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sabato 12 settembre 2015

Jihad islamerican

Cristiani dello Stato islamico tra espropri e nuovi comandamenti

L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha ricordato quali sono le alternative proposte nel bouquet del Califfato: convertarsi all’islam, firmare un contratto, pagare la jizya (la tassa imposta ai non musulmani), andarsene


Roma. Qualche giorno fa il patriarcato caldeo di Baghdad ha presentato alle autorità irachene un rapporto in cui si evidenziano quattordici casi di espropriazioni abusive dei beni immobiliari appartenenti a famiglie cristiane della capitale, avvenuti negli ultimi mesi. Espropriazioni rese possibili dalla produzione di documenti falsi e coperture di funzionari corrotti. Nel dossier, di cui ha dato conto l’agenzia vaticana Fides, sono elencati anche i nomi dei cittadini cristiani sequestrati o vittime di estorsione.
Era stato il primo ministro in persona, Haydar al Abadi, a istituire un comitato ad hoc incaricato di indagare e classificare i casi in questione. Proposta subito accolta con favore dal patriarca Raphaël Louis I Sako. “Almeno il 70 per cento delle case cristiane a Baghdad è stato illegalmente espropriato”, ha detto Mohammed al Rubai, membro del consiglio municipale cittadino. Stavolta non c’entrano le milizie jihadiste del Califfato, ma solo il caos che si è creato in tutto il paese dopo la progressiva estensione territoriale dello Stato islamico. La situazione è fluida, ed “è difficile anticipare quale sarà il futuro per i cristiani nel medio oriente”, si legge in un report della fondazione tedesca intitolata a Konrad Adenauer (Konrad Adenauer Stiftung), anche perché vi è il concreto rischio che paesi come “il Libano e la Giordania, dove i cristiani sono al sicuro, possano essere coinvolti in conflitti con gli stati vicini”. Qualche centinaio di chilometri più a ovest, in Siria, le autocostitute autorità dello Stato islamico hanno già proceduto a far firmare ai cristiani il particolare contratto che garantisce loro la sicurezza in cambio dell’osservanza obbligatoria di alcune norme, ribatezzate subito “gli undici comandamenti”. Basta poco per salvarsi, hanno spiegato i miliziani ai cristiani di al Qaryatayn, centro di quarantamila abitanti nel sudest del governatorato di Homs, conquistato con la forza il mese scorso.

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L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha ricordato quali sono le alternative proposte nel bouquet del Califfato: convertarsi all’islam, firmare un contratto, pagare la jizya (la tassa imposta ai non musulmani), andarsene. Chi si ribella, ci rimette la testa. Il primo divieto è quello di costruire nuove chiese o monasteri, mentre al secondo posto≠è previsto il divieto di esibire simboli religiosi cristiani davanti ai musulmani. Di seguito, è vietato complottare contro lo Stato islamico, possedere armi e commerciare carne di maiale e vino. E’ obbligatorio vestire “con modestia”, non suonare le campane né usare il microfono durante le funzioni. Con un gesto di misericordiosa generosità, i poveri potranno pagare la tassa di 1 dinaro in due rate (è di 4 per i ricchi e di 2 per il cosiddetto ceto medio). Chi accetta, deve firmare. Chi violerà i termini contrattuali, “sarà trattato alla stregua di un combattente nemico”.

Nel frattempo, nel vicino monastero di Mar Elian, in gran parte raso al suolo dai bulldozer lo scorso agosto, è stata profanata la tomba di Sant’Elian: le foto diffuse online la mostrano aperta. Delle reliquie è stato fatto scempio. I presuli locali continuano a chiedere con forza un intervento decisivo per fermare l’orda nera, lasciando da parte discorsi sull’accoglienza di migranti e profughi. Il patriarca della chiesa cattolica greco-melkita, Gregorio III Laham, ha lanciato nei giorni scorsi un appello ai paesi occidentali: “Il punto centrale non è accogliere e ospitare i profughi, ma fermare il conflitto alle radici. Tutti devono essere coinvolti, dall’occidente alle nazioni arabe, dalla Russia agli Stati Uniti. Questo è ciò che aspettiamo, la pace. Non parole sui migranti e discorsi sull’accoglienza”. Bisogna fare il possibile, ha aggiunto Gregorio III, per “continuare a essere presenti nella regione, anche se il cristianesimo è un bersaglio. Senza i cristiani, ci sarebbe un vero choc di civiltà”.

