ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 7 settembre 2015

Chi siano tutti lo sanno, ma i loro nomi nessun li fa.

Emergenza profughi: alcuni punti per capire

Parliamo di immigrazione. Non possiamo esimercene, visto ciò che sentiamo, vediamo e leggiamo quotidianamente.

Una premessa importante

Prima di tutto una premessa che ritengo molto importante per inquadrare bene il discorso. Una comunità nazionale, per rimanere tale, non può rinunciare a salvaguardare la propria identità, perché è proprio l’identità a renderla tale. Una comunità nazionale senza un’identità di riferimento è come una pizza senza farina o come quel famoso “formaggio senza latte” che vorrebbero imporci i “genii” di Bruxelles.
A riguardo bisogna tener presente un’importante differenza, quella tra multietnicità e multiculturalità. Lamultietnicità può essere un dato di fatto da cui difficilmente poter prescindere, la multiculturalità è invece il volontario rifiuto di una cultura che faccia da fondamento. Lamultietnicità è la coesistenza doverosamente pacifica tra più etnie, la multiculturalità è – come detto – la teorizzazione di un modello di società in cui tutto si liquefaccia (nel senso proprio di divenire “liquido”), in cui qualsiasi opzione identitaria sia alla pari delle altre e disponibile a qualsivoglia cambiamento. 

Le condizioni del dovere di accogliere

Detto questo, va senz’altro ricordato che cristianamente, ma anche per legge naturale, c’è un dovere morale di accogliere chi eventualmente lasciasse la propria terra per oggettive e pericolose difficoltà che riguardano i diritti fondamentali della propria persona. Diritti minacciati direttamente (professare liberamente la vera religione, proteggere la vita dei propri figli, ecc…) oppure minacciati indirettamente (condizioni di estrema indigenza). Ovviamente (e questo è un punto importante) tale dovere di accogliere non può esserci allorquando chi accoglie non può assicurare una situazione autenticamente e definitivamente migliore rispetto alle condizioni che si vogliono lasciare. Ora è indubbio che per quanto riguarda le minacce dirette chi accoglie può sempre offrire una soluzione, ma per quanto riguarda le minacce indirette non sempre le soluzioni possono essere garantite. Parlando chiaramente: l’Italia e gli altri Paesi europei possono garantire il diritto alla vita, ma certamente non possono garantire a tutti delle opportune condizioni economiche, anche perché queste sono condizionate da possibilità lavorative che non sempre ci sono. E – si sa – a meno che non si viva nel paese-dei-balocchi, senza lavoro l’unica possibilità per vivere è elemosinare o delinquere.
“… anche gli Italiani sono stati un popolo di migranti”
A riguardo dell’accoglienza va ricordato ciò che già molti hanno ricordato, ma che puntualmente si finisce sempre col dimenticare. Quando si ripropone continuamente la solita frase: …anche noi Italiani siamo stati un popolo di emigranti…si dovrebbe rispondere: sì, è vero, ma un popolo di emigranti che lasciavano la propria terra avendo già una ben precisa richiesta di lavoro. Nel Meridione d’Italia ogni paese ha una ben precisa “colonia”. Chi gli Stati Uniti, chi l’Australia, chi il Canada, chi l’Argentina… Questo perché chi partiva trovava un posto di lavoro anche per il fratello e per il cugino e questi poi pensavano a chiamare altri fratelli e altri cugini. Un po’ diverso dal partire così, senza chiamata e senza mèta.
Il dovere di soccorrere e la parabola del buon Samaritano… commentata bene
È evidente che c’è sempre un gravissimo dovere di soccorrere chi è in difficoltà nel momento della difficoltà. Su questo non deve esserci alcun dubbio. Quando si parla di soccorso ai profughi si ricorda cristianamente la parabola del Buon Samaritano (Luca 10), e non si sbaglia perché è indubbio che con quel racconto Gesù ci obbliga alle opere di misericordia corporale. Ma questa parabola va utilizzata per capire che c’è un grave dovere di soccorrere chi è in difficoltà, ma non fa riferimento a ciò che è a monte dei singoli casi di difficoltà. Mi spiego meglio: il povero disgraziato era passato in una zona infestata da briganti e questi lo avevano derubato, malmenato e lasciato mezzo morto sulla strada. Da qui la bontà del Samaritano che lo raccoglie, lo porta in una locanda e gli paga vitto, alloggio e cure. Immaginiamo che il Samaritano avesse potuto fare anche altro, per esempio avvertire altri potenziali disgraziati a non passare per quei sentieri infestati da briganti, oppure – addirittura – intervenire con la forza per far sì che chiunque passasse per quei sentieri lo potesse fare senza rischiare la vita… pensate che non l’avrebbe fatto?
