ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 5 febbraio 2015

Sotto gli occhi di tutti, nelle mani di Joao..


La crisi dei religiosi

Negli anni post-conciliari, non solo si è assistito alla crisi della famiglia, ma anche a quelle delle varie comunità religiose, con il crollo di vocazioni, fenomeni entrambi che sono sotto gli occhi di tutti, con i relativi effetti negativi diffusi in tutta la nostra società.
Dallo scorso 29 novembre, ha avuto inizio l’Anno dedicato alla Vita Consacrata, che terminerà il prossimo 2 febbraio 2016, nel corso del quale ogni religioso è chiamato a riscoprire la bellezza e la straordinarietà del ministero affidatogli direttamente da Dio. Sono state illuminanti in tal senso le significative parole pronunciate su questo argomento dal Cardinale Napier, il quale collega la crisi delle vocazioni religiose con la crisi della famiglia, ossia due temi apparentemente lontani ma che, in realtà, sono molto vicini.

«La famiglia è il luogo dove si viene educati, cioè dove si dovrebbero imparare le virtù, dove si diventa uomini – ha cosi sottolineato lo stesso Cardinale – e se la natura non è educata, la Grazia fatica a farsi largo per donare di vivere castità, povertà e obbedienza. Ad esempio, comprendere cosa significa divenire padroni di sé nella propria vita sessuale non solo aprirebbe la porta a matrimoni più consapevoli, ma avremmo una generazione di sposi intimamente capace di apprezzare anche la scelta vocazionale religiosa».
Sulla crisi vocazionale dei religiosi e delle religiose si fatica a interrogarsi in profondità. Tutto ciò fu rilevato dal professore claretiano P. Angel Pardilla nei suoi importanti studi pubblicati dalla Libreria Editrice Vaticana, il primo nel 2007, dedicato ai religiosi, e il secondo nel 2008, dedicato alle religiose
Nel periodo che va dal 1965 al 2005, gesuiti, frati minori, cappuccini, domenicani e salesiani, le principali famiglie religiose della Chiesa cattolica, hanno subito perdite numeriche da brivido: - 45% i figli di San Ignazio di Loyola, - 41% i frati minori (Ofm), - 40% i domenicani, - 30% i capuccini e - 25% i salesiani. Complessivamente tutti gli ordini religiosi maschili, dal 1965 al 2005, hanno perso qualcosa come la terza parte dei loro membri e le società di vita apostolica circa il 29%.
La situazione degli istituti femminili è addirittura peggiore, quella degli abbandoni altrettanto grave, si parla di circa 3.000 religiosi o religiose che ogni anno abbandonano l'abito. Dinanzi a questi dati eloquenti, che attestano in modo drammatico la profonda crisi della vita consacrata, lascia molto perplessi il fatto che la Chiesa sta celebrando i cinquant'anni di Perfectae caritatis, il documento del Vaticano II che mira a ridefinire e a rinnovare la vita religiosa.
Questi aspetti negativi si sono purtroppo riscontrati in alcune recenti vicende, che hanno lasciato molto addolorati i fedeli. Prima delle vacanze natalizie, il settimanale Panorama ha diffuso una clamorosa notizia riguardante l’ordine dei Frati Minori francescani, che si trova sull’orlo della bancarotta per operazioni finanziarie dubbie e spericolate. Il cospicuo ammontare di debiti in cui versa la Curia generale è stato ammesso dallo stesso Ministro Generale dell’Ordine, Padre Michael A. Perry OFM, in una lunga lettera pubblica, nella quale viene analizzata l’incresciosa e grave situazione debitoria. La procura svizzera avrebbe posto sotto sequestro decine di milioni di euro della congregazione, investiti in società finite sotto inchiesta per traffici illeciti. Gli investimenti risalirebbero al momento in cui generale dell’ordine era l’attuale segretario della Congregazione per i religiosi, monsignor Rodriguez Carballo, ma il ministro Perry fa sapere che «sembrano esserci state un certo numero di dubbie operazioni finanziarie, condotte da frati cui era stata affidata la cura del patrimonio dell’Ordine, senza la piena conoscenza e il consenso né del precedente, né dell’attuale Definitorio generale». Gli stessi frati hanno ammesso di voler fare chiarezza e, per tale motivo, hanno attivato «l’intervento delle competenti autorità civili».
I Frati Minori costituiscono certamente uno degli ordini religiosi più importanti della Chiesa e si stanno avviando verso il Capitolo Generale del 2015, che si preannuncia delicato. I seguaci di San Francesco d’Assisi sono attivi in 110 paesi con oltre 2.000 case nel mondo, contano circa 14.000 membri e sono una realtà amata e rispettata da tanti fedeli, che hanno trovato in loro un punto di riferimento fondamentale per la loro vita di fede.
A fine dicembre, sono stati presentati in Vaticano i risultati della visita apostolica che ha coinvolto le suore degli Stati Uniti, indagine decisa nel 2008 dalla Congregazione per gli Istituti religiosi e le società di vita apostolica, guidata in quel periodo dal Cardinale Franc Rodé. Sono due i dati fondamentali che si evincono da questa vicenda. Il primo rappresenta il crollo epocale delle congregazioni religiose femminili. Nel 1965, la popolazione degli USA era di 194 milioni, di cui 48,5 milioni cattolici. Le suore erano ben 179.000 (numero strabiliante). Oggi gli USA contano 317 milioni di abitanti, di cui 76,7 sono cattolici. Le suore sono oggi circa 49.000.
Le congregazioni religiose femminili si raccolgono in due associazioni: la prima, la Leadership Conference of Women Religious (LCWMR), rappresenta circa l’80% delle suore americane ed è quella che ha dato origine all’indagine a causa di diffusi problemi disciplinari, morali e teologici e che si trova sottoposta parallelamente a un’altra indagine da parte della Congregazione per la dottrina della Fede. Sono gli istituti che hanno abbracciato in modo più o meno acritico la “modernità” e che, mentre hanno cercato di “aprirsi” al mondo, anche in buona fede e con generosità, il mondo li ha devitalizzati.  L’età media delle suore della LCWR è di 74 anni e solo il 9% degli istituti può vantare almeno 5 novizie in formazione. Un mondo destinato all’estinzione.
