ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 17 maggio 2015

Quante vie di salvezza?


A sentire certi discorsi sulle religioni non-cristiane, viene inevitabilmente da chiedersi se chi parla creda ancora in Cristo come unico Salvatore del mondo. Certo, nessuno osa negarlo in modo esplicito e diretto; il problema sorge quando ci si domanda per quali vie Gesù salvi gli uomini. Secondo un dogma fondamentale della dottrina cattolica, la via di accesso alla salvezza è la fede in Lui, che conduce al Battesimo; questo afferma il santo Vangelo (cf. Mt 28, 19-20; Mc 16, 15-16; Gv 3, 3) e, in obbedienza al divino Maestro, così ha sempre insegnato la Chiesa, a cominciare dagli Apostoli (cf. At 2, 38). Tale verità suppone evidentemente l’obbligo ineludibile di annunciare a tutti gli uomini la salvezza concessa da Dio nel suo Figlio incarnato, morto e risorto, con il conseguente appello a convertirsi a Lui abbandonando le false credenze e cambiando vita.
Ciò che la Sposa di Cristo ha sempre fatto in quasi due millenni non è certo proselitismo, ma espressione suprema della carità stessa che lo Sposo le comunica.

Da mezzo secolo a questa parte, tuttavia, sulla base di un vago accenno del Vaticano II, peraltro ripetuto (cf. LG 16; GS 22; AG 7), si è preso a sostenere che Dio salverebbe abitualmente gli uomini anche al di fuori dei confini visibili della Chiesa; così non soltanto l’attività missionaria è finita in una drammatica crisi, ma buona parte dei fedeli ha smarrito il senso e la necessità della propria appartenenza al Corpo mistico, di una degna e frequente ricezione dei Sacramenti e di una fede operosa, vissuta nell’osservanza dei Comandamenti e nella pratica delle virtù evangeliche. Questo è proprio uno di quei casi in cui una piccola crepa provoca un crollo di proporzioni gigantesche. Comunque, anche a prescindere dalle sue catastrofiche conseguenze, l’idea ormai universalmente diffusa e accettata, al punto di essere diventata una specie di nuovo dogma indiscutibile, non ha alcun fondamento né scritturistico, né tradizionale, né magisteriale.
In realtà, ciò che ci è stato rivelato è che, «se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel Regno di Dio» (Gv 3, 5). Anche supponendo che questa sia soltanto la viaordinaria della salvezza e che Dio, per non lasciare che innumerevoli anime si perdano, abbia disposto pure ipotetiche vie straordinarie, noi non ne sappiamo assolutamente nulla. Per onestà intellettuale e spirituale dobbiamo riconoscere che, nella Rivelazione divina, di queste ultime non si trova traccia, mentre il mandato di evangelizzare le genti è affermato in modo assolutamente inequivocabile, in teoria e in pratica. Se il Signore risorto non ha fatto parola di eventuali possibilità di venire a contatto con il Mistero pasquale senza un’esplicita fede in Lui e senza piena appartenenza alla Chiesa, ma le ha perentoriamente ingiunto di predicare e battezzare per renderle possibili, è stato proprio perché questo problema non ci riguarda: come possa salvarsi chi senza sua colpa ignora il Vangelo… è affar suo; in ogni caso, noi abbiamo il dovere di annunciarglielo.
Chi poi azzarda addirittura che le altre religioni sarebbero altrettante vie ordinarie di salvezza ha evidentemente smarrito la nozione stessa di salvezza cristiana, quella rivelata nel Nuovo Testamento come realtà trascendente. Una simile, crassa eresia spazza via in un colpo solo anche il dogma del peccato originale e la necessità della Redenzione operata dal Verbo incarnato con la morte di croce. In che modo, per esempio, si salva un ebreo che rifiuta a priori il Salvatore? Con la sua osservanza della Torah adempiuta con le sole forze naturali? Ma «dalle opere della Legge non sarà mai giustificato nessuno» (Gal 2, 16). La rivelazione dell’Antico Testamento è chiaramente incompiuta e invoca un completamento, ma l’Ebraismo lo esclude ripiegando su una “salvezza” puramente temporale. L’Alleanza e i doni di Dio, di per sé, sono indubbiamente irrevocabili (cf. Rm 11, 29), ma chi respinge il Messia può forse ancora goderne? Non ne sarà piuttosto decaduto? La shoah non è una ragione pertinente per negare la verità di fatto: l’Ebraismo si è isterilito in un formalismo che, salvo casi sporadici, nasconde tiepidezza religiosa e corruzione morale…