di Redazione 
| 12 Settembre 2015 
http://www.ilfoglio.it/esteri/2015/09/12/cristiani-dello-stato-islamico-tra-espropri-e-nuovi-comandamenti___1-v-132687-rubriche_c375.htm

Fine di una civiltà?

La notizia della distruzione del tempio di Bel a Palmira ha suscitato indignazione nel mondo intero, in particolare da parte di quell’agenzia delle Nazioni Unite che si incarica di tutelare il patrimonio storico-artistico dell’umanità. Facciamo astrazione del fatto che si trattava di un edificio consacrato alla principale divinità semitica, poi accolta nel sincretistico pantheon romano, e che aveva già a suo tempo – forse a motivo delle grandi dimensioni – evitato lo smantellamento, in un’epoca in cui i cristiani, pur nel loro immenso sforzo di trasmettere l’eredità culturale dell’antichità, non avevano di regola conservato i luoghi di culto pagani in quanto ricettacoli di infestazioni e influenze maligne, ma li avevano o demoliti (come fece, per esempio, san Benedetto a Montecassino) o trasformati in chiese, oppure ancora ne avevano riutilizzato i materiali. Lo zelo per il bene delle anime – dal quale dipende la loro salvezza eterna – prevaleva a quel tempo su quegli interessi archeologici che, dalla metà del ‘700 circa, sono diventati per molti una nuova religione.
Di ben altra natura, quand’anche le motivazioni fossero in parte simili, è il fanatismo dei miliziani del sedicente Stato Islamico, se è vero – come è vero – che fin dall’inizio i maomettani hanno mostrato sommo disprezzo per la cultura occidentale, in nome del quale bruciarono senza il minimo ripensamento i milioni di rotoli della ricchissima biblioteca di Alessandria d’Egitto, custode di tutta la letteratura greco-ellenistica. Viene però da chiedersi perché l’Occidente, in combutta con alcune monarchie del Golfo Persico, abbia finanziato, armato e addestrato le orde dei tagliagole; strapparsi oggi le vesti per i loro barbari eccessi non può apparire se non ipocrita o… schizofrenico. Ci si può pure chiedere, inoltre, come mai nessuno fiati per la devastazione e distruzione di antichissime chiese e venerabili monasteri della Siria e dell’Iraq, per lo svuotamento di intere regioni della loro componente cristiana, per il massacro continuato di civili inermi attaccati alla loro fede… Fedeli di Bel, nel mondo, non ce ne sono più da quasi due millenni; fedeli di Cristo, da quelle parti, ben presto non ce ne saranno più – e vi rimarranno soltanto i fanatici.
Il patrimonio architettonico, d’altronde, è praticamente l’ultimo vestigio della civiltà occidentale che non sia stato ancora cancellato; a parte i monumenti, tutto il resto è stato distrutto proprio da quei signori dell’O.N.U. e dell’Unione Europea che, con i loro proclami su presunti diritti umani, hanno demolito l’idea stessa di civiltà minando alla base i fondamenti di quella mirabile sintesi che la tradizione cristiana aveva operato tra la rivelazione biblica e la cultura greco-romana, nel cui ambito la Provvidenza ha voluto che la Chiesa conoscesse il suo primo sviluppo. Non a caso la scienza e la tecnica occidentali, che di fatto unificano il pianeta, sono frutto di una visione del mondo non più mitologica, ma razionale e religiosa ad un tempo, senza la quale sarebbero state impensabili. Se la Chiesa Cattolica non avesse caldeggiato la fine del sistema coloniale e smesso di annunciare il Vangelo a tutti i popoli, oggi l’umanità sarebbe unita anche dalla stessa fede e, con buona probabilità, da un sistema di governo coordinato secondo verità e giustizia.
