche tradurre positivamente in termini di sicurezza. Per certi versi ci aiuta».Ci sono rivalità con i gendarmi?
«Non mi pare. Anzi. C’è un clima di collaborazione. Ognuno è orgoglioso della propria storia, e questo è un bene e va visto positivamente»”.
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