«Teorema Kasper», un altro libro lo demolisce. Mentre nessuno porta argomenti solidi a sua difesa
Granados,
una laurea in ingegneria elettronica alle spalle, è oggi vice preside
del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e
famiglia e consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede
(nel corso dei suo studi è stato allievo sia del cardinale Gerhard
Ludwig Müller, che del gesuita Luis Ladaria, ovvero il numero 1 e il
numero 2 della Congregazione per la Dottrina della Fede).
Il libro, come suggerisce il titolo, è una spiegazione della dottrina di sempre sul matrimonio cristiano, della sua indissolubilità e della relativa impossibilità della comunione per i divorziati risposati. E’ un’ampia confutazione delle tesi e delle proposte avanzate dal cardinale Kasper e poi riprese da altri all’ultimo Sinodo sulla famiglia.
Il libro si inserisce in una serie nutrita di pubblicazioni uscite nell’arco di soli sei, sette mesi, per confutare il cosiddetto teorema Kasper. Per citare soli le più note: Permanere nella verità di Cristo, il libro dei cinque cardinali uscito proco prima del Sinodo, il saggio uscito sulla rivista Nova et Vetera firmato da otto teologi di punta statunitensi, l’intervento sulla rivista Communio del cardinali Scola e Ouellet, Il Vangelo della famiglia nel dibattito sinodale. Oltre la proposta del cardinale Kasper scritto dal filosofo Stephan Kampowski e dal teologo Juan José Pérez-Soba.
Quello che non può non colpire è che, a fronte di una produzione copiosa e di alto livello scientifico – che indaga la questione alla luce del Magistero bimillenario, della storia della Chiesa, della patristica e dell’esegesi neotestamentaria – dalla parte dei sostenitori della tesi associata al nome di Kasper si è registrato il silenzio. Non un titolo o un saggio di spessore appunto accademico che abbia cercato di dimostrare la fondatezza scritturistica, patristica, teologica della proposta della comunione ai divorziati e risposati, se non meditazioni e riflessioni incentrate su un concetto soggettivistico di “misericordia”, usato come jolly etico-teologico.
Il libro, come suggerisce il titolo, è una spiegazione della dottrina di sempre sul matrimonio cristiano, della sua indissolubilità e della relativa impossibilità della comunione per i divorziati risposati. E’ un’ampia confutazione delle tesi e delle proposte avanzate dal cardinale Kasper e poi riprese da altri all’ultimo Sinodo sulla famiglia.
Il libro si inserisce in una serie nutrita di pubblicazioni uscite nell’arco di soli sei, sette mesi, per confutare il cosiddetto teorema Kasper. Per citare soli le più note: Permanere nella verità di Cristo, il libro dei cinque cardinali uscito proco prima del Sinodo, il saggio uscito sulla rivista Nova et Vetera firmato da otto teologi di punta statunitensi, l’intervento sulla rivista Communio del cardinali Scola e Ouellet, Il Vangelo della famiglia nel dibattito sinodale. Oltre la proposta del cardinale Kasper scritto dal filosofo Stephan Kampowski e dal teologo Juan José Pérez-Soba.
Quello che non può non colpire è che, a fronte di una produzione copiosa e di alto livello scientifico – che indaga la questione alla luce del Magistero bimillenario, della storia della Chiesa, della patristica e dell’esegesi neotestamentaria – dalla parte dei sostenitori della tesi associata al nome di Kasper si è registrato il silenzio. Non un titolo o un saggio di spessore appunto accademico che abbia cercato di dimostrare la fondatezza scritturistica, patristica, teologica della proposta della comunione ai divorziati e risposati, se non meditazioni e riflessioni incentrate su un concetto soggettivistico di “misericordia”, usato come jolly etico-teologico.
L’unico libro organico, con pretese di scientificità, a cu ha fatto riferimento Kasper, Divorzio, nuove nozze e penitenza nella Chiesa primitiva di Giovanni Cereti,
uscito in prima edizione nel 1977, sarebbe rimasto nel dimenticatoio se
non fosse stato rilanciato dal cardinale tedesco, essendo stato
considerato dagli specialisti fragile e pretestuoso. Ha avuto buon gioco
a demolirlo, recentemente, anche il decano degli storici della Chiesa, il cardinale Walter Brandmüller.
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