La bontà, se è bontà, è a 360 gradi. Morale: riconoscere il sacrosanto obbligo di soccorrere, non vuol dire trascurare ciò che è a monte delle disgrazie, soprattutto quando si occupano posti di governo in cui l’autorità che si ha la si deve utilizzare al servizio del bene comune e della giustizia e non di biechi interessi diplomatici, economici, geopolitici, strategici… L’azione di soccorrere i disperati diventa credibile quando si fanno tutti gli sforzi per far sì che non ci siano o siano sempre meno i disperati da soccorrere. Ma se si rinuncia a questo, parlare di dovere di soccorrere può diventare una pericolosa demagogia.
C’è un dato incontestabile: non tutti possono essere profughi
Poi c’è un altro punto importante: non tutti coloro che decidono di partire sui barconi sono profughi. Questo lo sanno tutti. I siriani possono indubbiamente esserlo, i subsahariani no. Recentemente la professoressa Anna Bono, docente di Storia e Istituzioni dell’Africa all’Università di Torino, rilasciando un’intervista a Il Giornale, ha detto: «Quando sento parlare di disperati che scappano dalle bombe, a proposito degli emigranti dall’Africa subsahriana, resto abbastanza sconcertata. Certo arrivano da Paesi dove la democrazia non ha raggiunto vette esemplari, e dove pure non mancano conflitti, ma salvo pochissimi casi sono Paesi che non giustificano una richiesta di asilo, e chi la inoltra infatti raramente la ottiene. Io li chiamo come si sono sempre chiamati: emigranti».
Pertanto, un conto sono i profughi, un conto sono gli emigranti. E stesso tra i profughi va fatta una selezione per i motivi che dicevamo precedentemente. Un conto è essere profugo per motivi di guerra e persecuzione morale e fisica, altro è essere profugo per motivi economici. E i motivi economici non si risolvono se lo Stato di accoglienza non può offrire un lavoro a tutti. Ripeto: senza lavoro sì è allo sbando e disponibili solo a delinquere. 

Bisogna stare attenti a ciò che si dice

Poi c’è un’altra questione ed è quella mediatica. Non pochi studiosi dei flussi immigratori ci dicono che molti di coloro che decidono di lasciare le loro terre lo fanno perché credono di poter raggiungere una sorta di Eldorado. L’Europa, soprattutto quella del centro-nord, la immaginano come terra di ricchezza, comodità, benessere… E tutto questo perché ci sono le immagini televisive ad alimentare una simile convinzione. Sarà capitato a molti di trovarsi all’estero in una stanza di albergo e accendere la televisione. Se non si conosce la lingua del posto, ci si sofferma soprattutto sugli spot pubblicitari e da questi (che lavorano soprattutto sulle immagini piuttosto che sulle parole) si è tentati di farsi un’idea del posto e capire come lì si vive. Ho detto “tentati” perché è ovvio che gli spot sono costruiti appositamente per allettare e non per rappresentare sinceramente la realtà.
Ma veniamo al dunque. Da una parte si dice che chi parte, spesso lo fa perché ingannato da un’immagine falsa che imedia danno dell’Occidente; dall’altra non ci si preoccupa minimamente dei messaggi che sul fenomeno immigrazione questi stessi media danno. Se io dico che la diversità è sempre e comunque una ricchezza, che bisogna accogliere senza “se” e senza “ma”, che le regole attuali sono troppo restrittive, che non c’è alcuna invasione, anzi… è evidente che chi riceve questi messaggi finirà con l’approfittarne, prima che sia troppo tardi.
Muri o non- muri…
Un po’ di simbologia architettonica non ci può che fare bene. Negli ultimi giorni sono aumentate nei media tutte le suggestioni possibili e immaginabili in merito a muri, ponti, pilastri e fondamenta … è mancato solo il calcestruzzo e le tegole e il quadro (pardon: il cantiere!) si sarebbe completato. Ovviamente la “figuraccia” l’ha fatta il muro e chi i muri ha iniziato a costruirli. Ma non si è pensato (ovviamente non si è voluto pensare) che l’esistenza di un muro sottende sempre l’esistenza di porte (strette o larghe è relativo). Ora, così come chi è favorevole ai muri è perché vuole che ci siano delle porte; parimenti coloro che sono contrari ai muri è perché sono contrari alle porte. Fuor di metafora: cosa è una porta? È la possibilità di accogliere ma con la necessità di rispettare delle regole precise. Ebbene, sono queste regole che non vogliono essere accettate. Ora, fin quando queste cose le teorizzino e le dicano i neo-cosmopoliti anarcoidi e no-global, lo si può anche capire (fanno il loro mestiere), ma quando a scagliarsi contro i muri sono coloro che pur vogliono le regole, allora i casi sono due: o è mancato il fosforo a colazione, oppure si è stati contagiati dalla sindrome del “politicamente corretto” e si vogliono strappare applausi a scena aperta.
