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mercoledì 6 maggio 2015

Il diritto di essere sconcertati

La telefonata a Emma Bonino, con relativo invito a “tenere duro” (su cosa?) e l’invito in Vaticano per l’incontro con i bambini, seguiti a ruota dalla “semplificazione” dell’assoluzione per il crimine abominevole dell’aborto sono gli ultimi due eventi che altro non fanno che banalizzare un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio, gettando confusione ulteriore in una cristianità smarrita.

di Paolo Deotto

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Ho scritto più volte, e qui lo ripeto, che non voglio assolutamente atteggiarmi a teologo e tantomeno dar lezioni a chicchessia, qualunque sia il suo ruolo nella Chiesa.
Mi limito ad esercitare quello che definisco un “diritto di essere sconcertati”. Sono un cattolico qualsiasi, abbastanza vecchio da aver fatto in tempo a studiare il catechismo ma non così vecchio da essere rintronato dagli anni e dimentico delle verità più elementari della Fede cattolica.
Il Papa telefona a Emma Bonino per avere notizie sulla sua salute e invitarla a “tener duro”. Splendido. Repubblica gongola e pubblica le dichiarazioni della stessa Bonino, che con l’occasione non ha mancato di spiegare al Papa tutto il bene fatto dai radicali…

Ebbene, a prescindere dal fatto che francamente il diluvio di retorica sulla persona che “lotta” contro il tumore dà un po’ fastidio, non foss’altro perché tanti altri vivono in silenzio la loro grave malattia e magari hanno anche l’intelligenza di affidarsi alla Provvidenza, a prescindere da ciò, dicevo, non mi pare peregrino ricordare le tante altre cose per cui ha “lottato” la signora Bonino, in primis per la liberalizzazione e la diffusione del crimine dell’aborto. Lei stessa si vantò in gioventù di averne procurati migliaia in quella associazione di malviventi denominata “CISA” (Centro per l’informazione sulla sterilizzazione e l’aborto). La sua foto mentre uccide un bambino usando una pompa da bicicletta è ben tragicamente nota. Si è mai pentita pubblicamente? Mai.
Pochi personaggi come Emma Bonino hanno contribuito ad ammazzare non solo i bambini, ma anche le coscienze, col risultato che oggi l’aborto è considerato poco più che un fatto privato, o meglio un “diritto”, della donna. Una spaventosa anestesia permanente dei cervelli e del senso morale, grazie alla quale quasi nessuno riflette sul crimine che viene di continuo consumato – e ci riferiamo solo all’Italia – con l’uccisione legittima e gratuita di circa 300 bambini al giorno.
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Né manca la ciliegina sulla torta: Emma Bonino è anche invitata lunedì 11 maggio a presenziare in Vaticano all’incontro col Papa, organizzato dalla “Fabbrica della Pace”, di migliaia di bambini, che si troveranno per “lavorare con lui a un grande sogno: costruire un mondo di pace, tolleranza e accoglienza”. Soprattutto quest’ultima parola, “accoglienza” assume un sapore di macabro umorismo. La signora Bonino parteciperà anche in rappresentanza dei milioni di bambini ammazzati prima di venire alla luce? Vista la sua esperienza in materia, questo potrebbe essere il ruolo a lei più consono.
Non ha quindi il cattolico qualsiasi come me il diritto di essere sconcertato? E mi permetto di aggiungere: sconcertato e scandalizzato. A qualsiasi malato auguriamo di cuore la salute, ma ci sono personaggi che sono “simboli” e nel caso specifico simboli del male, con i quali i rapporti andrebbero gestiti perlomeno con un po’ più di intelligenza. Il Papa telefoni a chi gli pare: ma perché questo deve subito rimbalzare sulla stampa? Perché non si vincolano alla riservatezza quei fortunati che ricevono una telefonata non a tutti possibile? Perché non si riflette sul fatto che, qualsiasi sia l’intenzione di chi telefona, si genera una terribile confusione nel popolo, che vede una particolare sollecitudine pastorale proprio verso personaggi che anzitutto dovrebbero essere richiamati a far pubblica ammenda dei loro peccati e della corruzione morale in cui hanno gettato la società? E arrivare addirittura a invitare tali personaggi a un incontro in Vaticano non significa presentarli come modelli ai bambini?
