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martedì 28 luglio 2015

Gli artefici insistono, e vogliono la "riserva indiana"

Il New York Times: «In Medio Oriente è la fine del cristianesimo?»


Erbil. Il pianto di una donna cristiana
(©Lapresse)
(©LAPRESSE) ERBIL. IL PIANTO DI UNA DONNA CRISTIANA

Un lungo speciale nel Magazine domenicale affronta la drammatica questione. Nell’arco di un secolo (1910-2010) il numero dei cristiani in paesi come l'Egitto, Israele, Palestina e Giordania è passato dal 14 al 4 per cento della popolazione


I cristiani in Medio Oriente stanno «male» o «meno male», dichiarava nei giorni scorsi il Patriarca latino Fouad Twal di Gerusalemme, aggiungendo però che la condizione dei palestinesi in Cisgiordania sia senza dubbio ancora migliore rispetto alle sfide affrontate dai cristiani in Siria e in Iraq, soprattutto quelli costretti ad abbandonare le loro case di fronte all’avanzata dei militanti dello Stato Islamico.

«Assisteremo alla fine del cristianesimo in Medio Oriente?» si chiede allora il New York Times nel suo speciale nel Magazine di domenica 26 luglio dal titolo «L’ombra della morte».
A partire dalla storia di Diyaa e Rana, due coniugi di Qaraqosh, la più grande cittadina cristiana nella piana di Ninive in Iraq - 1.500 miglia quadrate incuneate fra il territorio curdo e quello arabo, fino all’estate scorsa quasi il granaio dell’Iraq per le sue ampie coltivazioni di cereali, ma anche fiorenti allevamenti di bestiame e pollame, il centro vivace per numerosi bar e attività commerciali– il racconto affonda le radici agli inizi della fede cristiana in quella terra: sullo sfondo delle testimonianze il terrore che accompagna il dilagare delle milizie dell’ISIS, il prosciugamento dei pozzi (in zone dove le temperature raggiungono i 110°F, più di 43°C), le decapitazioni di massa, la fuga delle popolazioni verso Erbil, la capitale della zona curda, 50 miglia più a nord.

La maggior parte dei cristiani d'Iraq si definiscono assiri, caldei o siriaci, nomi diversi per indicare una comune radice etnica che si è sviluppata nei regni mesopotamici fra il Tigri e l'Eufrate migliaia di anni prima di Cristo. Secondo lo storico Eusebio il cristianesimo sarebbe arrivato là durante il I secolo, ma la tradizione vuole che Tommaso, uno degli Apostoli, avrebbe inviato Taddeo, uno dei primi convertiti dall’ebraismo, a predicare il Vangelo in Mesopotamia.

Il cristianesimo è cresciuto in pacifica coabitazione con altre tradizioni religiose, quali Giudaismo, Zoroastrismo e il monoteismo di drusi, yazidi e mandei: comunità in conflitto fra loro divise da differenze dottrinali che persistono ancora oggi. Quando le prime truppe islamiche arrivarono dalla penisola arabica nel corso del VII secolo, il passaggio al dominio islamico è avvenuto senza traumi: i cristiani d'Oriente godevano di protezione, è vero che dovevano pagare la jizya (la tassa per i non islamici), ma a loro era comunque permesso ciò che altrimenti era vietato, come mangiare carne di maiale o bere alcolici e i governanti musulmani tendevano pure ad essere più tolleranti nei confronti delle minoranze rispetto ai loro omologhi cristiani e per circa 1500 anni le diverse religioni hanno prosperato l’una a fianco dell’altra.

Cento anni fa, due fatti hanno dato avvio al più grande periodo di violenze contro i cristiani: la caduta dell'Impero ottomano e la Prima Guerra Mondiale. Il genocidio attuato dai Giovani Turchi in nome del nazionalismo (non della religione!) ha lasciato sul campo almeno due milioni di armeni, assiri e greci, perlopiù cristiani. Tra i sopravvissuti, i più istruiti sono andati verso Occidente, altri si sono stabiliti in Iraq o in Siria, protetti dai dittatori militari.

Nell’arco di un secolo (1910-2010) il numero dei cristiani in Medio Oriente, in paesi come l'Egitto, Israele, Palestina e Giordania, ha continuato a diminuire: se all’inizio i cristiani rappresentavano il 14% della popolazione, ora sono al 4%. Anche in Libano, l'unico paese della regione in cui i cristiani detengono un significativo potere, il loro numero si è ridotto nel corso dell'ultimo secolo, dal 78 al 34%. Le ragioni di un declino sono da annoverarsi nella bassa natalità, clima politicamente ostile e crisi economica, ma anche la paura fa il suo gioco e la contemporanea ascesa di gruppi estremisti o la percezione che le loro comunità stiano ormai sparendo, inducono le persone ad abbandonare la loro terra.