 La responsabilità degli innominati
Poi ci sono gli innominati, anzi no: gli innominabili. Parafrasando il famoso detto sull’Araba Fenicia: …che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa … potremmo dire a proposito di questi innominabili: … chi siano tutti lo sanno, ma i loro nomi nessun li fa. Di ciò che sta accadendo sono responsabili soprattutto Sarkozy e Cameron, spalleggiati dall’onnipresente Obama; e poi tanti sodali che a suo tempo non furono pochi. Vollero far fuori l’antidemocratico Gheddafi … e si sono ritrovati con la Libia che adesso sì che è un bell’esempio di democrazia, un tal bell’esempio che non si capisce chi comanda e chi ubbidisce. Gioirono per il  sole delle “primavere arabe” …e si sono ritrovati con il diluvio inarrestabile di profughi. Che dire a costoro? Certamente il fenomeno delle migrazioni esisteva anche prima, ma quello che è successo dopo è sotto gli occhi di tutti.
E se non tutto fosse spiegabile in termini socio-economici?
Veniamo adesso all’ultimo punto, importantissimo però. Un punto delicato perché quando si fa “dietrologia” si affronta sempre un campo molto delicato che a me personalmente affascina ma mi preoccupa anche. Si finisce infatti sempre col parlare utilizzando fonti delicate, da qui la necessità di lavorare con molta intuizione ma anche con molta doverosa prudenza. Detto questo, il riferimento che abbiamo fatto precedentemente alla Francia e all’Inghilterra e che potremmo in un certo senso ancora adesso fare agli Stati Uniti d’America per quanto riguarda il governo Assad in Siria, ci impone una domanda: Ma siamo dinanzi ad emeriti incompetenti? Oppure c’è qualcos’altro dietro certe folli decisioni? Tornando al caso Gheddafi, perché si è deciso di anteporre interessi economici a rischi immani quali oggi sta patendo l’Europa? Non escludendo l’incompetenza perché tutto è possibile e – come dicevano le vecchie zie – sotto questo cielo tutto è possibile, è però un po’ difficile pensare che nessuno ci avesse pensato e immaginare che nessuno lo avesse immaginato. E allora perché? Che ci sia qualcuno che voglia stabilizzare l’instabilità? Che ci sia qualcuno che voglia dal caos attingere nuova forza per imporsi come forza ordinatrice? Lascio a voi la risposta.
È notizia di queste ore la proposta del generale Petraeus, veterano della Guerra in Afghanistan, di allearsi con i qaedisti di al-Nusra per combattere l’Isis. Notizia commentata da molti osservatori come ulteriore esempio di come chi vuole seriamente combattere contro l’ISIS siano la Russia, l’Iran, la Siria e i Curdi; mentre agli Stati Uniti sembra soprattutto interessare far fuori Assad.
Ma torniamo noi: giocare sulla vita umana e sul destino dei popoli non solo è moralmente criminale e si dovrà di questo rispondere dinanzi a Dio, ma è anche stupido (la stupidità è come un cadavere nel mare, vien poi sempre a galla) perché si finisce con fare la fine dell’apprendista stregone.

Quello che nasconde la campagna mediatica di pietismo sull’accoglienza dei profughi

di Luciano Lago
Gli avvenimenti eccezionali che determinano decisioni improvvise ed a volte nettamente inaspettate e contrastanti con l’orientamento dei governi espresso in precedenza,  quando sono accompagnati da massicce campagne mediatiche destinate a produrre una ondata emozionale nell’opinione pubblica per far prevalere una tesi sulle altre (accoglienza senza condizioni), non possono non destare sospetti.
Questo è esattamente il caso dell’ondata di profughi che ha investito ultimamente l’Europa e le ultime decisioni prese da alcuni governi europei in favore dell’accoglienza dei profughi siriani, divenuti una minoranza di fatto privilegiata nell’accoglienza da parte dei governi di Germania, Regno Unito e Francia (sembra che adesso facciano a gara nell’accoglierli), si presta a varie interpretazioni nella spiegazione dei fatti accaduti , stranamente tutti in contemporanea ed in forma tale da far ritenere la presenza di una accorta regia dietro lo sviluppo degli avvenimenti.
