ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 16 maggio 2015

Cristo sì croce no?

Gli hanno tolto la Croce

Nel Crocifisso che va tanto di moda da un po’ di tempo (lo si vede ovunque), c’è una particolarità che proprio non mi piace: non c’è la Croce!
Il controsenso per eccellenza.
Questi Crocifissi senza Croce si identificano come un “segno dei tempi”: tolgono la Croce al Crocifisso (che quindi non possiamo più chiamare Crocifisso!) perché voglion togliere la sofferenza dal mondo? E non voglion più sentir parlare della sua causa primaria, il peccato?

I maggiori cambiamenti nel tempo sono riusciti anche con il far passare immagini solo poco divergenti dal normale, a volte spacciate per estrosità, per arte. Mai con eclatanti stravolgimenti che avrebbero attirato l’attenzione di tutti, subito e senza sconti, anche dei meno attenti e preparati.
Sappiamo che la Croce è da sempre «scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani» (1Cor 1, 23).
Anche se in alcuni casi non dovesse trattarsi di una intuizione studiata, ma di una scelta in buona fede, una moda nata senza cattive intenzioni, sarebbe comunque conseguenza di uno stravolgimento molto più grande iniziato molto tempo prima e che sta raggiungendo l’obiettivo di distorcere la fede. Tanto è vero che piace a molti un Crocifisso senza Croce.
La mancanza di formazione/informazione del fedele “medio”, anche in questo aspetto, non esime da responsabilità, ma è un aggravante. Se è chiaro, infatti, che la responsabilità principale è di chi ha introdotto e insegnato un distorto concetto di Cristianesimo che non fa sembrare strano un Cristo senza Croce, questo non libera totalmente il fedele da responsabilità (seppur minore e in alcuni casi molto minore).
Sarebbe facile, infatti, riuscire ad arrivare a una basilare conoscenza dei principi della nostra fede, utili anticorpi a certi stravolgimenti. Chiunque, se vuole, ha i mezzi per farlo. Se vuole…
In questi tempi, invece, si vive la fede senza cognizione di causa, senza un minimo di studio su quel che significa credere in Cristo ed essere cattolici. La formazione dottrinale di base è obbligatoria per tutti, anche solo per un principio di coerenza tra il dire e il fare.
Alla luce di questi stravolgimenti, però, non ci si può più stupire. Occorre ammettere che questi “non-Crocifissi” ben si confanno con l’aria da misericordia senza giustizia che tira, con il vento protestante senza confessionale che soffia, con il sentimentalismo imperante che notiamo.
Non è più tempo di stupore di fronte a ogni frutto del modernismo, è tempo di prendere definitivamente coscienza (o iniziare a farlo) e di continuare (o iniziare) la buona battaglia «perché non sia resa vana la Croce di Cristo» (1Cor 1, 17) per molti di noi.

Terni. Ragazzina di dodici anni aggredita perché porta il Crocefisso al collo  

Per essere in grado da grandi di sgozzare i cristiani, devono imparare fin da piccoli i comportamenti bestiali. Sono già partite le raffiche di idiozie buoniste e di dichiarazioni da pusillanimi. I briganti, giovani o vecchi che siano, fanno sempre paura ai vigliacchi. Intanto, non abbiamo letto neanche una parola di solidarietà con la vittima.