E’ da più di un decennio che gli estremisti hanno preso di mira cristiani e altre minoranze, spesso visti come emblema del mondo occidentale: in Iraq l'invasione americana ha spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire. «Dal 2003, abbiamo perso preti, vescovi e più di 60 chiese sono state bombardate in Iraq», dichiara Bashar Warda, arcivescovo cattolico caldeo di Erbil. Con la caduta di Saddam Hussein i cristiani si sono ridotti a meno di 500 mila unità (nel 2003 erano più di un milione e mezzo).

La primavera araba non ha fatto che peggiorare le cose. Caduti dittatori come Mubarak in Egitto e Gheddafi in Libia, l’atavica protezione delle minoranze si è conclusa e oggi ISIS sta cercando di sradicare i cristiani e le altre minoranze capovolgendo con la forza delle armi l’antica storia della regione per legittimare la sua impresa millenaria, utilizzando i media per avvertire la popolazione.

Per la prima volta il futuro del cristianesimo nella regione è quanto mai incerto. «Per quanto tempo potremo fuggire prima che noi e altre minoranze diventeremo solo un capitolo all’interno di un libro di storia?», dice Nuri Kino, giornalista e fondatore di un gruppo di pressione per la richiesta di azione da parte dell’Occidente. Secondo uno studio Pew, i cristiani sono ora di fronte alla persecuzione religiosa più che in qualsiasi altro momento della storia. «L’ISIS ha solo acceso i riflettori su un problema di sopravvivenza», dice Anna Eshoo, parlamentare democratica della California, i cui genitori provenivano da quella regione e attivamente impegnata per la difesa dei cristiani d'Oriente.

Dall’inizio della guerra civile scoppiata in Siria nel 2011, Assad ha permesso ai cristiani di lasciare il paese: quasi un terzo dei cristiani, circa 600 mila, non hanno avuto altra scelta se non quella di fuggire. 

Emblematica la vicenda di Bassam: suo fratello Yussef si è trasferito a Chicago due anni fa, non ha ancora un lavoro, ma la moglie è impiegata da Walmart e potrebbero aiutarlo. «Cosa potrei fare qui? Ho quattro figli, non posso lasciarli a morire».

Questa primavera il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito per affrontare la situazione delle minoranze religiose in Iraq. «Se prestiamo attenzione ai diritti delle minoranze solo dopo che è iniziato il drammatico genocidio, abbiamo fallito in partenza» dichiarava Zeid Ra'ad al-Hussein, alto commissario per i diritti umani. 

E’ stato quasi impossibile, afferma il NYT, per due presidenti degli Stati Uniti - Bush, evangelico conservatore, e Obama, liberale progressista - affrontare esplicitamente la difficile situazione dei cristiani per timore dello scontro di civiltà. «Una delle ombre dell’amministrazione Bush è stata l'incapacità di cimentarsi con questo problema, diretta conseguenza dell'invasione», dice Timothy Shah, direttore del Freedom Project della Georgetown University.

Più di recente, la Casa Bianca è stata criticata per rifuggire quasi lo stesso termine «cristiano»: quando quest’inverno  l’ISIS ha massacrato i copti egiziani in Libia, il Dipartimento di Stato ha fatto riferimento alle vittime semplicemente come «cittadini egiziani». Daniel Philpott, docente di scienze politiche all'Università di Notre Dame: «Quando si tace sul fatto che l’ISIS abbia motivazioni religiose né che prenda di mira minoranze religiose, la prudenza dell' attuale amministrazione sembra eccessiva».

Anche se l’ISIS fosse sconfitto, il destino delle minoranze religiose in Siria e in Iraq rimarrebbe desolante: «Abitiamo qui come gruppo etnico da 6000 anni e come cristiani da 1700 anni - dice Srood Maqdasy, membro del Parlamento curdo - abbiamo la nostra cultura, la lingua e la tradizione. Se vivessimo all'interno di altre comunità, tutto questo scomparirebbe nel giro di due generazioni».

La soluzione pratica, secondo alcuni, sarebbe quella di costituire un rifugio sicuro sulla piana di Ninive, magari gestito dall’UNHCR come soluzione permanente, ipotizza Nuri Kino o una soluzione tipo no-fly zone, anche se è tutto da verificare il sostegno internazionale.

Per altri la convivenza tra fedi diverse è finita: «Non c’è più il tempo di aspettare le soluzioni», afferma padre Emanuel Youkhana, alla guida di Christian Aid Program a nord dell'Iraq. L'Iraq è un matrimonio forzato tra sunniti, sciiti, curdi e cristiani, e non è riuscito e io, come sacerdote, preferisco il divorzio».