Se l’unione degli uomini non si realizza in Cristo, si compie inevitabilmente nel segno di Satana. Sono decenni che le istituzioni internazionali perseguono sistematicamente questa unificazione perversa, fondata sulla mescolanza dei popoli e sulla cancellazione delle identità culturali, in vista di un dominio diabolico sull’intera umanità. I poteri occulti, che ci governano mediante la ridicola illusione della democrazia, sono circoli esoterici che rendono culto al Padre della menzogna; ne è prova evidente la depravazione che dilaga sotto forme oggettivamente ripugnanti, ma sempre più legittimate, a livello sociale, dal massiccio plagio collettivo perpetrato dai mezzi di comunicazione. È per mischiare etnie, culture e religioni che è stato pianificato un fenomeno migratorio di intensità mai vista, a causa del quale gli Stati stanno perdendo la propria sovranità territoriale e le società rischiano una grave destabilizzazione.
La propaganda di regime (ecclesiastico-statale) ci ripete fino all’ossessione che i migranti sarebbero tutti poveretti in fuga da guerre, fame e miseria; respingerli sarebbe quindi espressione di estremo egoismo e colpevole indifferenza… Risulta però che i fuggiaschi paghino ai mercanti di esseri umani diverse migliaia di dollari a persona, molto più del prezzo di un volo di linea o di un viaggio in torpedone: è difficile pensare che chi muore di fame disponga di cifre simili. Risulta altresì che il più delle volte, a lasciare il proprio Paese, sia la migliore gioventù, dotata anche di titoli di studio, che sogna facili guadagni e una vita da nababbi nell’Eldorado occidentale. Peccato che, il più delle volte, si ritrovi poi a chiedere l’elemosina o incappi nelle spire della mafia, dato che il nostro sistema economico non può assorbire tanta manodopera… per non parlare degli italiani disoccupati che, all’ufficio di collocamento, si sentono rispondere che è meglio lasciar perdere: i pochi posti disponibili sono riservati agli immigrati.
Grazie a Dio, i vescovi africani hanno energicamente cominciato a dissuadere i loro giovani dal partire, se non altro per non impoverire ulteriormente i loro Paesi, che rischiano di rimanere privi di braccia, e per non perdere l’identità culturale in società dai “valori” impazziti. Prima del diritto di emigrare – affermava Benedetto XVI – ogni uomo ha il diritto di rimanere nella propria terra e di poterci vivere decentemente. Possiamo umilmente aggiungere che ogni uomo, viceversa, prima del dovere di accogliere gli immigrati, ha il dovere di difendere la propria Patria e di impedire, nella misura della propria responsabilità, che sia invasa senza controllo alcuno. L’uomo di bianco vestito che due anni fa, a Lampedusa, ha lanciato un implicito invito all’arrembaggio cui oggi assistiamo, scomunicando in pari tempo quanti avessero osato dissentire, farebbe bene, a questo punto, ad intensificare le misure di sicurezza, sentiti i propositi di conquista dei fanatici che continuano a sbarcare confusi tra la folla. Gli inferi non prevarranno mai sulla Chiesa – lo sappiamo per fede – ma anche la cupola di Michelangelo, sebbene non essenziale alla vita cristiana, ha il suo valore artistico e religioso… ben più alto di quello del tempio di Bel.
Modeste proposte per aiutare i profughi siriani

“Se l’Occidente non vuole che questi profughi periscano in mare, perché non leva le sanzioni che gravano sul popolo siriano, e sono già costate 143 miliardi di dollari alla Siria?”. La modesta proposta viene da una giovane siriana che ha parlato a Belgrado, investita dall’ondata di profughi, , domenica scorsa, su invito del movimento nazionale serbo Obraz.
Belgrado, la giovane siriana
Belgrado, la giovane siriana

