ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 6 settembre 2015

Arriveranno e parti - ranno..?

Migranti, due appartamenti del Vaticano per i profughi: sarà garantita anche l'assistenza sanitaria
«Dopo l'appello all'Angelus di oggi del Papa ci siamo messi subito al lavoro per individuare due appartamenti del Vaticano che saranno a disposizione di 2 famiglie di profughi alle quali per desiderio dello stesso Pontefice garantiremo anche l'assistenza sanitaria e materiale». Lo ha dettol'Arciprete della Basilica di S.Pietro, il Cardinale Angelo Comastri. Altre parrocchie in tutt'Italia si stanno mobilitando per mettere in pratica l'appello del Papa.

 http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=1551885&sez=PRIMOPIANO&ssez=VATICANO

IL VERO PARTITO DELLA NAZIONE


  Sinistra, Chiesa, Mafia capitale. L’effetto più nocivo del business dell’accoglienza è che esso rafforza il blocco di potere parassitario costituito da area postcomunista, area clericale e mafia: il vero partito della nazione
di Marco Della Luna

  
SINISTRA, CHIESA, MAFIA CAPITALE



L’effetto più nocivo del business dell’accoglienza, nell’immediato e nel breve termine, è che esso rafforza il blocco di potere parassitario costituito da area postcomunista, area clericale, e mafia: il vero partito della nazione, che si fa legittimare in sede europea da governi e istituzioni in palese conflitto di interessi con l’Italia.
“Con gli immigrati si guadagna più che con la droga”, spiega al telefono uno dei capi di Mafia Capitale. Dalle indagini appare che il business (lecito e illecito) dell’accoglienza agli immigranti ha coalizzato le tre grandi forze socio-politiche che storicamente comandano il Paese e raccolgono il consenso e la compliance della popolazione: sinistra, chiesa, mafia (intendendo ovviamente per “sinistra” la sedicente sinistra filobancaria, e per “chiesa” l’organizzazione materiale – con tutte le loro cooperative, associazioni etc.). Le agenzie economiche di queste tre aree si scambiano sistematicamente appalti, poltrone e protezioni.
Questa alleanza è ben riconoscibile nel “mondo di sopra”, ossia a livello ufficiale (nelle scelte di governo, nelle assemblee parlamentari e in quelle di molti enti locali) come pure in ambito mediatico (nell’incessante campagna emotivo-irrazionale per suscitare nella popolazione consenso, o meglio prevenire il dissenso critico, verso la redditizia accoglienza a porte aperte, nascondendone i costi e gli interessi retrostanti). A volte, come avvocato, ho persino l’impressione che vi sia un apparato di super-polizia che vigila sulle indagini della polizia giudiziaria in materia di mafia e si assicura che non scopra troppe cose, o certe cose.
Poiché la marea migratoria è “destinata a durare almeno vent’anni”, come dicono dagli USA, quella coalizione si consolida nella sua proiezione verso il futuro, come blocco di potere. Venti anni di questo business e della conseguente alleanza politico-ideologica tra le suddette forze comporteranno costante declino funzionale del Paese, perché si tratta di forze altamente parassitare e di stagnazione, per metodi e per cultura. Ma il Paese, già severamente deteriorato a causa soprattutto di esse, non reggerà certo un altro ventennio così. Si sgretolerà molto prima, come previsto dal noto studio della London School of Economics, che preconizza la fine dell’Italia entro 10 anni.

La sostanza è che, nella sola Africa, vivono oggi un miliardo di persone e che in buona parte  – sicuramente più di un centinaio di milioni – sono spinte ad emigrare da fame, sete, guerre, epidemie, tirannie, tribalismi, persecuzioni religiose – ossia dalle conseguenze della propria storia e dei propri schemi comportamentali collettivi. Questo è lo stock di migranti africani potenziali. Ma non basta: gli africani 50 anni fa erano 300 milioni, ora sono un miliardo. L’Europa, già molto densamente popolata, è candidata a divenire lo sfogo permanente della sovrappopolazione e dell’ipernatalità cieca e distruttiva tipica del continente nero e di altre aree disastrate del mondo.
Quindi la quantità di prevedibili flussi ci travolgerà se non lo fermeremo impiegando tutte le misure necessarie, legittimate dal diritto alla sopravvivenza, cioè dal fatto che, se non le usiamo, verremo estinti come nazioni e come civiltà. Il multiculturalismo è fallito in pieno, e l’integrazione non funziona se non marginalmente. Si integrano le persone singole, al meglio singole famiglie; le comunità di centinaia di migliaia di immigrati, di fatto, non si integrano, non si assimilano.