Che ci sia uno sciacallaggio nella speculazione sulla foto del bimbo siriano affogato e riverso sulla costa turca, ripresa da tutte le TV e giornali, questo è un fatto evidente, tanto più che questo sfruttamento dell’emozione suscitata dalla foto del povero bimbo viene fatto da quei media, quotidiani e reti TV, che mai avevano voluto mostrare le altre foto di bimbi uccisi dai bombardamenti dell'”armata del bene” (quella degli USA/Israele/ NATO ) in Iraq, a Gaza e nella stessa Siria martoriata dal terrorismo e dai bombardamenti della coalizione.
Tanto meno questi media hanno fatto vedere le foto dei bimbi yemeniti uccisi in qusti giorni dai bombardamenti effettuati dall’aviazione saudita, con il sostegno di USA/Israele/NATO, anzi quel conflitto (che è in corso dal Marzo di quest’anno ed è una vera e propria aggressione ad un paese sovrano) e quelle vittime sono del tutto oscurati dai grandi media occidentali, visto che si tratta di un fedele alleato dell’Occidente, l’Arabia Saudita, la ricca monarchia petrolifera, sulla quale , pur essendo uno lo Stato in assoluto più oscurantista e totalitario, che pratica il taglio della testa anche per l’adulterio, non vengono mai accesi i riflettori dei media occidentali (chissà perchè).
Quindi, per l’apparato mediatico occidentale, ci sono vittime di serie A, utili per scatenare campagne mediatiche di indignazione, dirette verso obiettivi predestinati, e vittime di serie B che non risulta opportuno mostrate (potrebbero “disturbare” coloro che si occupano della regia).
Gli obiettivi su cui si può indirizzare l’indignazione possono essere, nel contesto italiano, la Lega di Salvini che osa opporsi all’accoglienza e viene additata come il partito delle “bestie” e degli “inumani” da parte di Matteo Renzi, salito furbescamente sul carro dell’indignazione facile.
Tuttavia, a parte le beghe politiche in Italia, la campagna mediatica mira molto più in alto ed i veri obiettivi sono i paesi che si oppongono all’arrivo delle ondate di migranti e profughi (Ungheria, Repubblica Ceka e Slovacchia) e l’obiettivo finale è sempre lo stesso: la Siria del governo di Bashar Al-Assad, ostile all’Occidente e per questo assediata da un esercito mercenario jihadista infiltrato nel paese dalla Turchia ed armato dagli USA e dai loro alleati (Francia, GB, Arabia Saudita, Turchia, Qatar ).
In effetti sembra apparentemente strano che la massiccia ondata migratoria, costituita da siriani ma anche da afghani, pakistani ed altre etnie, sospinta dalla Turchia e da organizzazioni mafiose dei trafficanti che fanno capo ai servizi di intelligence turchi, attraversi un percorso piuttosto lungo e travagliato come quello del transito attraverso i Balcani, dalla Macedonia alla Serbia ed all’Ungheria, creando una situazione di forte turbativa e dissesto sociale in piccoli paesi dei quali due (Macedonia e Serbia) non fanno parte della UE e della NATO ed hanno sempre manifestato posizioni contrarie all’immigrazione. Non si comprende il motivo per cui l’ondata migratoria non sia stata indirizzata dalla Grecia a dirigersi via mare all’Italia e da questa per farla arrivare direttamente in Austria e Germania. Strano anche che le masse di profughi e migranti, dovendo risalire i Balcani, non transitino piuttosto per l’Albania e la Bulgaria che sono paesi strettamente alleati della NATO e soci della Germania.
Questo fa pensare che si voglia dare una “lezione” al governo di Orban ed ai governi di Macedonia e Serbia, troppo legati alla Russia e recalcitranti ad accettare le direttive di Berlino e di Washington in quanto a sanzioni ed apertura delle frontiere e adesione alle direttive occidentali. In attesa di una prossima probabile “rivoluzione colorata”, questo può essere un primo segnale.
In ogni caso, dopo l’apertura della Merkel, disposta ad accogliere i profughi siriani senza limitazione, si sono affrettati a comunicare la stessa disponibilità anche la Francia e il Regno Unito e questo ha fatto salire il prezzo dei passaporti falsi siriani e documenti simili venduti sul mercato nero dai trafficanti.