Nella sua modestia, è una informazione utile: nessun media europeo, figurarsi gli italiani, ha raccontato che contro la Siria abbiamo applicato sanzioni. Di solito, le sanzioni di questo genere colpiscono i bambini, perché fra le cose che non si possono più importare a causa del blocco ci sono gli ausilii per l’infanzia, latte in polvere, medicinali eccetera; colpiscono i poveri, colpiscono i malati che non riescono ad avere farmaci necessari.
L’embargo in corso è un crimine contro l’umanità. Tanto più da quando sappiamo che contro l’ISIS e le sue 26 banche operative non è stata elevata alcuna sanzione, e queste possono fare tutte le operazioni internazionali che vogliono per conto del Califfo.
Perché l’Occidente non aiuta i siriani a restare a casa loro – ha continuato la giovane a Belgrado  –   aiutando l’armata siriana a sbarazzarsi dei terroristi e fare della Siria un paese nuovamente sicuro?”.
Strano, ma è un po’ la stessa questione che ha posto Lavrov: “Kerry spinge la stranissima idea che sostenere Bashar Assad nella sua guerra anti-terroristi rafforza le posizioni del’ISIS, perché gli sponsor dell’ISIS vi pomperebbero ancor più armi e denaro…è una logica completamente a rovescio..”.
Su questo esprimiamo il nostro modesto disaccordo: Kerry ha ragione. I suoi alleati sauditi, turchi, e il suo Pentagono, pomperebbero ancor più armi e denaro nei terroristi che hanno voluto. Lui lo sa perchè, come ha rivelato da pochi giorni l’ex direttore della DIA i servizi militari Usa) Michael Flynn, dal 2012 gli Usa hanno scientemente sostenuto l’ISIS per distruggere Assad.





il rapporto Dia
il rapporto Dia

Quindi non si tratta di logica a rovescio; si tratta di menzogna e tradimento.  Una posizione rivoltante, diciamola, per la Superpotenza depositaria dei Nostri Valori (occidentali: nozze gay e tutto il resto).
Ma anche Lavrov ha dato un’utile informazione: ha rivelato che gli americani, per ripicca al fatto che Mosca ha mandato soldati in Siria, hanno  interrotto – o ha minacciato di interrompere – i contatti fra le due forze armate (Usa e Russia), come sempre essenziali per “scongiurare incidenti indesiderabili e involontari”: “Ma se come Kerry ha detto molte volte, gli Stati Uniti vogliono congelare questo canale, then be our guest”.
Sulla traduzione di questa frase qualcuno ha voluto stendere un dubbio. La frase significa: se volete incidenti, accomodatevi. Non si tratterebbe esattamente di ospitalità.
Che la logica americana (e di Hollande, Merkel, Cameron…) sia un po’, anzi tanto contorta sulla Siria, chi può negarlo? Sembra torta e distorta a anche a un numero crescente di militari ed ufficiali americani, i quali si rifiuteranno di combattere “a fianco di Al Qaeda in Siria” per debellare, insieme alla suddetta Al Qaeda, l’ISIS. E lo fanno facendosi dei selfie con sul petto un cartello: “Io non mi unisco ad A l Qaeda” e postandoli con l’ hashtag#Idid’tJoin .