I nostri governi stanno importando milioni di persone da paesi disastrati, cioè parti intere di quelle società e di quelle mentalità, che hanno generato e stanno generando proprio quelle condizioni politiche ed economiche responsabili di quel disastro e di quei flussi di emigrazione. Queste parti formano comunità nazionali e/o religiose che mantengono la loro identità, la loro mentalità, le loro abitudini, non si assimilano, non si integrano, e tendono a riprodurre i problemi di cui sono fuggite. Inoltre, la presenza di tali comunità importate, in Italia specialmente, ostacola il consolidarsi di una identità e solidarietà nazionale, di un senso civico e i una fiducia sociale – fattori essenziali per il funzionamento di un sistema paese e per il rispetto delle regole. E fattori che in Italia sono molto carenti, dato che lo stato italiano è stato formato mettendo insieme, appunto, popoli, culture e abitudini sociali molto diversi. Ma se il progetto europeo è quello di dissolvere le nazioni (gli stati-nazione, le democrazie nazionali), allora tutto quadra. Allora è logico iniettare nel corpo sociale italiano milioni di soggetti portatori di culture e abitudini contrarie o perlomeno estranee a ciò che noi intendiamo come civiltà, libertà, diritti. E di una religiosità ferma al medioevo.

L’indottrinamento sistematico da parte delle istituzioni e dei loro mass media afferma che questi flussi migratori, se non proprio benefici, sarebbero comunque inevitabili né inarrestabili, quindi li dobbiamo accettare.
Questa affermazione è semplicemente falsa. Falsa propaganda. Lo dimostra la Croazia, ad esempio, la quale, pur avendo una lunghissima costa e numerose isole, rimane esente dall’immigrazione, e senza ricorrere a metodi cruenti. I flussi migratori provenienti da sud non attraversano la Croazia, ma fanno il giro per l’Ungheria per raggiungere l’Austria. Come mai la Croazia non ha il problema dell’immigrazione? Semplicemente, i suoi governanti fanno (anche) il loro dovere, mentre i nostri fanno (solo) i loro affari, magari con l’incoraggiamento del clero, ma senza curarsi delle conseguenze per la popolazione e per la stessa sopravvivenza del Paese, dei suoi valori e della sua civiltà, o di quel che ne resta.

Marco Della Luna


Fonte: http://marcodellaluna.info/sito/ del 6/09/15 in redazione il 7 Settembre 2015

 http://www.ilcorrieredelleregioni.it/index.php?option=com_content&view=article&id=6600:il-vero-partito-della-nazione&catid=67:politica-controinformazione&Itemid=91