Persino David Cameron, il premier britannico, quello che non faceva passare i migranti e profughi da Calais (forse perchè quelli sembrano  troppo “abbronzati”) ed aveva chiuso del tutto le frontiere del Regno Unito, improvvisamente ha cambiato idea e, oltre ad aprire ai profughi siriani, ha subito chiarito che la Gran Bretagna si appresta ad intervenire direttamente in Siria, seguito a ruota dal suo eterno socio e competitor, Francois Hollande, il presidente francese, anche lui pronto a inviare aerei e truppe in Siria. Facile pensare che entrambi abbiano ricevuto la telefonata di Obama che ha suggerito loro la linea di condotta.
Naturalmente tutti i governi  occidentali dichiarano ed assicurano che l’intervento sarà finalizzato a combattere l’ISIS ma nessuno ci crede, visto che erano già presenti per quello da un anno in Siria ed in Iraq le forze anglo francesi, oltre a quelle degli USA ed ai turchi di Erdogan, ognuno a perseguire i suoi fini, senza concludere null’altro che la destabilizzazione ed il caos, proprio le cause che hanno prodotto l’esodo dei rifugiati in massa.
Alla fine abbiamo tutti compreso, e non era poi così difficile da capire, dove sarebbero andati a parare e perchè è stata orchestrata la massiccia campagna buonista di compassione e porte aperte ai migranti siriani.
Gli Stati Uniti cercavano un buon pretesto per un massiccio intervento della NATO in Siria ed hanno creato tutto loro: prima la false flag dell’attacco con le armi chimiche (rivelatesi poi fornite dai turchi ai ribelli siriani) poi l’ISIS, lo Stato Islamico, appositamente creata dai servizi di intelligence di USA ed Israele (come risulta da una quantità di prove) per portare il caos nella regione e spezzare le resistenze degli sciiti iracheni e delle forze siriane fedeli ad Al-Assad, poi la massa di profughi da far sbarcare in Europa per avere il pretesto e la giustificazione di un intervento NATO in Siria per abbattere definitivamente lo Stato siriano, svuotarlo di buona parte della sua popolazione, istituire un protettorato occidentale in Siria sotto la rete dell’Arabia Saudita, il fedele alleato degli USA e del Regno Unito nella Regione. Vedi: Dichiarazione bomba di un Generale francese al Senato: “L’Isis è stato creato dagli Stati Uniti
Ovviamente tutta l’operazione parte con l’obiettivo ufficiale di ” combattere l’ISIS”, con le forze militari sotto il controllo NATO senza alcuna autorizzazione dell’ONU nè tanto meno alcun permesso del governo siriano che ha ben chiaro quale sia la reale finalità dell’ISIS e chi lo ha creato e perchè.
Una operazione analoga a quanto fatto in Libia con alcune varianti dovute alla coriacea resistenza siriana che dura da 4 anni e mezzo, grazie al suo esercito ed al sostegno dell’Iran all’alleato siriano e grazie alle forniture militari ed assistenza della Russia di Putin che, in ogni caso, “ha mangiato la foglia”, come si dice in gergo e non rimarrà passivamente ad assistere ad una demolizione controllata del suo alleato siriano dove, fra l’altro, esiste l’unica base navale russa nel Mediterraneo. Ci possiamo scommettere.
Questa della Russia costituisce l’unica vera incognita che, ancora una volta, potrebbe far saltare tutto il piano statunitense, o in alternativa causare un allargamento del conflitto, coinvolgendo l’Iran e la stessa Russia con conseguenze imprevedibili.
D’altra parte il piano per il nuovo assetto del Medio Oriente era stato disegnato già da molti anni dagli strateghi israeliani (vedi il piano Yinon) e da quelli statunitensi (Zbigniew Brzezinski e Paul Wolfowitz) ed in base a quel piano sono stati attuati gli interventi in Iraq, in base al pretesto delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, poi rivelatesi inesistenti, in Libia con l’operazione neo coloniale ideata dagli USA ed attuata dalla NATO con Francia e Regno Unito in prima fila e la vergognosa partecipazione italiana, con il pretesto di “portare la democrazia”. Vedi: Greater Israel”: The Zionist Plan for the Middle East
La Siria di Basar al-Assad, uno stato laico ed educato alla convivenza inter religiosa fra comunità alawita, sciita, sunnita, cristiana e drusa, nemico ostinato di Israele ed alleato dell’Iran, non poteva essere tollerato dall’elite dominante dell’Impero anglo USA sionista. Si è predisposto a tavolino il piano dell’annientamento dello Stato siriano e della deportazione della sua popolazione, in modo simile a quanto accaduto per i palestinesi .