MARIA TERESA PONTARA PEDERIVA
TRENTO
http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/medio-oriente-middle-east-medio-oriente-42551/
La persecuzione dei cristiani è un tema che si sta facendo strada, anche se lentamente, sulle pagine dei più autorevoli giornali di tutto il mondo. Domenica scorsa uno speciale del quotidiano statunitense «New York Times» è stato dedicato a questo tema. E ieri, lunedì, il quotidiano britannico «The Guardian» ha dato ampio spazio al dramma di quanti stanno subendo violenze inaudite a causa della loro fede. 
Il giornale statunitense, nel dossier intitolato «L’ombra della morte» si domanda se «assisteremo alla fine del cristianesimo in Medio Oriente». Nell’arco di un secolo (1910-2010), si legge, il numero dei cristiani in Paesi come Egitto, Israele, Palestina e Giordania è passato dal 14 al 4 per cento della popolazione. Anche in Libano, l’unico Paese della regione in cui i cristiani detengono un significativo potere — prosegue il quotidiano newyorkese — il loro numero si è ridotto nel corso dell’ultimo secolo dal 78 al 34 per cento. Le ragioni del declino sono da annoverarsi nella bassa natalità, nel clima politicamente ostile e nella crisi economica. Anche la paura fa il suo gioco e la contemporanea ascesa di gruppi estremisti o la percezione che le loro comunità stiano ormai sparendo, inducono le persone ad abbandonare la loro terra. 
«The Guardian» sottolinea invece quanto i cristiani siano stati costretti negli ultimi anni a subire persecuzioni, al punto che il Papa ha messo in guardia dal pericolo di un “genocidio”. Molti attivisti sostengono che si tratti in effetti di operazioni di “pulizia etnico-religiosa”. L’escalation di attacchi contro i cristiani in Medio oriente, Africa sub-sahariana, Asia e America latina — conclude il quotidiano — «ha allarmato le organizzazioni internazionali» che parlano di «significativo peggioramento negli ultimi anni delle persecuzioni religiose».
L'Osservatore Romano, 29 luglio 2015.

Raccolta umanitaria per l’emergenza in Siria 

Raccolta umanitaria per l’emergenza in Siria, un aiuto concreto a chi si difende dall’ISIS

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Dopo il significativo successo della campagna umanitaria del 2014, concretizzatasi con l’invio in Siria di due ambulanze, strumentazioni mediche ed oltre due quintali di medicinali, consegnati dai volontari direttamente alle autorità nazionali siriane, anche quest’anno l’associazione SolId, in collaborazione con Casapound, offre la possibilità di aiutare concretamente il popolo siriano.
Dopo oltre quattro anni di guerra terroristica, più di 250.000 vittime, milioni di sfollati interni per la maggior parte donne, anziani e bambini, distruzioni incalcolabili alle infrastrutture industriali ed al tessuto produttivo, più di 600 strutture ospedaliere distrutte o danneggiate, danni irreparabili al patrimonio storico ed archeologico, il popolo siriano, vittima di una guerra imposta ed inconcepibile contro il terrorismo dell’ISIS, continua a difendere la propria libertà, identità e sovranità. SolId,per il terzo anno consecutivo, ha deciso di fornire un aiuto concreto al popolo siriano, dando vita alla campagna solidale “Emergenza Siria 2015” e attivando in Italia oltre 60 punti di raccolta in altrettante città sull’intero territorio nazionale, presso i quali chiunque potrà consegnare gli aiuti richiesti.
“EmergenzaSiria 2015”, consiste nella raccolta di generi di prima necessità come alimenti a lunga conservazione e per bambini, medicinali, prodotti e strumentazioni mediche, indumenti e vestiario, materiale scolastico e attrezzature per invalidi. Per la precisione si raccolgono tra i medicinali ogni tipologia di farmaco (anche generici e non in vetro), tra i quali: antibiotici, analgesici, antipiretici, antinfiammatori, paracetamolo, vitamine ed integratori. Per i vestiti, gli indumenti, le scarpe e le coperte solo materiale nuovo in ottimo stato, con particolare attenzione per il vestiario dei bambini e per gli indumenti invernali (giacconi e scarponi anche da montagna). Per quanto riguarda il materiale scolastico si raccolgono zainetti, quaderni, penne, colori, matite, gomme, temperini ma anche tablet, portatili, proiettori anche se usati o seminuovi. Per il materiale infermieristico è gradito ogni prodotto utile al supporto medico, principalmente soluzioni fisiologiche (in sacche, non vetro), disinfettanti (soprattutto chirurgici), garze idrofile, bende/elastina, laparatomiche, tutori, deflussori, microperfusori sterili, kit suture, guanti sterili, coperte isotermiche, pannoloni per adulti e bambini ed eventuali attrezzature mediche (defibrillatori, ecc.). Tra gli alimenti, invece, principalmente cibi in scatola(verdure, legume, ortaggi ecc.), farine, grano (anche in scatola), sale, zucchero, biscotti, con particolare interesse per gli alimenti per bambini (soprattutto latte in polvere).Si raccoglie anche materiale di deambulazione come sedie a rotelle, girelli e stampelle.
La campagna di raccolta durerà alcuni mesi e gli aiuti saranno poi consegnati al Ministero della Salute siriano e ad associazioni ufficiali locali. Per chi volesse donare un contributo economico per l’Emergenza Siria 2015 o per le altre campagne umanitarie permanenti che l’associazione porta avanti,tra le quali si ricordano quelle in Birmania, Kosovo e Gaza, può:
-effettuare bonifico, cod. IBAN: IT37H0760103200001016097071 causale: Campagne umanitarie 2015
-versamento su PAYPAL account volunteers.solid@gmail.com
E’ giusto sostenere quei popoli che difendono la propria terra dalla minaccia dell’islamismo radicale, in prima linea contro la barbarie dell’ISIS e i gruppi a lui affiliati. Aiutare questa associazione significa fare qualcosa di concreto per resistere al pericolo jihadista ed aiutare i popoli che lo combattono a sopravvivere e a tutelare il proprio diritto all’autodeterminazione e all’integrità, e ad un futuro migliore per i propri figli.
(Alessandro Catto)
http://www.stampalibera.com/?a=30070