militari Usa
Anche questo è un modesto consiglio da non buttar via.
Non ha certo intenzione di seguirlo Israele, che ultimamente ha cominciato coi suoi aerei ad attacca le posizione dell’Esercito siriano in appoggio ai gruppi terroristi, precisamente le artiglierie siriane nella zona di Al Zambani dove l’esercito siriano aveva appena riconquistato le posizioni ricacciando i terroristi dai margini della cittadina.
Come dargli torto? Tutto questo sterminio, i massacri di 250 mila siriani e la fuoriusciuta di milioni  dal paese, l’Occicdente lo fa’ per Sion.
Tutto come prescrisse Oded Yinon, giornalista vicino al Mossad, sul celebre numero della rivista Kivunim del 1982: “La dissoluzione della Siria e, più tardi, dell’Irak, in aree specifiche per etnia e religione è l’obiettivo primario a lungo termine di Israele…La Siria si sfascerà in base alla struttura etnica e religiosa in diversi stati: ci sarà uno stato alawita lungo la costa, uno stato sunnita nell’area di Aleppo, un altro stato sunnita a Damasco, e i drusi creeranno un altro stato”: Non c’è male come profezia. Anche se lo smembramento della Siria s’è rivelato un compito un po’ più difficile, per un motivo preciso: è un paese di minoranze, molte delle quali si sentono garantite meglio dal regime alawita-laico degli Assad che da quello del Califfo tagliagole di sciiti sostenuto da Obama e dai sauditi. Chissà perché. Fatto sta che a combattere contro Assad in Siria non sono siriani, ma solo quasi mercenari stranieri raccolti da ogni dove e profumatamente stipendiati. Milioni di siriani, preferiscono scappare, vivere nei campi-profughi.
Hanno dovuto fare anche parecchi false flag, atrocità di cui accusare Assad: come la volta che l’hanno esposto come il gasatore “del suo stesso popolo”; l’ammazzatore “dei bambini del suo stesso popolo” eccetera, ed erano pure e semplici menzogne: a commettere i delitti erano stati appunto gli avversari. E’ una lunga e solida tradizione, quella di trasformare il governante da abbattere in un mostro diabolico dal cuore di pietra.
Gli Israeliani – siano o no con passaporto Usa  o di qualche paese europeo  – ci hanno provato con tenacia e fantasia – e chutzah. Subito dopo l’11 Settembre, l’allora assistente segretario di Stato  di Bush jr.  John Bolton (J), “era pronto a riferire al Congresso che il programma di sviluppo delle armi di distruziondi massa in Siria aveva raggiunto uno stadio tale da rappresentare una minaccia per il Medio Oriente ed era necessario occuparsene”. Erano i giorni in cui l’ex ambasciatore judaico a Washington Itamar Rabinovich diceva a Seymour Hersh che forse “i siriani avevano in anticipo notizie sugli attentati dell’11 Settembre e non avevano avvertito gli Stati Uniti”. Di lì a poco,il parlamentare americano Eliot Engel (J) proclamava: “Non mi sorprenderei se le armi di distruzione di massa [di Saddam, ndr.] che non riusciamo a trovare in Irak si trovassero oggi in Siria”. Nel 2005, quando il presidente libanese Hariri morì in un mega-attentato, risucirono a mettere su un tribunale internazionale che all’Aja accusò il regime siriano, e poi Hezbollah, del delitto: i falsi testimoni furono sbugiardati e i giudici “internazionali”, europei,  discreditati.
Il che porta spontaneamente a un modesto suggerimento: sarebbe bene che Israele cessasse di inventare in così gran numero calunniose  menzogne, anche perché poi i media le riprendono e strombazzano, schierandosi subito con lo stato razzista e genocida che questa generazione, invece,  dovrebbe contrastare. Anche ridurre i false flag contribuirebbe a rasserenare la situazione in Medio Oriente.

     
http://www.maurizioblondet.it/modeste-proposte-per-aiutare-i-profughi-siriani/


Il supporto per le manifestazioni "migranti" guidate da ebrei e CIA Raphaël Glucksmann




Ebrei Raphael Glucksmann e Daniel Cohen-Bendit




BREIZATAO - URZ LETTO-NEVEZ (2015/06/09) Sabato 5 Settembre, un "grande evento" - chiamato "spontanea", "cittadino" e "senza leader" - è stato organizzato a Parigi, Place de la République, a sostegno "migranti" - in particolare quelli provenienti da Iraq e la Siria. L'evento è stato un flop. Il suo iniziatore: ebraica, l'agente della CIA, Raphaël Glucksmann.
Possiamo vedere in queste opere Glucksmann su radio Europe 1 ieri:

L'internazionalismo ebraico: l'anima della macchina da guerra degli Stati Uniti
Direttore di una agenzia di marketing parigino, 35 anni e vive in Ucraina, è un ex consigliere dell'ex presidente georgiano Mikheil Saakashvili, ufficiale NATO in Georgia, che fu espulso dalla reati di la corruzione. Saakashvili è legato anche a un altro Ebreo vicino alla CIA e l'Ambasciata degli Stati Uniti in Francia, un certo Felix Marquardt (anche qui). Quest'ultimo è in carica, il Qatar a fianco degli Stati Uniti, l'uso di masse islamici contro il nazionalista e l'orientamento filo-russo.
Saakashvili è ora governatore della città di Odessa in Ucraina per conto del governo fantoccio di Kiev istituito dalla CIA (fonte).
Un governo controllato da oligarchi ebrei, come Petro Poroshenko, un amico di Bernard Henri Lévy (vediqui) e mettere al potere dagli Stati Uniti plenipotenziario in Europa, l'ebraico Victoria Nuland (fonte).
Raphaël Glucksmann è sposato con l'ex ministro degli Interni della Georgia Saakashvili, l'agente della NATO eka zguladze da allora è diventato vice ministro della polizia di Ucraina (fonte). In questo ruolo, è responsabile per la purificazione degli elementi filo-russo.
CIA e l'ebraismo
Il padre di Glucksmann, André, è anche un agente della CIA reclutò come parte del "Congress for Cultural Freedom", una pseudopodo di "Freedom House", di per sé un soggetto responsabile della operazioni di propaganda CIA (fonte):
Nel 1986, Freedom House recupera l'ex direttore delle pubblicazioni del Congresso per la Libertà della Cultura, Melvin Lasky. Esso definisce una farmacia a Londra diffusione di articoli di controllo sulla stampa internazionale. Come la rivista Encounter, che una volta a capo, il programma di scambio è finanziato dalla CIA.
Essa ha quindi impiega Vladimir Bukovsky, Adam Michnik, André Glucksmann, Jean-François Revel, e alcuni altri. Gli articoli sono prese nel Regno Unito nel The Daily Mail, The Daily Telegraph e The  tempi; Giamaica in The Daily  Gleaner; e soprattutto negli Stati Uniti nel Wall Street Journal.
Ha collaborato alla rivista "Brave New World", prodotto da un'associazione ebraica filo-americano chiamato il "Circolo di oratoria." Nel 2003 il Circolo Oratorio - composto tra gli altri ebrei, Bernard Kouchner, André Glucksmann, Romain Goupil, Frédéric Encel Elizabeth Schemla - aveva sostenuto l'invasione anglo-americana dell'Iraq che causerà la morte di circa un milione di civili e causando l'esodo di centinaia di migliaia di iracheni e la quasi distruzione della comunità cristiana del paese.
La lotta contro le forze della resistenza europee
Avevamo menzionato il caso di Raffaello Glucksmann in un passaggio televisivo in cui ha dichiarato l'asse di intellettuali ebrei a combattere lati NATO e USA contro le forze di identità (leggi qui):
"E 'incredibile che il secolarismo viene rapito dal Fronte Nazionale ... il progetto della scuola repubblicana, si trattava di un progetto progetto di sradicamento. E 'stato un progetto politico volto a rimuovere bambini campanili, terroir! E 'stato creato, da eredi, cittadini, era l'antitesi del progetto reazionario proposto nei libri e presto alle urne ".
È possibile guardare l'estratto qui:

Chi l'Autore

http://breizatao.com/2015/09/06/les-manifestations-de-soutien-aux-migrants-pilotees-par-le-juif-et-agent-de-la-cia-raphael-glucksmann/#.Ve16r3C6nSU.blogger