Mediazioni culturali. Con danni collaterali.
 Maurizio Blondet  4 settembre 2015  
“Omayma Benghaloum, una donna tunisina di 33 anni, è   stata uccisa dal marito. Mediatrice culturale, la donna si era attardata fino a notte inoltrata per via dello sbarco di 838 migranti nel porto di Messina. Il marito, un tunisino di 55 anni, l’ha bastonata a  morte.  Poi si è consegnato in questura portando con sè le 4 figlie (dai 2 ai 13 anni)”.
“La coppia uccisa a Palagonia: l’ivoriano violentò la  donna  prima di assassinarla”.
Tre omicidi in cinque giorni in Sicilia: non c’è male come risultato della grande “accoglienza profughi”  con annesso business  clientelare.  Abbiamo saputo che Mineo è un feudo del ministro Alfano, il cui partito raccoglie il 45% dei voti, percentuale ineguagliata da un partito che oper il resto,non supera il 3%..
Certamente il centro Cara, che costa 100 milioni,  “crea posti  di lavoro” di cui i mineani – o minoici? – sanno essere grati.  Fanno tanta accoglienza, i lavoratori del centro, che votano Alfano.  Non hanno avuto bisogno di bandi, né di vincere  o’concuorzo perché, si sa, è l’emergenza.  Usano l’accorgimento di “non” distinguere tra profughi di guerra (che hanno diritto all’asilo) e immigrati  in cerca di fortuna, che non hanno diritto: anche a questi fanno riempire “il modulo”,  li istruiscono a fare ricorso se  la domanda è respinta: in Italia, ricorso su ricorso, fino  alla Cassazione o ancora più sù,  al mitico Tar del Lazio, si può stare a campare per decenni  a spese del contribuente. E per i “volontari del Cara di Mineo”, è la sicurezza del posto di lavoro.
La nuova Sicilia ha trovato la sua strada: servizi agli immigrati, accoglienza. Il terziario, insomma. E tanta, tanta “mediazione culturale”.    E’ una vocazione più che un mestiere: “i mediatori hanno la possibilità di trovare un posto di lavoro in strutture pubbliche e nel settore no profit” .  Fa’ anche “punteggio” per le graduatorie. E sicuramente è molto gratificante. Come leggo in un sito dedicato al tema, “il mediatore culturale è un ponte tra culture differenti; non è soltanto un interprete che traduce da una lingua ad un’altra, ma esercita una vera e propria funzione di orientamento nei confronti degli immigrati”.
Posto ciò, sorge la domanda: tre omicidi  efferati in cinque giorni, compiuti da freschi immigrati   in Sicilia,  vanno considerati come una media soddisfacente quanto a “mediazione culturale”? O  vanno interpretati come effetti collaterali accettabili per detta “mediazione culturale”? E’ mancata la funzione di orientamento nei confronti degli accolti?  E’ un ritmo destinato a mantenersi o anche accelerarsi visto il gran numero di immigrati che salviamo nel Mediterraneo col nostro buon cuore?
Il caso della tunisina 33 enne madre di quattro figli, massacrata a bastonate dal marito tunisino,è particolarmente enigmatico: non era riuscita ad applicare la mediazione culturale – che esercitava con passione sul molo di Messina – all’interno della famiglia, e d’accordo. Ma che dire degli altri “mediatori culturali” che erano con lei quella notte? “Le operazioni di sbarco si sono protratte fino a notte e lei intorno all’una appariva molto agitata”, ha raccontato la mediatrice culturale Clelia Marano, anche lei ieri allo sbarco. Non poteva  raccomandarle di andare a casa, avendo lei il marito che aveva? (Più volte l’aveva denunciato per violenze, ritirando poi la denuncia).
Si avrebbe voglia di esortare questi occupati “nelle strutture pubbliche e nel settore no-profit” dell’accoglienza, ad una maggiore professionalità.  Perché non solo “la crisi durerà altri vent’anni”, come ha stabilito il Pentagono (e se non lo sa lui che l’ha provocata, chi?), ed è sì tutto lavoro per il no-profit.  Ma in Ungheria, abbiamo visto un genere particolare di immigrati, a  cui forse i nostri operatori culturali devono prepararsi meglio. 

Guardate queste foto alla stazione di Budapest:
Sono “profughi” questi? Tutti giovani  maschi (in Siria sarebbero in età di servizio militare), molto ben vestiti;   e soprattutto,  per nulla esausti e sfiniti. Al contrario: militanti e molto ben organizzati nella protesta. Scandivano “Germany – Germany” con voci potenti, a ritmo da stadio;  sono una massa compatta, disciplinata e determinata.
In  molti video, si vede che tra di loro ci sono agitatori professionali, dai polmoni possenti, apparentemente addestrati,  che dirigono questa folla.
  