Vi racconto la vita dei cristiani in Siria. Il reportage di Casadei

25 - 07 - 2015Giovanni Bucchi
Vi racconto la vita dei cristiani in Siria. Il reportage di Casadei

La testimonianza dei sacerdoti, le comunità di giovani pronte ad aiutarsi e quel crocifisso costruito con i bossoli. Sono i cristiani di Aleppo che all'Italia e all'Europa chiedono: "Perché state con chi ci fa del male?". Il reportage di Rodolfo Casadei
Le otto chiese di Maloula distrutte e saccheggiate, così come i due santuari. La devastazione ad Aleppo, la Sarajevo di questo decennio, dove si combatte da 3 anni, l’energia elettrica scarseggia e si può rimanere senz’acqua per quasi un mese. Infine la capitale Damasco, dove si convive con il terrore di un attacco delle truppe di Jaysh al-Islam. Sono le tre città della Siria cheRodolfo Casadei, giornalista esperto di esteri e inviato del settimanale Tempi, ha visitato di recente per 7 giorni. Rientrato venerdì scorso dalla sua terza visita in quel Paese devastato dai conflitti, ha pubblicato su tempi.it quattro puntate del suo reportage per raccontare la vita dei cristiani perseguitati in Siria (le trovate quiquiqui e qui), mentre giovedì prossimo ne uscirà una quinta nel numero cartaceo del giornale in edicola. In questa conversazione con Formiche.netracconta impressioni ed emozioni di un viaggio in mezzo a un popolo che chiede di non essere dimenticato.
AD ALEPPO, DOVE “SI SPARA GIORNO E NOTTE”
“Non avevo ancora visitato Aleppo, sono ripartito proprio per vedere la nuova Sarajevo dimenticata da tutti”, dice. Dai 2,5 milioni di abitanti di prima della guerra, la “Milano della Siria” è oggi divisa a metà: a ovest la parte governativa con circa 1 milione di persone, a est quella sotto il controllo dei ribelli dove “non credo siano in più di 300mila” ma ci sono le “uniche due fonti di acqua”. “Si spara giorno e notte, da 3 anni c’è una guerra civile molto più intensa che a Damasco, la situazione della vita quotidiana è tremenda”. Ad Aleppo i cristiani “erano un po’ meno di 200mila, dopo l’avvio del conflitto si sono dimezzati scendendo attorno ai 90mila, tutti concentrati nella parte governativa. Metà delle chiese sono andate perdute, distrutte e saccheggiate”. Oltre alla guerra e alla persecuzione da parte delle milizie islamiche ribelli, c’è anche la leva militare del governo a spaventare le famiglie cristiane: scatta a 19 anni, è obbligatoria, e le probabilità di non tornare più a casa sono molto alte.
LA TESTIMONIANZA DI CHI RIMANE
C’è qualcosa nelle comunità cristiane di Aleppo che ha particolarmente colpito l’inviato di Tempi. “Mentre la metà dei fedeli ha abbandonato la città, il 95% dei sacerdoti e dei religiosi è rimasto lì”. Il motivo? “Vogliono mantenere una presenza cristiana in Siria e l’unico modo per farlo è la loro testimonianza di pastori che non fuggono, incoraggiano le famiglie a restare, le sostengono spiritualmente e materialmente”. Casadei parla di “gruppi giovanili capaci di fare comunità in modo commovente. Si aiutano tra di loro, fanno festa, pregano assieme, ben sapendo che ogni giorno trascorso ad Aleppo può davvero essere l’ultimo, dato che si spara giorno e notte”. Dalla Legione di Maria ai centri dei salesiani, fino all’oratorio dei francescani, sono questi i principali gruppi presenti in città. “I sacerdoti – continua Casadei – dimostrano di essere pronti al sacrificio per il loro popolo, sentono che con questa testimonianza si sta realizzando la loro vocazione di pastori e imitatori di Cristo, e lo fanno con una letizia e a volte pure un’esaltazione difficilmente descrivibili”.
QUEI CROCIFISSI COSTRUITI CON I PROIETTILI
Schegge di mortaio, pallottole, bossoli, cartucce. Strumenti di guerra e distruzione trasformati in corredi sacri, in oggetti religiosi. E’ anche così che ad Aleppo dalla morte si risorge alla vita. Succede nella cappella dell’ospedale di St Louis, una struttura privata gestita da un ordine di suore francesi. Casadei ha documentato tutto pubblicando sulla sua pagina Facebook alcune immagini che ritraggono un Cristo in una croce decorata da bossoli, due ceri sorretti dai resti di una bomba di mortaio, un rosario realizzato con le cartucce da sgranare per recitare i misteri. “Una suora italiana ha raccolto tutto questo materiale che si trovava sia dentro l’ospedale che fuori, dato che gli attacchi sono arrivati pure lì, e ha composto un rosario, un crocifisso, i portafiori fino a scrivere la parola pace in cinque lingue con i bossoli delle armi. Il tutto con una cura e abilità artigianali. Guardando quegli oggetti di guerra, questa religiosa ha intravisto una possibilità di bene, di rinascita e di vita”.
L’APPELLO DEI CRISTIANI DI SIRIA
“Tutte le volte che vado in Siria mi sento ripetere la stessa domanda. E tutte le volte non posso che restare zitto, senza risposta”. “Come è possibile che voi europei, che l’Occidente, stia dalla parte di chi ci perseguita?” chiedono i cristiani siriani. “Non posso dire niente a chi ha avuto un figlio o un padre o il marito morto in questa guerra. Questo popolo – dice l’inviato di Tempi – non ama il governo di Assad, è perfettamente cosciente che sia una dittatura, ma vede in questo sistema l’unica forza al momento in grado di salvarlo da una repubblica islamica che lo costringerebbe a fuggire dalla propria terra, che ridurrebbe i cristiani a cittadini di secondo livello, perseguitati fino alla morte”. Pertanto la loro “non è una scelta a favore del governo, ma il riconoscimento dell’unica possibilità di vita. Per questo denunciano l’Occidente che appoggia chi invece della democrazia gli porterà la dittatura religiosa, peggiore di quella politica”. Di fronte a una tale situazione, Casadei rileva una “inadeguatezza di posizione sia della società che della Chiesa italiana. Si è puntato molto sull’aiuto umanitario, si raccolgono giustamente soldi e beni per quei popoli, ma dal punto di vista religioso non è stata ancora avviata una pastorale in Italia sulla testimonianza dei martiri cristiani di oggi, è ancora un argomento periferico”. Dal punto di vista politico invece, “non vedo iniziative e nemmeno la capacità del nostro popolo di mobilitarsi per chiedere alcune cose che andrebbero fatte per aiutare quei cristiani”. La prima: “Togliere le sanzioni al governo siriano, danneggiano solo la popolazione inerme”. Dopodiché, “operare per un cessate il fuoco in tutto il Paese”.
http://www.formiche.net/2015/07/25/vi-racconto-la-vita-dei-cristiani-siria-il-reportage-rodolfo-casadei/