Con l’Islam, poi, anche un semplice paragone è improponibile. Reviviscenza della gnosi ebionita sopravvissuta al di là dei confini dell’Impero Romano, questa grossolana falsificazione della fede abramitica non ha in comune con noi nemmeno la rivelazione veterotestamentaria. Tolti i rudimenti spirituali rintracciabili in qualsiasi cultura antica, i quali possono pure alimentare in alcuni una sincera religiosità naturale, il resto è soltanto un’ideologia di conquista e di sottomissione che, soffocando il raziocinio, opprime masse sterminate controllandole finanche nella mente. L’unica differenza sostanziale, rispetto all’ateismo di Stato, è che si crede in un Dio presentato come clemente e misericordioso, ma che non ama nessuno né può essere amato da alcuno, perché è talmente distante dall’uomo che ciò sarebbe per lui una debolezza; il suo favore è qualcosa di così imprevedibile e arbitrario – per chi crede in lui, figuriamoci per i dannati infedeli – che un musulmano rimane tutta la vita sospeso al fatalismo e a un’obbedienza cieca… proprio le esigenze distintive di qualcun altro che non è Dio, ma fa di tutto per essere onorato come tale.
Se ci spostiamo verso Oriente, la situazione precipita. Una filosofia alienante come il Buddhismo paralizza lo sviluppo e il progresso dei popoli, per i quali non c’è ieri né domani perché ignorano la nozione stessa di storia e camminano verso la “pace” del nulla. Con un comportamento di dubbia coerenza, peraltro, in diversi Paesi asiatici i monaci buddhisti si sono rivelati violenti e intransigenti difensori della tradizione, onde soffocare qualsiasi anelito di cambiamento sociale che metta a repentaglio il loro indiscusso potere sulla popolazione, condannata in eterno all’accettazione passiva della miseria e del sopruso – salvo reincarnazioni più fortunate – di cui è colpevole per peccati di vite passate… Certo, è già un po’ meglio dell’Induismo da cui il Buddhismo è uscito: lì, dalla casta in cui si nasce, non si potrà mai scappare; uno si può comunque rivolgere a un santone che, invocando per lui gli spiriti (immondi), lo sistemerà definitivamente per le feste, come se non bastassero le malattie contratte nei bagni di massa nel Gange…
Vogliamo parlare di religioni tradizionali: animismo, vudù et similia? Meglio di no, se non si amano gli incubi. La letteratura missionaria rigurgita di uomini trasformati in uccelli o serpenti, morti che camminano, stregoni potentissimi… ridotti all’impotenza con il solo nome santo di Gesù. Ci sarà pure una ragione, con buona pace dei teorici da tavolino dell’inculturazione e del dialogo interreligioso a oltranza: dove Cristo avanza, il diavolo indietreggia. Ora che il primo non è più predicato, il secondo scorrazza indisturbato, grazie alle teorie di questi “teologi” e “pastori” che hanno portato il gregge allo sbando. Chi però si vuole salvare, sappia che c’è una via infallibile, purché si decida a imboccarla: è l’unica, quella di sempre. Visto che lo sappiamo da duemila anni, sarebbe veramente da… stolti non farlo sapere anche a lui.
Don Giorgio Ghio
Sacerdote, nato a Roma il 12 luglio 1964, attivo in Sabina.

1 commento:

  1. Avete voluto il concilio e postconcilio? tenetevelo
    Avete voluto Nostra Aetate? succhiatevela
    Avete voluto Assisi 1 e 2 e 3? gustatevele
    Avete voluto "san" Wojtyla? baciatevi il corano
    Avete voluto le veglie interreligiose? tie'

    E allora adesso cosa volete?

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