Nelle prossime settimane possiamo prevedere che inizierà l’intervento militare massiccio dei “portatori di democrazia”, inizieranno i “bombardamenti mirati” e l’apparato mediatico di propaganda ci racconterà delle “prodezze” dei “liberatori”.
Quello sarà il momento in cui si inizierà ad attuare il piano di annientamento della Siria, a lungo studiato e che, nei calcoli dell’elite dominante, dovrà servire da monito a tutte le altre popolazioni e stati che volessero osare sfidare l’Impero e sottrarsi all’egemonia anglo USA sionista.
Facile prevedere che “la campana suonerà” poi anche per le orecchie di Teheran e dell’Iran che, dopo l’accordo sul nucleare, dovrà attendere il prossimo pretesto e la prossima campagna mediatica occidentale, in quel momento potrà comprendere che sarà arrivato il suo turno. Soltanto questione di tempo.
http://www.controinformazione.info/quello-che-nasconde-la-campagna-mediatica-di-pietismo-sullaccoglienza-dei-profughi/#more-12750

Orchestrare la crisi dei profughi

Alessandro Lattanzio, 7/9/2015
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5000 bambini sono morti tentando di raggiungere l’Europa dopo l’invasione statunitense dell’Iraq nel 2003. Nel 2015 BHL s’indigna… Allora tutti s’indignano…
Abdullah Kurdi dice che la sua barca iniziò ad imbarcare acqua a 500 metri a largo di Bodrum, da cui erano partiti. Kurdi dice: “Ho cercato di nuotare fino alla riva… ma non riuscivo a trovare mia moglie e i bambini, una volta lì. Ho pensato che si erano spaventati ed erano fuggiti. Quando non riuscì a trovarli nel nostro punto d’incontro in città (Bodrum), dove normalmente c’incontriamo, andai all’ospedale“. Aylan Kurdi: gli amici e la famiglia riempiono le lacune sulle immagini strazianti
Ci sono due problemi sul resoconto di Abdullah:
1. Venne riferito in precedenza che Abdullah Kurdi era stato trovato in stato semicosciente, “Il padre di Aylan e Galip fu trovato in stato semicosciente e portato in ospedale nella vicina Bodrum, secondo il quotidiano al-Sabah“. Le immagini scioccanti del bambino siriano
2. E’ stato riferito che, “che quando Abdullah si rese conto che suo figlio Ghalib era morto al suo braccio sinistro, rivolse l’attenzione all’altro figlio Aylan… Quando si rese conto che anche Aylan era morto, cercò di salvare la moglie, sempre senza successo...” Voglio dire al resto del mondo, a questo punto, d’intervenire
Abdullah ieri ha descritto come avesse supplicato i figli a continuare a respirare, dicendogli che non voleva che morissero. Fu solo quando guardò i loro volti e vide il sangue negli occhi di Aylan che capì che i bambini erano morti tra le sue braccia e che fu costretto a lasciarli. Guardandosi intorno nell’acqua, vide il corpo di sua moglie Rihan ‘fluttuante come un palloncino’. Era annegata“. Daily Mail
Sei fortunato Aylan! Siamo vittime della stessa guerra, ma a nessuno interessa la nostra morte...
Sei fortunato Aylan! Siamo vittime della stessa guerra, ma a nessuno interessa la nostra morte…
La storia di Aylan Kurdi sembra una psy-op?
CBC aveva riferito che la famiglia di Aylan Kurdi aveva fatto domanda per lo status di rifugiato in Canada. In realtà, alcuna richiesta formale del genere fu fatta“. CBC
La zia di Aylan Kurdi non fece molto per permettere alla famiglia di venire in Canada. Quindi, una parte fondamentale della storia è falsa. Il padre di Aylan Kurdi, Abdullah ha amici e parenti in Paesi come Grecia, Germania e Canada. Aylan Kurdi in realtà si chiama Aylan Shenu. La famiglia Kurdi ha vissuto in Turchia per tre anni ed è originaria di Damasco. Quindi, non erano minacciati dal SIIL quando s’imbarcarono. La sorella di Abdullah Kurdi, Tima, vive in Canada da 20 anni. “Tima Kurdi arrivò in Canada nel 1992, dopo aver sposato Rocco Logozzo” (un napoletano). Tima ha due sorelle e due fratelli in Turchia (tra cui Abdullah). BC Family
Tima Kurdi su facebook sembra avere amici certi ricchi sauditi come tale Nael Skeak. La pagina facebook di Abdullah Kurdi non mostra le foto della moglie e solo due di lui con i bambini.