Morire per il cristianesimo: milioni a rischio tra aumento persecuzione in tutto il mondo

Aumento di omicidio, così come lo stupro, la tortura e le discriminazioni, ha portato il Papa per avvertire di una 'forma di genocidio'
I cristiani sono scansione con un metal detector di fuori della Madonna della Consolazione Chiesa, a Garissa, in Kenya che è stato attaccato con granate da militanti. Fotografia: Ben Curtis / AP


I cristiani si trovano ad affrontare sempre più la persecuzione in tutto il mondo, alimentato principalmente da dell'estremismo islamico e governi repressivi, che porta il Papa a mettere in guardia di "una forma di genocidio" e attivisti per parlare di "pulizia religio-etnica".




La scala di attacchi contro i cristiani in Medio Oriente, sub-saharianadell'Africa , Asia e America Latina ha allarmato le organizzazioni che monitorano la persecuzione religiosa, con la maggior parte segnalazione di un significativo peggioramento negli ultimi anni.
Nel suo recente viaggio in America Latina, il Papa Francesco disse che era costernato "per vedere come in Medio Oriente e in altre parti del mondo molti dei nostri fratelli e sorelle sono perseguitati, torturati e uccisi per la loro fede in Gesù". Ha continuato: "In questo terza guerra mondiale, combattuta frammentario, che stiamo vivendo, una forma di genocidio è in atto, e deve finire."
A Pasqua, l'arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, il leader della chiesa anglicana, ha parlato di Christian "martiri" . I cristiani vivevano sotto la persecuzione in quasi la metà delle 38 province anglicane in tutto il mondo, ha detto questo mese . "Essi temono per la loro vita ogni giorno".




Il Principe di Galles ha descritto le minacce ai cristiani in Medio Oriente come "una tragedia indescrivibile" .
Secondo David Alton, un pari crossbench che si batte sulla libertà religiosa, "alcune valutazioni sostengono che ben 200 milioni di cristiani in oltre 60 paesi di tutto il mondo devono affrontare un certo grado di restrizione, discriminazione o persecuzione a titolo definitivo". Che è di circa uno su 10 dei 2,2 miliardi di cristiani nel mondo. Il cristianesimo rimane la fede con il maggior numero di aderenti.
"Qualunque sia il vero figure la scala è enorme. Dalla Siria, l'Iraq, l'Iran e l'Egitto per la Corea del Nord , Cina, Vietnam e Laos, da India, Pakistan, Bangladesh e Sri Lanka per l'Indonesia, la Malesia, la Birmania, da Cuba, Colombia e Messico in Eritrea, Nigeria e Sudan, i cristiani affrontano gravi violazioni della libertà religiosa ", ha detto Alton. La persecuzione andava da omicidi, stupri e torture di leggi repressive, la discriminazione e l'esclusione sociale.