L’altra associazione di suore nata in alternativa alla scelta “secolarizzante” della LCWR è il Council of Major Superiors of Women Religious (CMSWR), che rappresenta il 20% delle attuali religiose.  All'interno delle 125 comunità che si riuniscono nel CMSWR, quasi il 20% delle suore (ossia circa 1.000) sono attualmente in formazione (non hanno ancora dato i voti perpetui). L’età media è 53 anni, «ben al di sotto del trend generale e questo è motivo di meraviglia e gratitudine» come ha spiegato la loro presidente, madre Agnes Mary Donovan, che è anche la superiora di una delle più belle e recenti realtà religiose sorte negli Usa, le “Sisters of Life”, le suore della vita.
Per riscoprire in tutta la sua grandezza la bellezza dell’essere chiamati dal Signore a servirlo nella sua vigna, sia come frati che come suore, occorre pertanto rivalutare e valorizzare la potenza e l’efficacia della preghiera.
In suo interessante editoriale pubblicato dalla rivista “il Timone” nel corso delle festività natalizie, Athos Turchi, docente di filosofia alla Facoltà Teologica dell’Italia centrale, ha cosi evidenziato il fondamentale ruolo delle monache di clausura nella Chiesa e nella società attuale.
«Nella Chiesa, perché funzioni bene, ogni membro, ogni persona o ordine o società o congregazione ha il suo compito e ruolo: c’è chi prega, chi predica, di studia, chi è in missione, chi nel settore charitas, chi comanda, chi obbedisce… Le monache fanno parte della funzione della preghiera, mantengono continuamente la relazione che il corpo deve avere col Capo, col Cristo, quel colloquio continuo che Gesù aveva col Padre suo. Le monache, così facendo, sono forse fuori dell’annuncio del Regno di Dio? Non direi. Un uomo che vuol ben fare un lavoro bisogna che non perda di vista il progetto da realizzare, ebbene le monache sono nella Chiesa questa continua attenzione al progetto di Dio. Poi spetterà ad altri tradurlo in parole, discorsi e concetti. Gesù infatti ha di mira la salvezza di tutti gli uomini e gli operai che lavoreranno nel suo campo li sceglie e li seleziona lui stesso, e anche qui non tutti debbono far tutto, così i pastori sono categoria diversa rispetto al gregge, per esempio. A tali consacrati compete la predicazione del Regno di Dio in modo specifico: “vi farò pescatori di uomini” (Mt 4,19), in quanto destinati a ciò direttamente dal padrone della messe. I sacerdoti e i religiosi sono gli operai dell’annuncio, che dovrebbero illuminare le coscienze umane sia sul loro futuro sia sul senso del loro presente, sono persone selezionate per attuare il Regno dei cieli, gente votata alla predicazione della Salvezza e della Misericordia divina. Si comprende quindi  il compito delle monache, e con esse si pensi a quante persone che con il loro silenzioso servizio di preghiera e di cura verso il prossimo hanno illuminato la vita degli altri, si pensi alle sante vedove, alle sante donne che né consacrate né religiose eppure servono Cristo sofferente e abbandonato, queste persone insomma sono in prima linea nell’espansione del Regno di Dio. La predicazione del Regno di Dio dunque non è solo una proclamazione vocale, anzi senza una testimonianza di vita concreta la voce non ha consistenza e si perde nell’aria delle piazze».
Una vicenda straordinaria, che ha commosso tutto il Mondo è stata quella di Don Fabrizio De Michino, un giovane sacerdote napoletano deceduto pochi giorni fa all’età di soli 31 anni, il quale ha voluto indirizzare una stupenda lettera a Papa Francesco, della quale desidero riportare alcuni significativi passaggi.
«Purtroppo sono tre anni che mi trovo a lottare contro una malattia rara: un tumore proprio all’interno del cuore e da qualche mese anche nove metastasi al fegato e alla milza. In questi anni non facili, però, non ho mai perso la gioia di essere annunciatore del Vangelo. Anche nella stanchezza percepisco davvero questa forza che non viene da me ma da Dio che mi permette di svolgere con semplicità il mio ministero. C’è un versetto biblico che mi sta accompagnando e che mi infonde fiducia nella forza del Signore, ed è quello di Ezechiele: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno Spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.” (Ez 36, 26). Santo Padre, sarò stato un po’ lungo in questo mio scritto, ma volevo solamente dirle che offro al Signore tutto questo per il bene della Chiesa e per Lei in modo particolare, perché il Signore La benedica sempre e La accompagni in questo ministero di servizio e amore.
Le chiedo, nelle Sue preghiere di aggiungere anche me: quello che chiedo ogni giorno al Signore è di fare la Sua volontà, sempre e comunque. Spesso, è vero, non chiedo a Dio la mia guarigione, ma chiedo la forza e la gioia di continuare ad essere vero testimone del suo amore e sacerdote secondo il suo cuore. Certo delle Sue paterne preghiere, La saluto devotamente».
Parole meravigliose, che mostrano in tutta la sua grandezza l’eccezionale e straordinaria missione dei sacerdoti che, seguendo le orme del Buon Pastore, donano la loro vita per le pecore a loro affidate, svolgendo il loro Ministero non per essere serviti, ma per servire sino al completo dono di se stessi.
Gianluca Martone4 febbraio 2015
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