agitatori
 “Non sono folle esauste di migranti arrivati senza forza sfuggendo alla guerra”, ha scritto la giornalista Karina Bechet.  Golovko, che li ha visti coi suoi occhi: “Sono combattenti.Manifestanti.   Sono parte di una Maidan europea”.   Quando si parla di  “Maidan”, si intende naturalmente una manifestazione di strada in cui le folle sono sapientemente manipolate, organizzate, agitate psichicamente da tecnici “esterni”, per ottenere uno scopo politico. Come  quello che ha strapppato l’Ucraina alla Russia.                                                                                                                                  Risale al marzo 2008 uno studio, condotto dall’università di  Harvard, dal titolo: “Strategic Engineered Migration as a Weapon of War”,  pubblicato dalla rivista Civil Wars (esistono simili riviste in Usa – anche qui ci manca una certa mediazione culturale).   Tradotto, il titolo suona: “Migrazione strategicamente progettata come arma di guerra”.   Capirete che il livello culturale di Alfano, Renzi, o anche di Merkel e Juncker non è alla pari   di contrastare un simile progetto  –  se già esiste dal 2008.                                                                                                                                 Bisognerà farsi , non furbi – quelli lo siamo già anche troppo  – ma intelligenti.                               Una certa intelligenza sul piano internazionale, che dovrebbe per esempio far reagire il nostro governo (ma c’è?) al fatto che a decidere siano “La Merkel e  Hollande”, e che Bruxelles possa impunemente minacciare sanzioni contro l’Ungheria, paesello di 10 milioni di abitanti obbligato a  proteggere le frontiere di un conglomerato di quasi 400, chiamato Unione Europea. 
Capisco che la nostra posizione possa essere indebolita dal fatto che, nella nostra passione di accogliere e compiacere i negri  subsahariani che vengono da noi, ne abbiamo lasciati andare 63 mila senza registrarli –   lasciando che fra il lusco e il brusco andassero dove volevano,  verso Germania e Francia  –   ciò che ci viene rimproverato da Berlino.  E’ questa una cosa così tanto italiana:  invece di impugnare apertamente una legge ingiusta e stupida, la si  aggira, facendo i furbi.  Ciò non solo ci indebolisce politicamente in Europa; mostra  che la nostra furberia è tessuta di viltà e di incivismo, che è una falla del carattere collettivo quella di aggirare  le leggi “per gli amici”.  Ecco perché ho paura dell’ondata di immigrati: perché temo che li integriamo all’italiana, ossia ad aggirare le leggi invece di contrastarle lealmente e con coraggio.  Non ho paura dei musulmani, ho paura che stanno diventando italiani.
Un  po’ di intelligenza superiore  ci indurrebbe a pretendere – poniamo – dagli Emirati e dall’Arabia Saudita, che sono fra i massimi responsabili della guerra siriana, che accolgano le loro “quote”.    Dovrebbero farcela. Il re dell’Arabia Saudita Salman Bin Abdulazic – di cui esponiamo all’ammirazione vostra il nobile volto –  è appena arrivato a Washington. 


La sua servitù  ha provveduto a prenotare tutte le 220  stanze del Four Season di Georgetown, e a cambiare  il mobilio: dev’essere tutto d’oro –  dalle lampade ai porta-abiti, e  un tappeto rosso è steso anche nel garage, ove gli augusti piedi e quelli delle sue mogli non tocchino mai la vile  terra infedele, terra del Dahr el Gharb…
Qui sotto, le auto che  la Corte ha fatto noleggiare e che attendono la   venuta del nobile difensore della Fede (e della Fed) alla base militare di Andrew.






E’ una manipolazione di troppo?


