ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 13 febbraio 2015

Volare bassi

Tempi da Nuvola di Fuksas per rifare la curia del Papa


Papa Francesco (foto LaPresse)


Roma. Un anno fa la relazione segreta da leggere in concistoro era quella “di taglio teologico” sulla famiglia e il matrimonio firmata da Walter Kasper. Stavolta si volerà molto più basso, quanto ad argomenti. Niente dottrina o pastorale, ma solo mere questioni di governance. Sarà il cardinale Oscar Rodríguez Maradiaga, coordinatore della consulta outsider, il cosiddetto C9, a illustrare ai confratelli porporati giunti a Roma lo stato dei lavori dopo quasi due anni di incontri e lunghe riunioni per ristrutturare la curia romana. La notizia, data dal direttore della Sala stampa, padre Federico Lombardi, è che ancora non esiste una bozza, un documento, uno scritto che possa far luce su quello che sarà il futuro dell’amministrazione d’oltretevere.


ARTICOLI CORRELATI Due anni dopo la salita sul monte di BXVI Il fronte interno di Francesco Perché i vescovi temono i tagli alle diocesi comandati da FrancescoCi vorrà ancora tempo, almeno un anno (la prossima riunione è già fissata per aprile, mentre è probabile una ulteriore a luglio), spiegava la scorsa settimana il segretario del C9, il vescovo d’Albano mons. Marcello Semeraro. “Ci sono persone che hanno scritto in questi giorni che c’era un documento, una bozza di 66 pagine e con cento e passa articoli. Ho quindi chiesto se davvero ci fosse questa bozza. Sono caduti dalle nuvole”, ha aggiunto Lombardi.  Di concreto c’è solo l’idea di creare due nuovi “nuclei”: uno che unisca laici, famiglia e vita e l’altro che si occupi di carità, giustizia e pace. Il resto è in discussione. I tempi per la nuova costituzione apostolica che mandi in archivio la Pastor Bonus di Giovanni Paolo II non saranno brevi: “Non penso – ha sottolineato il portavoce vaticano – che ci siano molte altre cose concrete in discussione o come punti particolari su cui dare dei pareri ‘sì’ o ‘no’. Credo che sia più una considerazione molto aperta ancora”.
di Redazione | 11 Febbraio 2015 

Zar e boiardi. Indiscrezioni sui piani di riforma della curia

zar
C’è anche un pizzico di pre-Concilio tra i progetti di riforma della curia romana su cui sono chiamati a discutere tutti i cardinali, compresi quelli che saranno creati formalmente sabato, nel concistoro di due giorni in programma giovedì 12 e venerdì 13 febbraio.
Nell’opuscolo distribuito ai partecipanti, redatto dal segretario del “C9″ – il vescovo di Albano Marcello Semeraro –, si prefigura infatti l’ipotesi di tornare ai tempi della curia di Pio XII almeno per quanto riguarda i segretari dei dicasteri, che in passato erano normalmente dei prelati senza consacrazione episcopale: sia al fine di evitare tentazioni di carrierismo, sia per rendere meno problematici i loro spostamenti.
Fu infatti Giovanni XXIII, che era di manica larga nelle promozioni ecclesiastiche, a “episcopalizzare” le cariche di segretario dei dicasteri.
Papa Francesco non è stato da meno. Nei suoi primi due anni di governo ha già reso episcopale la carica di sottosegretario del sinodo dei vescovi, che mai lo era stata, e ha fatto vescovo anche il titolare di una carica eminentemente civile come quella di segretario generale dello Stato della Città del Vaticano.
E nell’uno e nell’altro caso ha ritenuto opportuno “giustificare” le ordinazioni a vescovo con apposite lettere pontificie. Al segretario della Città del Vaticano ha assegnato l’assistenza spirituale ai dipendenti, una sorta di ruolo di viceparroco, dato che la cura spirituale di tutti coloro che operano dentro le mura spetta di norma al cardinale arciprete di San Pietro, che è anche vicario generale del papa per la Città del Vaticano.
L’opuscolo sulla riforma della curia distribuito ai cardinali, tra le varie cose, oltre a mettere nero su bianco l’ipotesi di creazione di due nuove congregazioni (una per laici e famiglia e un’altra per giustizia, pace e carità) che accorperebbero buona parte dei pontifici consigli esistenti, chiude all’idea di dar vita a un “moderator curiae” come tempo fa si era ventilato, il che comporta la permanenza del ruolo centrale del segretario di Stato e del suo sostituto nell’organizzazione del lavoro curiale.
Nella riunione del “C9″ che si è tenuta da lunedì 9 a mercoledì 11 febbraio sono stati anche ascoltati il cardinale Gianfranco Ravasi, sul futuro del pontificio consiglio per la cultura da lui presieduto, e monsignor Paul Tighe, segretario del comitato per la riforma dei media vaticani.
Stando a quanto ha anticipato all’agenzia portoghese “Ecclesia“, Ravasi ha proposto la creazione di una nuova grande congregazione che sommi quella già esistente per l’educazione cattolica al consiglio per la cultura, e abbia competenza anche su altri organismi come le pontificie accademie delle scienze e delle scienze sociali, i Musei e la Specola (entrambi ora sotto l’egida del governatorato), nonché l’Archivio e la Biblioteca vaticani (ora autonomi e storicamente guidati da un cardinale, tradizione plurisecolare che papa Bergoglio però ha interrotto).
Se così avverrà, il candidato alla guida di questo superdicastero sarebbe lo stesso Ravasi, anche perché l’attuale prefetto della congregazione per l’educazione cattolica, il polacco Zenon Grocholewski, ha già superato l’età di pensione dei 75 anni.
Nel corso del “C9″ sono state inoltre riprese in considerazione le questioni riguardanti la segreteria e il consiglio per l’economia, in vista della stesura degli statuti di tali nuovi organismi, tuttora in una fase molto combattuta di elaborazione.
Non è sicuro se il cardinale George Pell sarà veramente lo “zar” – come l’hanno battezzato i media anglofoni – delle finanze vaticane o se invece avranno la meglio i “boiardi” della curia romana, per conservare l’analogia terminologica con l’impero russo. Se cioè le varie amministrazioni vaticane che hanno storicamente una più o meno grande disponibilità finanziaria propria (segreteria di Stato, Propaganda Fide, Chiese orientali, dottrina della fede, APSA e governatorato) riusciranno a conservarla in parte o del tutto.
Al momento, l’ipotesi più probabile sembra quest’ultima. Ma per sciogliere il dubbio bisognerà aspettare il placet del papa ai nuovi statuti della neonata segreteria per l’economia.
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/02/11/zar-e-boiardi-indiscrezioni-sui-piani-di-riforma-della-curia/

