Lo storico Roberto de Mattei: “Lo scisma di fatto c’è già nella Chiesa”
In vista del Sinodo di ottobre si annuncia una dura battaglia che potrebbe portare a gravi conseguenze per la Chiesa Cattolica.
di Domenico Rosa (12/03/2015)
di Domenico Rosa (12/03/2015)
Giovedi 19
marzo 2015, alle ore 17, presso l’Auditorium della Regione Toscana – Via
Cavour, 14 – per iniziativa del Presidente del Gruppo Regionale di FdI
Giovanni Donzelli e della Comunione Tradizionale si svolgerà il Convegno
“Verso il Sinodo del 2015 : cosa ci insegna la Storia”, durante il
quale verrà presentato il libro di Roberto de Mattei: “Il Ralliement di
Leone XIII” (ed. Le Lettere).
Dopo il saluto di Giovanni Donzelli,
capogruppo di FdI, di Ascanio Ruschi, Presidente della Comunione
Tradizionale e di Pucci Cipriani, Direttore di “Controrivoluzione”
interverranno Pietro De Marco, già Professore Ordinario all’Università
di Firenze, Roberto de Mattei, Docente di Storia del Cristianesimo,
Preside della Facoltà di Storia all’Università Europea di Roma,
Presidente della “Fondazione Lepanto”. Presiederà e modererà l’incontro
Francesco Dal Pozzo d’Annone, Ordinario di Filosofia del Diritto –
Università di Perugia.
Allo
storico Roberto de Mattei, considerato il massimo esponente della
Tradizione cattolica tanto da essere definito dal collega Alberto
Melloni: “l’intellettuale più fine del tradizionalismo italiano”,
abbiamo rivolto alcune domande.
Professore ma è vero quello che Lei
ha affermato recentemente al quotidiano “La Nazione” che nella Chiesa a
ottobre ci sarà uno scisma?
Lo scisma nella Chiesa già esiste di
fatto e le recenti dichiarazioni della Conferenza Episcopale Tedesca
sono su questa linea. Non so se l’ufficializzazione di questa rottura
con il Magistero della Chiesa avverrà in occasione del Sinodo, o dopo il
Sinodo. Quel che è certo è che un congruo numero di vescovi
progressisti esigono dalla Chiesa alcune concessioni rivoluzionarie,
come l’accoglienza agli omosessuali e l’accesso alla comunione ai
divorziati risposati. A queste aperture, naturalmente, si oppongono
molti padri sinodali, come ad esempio il Prefetto della Congregazione
per la Fede card. Muller, il card. De Paolis e il card. Burke che ha
ripetutamente espresso la sua opposizione a qualsiasi cambiamento della
verità evangelica sul matrimonio. Un comportamento, quello del card.
Burke, che apprezzo nella sostanza e nella forma.
Crede anche Lei che il Papa voglia
cambiare la Dottrina. O si tratta invece di un “progetto pastorale” come
il “Ralliement” di cui Lei ampiamente parla nel suo ultimo libro
pubblicato dalle Lettere?
Mi sembra che Lei abbia centrato il tema.
Papa Francesco è visto da molti come un Papa, conservatore, che non
introduce alcuna novità dottrinale, ma sembra affidare alla prassi il
criterio di auto-realizzazione della Verità. In questo senso il suo
pontificato si presenta come un momento di forte discontinuità della
storia della Chiesa. Le conseguenze potrebbero essere ben più gravi del
“ralliement” di Leone XIII con la Terza Repubblica francese. Leone XIII
era impeccabile dal punto di vista dottrinale, ma si propose a di
riconciliare la Chiesa con la modernità sul piano della prassi politica.
Un progetto pastorale che fallì e che ebbe conseguenze rovinose, come
cerco di dimostrare nel mio libro: in Francia inflisse un colpo mortale
all’alleanza tra il Trono e l’Altare, che, per un secolo aveva
costituito un poderoso baluardo contro il processo rivoluzionario che
mirava ad estirpare le radici cristiane dalla società e aprì la strada
al peggior laicismo anticlericale. In questo senso il “ralliement” di
Leone XIII ci offre una chiave d’interpretazione della storia della
Chiesa nell’epoca contemporanea.
Quindi il Papa potrebbe cambiare la Dottrina?
Il Papa non è il successore, ma il
Vicario di Gesù Cristo, e non può mutarne la Dottrina. Una Supplica
filiale a Papa Francesco, firmata fino ad oggi da quasi 140.000
cattolici in tutto il mondo, – tra i quali importanti personalità della
Chiesa e del mondo politico culturale – chiede al Pontefice una parola
definitiva e chiara sull’indissolubilità del matrimonio (l’appello, tra
l’altro, è stato firmato anche da note personalità del mondo cattolico
fiorentino come il Prof. Pietro De Marco e l’Onorevole Carlo Casini,
Presidente del Movimento per la Vita n.d. r). Aprire alle seconde nozze e
alla Comunione per i risposati toccherebbe la Dottrina tradizionale (da
tradere = tramandare) della Chiesa.
Quel è la novità tra questo scontro tra “progressisti” e “conservatori”?
Senz’altro l’opposizione, senza se e
senza ma, a queste “riforme” da parte degli episcopati dell’Europa
dell’Est e di quelli africani… insomma degli episcopati che il papa
elogia continuamente. Siamo davanti a uno dei tanti paradossi di questo
pontificato.
Cioè?
Per esempio l’incontro del Papa con i
movimenti popolari, compreso il Leoncavallo, che rafforzano la tesi di
chi attribuisce a papa Francesco una mentalità “peronista”. Però poi, in
Vaticano, per certificare i bilanci dello IOR ci si serve di un
istituto del globalismo multinazionale come la società “Ernst &
Young”.
Sembrerebbe che tutto questo non interessi alla gente visto che Papa Francesco continua a godere di grandissima popolarità…
Più popolarità di tutti gli altri ultimi
Papi nei “media” e nel mondo dei non credenti. Ma all’interno della
Chiesa e del mondo cattolico mi sembra che le cose vadano diversamente.
L’affluenza agli Angelus della domenica, dopo l’entusiasmo iniziale, è
sensibilmente calata… per non parlare dell’affluenza nelle chiese e ai
sacramenti.
Fonte: ilsitodifirenze.it
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