Adil Demirtas, 18enne barman e chef dell’hotel Woxxie, a Bodrum in Turchia. Verso le 06:30, l’amico di Adil riferì di aver avvistato il corpo di Aylan, così come il corpo di una bambina. “Lui e un amico recuperarono i corpi dall’acqua sulla spiaggia”, prima di chiamare un’ambulanza. “Sembravano ancora vivi, come se stessero dormendo, sorridendo“, dice Adil. Daily Mail
Adil Demirtas
Adil Demirtas
Il problema è che tutta la storia appare una bufala. Nessuno aiutava il bambino, nemmeno i pescatori o i fotografi sogghignanti. “Un gommone navigò per cinque minuti e già imbarcava acqua. Lo scafista si gettò in mare e io provai a prendere il timone, ma un’altra onda rovesciò la barca“, dice Abdullah, padre di Aylan. “Abdullah ha detto che la barca sovraccarica si capovolse subito dopo che il capitano, descritto come turco, in preda al panico l’abbandonasse, lasciando Abdullah comandante de facto di una piccola barca sovraccarica in alto mare. In una dichiarazione della polizia successivamente giunta all’agenzia di stampa turca Dogan, Abdullah diede un altro resoconto, negando che vi fosse uno scafista a bordo“. Il bambino che ha commosso il mondo
Nessuno sembra abbiano cercato di rianimare il bambino; erano troppo impegnati a scattare foto? Il fratello di Alan, Galip, “fu trovato a circa 100 metri oltre Aylan“.
Nilüfer Demir
Nilüfer Demir
Nilüfer Demir, dell’agenzia stampa turca Dogan, scattò le foto del bambino verso le 6:00 del 2 settembre, ossia mezz’ora prima che il barman Demirtas lo portasse a riva?
Nel 2013, terrorista taqfirita di Jabhat al-Nusra in Siria. Nel 2015 'siriano' richiedente asilo in Europa.
Nel 2013, terrorista taqfirita di Jabhat al-Nusra in Siria. Nel 2015 ‘siriano’ richiedente asilo in Europa.
Un esponente dello Stato islamico affermava che il SIIL avrebbe inviato 4000 combattenti nell’UE tramite la crisi dei profughi. Dalle città portuali turche di Smirne e Mersin, migliaia di profughi partono per l’Europa meridionale e Italia, puntando su Svezia e Germania per stabilirvisi. Dei contrabbandieri turchi affermavano di aver aiutato i terroristi del SIIL ad infiltrarsi in Europa con il pretesto di richiedere asilo o di visitare le famiglie, per poi “essere pronti”. Il portavoce del SIIL Abu Muhamad al-Adnani avrebbe affermato “Saremo nemici, davanti a Dio, se qualsiasi musulmano che può far sanguinare un crociato si astiene dal farlo lanciando una bomba, un proiettile, un coltello, un’auto, un sasso o anche con un calcio o un pugno“.syrie-paris-1024x482Alla manifestazione del 5 settembre a Parigi, per “l’accoglienza dei rifugiati e il rispetto della dignità umana di tutti i migranti”, comparivano le bandiere dei terroristi islamisti in Siria e dell’opposizione allineata alla NATO nell’aggressione alla Siria che avrebbe creato la crisi dei profughi. Amnesty International, SOS Razzismo, socialisti, estrema sinistra e verdi francesi partecipavano alla kermesse filo-taqfirita.11952992Difatti, i profughi ‘siriani’ non sono ‘siriani’ e probabilmente sono ‘profughi’ in quanto islamisti e famigliari islamisti, provenienti soprattutto da Pensiola araba, Turchia, Pakistan, Nord Africa e Africa, in fuga perché sconfitti dagli eserciti siriano ed iracheno ed eliminati o cacciati dallo Stato islamico: “Documenti sparsi a pochi metri dal confine tra Serbia ed Ungheria provano che molti migranti che inondano l’Europa cancellano la loro vera nazionalità, probabilmente adottandone una nuova entrando nell’Unione europea. Molti viaggiatori userebbero documenti falsi per avere una maggiore possibilità di ricevere asilo in Germania e altri Stati dell’Europa occidentale”. La polizia di frontiera serba afferma che il 90 per cento dei migranti dalla Macedonia, 3000 al giorno, si dichiara siriano, ma non ha alcun documento per dimostrarlo. “Ciò si vede quando la maggior parte di coloro che passano in Serbia dichiara il 1.mo gennaio come data di nascita“, afferma l’ufficiale della polizia di frontiera Miroslav Jovic. “Penso che sia la prima data che gli viene in mente“. Il capo dell’agenzia di frontiera dell’Unione europea Frontex ha dichiarato che il traffico di passaporti falsi siriani è aumentato. “Molte persone arrivano dalla Turchia con documenti falsi siriani, perché sanno che otterranno asilo nell’UE più facilmente“. In Germania, le dogane hanno intercettato pacchetti spediti in Germania contenenti passaporti siriani, autentici o falsi. E non si tratta solo della Germania, il 1° settembre a Lecce venivano sottratti diversi documenti ancora in bianco e 25mila euro. E non era il primo furto all’anagrafe leccese.