"Operate per la cessazione delle inique sanzioni che uccidono la nostra gente". L'appello delle monache siriane

Operate per la cessazione delle inique sanzioni che uccidono la nostra gente. L'appello delle monache siriane

"Le sanzioni colpiscono la gente, ed in modo durissimo"


APPELLO DALLE MONACHE TRAPPISTE E DAL POPOLO SIRIANO
Sempre più persone ci chiedono : ma noi cosa possiamo fare ? Ora che sono evidenti per tutti le implicazioni politiche, le manipolazioni internazionali, gli interessi che hanno provocato e mantengono vivo il conflitto siriano, ora che tutti- o quasi- ne parlano, e che incredibilmente tutto –o quasi- va avanti come prima… chi davvero vorrebbe poter fare qualcosa per la Siria e soprattutto per i siriani e tutto il Medio Oriente, si sente impotente.
Ma non è così, qualcosa si può fare.. Prima di tutto, non smettere di voler capire ciò che riguarda questa guerra, informarsi, cercare di ascoltare tutte le parti.
E’ già moltissimo, perché molto di ciò che è accaduto è stato possibile grazie alla disinformazione, al potere e alla violenza di una comunicazione asservita ai vari interessi di parte, così come accade purtroppo per tante altre realtà.
E’ importante anche guardare “oltre” questa guerra.. Non fermiamo i nostri occhi solo sulle macerie, sugli orrori di cui può rendersi capace un’umanità abbruttita, non restiamo sospesi in questo sentimento vago e scoraggiante di qualcosa di ineluttabile che è lì, contro il quale non possiamo fare nulla. Guardiamo a cosa possiamo fare OGGI.
Fare per costruire, per progettare un futuro. Che ci sarà, oh sì che ci sarà.
Noi , qui ne siamo certi, per paradossale che sembri , più le difficoltà si moltiplicano più sappiamo reagire…
Quello che vogliono oggi i siriani, quello di cui hanno bisogno, è soprattutto vivere.
Banale, ovvio, ridicolo dirlo. Ma oggi lo si deve dire: senza “la vita di base”, tutti gli altri valori diventano ridicoli.
La vita C’E’, in realtà, a dispetto di tutto. Solo che è messa alla prova, fa fatica ; letteralmente, fatica da morire. Perché non solo non è aiutata, ma è ostacolata, impedita da quell’iniquo strumento di “democrazia” che sono leSANZIONI INTERNAZIONALI..
Dalla Germania, e forse da qualche altra parte , si sta muovendo qualcosa. Qualcuno ha finalmente deciso di prendere seriamente in mano la questione delle sanzioni. Mobilitatevi anche voi, appoggiateli, create altre petizioni. Fate qualcosa.
E’ veramente ora di finirla con questa vergogna.. Si sa benissimo che queste misure non colpiscono affatto chi è al potere. Le sanzioni colpiscono la gente, ed in modo durissimo… Niente materie prime per lavorare, niente medicinali, anche per le malattie gravi. Tutto carissimo, i prezzi degli alimenti sono arrivati a dieci volte tanto... Senza lavoro, in un paese in guerra, dilaga la violenza, la delinquenza, il contrabbando, la corruzione, la speculazione, l’insicurezza. Questi, sono i frutti delle sanzioni..
La gente non ne può più.. “Benissimo, è proprio questo che si vuole con le sanzioni: esasperare la gente perché faccia pressione sul governo”.
Benissimo ? E CHI lo vuole ? Quattro anni ( e più) di sofferenza della gente, quattro anni di vita tirata con i denti… Provate a immaginare quanti sono quattro anni per un bambino in crescita ? Quanto importanti ?
E’ possibile pensare di usare anni di sofferenza della gente per ottenere un risultato politico, strategico ? mascherandolo poi come il bene vero della gente stessa? No, non è proprio possibile. E se non sappiamo trovare altri strumenti, allora siamo veramente  indegni di chiamarci paesi democratici.. (cioè, paesi che dovrebbero avere a cuore le sorti del popolo !!!!)
E poi si continuano a mandare soldi, aiuti.. E di questo, va detto con sincerità, qui tutti sono davvero grati, perché l’Occidente sa essere, è davvero molto generoso. Voi stessi che leggete, sì, tante volte avete aperto il cuore. Ma non è assurdo ? non sarebbe meglio creare lavoro, creare opportunità ? Fermare le speculazioni che aumentano a dismisura i costi ? Far ripartire la vita, ed investire in progetti? Non serve aggiungere altro..
Vi chiediamo, con tutto il cuore, di smuovere questa situazione, anzi : di fermare il prima possibile l’applicazione delle sanzioni.
Questo, POTETE FARLO. Grazie.
Le sorelle trappiste 