di Paolo Deotto
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zzzzcrcfssNe hanno parlato l’ANSAIl Giornale e altri organi di informazione. A Terni una ragazzina di dodici – dicasi dodici – anni è stata aggredita da un coetaneo, compagno di scuola, che le ha sferrato un pugno per evidenziare bene la sua contrarietà al Crocefisso che la giovane portava al collo. Nonostante la giovane età l’aggressore ha già delle buone doti pugilistiche, visto che la vittima ha avuto una prognosi di venti giorni per una contusione toracica, oltre all’inevitabile choc.
Questo spregevole individuo, che, fermato dai carabinieri, è stato rilasciato, perché non imputabile, data la giovane età, aveva già insultato e minacciato la ragazzina, “colpevole” appunto di portare al collo il Crocefisso.
I carabinieri non potevano fare altro; lo avranno riconsegnato alla famiglia. Ora, un ragazzino di dodici anni non arriva da solo a fare certe porcherie: ha evidentemente ricevuto una buona e adeguata educazione, in famiglia, o in qualche “madrassa”, magari allestita in uno dei tanti alloggi popolari in cui gli italiani bisognosi fanno fatica ad arrivare, ma che sono di libero accesso ai “migranti” (per inciso, in italiano si dovrebbe dire “immigrati”, clandestini o meno che siano…).
Riconsegnato alla famiglia e al suo naturale ambiente educativo, il ragazzino, che ha già dato così buona prova di sé, potrà proseguire nella sua sana educazione, avendo nel resto ottimi esempi nei suoi “fratelli” più grandi che dove arrivano sgozzano cristiani e fanno girare i filmati su Youtube, tanto per chiarire che comandano loro.
Ragazzino rovinato da un’educazione malsana, ma ripeto l’aggettivo “spregevole”. Spregevole e vigliacco, perché se questo esuberante giovane ha tanta voglia di menar le mani, perché non lo fa con coetanei maschi, dai quali potrebbe ricevere un bel pugno di ritorno? Ma ovviamente perché le sue fonti educative gli hanno anche insegnato che la donna è poco più che uno strumento (inferiore) di riproduzione. Spregevole e vigliacco. Dispiace dirlo per un dodicenne, ma un dodicenne che aggredisce una coetanea non merita altra definizione. Per il suo bene, questo giovane virgulto andrebbe sottoposto a una sana e lunga cura di calci nel sedere; magari questo potrebbe stimolargli il ragionamento e aiutarlo a capire la gravità del suo gesto.
Difficilmente però la famiglia potrebbe applicare questo modulo educativo, o potrebbe accettare che venisse applicato da terzi. E allora la cosa migliore da fare sarebbe quella di rispedire al mittente i giovani energumeni e le famiglie che insegnano loro a crescere nell’odio. Se non riescono a integrarsi in Italia, perché insistono a starci?
Bene, ciò detto, attendo il coro di quanti mi definiranno fascista, salviniano (nuovo aggettivo di grande suggestione), criptolefebvrista, pazzo integralista; seguiranno le minacce di querele, denunce, incitamento all’odio razziale, islamofobia (altro neologismo idiota ricco di suggestione), eccetera.
Invece provo una sincera pena per l’aggressore, perché è come quei giovani disperati che a pochi anni di età sono già in grado di borseggiare o di introdursi nelle case altrui per saccheggiarle: sono stati educati al male fin da piccoli. Ma provo infinitamente più pena per la giovane aggredita e provo infinito schifo per un’aggressione a una ragazzina. Su questo, non c’è discussione. Quel ragazzino è stato rovinato da altri, moralmente ben più colpevoli di lui, genitori o “imam” che siano, ma la prima vittima che merita solidarietà, è la povera aggredita, che ha preso le botte, che sarà rimasta inevitabilmente terrorizzata e che ora va aiutata per superare lo choc e poter tornare a scuola tranquilla. E per quanto possa far pena l’aggressore, non scordiamoci che esiste il diritto a difendersi dai malviventi, piccoli o grandi che siano, così come per le cosiddette “autorità” dovrebbe esistere il dovere di difendere i cittadini dai malviventi.
zzzzssxtnE invece – c’è bisogno di dirlo? – è già partito il coro dei pusillanimi. Non voglio neanche citare le dichiarazioni dei politici, per non dare spazio a speculazioni di alcun tipo. Mi limito a riportare quanto ha detto l’assessore comunale alla Scuola (che è un politico, ma nella sua vesta di assessore dovrebbe curare l’interesse comune): “E’ un episodio molto grave, ma cerchiamo di non strumentalizzarlo” e il vescovo di Terni: “prima di ogni giudizio è necessario capire come realmente sia avvenuto il fatto”. E poi: “un gesto certamente grave da stigmatizzare, che non va però né ingigantito né minimizzato”.
L’unica arte che ben conoscono questi personaggi è il traccheggiamento. “Non strumentalizzare!”, “Non ingigantire né minimizzare!”, e così via. Frasi vuote, senza senso, ma che tradiscono una profonda vigliaccheria. Non sia mai che qualcuno abbia il coraggio di dire una chiara e inequivoca parola di solidarietà alla vittima e di dire ciò che anche un bambino capisce: che stiamo raccogliendo i frutti di una idiota e suicida politica di “accoglienza” fatta con gli occhi bendati, in nome di un “volemose bene” insensato, nato solo dalla vigliaccheria.
Non nominiamo gli islamici, assolutamente! Parliamo di “dialogo”, di bellezza della “interreligosità” e con queste parole vuote copriamo la profonda vigliaccheria di chi non spende una parola in difesa di una ragazzina aggredita per un motivo molto semplice: perché i violenti, come sono gli islamici per loro natura, fanno paura. Allora è meglio piegare il capo. E a furia di piegarlo, ci troveremo a piegarlo per l’ultima volta sotto il coltellaccio o la spada del boia che ci taglierà la testa.
C’è una nota che si potrebbe definire umoristica, se in questa sporca vicenda ci fosse qualcosa da ridere. È sempre ANSAche ci informa che “C’è stupore stamani, fuori e dentro l’istituto scolastico, per il clamore suscitato soprattutto a livello mediatico dall’aggressione subìta due giorni fa, all’ uscita da una scuola media della prima periferia di Terni, da una dodicenne colpita con un pugno da un coetaneo, immigrato, perché indossava un crocifisso”. Capito? Lo “stupore” c’è a causa del “clamore suscitato soprattutto a livello mediatico”: insomma, era meglio non parlarne nemmeno; la ragazzina si tenga le sue botte e impari a non essere “provocatoria” con questa strana idea di portare al collo il Crocefisso. L’aggressore, povero cocchino, potrebbe restare magari turbato per il “clamore”.
Però ormai se ne è parlato e quindi bisognerà dare un seguito. Ovviamente non c’è nessun accenno a provvedimenti scolastici contro l’aggressore. Magari tra qualche giorno potremo assistere a una bella cerimonia di riconciliazione, con fotografi, politici molto progressisti, vescovi dialoganti. Si potrebbe fare anche una bella preghiera comune tra esponenti di “diverse religioni”. Una bella riconciliazione per insegnare bene all’aggredita a starsene buona e zitta, tanto nessuno la protegge e insegnare bene all’aggressore che c’è la massima comprensione per il suo disagio, che lo ha spinto a fare un gesto leggerissimamente maleducatuccio, ma che tutti sono pronti al dialogo. Cavandosi i pantaloni.
Scusate il finale, vi sembrerà brutto. Ma c’è qualcosa di bello in questa sporca vicenda?

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