E’ proprio un’operazione. Come aveva annunciato  il direttore della Stampa, Mario Calabresi, pubblico la foto del bambino perché “questa foto farà la storia. È l’ultima occasione per vedere se i governanti europei saranno all’altezza della Storia”. Sono le stesse parole di Bernard Henry Levy: “Questa immagine farà muovere quelli che ci governano”.
Insomma, è un ordine.
Di colpo, tutti d’accordo. Il governo belga caccia i suoi senzatetto dai ricoveri per metterci i rifugiati. Il premier finlandese Sipila offre ai profughi dalla Siria la sua casa di campagna. Mattarella non offre niente (e sì che ne ha di metri quadri) ma ci dà tutte le lezioni del caso: quell’immagine è “straziante e confligge con i valori d’Europa” (devono averglielo scritto). La Mogherini: “Finito il tempo dello scaricabarile”.
giornali
Persino Cameron, che fino a ieri no e poi no: “Piuttosto che prendere altri rifugiati, fare la pace in Siria”, adesso ha capito. Forse qualcuno gli ha telefonato, ed ora: “Prendiamo migliaia, migliaia di rifugiati”, e stanzia 100 milioni di sterline. E la Germania? “Ne prediamo ottocentomila, anzi senza limiti”: va bene che ha un problema di demografia e scarsezza di forza-lavoro, ma qui qualcosa puzza. Che la Merkel sia stata commossa dalla foto del bebé, è lecito nutrire qualche dubbio. Su Hollande – che ha deriso i cittadini poveri di Francia chiamandoli “i senza denti” – il dubbio è certezza. Eppure i due compari, vista la foto di Aylan, hanno indetto un vertice urgente ed hanno imposto le quote: quote obbligatorie per tutti e ciascun paese d’Europa.
vignetta
Ora, alzare una sola critica espone ad accuse di disumanità, insensibilità, durezza di cuore. Ma tuttavia, le quote, che senso hanno? E perché obbligatorie? Perché devono essere intimate dalla Commissione e i suoi funzionari, a scanso di multe agli Stati membri? E’ un nuovo atto di forza contro le sovranità nazionali. L’idea stessa di una quota obbligatoria è ripugnante, perché va nel senso di una Europa diretta sempre più da un “diritto” che scavalca le volontà democratiche dei popoli. L’ennesimo golpe della tecnocrazia, che ha già celebrato la sua trista vittoria sulla Grecia. Ma inoltre, in uno spazio Schengen senza frontiere, fissare ‘quote’ per ogni paese è una idea stolta, inane: appena ottenuto asilo poniamo in Italia o Spagna, i profughi se la filano in Germania.
La Germania avrà bisogno di 6 milioni di abitanti in più fra 15 anni; si sceglie i profughi “migliori”, siriani probabilmente mediamente istruiti e più facilmente integrabili; ha un’esperienza in proposito visti i milioni di turchi emigrati. Berlino agisce con un senso ben capito del suo interesse (come ha sempre fatto). Ma perché tutta questa messinscena? A che bisogno risponde questa lacrimazione mediatica, questo volerci strappare il pianto e la commozione ad ogni costo? La manovra della commozione – che in ogni momento si rivolta in un’accusa di disumanità per gli “insensibili” – ha chiaramente il senso di stroncare in Europa ogni dibattito su questo tema.
Perché, probabilmente, c’è dietro uno scopo politico più grosso.
Su questo, alcune ipotesi:
Israele vuole gettarci qui i palestinesi di Gaza”
E’ la tesi di Udo Ufkotte, il giornalista di Frankurter Allgemeine Zeitung dove ha lavorato per 17 anni come notista politico, prima di diventare famoso denunciando di essere stato a libro-paga dei servizi Usa, e smascherando il controllo che sui media europei  esercita Washington, pagando i cari colleghi.
Adesso Ufkotte indica un rapporto dell’Onu (Unctad) appena uscito, dove si afferma che “entro meno di cinque anni la striscia di Gaza diverrà inabitabile”. La popolazione vive ancora accampata sulle macerie prodotte dalle forze armate israeliane nel 2008 e poi ancora nel 2014. Il 72% delle famiglie di Gaza è in situazione di insicurezza alimentare, la disoccupazione è al 44%, il Pil della striscia è calato del 15 per cento. “La guerra (quella del 2014, a senso unico) ha eliminato ciò che restava della classe media – scrive il rapporto UNCTAD – relegando la totalità della popolazione alla miseria e alla dipendenza dall’aiuto umanitario internazionale”:
In breve: Israele ha ottenuto ciò che voleva. Rendere impossibile la vita ai palestinesi, per impadronirsi anche di quella Striscia , sacro suolo di Sion. . Secondo Ufkotte, la Merkel avrebbe stretto un accordo segreto con i giudei per prendere in Europa qualcosa come un milione e mezzo almeno di palestinesi. La grancassa sui rifugiati siriani sarebbe solo il pretesto per imporre “direttive” pan-europee – ecco il motivo delle quote – che liberino i giudei dai loro peso di sub-umani. Così finalmente Israele avrà sloggiato i goym e recuperato l’intero territorio biblico di re David. La perfetta ed ultima pulizia etnica.
Ha ragione Ufkotte? Io riferisco, staremo a vedere. La grancassa potrebbe anche essere mirata, magari come effetto secondario, ad un altro scopo politico:
Provocare un “regime change” in Ungheria. Basta vedere e ascoltare le torme di giornalisti inviati sul posto, che sputano nei loro reportages alla lacrima e all’indignazione, contro i poveri poliziotti di Budapest, contro il cattivissimo Orban, colpevole d far rispettare le frontiere anche con l’esercito, se del caso.
Non ha capito che l’epoca delle frontiere è finita”. E soprattutto, i giornalisti non dimenticano mai di insinuare che Orban è un nazionalista, un autoritario, che in Ungheria la popolazione vota per i fascisti. Allora è necessaria una “primavera magiara”. Orban dovrà essere sostituito da un Mario Monti ungherese, uno al servizio della Commissione.
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Da segnalare che l’enorme grancassa mediatica, forse perché tanto esagerata, non ha convinto l’opinione pubblica. In Francia per esempio un sondaggio diFigaro mostra un forte scarto tra il sentimento popolare e la commozione
mediatica pagata . Il popolo non la beve, “la maggioranza dei francesi rifiuta la quote di immigranti”; una maggioranza che tocca il 91% tra i simpatizzanti del Front National. A tal punto che Le Figaro si domanda se ciò “non segnali una frattura fra il popolo e le elites”. Il popolo non si lascia commuovere, sfida le elites che piangono sul bambinello siriano affogato a Bodrum . Un sentimento “che si è intensificato in questi ultimi anni, una diffidenza verso i governanti” ma anche “gli intellettuali, i grandi imprenditori, i giornalisti…”.
Attenzione a questa frattura nella società: le “elites”, non solo francesi, stanno giocando col fuoco.
La gente annusa la sopercheria e rigetta il ricatto morale a tal punto, che qua e là esprime un dubbio sul povero bambino fotografato sulla spiaggia. Era vero? E la “narrativa” che circonda la sua morte, è autentica?
Il papà di Aylani , che ha perso l’intera famiglia quando il suo canotto, con cui tentava di raggiungere Kos, s’è rovesciato, adesso non vuole più emigrare, vuole tornare a Kobani, dove abitava (dice) per seppellire i suoi: anzi ci è già tornato, i media hanno mostrato il seppellimento. In quella Kobani  da cui è fuggito per la guerra che vi combattono l’ISIS e i curdi. E’ tanto facile tornare in una città in guerra da cui si è fuggiti, con tre salme?
In realtà, dal Wall Street Journal si apprende che il disperato padre ha lavorato a Damasco come barbiere, poi la guerra civile lo ha spinto a spostarsi a Kobane; ma da tre anni viveva in Turchia, lavorando come muratore. Ha un sito Facebook dove ha postato sue foto con la famigliola, mentre danno da mangiare ai piccioni di una famosa moschea di Istanbul. Ma guadagnava troppo poco, racconta (17 euro al giorno), e così ha pensato ad emigrare. Ha una sorella in Canada che ha fatto la richiesta per lui. Le autorità canadesi l’hanno rifiutato, considerandolo un profugo per ragioni economiche.
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E poi: “Passare dalla Siria in Turchia, pagare dei trafficanti per traversare il mare, sbarcare in Europa per prendere alla fine un aereo per il Canada? Difficile credere a un tale progetto”: così “Egalité et Réconciliation”. D’accordo, un  sito “Populista”: Ma dice il clima come si respira sui social di mezza Europa. Miriadi di vignette rivelano il dubbio sulla soperchieria. La gente non la beve. Una manipolazione di troppo? Attenti, politici, alla frattura che state aprendo fra voi e i vostri popoli.
     