Una conseguenza è stata "una forma di pulizia etnica-religiosa delle comunità cristiane", ha detto John Pontifex diAiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), un gruppo di campagna cattolica che monitora la persecuzione. "La persecuzione dei cristiani è a un livello che non abbiamo visto per molti, molti anni e l'impatto principale è la migrazione dei cristiani. Ci sono enormi aree del mondo che stiamo vivendo un forte calo del numero di cristiani ".
Negli ultimi 15 mesi, una serie di attacchi eclatanti hanno evidenziato la mira dei cristiani da parte di estremisti islamici in Medio Oriente e Africa. includono:
 il rapimento di oltre 270 studentesse nigeriane ;
 la decapitazione di 21 cristiani copti egiziani in Libia , e altri attacchi da parte dei militanti Isis in Iraq e in Siria;
 l'uccisione di 147 persone su un campus universitario a Garissa , nel nord del Kenya.
Inoltre, una donna fortemente incinta, Meriam Ibrahim , è stato condannato a morte in Sudan per presunta apostasia, scatenando le proteste in tutto il mondo.In seguito è stata autorizzata a lasciare il Paese.
Ma i gruppi di monitoraggio dicono che la persecuzione dei cristiani va ben al di là di casi di alto profilo. Secondo il Pew Research Center , i cristiani affrontano molestie in 102 paesi - più di qualsiasi altra religione. L'organo consultivo del governo degli Stati Uniti la Commissione sulla libertà religiosa internazionale (USCIRF), raccomanda quest'anno che otto paesi - Repubblica Centrafricana, Egitto, Iraq, Nigeria, Pakistan, Siria, Tagikistan e Vietnam - essere aggiunti alla lista già esistente del Dipartimento di Stato di nove "Paesi di particolare preoccupazione".






Il rapporto 2014 sulla libertà religiosa nel mondo da ACNdette condizioni erano deteriorate in 55 paesi, e in modo significativo in sei paesi: Iraq, Libia, Nigeria, Pakistan, Sudan e Siria. Anche se i musulmani "faccia anche terribile e sistematica persecuzione ... e le comunità ebraiche hanno subito crescenti minacce e violenze", i cristiani sono stati di gran lunga il gruppo religioso più perseguitato, dice il rapporto.
Porte Aperte , un monitoraggio persecuzione cristiana organizzazione globale, stima prudenzialmente che 4.344 cristiani sono stati uccisi per ragioni di fede legate in 12 mesi fino a novembre 2014, e 1.062 chiese sono state attaccate. Si dice persecuzione è aumentata in 24 paesi lo scorso anno, con il Kenya, Sudan, Eritrea e Nigeria entrare nella top 10 del suo paese per paese classifica. La Corea del Nord ha guidato la lista per negli ultimi 13 anni; fino a 70.000 cristiani sono detenuti nei gulag, con "decine di migliaia di persone bandito, arrestati, torturati e / o uccisi", dice.
In generale, la persecuzione dei cristiani è in aumento ", e il tasso di crescita sta accelerando", ha detto Lisa Pearce, CEO di Open Doors Regno Unito e Irlanda. La natura della persecuzione è stato anche cambiando, ha aggiunto. "E 'usato per indicare diversi anni in un campo di lavoro forzato. Ora significa guardare i vostri cari di essere decapitati. "
L'ascesa dell'estremismo islamico sta guidando gran parte l'aumento della persecuzione cristiana, ha detto che gli attivisti e leader della chiesa che puntano a gruppi militanti come Iside, Boko Haram e Al-Shabaab. "Una delle maggiori sfide del 21 ° secolo alla libertà di religione o di credo [è] le azioni degli attori non statali in mancanza o Stati falliti", ha detto la relazione annuale 2015 del USCIRF.
Lee Marsden, professore di relazioni internazionali, specializzata nella religione e della sicurezza, presso l'Università di East Anglia, ha detto che il crollo dei regimi autoritari in Medio Oriente durante la primavera araba è stato un fattore significativo. "Hanno avuto molti aspetti negativi, ma hanno fatto proteggere fedi minoritarie. Portarli via, e diventa aperto la stagione sulle minoranze - che era una delle conseguenze impreviste di rovesciare queste persone. E la primavera araba è stato dirottato dagli islamisti, che era una cattiva notizia per le minoranze religiose ".