Vaticano, la bozza (che non c’è) della riforma della Curia

12 - 02 - 2015Matteo Matzuzzi
Vaticano, la bozza (che non c'è) della riforma della Curia
Non esiste nessuna bozza sulla curia che verrà, ma solo una immensa mole d’appunti. Alla vigilia del concistoro che si apre oggi nell’Aula Nuova del Sinodo, Padre Federico Lombardi fa chiarezza su ciò che è già disponibile sul tavolo del gruppo dei C9, i nove porporati che Francesco scelse un mese dopo l’elezione e ai quali ha dato il mandato di proporre il restyling della macchina di governo vaticana.
NESSUNA BOZZA SUL TAVOLO
“Ci sono persone che hanno scritto in questi giorni che c’era un documento, una bozza di 66 pagine e con cento e passa articoli. Ho quindi chiesto se davvero ci fosse questa bozza. Sono caduti dalle nuvole e mi hanno detto che forse la stampa fa riferimento a un appunto dell’anno scorso. Questo è tutto”. In sostanza, ha aggiunto Lombardi, “non è un documento di lavoro presentato ai nove cardinali e su cui si sia discusso e si sia detto andiamo avanti. E’ uno dei tanti materiali”.
TEMPI NON BREVI PER LA NUOVA COSTITUZIONE
E non esiste, allo stato, neppure una bozza della nuova Costituzione apostolica, quella che una volta promulgata sostituirà la Pastor Bonus di Giovanni Paolo II, datata 1989. “Non c’è stata una bozza di lavoro della Costituzione come tale su cui si ragioni”. E i tempi non saranno affatto brevi. Già il segretario del C9, mons. Marcello Semeraro, parlava di inizio del 2016, ma non è escluso che ci possa essere un ulteriore ritardo.
DUE SOLE CERTEZZE
Solo due aspetti paiono essere già certi: l’istituzione di due nuove congregazioni, una che unirà le competenze su laici, famiglia e vita e una che s’occuperà di carità, giustizia e pace. “Questi sembrano due argomenti già un po’ più maturi, perlomeno di questi hanno già parlato anche con i capidicastero”. Ed è anche su queste due ipotesi concrete che si soffermerà oggi nella sua relazione (a porte chiuse) il cardinale Oscar Maradiaga, coordinatore della consulta dei nove. Il confronto è comunque aperto, nessuna decisione è stata presa: “Non penso che ci siano molte altre cose concrete in discussione o come punti particolari su cui dare dei pareri ’sì’ o ‘no’. Credo che sia più una considerazione molto aperta ancora”, ha chiosato Lombardi.
NUOVE RIUNIONI AD APRILE 
Che il lavoro sia ancora lungo lo dimostra anche la decisione del Consiglio dei cardinali di fissare già nuove riunioni. La prima si terrà dal 13 al 15 aprile, la seconda probabilmente a luglio. Ieri mattina si è parlato del contributo che sarà offerto in Concistoro dal cardinale Maradiaga e successivamente i nove si sono confrontati sull’organizzazione e le attività della Segreteria per l’Economia. Nel pomeriggio, il coordinatore della Pontificia commissione per la tutela dei minori, il cardinale Sean O’Malley, ha riassunto le conclusioni della prima riunione plenaria dell’organismo di cui è responsabile.
VERSO LA CHIESA POVERA
Qualcosa in più l’ha detta mons. Semeraro in un’intervista all’agenzia Sir. Rispondendo a una domanda sulla bussola che orienta il processo di riforma in corso, il presule ha detto: “A me piace leggere il processo di riforma della Curia anche nella linea di quella Chiesa povera di cui il Papa parla sin dal principio del suo ministero sulla Cattedra di Pietro. Ricordo alcune parole della sua omelia del 24 aprile 2013 nella cappella di Santa Marta. Ne presi subito nota, perché la settimana seguente ci sarebbe stata una sessione del Consiglio di cardinali. Il Papa disse: ‘E quando la Chiesa vuol vantarsi della sua quantità e fa delle organizzazioni, e fa uffici e diventa un po’ burocratica, la Chiesa perde la sua principale sostanza e corre il pericolo di trasformarsi in una Ong. E la Chiesa non è una Ong. E’ una storia d’amore… Tutto è necessario, gli uffici sono necessari… Ma sono necessari fino a un certo punto: come aiuto a questa storia d’amore. Ma quando l’organizzazione prende il primo posto, l’amore viene giù e la Chiesa, poveretta, diventa una Ong. E questa non è la strada’. Ritengo che non si debba trascurare questa ‘chiave’, per comprendere anche la riforma della curia romana”.

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