Religion News Service 
Prime Minister Benjamin Netanyahu on Sunday rejected a call by Israel’s opposition leader to provide refuge to Syrian refugees, saying the country is too small to take them in. Images in recent days of thousands of refugees herded on and off trains in Europe as they sought a safe haven from Middle East conflict struck a chord in Israel, a state created three years after the Nazi Holocaust which killed six million Jews. (...)
Tv2000
In Italia le parrocchie sono 27.133, se ciascuna ospitasse una famiglia di 4 persone oltre 108 mila persone troverebbero un alloggio e una sistemazione: “Spero che si realizzi questo auspicio, che è un po' contabile ma che dà l'idea delle possibilità che ci sono nel nostro Paese”. Lo ha detto il presidente della Conferenza episcopale italiana, il card. Angelo Bagnasco, ai microfoni di Tv2000, durante lo 'Speciale Angelus' dedicato all'appello di Papa Francesco alle parrocchie, alle comunità e ai santuari dell'Europa affinché accolgano una famiglia di profughi.
“Se una parrocchia accogliesse una famiglia – ha sottolineato il presidente della Cei - non occuperebbe solo una struttura ma metterebbe in movimento un'ulteriore rete di solidarietà, di vicinanze, prossimità che farebbe un grande bene a chi è ospitato e chi ospita”.