d65serialsymbolVa ricordato che il “corridoio balcanico” parte dalla Turchia, da cui i flussi di islamisti e taqfiriti sono scagliati per colpire Grecia, Macedonia, Serbia e Ungheria, Paesi prossimi alla Russia e di ostacolo alle manovre atlantiste in Europa orientale. Una volta in Germania, i profughi saranno utilizzati dai partiti al governo della coalizione Merkel per schiacciare l’opposizione ‘ostalgica’ della popolazione dell’ex-Repubblica Democratica Tedesca e per colpire i migranti dai Paesi dell’Europa orientale, che diventano sempre più diffidenti verso Bruxelles. Ad esempio il “Gruppo di Vishegrad”, formato da Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Polonia, si riuniva a Praga per discutere della crisi e dichiarando piena solidarietà all’Ungheria nello scontro con Bruxelles, Parigi e Berlino, ed opponendosi alla politica delle quote decisa da Holland e Merkel con l’adozione di varie disposizioni comuni per affermare la loro sovranità verso la questione dei migranti, e quindi rifiutando la quota che tedeschi e francesi vogliono imporre. Infine, i quattro Paesi dimostrano l’intenzione di perseguire un’unica politica, aiutandosi a vicenda anche nella sorveglianza congiunta delle frontiere. Tutto questo crea de facto un blocco dei Paesi dell’Europa orientale nell’UE, contrapposto a Bruxelles-Berlino-Parigi. “Il risultato di tali opposizioni, contraddizioni e limiti, è un’Unione europea caratterizzata da un “centro” che tenta di affermarsi in modo quasi totalitario e senza alcuna legittimità, mentre le varie posizioni condivise dai 28 Stati membri vanno dal fastidio all’opposizione radicale ai “valori” il cui ruolo paradossalmente unificante è stato indicato negli ultimi anni come necessità assolutamente fondamentale”.
Ahmad Abdalqarim al-Haja vicecomandante, e Muhamad Yunus al-Durayqish, capo del plotone della sicurezza del qataib Ahrar al-Furat del SIIL, 'profughi' in Germania.
Ahmad Abdalqarim al-Hija vicecomandante, e Muhamad Yunus al-Durayqish, capo del plotone della sicurezza del qataib Ahrar al-Furat del SIIL, ‘profughi’ in Germania.
Che dietro all’ondata ‘migratoria’ ci siano le operazioni della NATO è indirettamente confermato proprio da sicari ed agenti dell’organizzazione atlantista: il generale Constantin Degeratu, consigliere del presidente rumeno sulla sicurezza nazionale, dice che la Russia è dietro l’ondata migratoria perché aiuta il regime baathista di Damasco impedendo che la Siria divenisse il califfato del SIIL. “Quello che accade è una componente dell’assalto antidemocratico della Russia all’Unione Europea“, conclude lo squilibrato Degeratu. Infatti, Degeratu e amici non spiegano perché i migranti non fuggono verso i ricchi Stati del Golfo: Arabia Saudita, Quwayt, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Oman, che registrerebbero i più alti standard di vita nel mondo e dove gli immigrati potrebbero integrarsi molto facilmente condividendo lingua e religione. Invece vengono indirizzati verso Germania ed Europa centro-settentrionale. Tale operazione “ha molti elementi in comune con il piano per distruggere le economie socialiste nel mondo. L’operazione fu pianificata e realizzata da Stati Uniti e NATO, portando alla caduta del muro di Berlino, al crollo dell’Unione Sovietica e all’integrazione nella NATO degli Stati dell’ex Patto di Varsavia. … Impianti di produzione dell’Europa orientale furono smantellati e rottamati in occidente o ristrutturati a vantaggio dei nuovi proprietari. Con la privatizzazione, le risorse divennero automaticamente di proprietà delle aziende occidentali. A seguito di tale enorme frode, la maggior parte della manodopera qualificata dall’Europa orientale, centinaia di migliaia di specialisti, tra i 35 e 50 anni, fu costretta alla disoccupazione”.

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