E a aumentare la confusione arriva il successivo round: una sorta di “sanatoria” per ottenere l’assoluzione dal peccato di aborto. Alla “sanatoria” sono ammessi tutti, non solo la donna che ha abortito, ma anche medici, infermieri, parenti, tutti quanti abbiano contribuito al crimine. Questa facoltà è concessa ai cosiddetti “missionari della misericordia”, ovvero ai preti che saranno inviati in tutte le diocesi durante il prossimo Giubileo (vedi su ANSA).
A voler essere sfrenatamente ottimisti, si potrebbe dire che viene riaffermato che l’aborto è un peccato mortale. Volendo guardare in faccia la realtà si può anche dire che sotto il profilo “pratico” poco cambia, perché gli ordinari locali già possono delegare alcuni sacerdoti ad assolvere chi abbia praticato e procurato l’aborto.
Ma proprio perché, dal punto di vista pratico, di questa misura non c’era bisogno, lasciano sconcertati (sia pur in presenza della straordinarietà di un Giubileo) la decisione e l’annuncio subito fatto in proposito da Mons. Fisichella, capo del dicastero della Nuova Evangelizzazione. Parlavo nel sottotitolo di “banalizzazione” del delitto di aborto. Questa nuova pastorale della “misericordia”, che sempre meno si occupa di giustizia, di pentimento, di proposito di non ricadere nel peccato, scivola sempre più in una festosa e incosciente atmosfera di “todos caballeros”. Ma sì, suvvia, un’assoluzione non si nega a nessuno, anzi, si fa il possibile per semplificare le cose. Forse a breve, visti i progressi dell’informatica, si potrà essere assolti anche via e-mail, o via twitter…
Ma non scherziamo sulle cose serie. L’omicidio volontario non è forse uno dei quattro peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio?
E allora gli eventi a catena, la cordiale telefonata con la campionessa del male, Emma Bonino, con invito in Vaticano per il giorno 11 maggio, e la voluta e pubblicizzata semplificazione per l’assoluzione dal peccato di aborto, non portano forse a quella che ho definito “banalizzazione” dell’aborto?
Padre Pio ebbe a dire che se ci fosse un solo giorno in cui nel mondo non venisse praticato nemmeno un aborto, Dio libererebbe il mondo dal flagello delle guerre. Migliaia di persone, in silenzio e con tenacia, da decenni salvano vite umane, assistendo le madri in difficoltà, ricordando a tempo e fuori tempo la gravità dell’aborto, pregando in riparazione del peccato, rischiando sempre più l’emarginazione e in non pochi casi anche il posto di lavoro.
Con un tenace lavoro anche in Italia si è negli anni costituito un “Popolo della Vita”, che manifesta pubblicamente la sua contrarietà assoluta agli attentati alla vita, che nessuna legge potrà mai rendere “giusti”. Nel frattempo gli adoratori della morte protestano e reclamano leggi che limitino – se non addirittura cancellino – il diritto dei medici all’obiezione di coscienza, che mette a rischio l’esercizio del “diritto” di aborto.
Ed ecco che ora, in pochi giorni, con superficialità e ricerca del facile applauso, si demolisce tutto. Ma sì, la misericordia, nella nuova confezione spray, tutto permette e tutto consente. La giustizia? Beh, quella non può esserci senza la misericordia. Si sono invertiti i termini della faccenda e il gioco è fatto.
Qualcuno ha messo in discussione la Dottrina? Ma assolutamente no! Solo, la Dottrina stessa è sempre di più un iperuranio irraggiungibile. La Pastorale del “tutti perdonati” non cancella la Dottrina, ma la copre con un velo sempre più fitto.
In fondo, cosa rischiamo? Poca cosa: solo la dannazione eterna.
Però a me non piace davvero questa prospettiva, e allora ribadisco: sono un cattolico qualsiasi, sconcertato e scandalizzato.

 –  di Paolo Deotto





Redazione


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