ANGELONA LA SA LUNGA - LA MERKEL ACCOGLIE I PROFUGHI NON PER SPIRITO CARITATEVOLE: I SIRIANI SONO IMMIGRATI PIÙ FACILI DA ASSIMILIARE, APPARTENGONO ALLA CLASSE MEDIA E SONO UN PO' PIÙ RICCHI RISPETTO A CHI PROVIENE DA ALTRE ZONE DEL MONDO

Infine c'è un' altra ragione per cui la Germania ha ammorbidito i suoi confini - Nei prossimi anni, per il numero uno della Confindustria tedesca, ci saranno circa 500 mila posti disponibili e i profughi sono i più indicati per accaparrarseli. Anche perché si tratta per lo più di impieghi di basso livello, pagati poco, i classici lavori che i tedeschi non vogliono più fare…

Francesco Borgonovo per “Libero quotidiano”

ARRIVO DEI PROFUGHI SIRIANI IN GERMANIAARRIVO DEI PROFUGHI SIRIANI IN GERMANIA
Diffidate dei buoni, perché spesso il loro sorriso amichevole è un pianoforte di denti acuminati. In queste ore, a far la figura dell' anima pia - tra scrosci di lacrime e applausi - è Angela Merkel, una a cui il ruolo di buona proprio non s' addice. Eppure è diventata l' eroina dei Profeti dell' Accoglienza perché ha deciso, assieme al governo austriaco, di aprire le frontiere e consentire l' ingresso agli immigrati in arrivo dall' Ungheria.

Gli stranieri, provenienti dalle aree martoriate del Medio Oriente, la Siria in particolare, sono entrati festeggiando in Germania. Cantavano e ballavano brandendo cartelli in lode di Angela. Migliaia di persone (un flusso destinato ad aumentare nelle prossime ore), protagoniste di quella che i giornali hanno ribattezzato «la Grande Marcia», giusto per far sentire l' eco delle camminate per i diritti civili del tempo che fu.

ARRIVO DEI PROFUGHI SIRIANI IN GERMANIAARRIVO DEI PROFUGHI SIRIANI IN GERMANIA
La lettura prevalente, dunque, vede l' ungherese Orban nel ruolo del crudele nazistone che alza i muri e scomoda l' esercito, mentre la leggiadra Merkel veste i panni della samaritana. Bisogna dire che la signora ci ha preso gusto. In un' intervista uscita ieri ha dichiarato che in Germania «il diritto all' asilo politico non ha un limite per quanto riguarda il numero di richiedenti».

E ha ribadito: «In quanto Paese forte, economicamente sano, abbiamo la forza di fare quanto è necessario». Già nei giorni scorsi Angela aveva mostrato il suo lato tenero ai profughi siriani, dicendosi disponibile ad accoglierli tutti. Ora alle parole sono seguiti i fatti: porte aperte e tutti dentro. Ai tifosi dell' Invasione non è sembrato vero: se persino la teutonica donna d' acciaio si è commossa per la sorte dei poveri siriani, c' è speranza per tutti.
ARRIVO DEI PROFUGHI SIRIANI IN GERMANIAARRIVO DEI PROFUGHI SIRIANI IN GERMANIA

Non vorremmo smontare i caramellosi entusiasmi solidali, ma dietro l' improvvisa svolta umanitaria di Frau Merkel - da strega che fa piangere una bambina palestinese ricordandole i limiti dell' accoglienza a regina dei profughi - ci sono ragioni un po' diverse dalla carità. Tanto per cominciare, l' apertura agli immigrati che fuggono dallo Stato islamico ha un lato nascosto.