I social media ha permesso estremisti religiosi di spingere il loro messaggio oltre i confini geografici. Jonathan Sacks, l'ex rabbino capo, parlando in un recente dibattito sulla libertà religiosa alla Camera dei Lord, ha detto che Internet è "per le religioni politici radicali quali la stampa è stato quello di Martin Lutero. Permette loro di aggirare e aggirare tutte le strutture di potere esistenti. Il risultato è stato la politicizzazione della religione e della religionising della politica, che, nel corso della storia, è stata una combinazione letale ".
Altre forze motrici persecuzione includono i regimi autoritari che limitano l'attività di particolari gruppi di fede, le tensioni tra i gruppi che vengono a contatto a causa della migrazione e spostamento, e la tolleranza e il pluralismo in calo in alcune parti del mondo. I leader cristiani di questa settimana hanno protestato contro una campagna per rimuovere le croci dalle chiese nella Cina orientale.
E ci sono alcune sacche inaspettate di persecuzione. Nel 2014, cinque preti cattolici sono stati uccisi in Messico , spingendo il Vaticano a dire che è stato il paese più pericoloso in America Latina per i suoi seguaci. Potenti gruppi criminali vedono la chiesa come un obiettivo per estorsione e riciclaggio di denaro, e visualizzare alcuni sacerdoti come in piedi nel modo della loro influenza. Attacchi contro i sacerdoti in Messico sono aumentate del 80% tra il 2012 e il 2014, le organizzazioni locali hanno riferito.
Alcuni attivisti e leader della chiesa hanno riconosciuto il pericolo di persecuzione religiosa essere visto come un moderno scontro di civiltà, una lotta titanica tra islam e cristianesimo, portando il rischio di polarizzare persone di fedi diverse.
"Non si tratta di islam e cristianesimo. Si tratta del diritto per tutti di avere la libertà di scegliere, pratica, condividere non coercitivo, e cambiare la loro religione o credo - e comprende il diritto di non credere, così come il diritto dei fedeli di tutte le religioni a seguire le loro credenze ", disse Lord Alton.
Cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e capo della Chiesa cattolica in Inghilterra e Galles, ha detto: "Sarebbe un grave errore lanciare questa come un conflitto tra cristiani e musulmani". Ha citato un vescovo nel nord della Nigeria , che aveva detto lui il più recente uccisione nella sua diocesi è stato di 39 musulmani di Boko Haram. "I gruppi estremisti sono certamente perpetrando la violenza, contro chi non condivide la loro visione del mondo. Che comprende i cristiani, ma non è esclusivamente cristiani con qualsiasi mezzo. "






Secondo Marsden, ci potrebbe essere un elemento di islamofobia in alcune organizzazioni cristiane di campagna ", ma c'è anche un elemento di vittimismo - una visione che la Chiesa è sempre stata perseguitata, che alimenta nella narrazione martirio".
E, alla Camera dei Lord, l'arcivescovo di Canterbury allude proprio record storico del cristianesimo di perseguitare gli altri, dicendo: "sporadica record della chiesa di obbedienza convincente per i suoi insegnamenti con la violenza e la coercizione è un motivo di umiltà e vergogna".
Nello stesso dibattito, Sacchi - insieme ad altri - ha sottolineato la crescente minaccia affrontato da "persone di tutte le fedi, e di nessuno". Egli ha detto: "I cristiani sono perseguitati in tutto il Medio Oriente e altrove. Gli ebrei si trovano ad affrontare un nuovo e risorgente antisemitismo. I musulmani che stanno dalla parte sbagliata della divisione tra sunniti e sciiti vengono uccisi in gran numero. Indù, sikh, buddisti, Bahá'í e altri affrontano la persecuzione in alcune parti del mondo. La libertà religiosa è la nostra comune umanità, e dobbiamo lottare per essa, se non vogliamo perderlo. Questo, credo, è il problema del nostro tempo ".
Non tutti d'accordo con l'utilizzo del papa della parola genocidio. Ma, ha detto Pearce, "se si guarda a ciò che sta accadendo in Medio Oriente, è in fase di purgato dei cristiani, e ci sono sicuramente elementi di pulizia religiosa. Così posso vedere dove il Papa ha questa parola da. "






Lei ha operato una distinzione tra "smash" - violenza estrema - e "squeeze", dove "la vita da cristiano diventa inesorabilmente più difficile. La compressione rende inevitabilmente la chiesa più vulnerabile del famosissimo quando si tratta. "I gruppi che sono stati i più violenti non erano necessariamente i peggiori persecutori, ha aggiunto.
Gli attivisti hanno suggerito un'azione come un aumento della pressione governativa, assistenza legale dove c'è un sistema giudiziario funzionante, offrendo rifugio per i rifugiati, e sostenere le ONG in loco. Alton vorrebbe che il primo ministro, David Cameron, di nominare un inviato speciale per la libertà religiosa, come abbiamo fatto negli Stati Uniti e in Canada.
L'arcivescovo di Canterbury ha detto che gli attacchi alla libertà religiosa sono state spesso legate a circostanze economiche, sociali e storiche. "Se vogliamo difendere la libertà religiosa in tutto il mondo ... non vendere armi a persone che opprimono la libertà religiosa; Non riciclare il loro denaro; restringere il commercio con loro; limitare il modo in cui abbiamo a che fare con loro ", ha detto ai suoi compagni coetanei. Inoltre, ha detto Nichols, "per le persone di fede, la promessa e il modello di preghiera è molto importante; per dire che non siete dimenticati è un dono fondamentale e sostenere. "
Pearce ha detto Porte Aperte costantemente lottato con il modo di "mettere in chiaro che stiamo parlando l'impatto di estremismo, che è non solo i cristiani che vengono perseguitati, e che l'obiettivo generale è quello di creare un ambiente in cui le persone sono libere di seguire la religione, o nessuno. Questo non è un problema solo per i cristiani, ma una questione di diritti umani che ci riguarda tutti. Non è un problema per la chiesa, ma molto più ampia di quella ".