Se ai siriani sarà consentito l' ingresso, gli stranieri privi dei requisiti per risultare profughi saranno respinti (come dovrebbe avvenire ovunque). La Merkel lo ha accennato nella sua recente intervista. E lo ha ribadito ancor più chiaramente Manfred Schmidt, il responsabile dell' Agenzia federale per la Migrazione e i rifugiati. Costui, parlando con Der Spiegel, ha confermato che le autorità tedesche daranno la precedenza a chi arriva da Siria e Iraq. Saranno invece respinte circa 75mila richieste d' asilo avanzate dagli immigrati orinari dei Balcani.
ARRIVO DEI PROFUGHI SIRIANI IN GERMANIAARRIVO DEI PROFUGHI SIRIANI IN GERMANIA

In sostanza: dentro i siriani, fuori i macedoni, i serbi e tutti gli altri clandestini. E secondo voi dove si dirigeranno questi «immigrati di Serie B» selezionati dalla Germania? Nei Paesi vicini, ovviamente, tra cui l' Italia. In questo modo, la Merkel ha scavalcato tutti. Altro che «hotspot» dell' Unione Europea per gestire gli ingressi.

La Cancelliera ha fatto la sua cernita personale, e ha scelto di prendersi i profughi siriani.
I quali sono realmente in fuga da una guerra, e dunque più di tanto non possono far ribollire gli umori della destra: anche da quelle parti alberga la pietà, a differenza di quel che si pensa. Non solo: i siriani sono anche immigrati più facili da assimiliare. Di solito appartengono alla classe media, sono un po' più ricchi rispetto a chi proviene da altre zone del mondo. Sono, appunto, immigrati di serie A. Siano le altre nazioni a gestirsi gli stranieri più problematici.

Infine c' è un' altra ragione per cui la Germania ha ammorbidito i suoi confini.
ARRIVO DEI PROFUGHI SIRIANI IN GERMANIAARRIVO DEI PROFUGHI SIRIANI IN GERMANIA
L' hanno esplicitata nei giorni scorsi Ingo Kramer, numero uno della Confindustria tedesca, e Eric Schweitzer, capo delle Camere di commercio e dell' industria. Secondo costoro, bisogna facilitare l' ingresso nel mercato del lavoro dei richiedenti asilo. I quali, ha detto Kramer, non devono «rimanere isolati per mesi».

Dunque si deve snellire la burocrazia, velocizzare le pratiche, concedere subito permessi a chi fa corsi di lingua, perché «nei prossimi vent' anni avremo bisogno di molta più forza lavoro di quella che produrremo». Ci saranno circa 500 mila posti disponibili, sostiene il capoccia degli industriali.
ARRIVO DEI PROFUGHI SIRIANI IN GERMANIAARRIVO DEI PROFUGHI SIRIANI IN GERMANIA

E i profughi sono i più indicati per accaparrarseli. Anche perché si tratta per lo più di impieghi di basso livello, pagati poco, i classici lavori che i tedeschi non vogliono più fare. Gli immigrati in arrivo, quindi, sono i candidati ideali. Il tutto nel rispetto dell' antica tradizione teutonica secondo cui il lavoro rende liberi (e meritevoli d' asilo).

ARRIVO DEI PROFUGHI SIRIANI IN GERMANIAARRIVO DEI PROFUGHI SIRIANI IN GERMANIA
La Cancelliera apre le frontiere ai profughi con un piano appoggiato dagli industriali: creare 500mila nuovi lavoratori low cost. Espellerà però 75mila migranti economici, che verranno quaLa Merkel importa i siriani A noi gli immigrati di serie B.



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