sotto attacco

Garissa Università - Kenya
Il 2 aprile di quest'anno, uomini armati del gruppo militante islamico di al-Shabaab hanno attaccato Garissa Università in Kenya, uccidendo 147 persone e ferendone 79. Gli uomini armati rilasciati studenti musulmani e sparato coloro che si sono identificati come cristiani, in alcuni casi, dire agli studenti di chiamare i loro genitori e parlare con loro come sono morti. Gli uomini armati tengono l'università in stato d'assedio per 15 ore, con più di 700 studenti intrappolati dentro. L'assedio terminò quando quattro degli uomini armati sono stati uccisi dalla polizia; il quinto è stato in grado di far esplodere il suo giubbotto suicida, uccidendo se stesso e ferendo commando del Kenya. E 'stato l'attentato più sanguinoso in Kenya dopo l'attentato all'ambasciata degli Stati Uniti nel 1998 e uno in una serie di attacchi di al-Shabaab sul paese, che il gruppo terroristico sosteneva sono state effettuate in castigo per le "atrocità indicibili contro i musulmani di Oriente Africa, da parte delle forze di sicurezza del Kenya ".
Donna incinta condannato a morte per apostasia - il Sudan






Meriam Ibrahim, un sudanese cristiana, è stato condannato a morte per adulterio e l'apostasia dopo aver sposato un uomo cristiano, con il quale ebbe un figlio piccolo. Ibrahim è stato cresciuto come un cristiano dalla madre cristiana dopo che suo padre musulmano lasciò la famiglia quando era un bambino. Il tribunale sudanese ha detto che avrebbe dovuto seguire la religione del padre assente, che le avrebbe vietato di sposare un cristiano, e la trovò colpevole di abbandonare la sua fede musulmana. Ibrahim è stato arrestato quando era incinta di otto mesi e tenuto in una prigione sudanese con il suo 21 mesi figlio aspettare appeso dopo la nascita del suo secondo figlio. E 'stata negata l'assistenza medica e il personale del carcere si rifiutò di portarla in ospedale, quando andò in lavoro; ha dato alla luce una figlia in carcere con le gambe incatenate. Tra l'indignazione internazionale, Ibrahim è stato rilasciato su ordine del giudice d'appello sudanese, ma stato nuovamente arrestato mentre stava imbarcando un aereo con il marito e due figli il giorno successivo. Dopo intense trattative diplomatiche tutta la famiglia è stato permesso di lasciare e sono ora vive negli Stati Uniti.
Gli attacchi contro i cristiani di Iside - l'Iraq, la Siria , la Libia
Popolazione cristiana irachena è diminuito drasticamente dopo la caduta del regime di Saddam Hussein, come un gran numero sono fuggiti a causa della crescente persecuzione. I cristiani, così come altri gruppi di minoranza, sono stati presi di mira da Iside nei grandi parti dell'Iraq e della Siria sotto il suo controllo. Si ritiene che più di 100.000 persone, molti dei quali cristiani, fuggiti Qaraqosh, Mosul e nella piana di Ninive nel 2014 come Iside travolto. Gli estremisti islamici presenti i cristiani con la scelta di convertirsi all'Islam, pagando una tassa molto alta o essere uccisi. Nel mese di febbraio 2015, Iside pubblicato un video che pretendono di mostrare 21 cristiani copti di essere decapitato su una spiaggia in Libia. Due mesi più tardi, un secondo video Iside apparentemente ha mostrato un altro 30 Ehiopian cristiani di essere uccisi o decapitati.
Rapimento di studentesse di Boko Haram - Nigeria






Un gruppo di militanti di Boko Haram hanno attaccato una scuola in Chibok, un villaggio prevalentemente cristiano in Nigeria, la notte del 14 aprile 2014. Hanno rapito studentesse che erano tornati alla scuola per sedersi l'esame di fisica finale. Non è chiaro come sono stati rapiti molte ragazze, ma le stime messo a tra i 276 ei 329 ragazze, con 53 fuggire nelle poche settimane dopo l'attacco. Le ragazze sono state prese a Boko Haram roccaforti ei tentativi da parte del governo nigeriano e le famiglie delle ragazze per salvarli hanno avuto successo. Meno di un mese dopo il rapimento, Boko Haram ha rilasciato un video che mostra 130 delle ragazze rapite, tutti indossando abbigliamento islamico. Si ritiene che sono detenuti come schiavi del sesso e sono stati costretti a convertirsi all'Islam. Kate Lyons

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