IL TESTO DELL'APPELLO TEDESCO
PROPOSTA DI CAMPAGNA CONTRO LE SANZIONI ALLA SIRIA
Basta con l'embargo, affinché il popolo siriano possa ritrovare la pace!
Da oltre 4 anni gli Usa conducono - per procura - una guerra sanguinosissima contro la Siria. Forniscono ai gruppi islamisti le armi più moderne, li fanno istruire dai propri consiglieri militari nei campi d'addestramento in Turchia e in Giordania. Il regime wahabita saudita e le altre monarchie del golfo replicano il copione già sperimentato in Afghanistan negli anni '70 e mettono a disposizione miliardi di dollari per reclutare e armare le truppe di Isis e Al Nusra.
La responsabilità del governo tedesco e dell‘ Unione europea
L‘Unione europea e il governo tedesco partecipano a questa sporca guerra. Dal 2011 hanno decretato l'embargo contro la Siria. Lo scopo dichiarato di tale embargo era quello di paralizzare l'economia del paese e di spingere la popolazione a ribellarsi contro il governo. In combutta con Usa, Arabia Saudita e con le altre monarchie del Golfo, Europa e Germania hanno:
– congelato i conti siriani all'estero
– vietato le importazioni dalla Siria, in particolare quelle  di petrolio grezzo come pure ogni tipo di transazione economica, in modo da impedire l'importazione dei beni indispensabili al popolo e all'economia del paese. Anche le rimesse degli emigranti sono bloccate!
– proibito le importazioni da parte della Siria di carburante, olio da riscaldamento, tecnologia e impianti per la raffinazione del petrolio e per la produzione di gas liquido necessario per la produzione di energia elettrica. Senza benzina e senza corrente elettrica, l'agricoltura, come anche l'industria alimentare, l'artigianato e l'industria sono di fatto paralizzate.
Il notiziario televisivo del 14 febbraio 2012 si chiedeva cinicamente: “Fino a quando potrà resistere l‘economia di Assad?” per concludere trionfalmente: “L‘economia siriana è a terra. L‘inflazione galoppa. Il costo dei generi alimentari è raddoppiato, mentre scarseggiano diesel e merci d‘importazione”.
Persino a Damasco manca la corrente per 3 ore al giorno, e in altre località per periodi ancora più lunghi. Oggi, a distanza di 3 anni, il prodotto nazionale lordo è diminuito del 60%, la percentuale è passata dal 15% al 58%. Il 64,7% dei siriani vive in uno stato di miseria estrema e non è più in grado di procurarsi gli alimenti di base. In questa situazione di degrado, che diffonde fanatismo e criminalità, Isis e Al Nusra trovano un fertile terreno per reclutare nuovi combattenti…
Affamare un popolo è un crimine
L'aver dichiarato l'embargo contro un paese come la Siria equivale a una dichiarazione di guerra particolarmente disumana. In Iraq negli anni 1990 l’embargo fece un milione di persone, fra le quali almeno 500mila bambini. L'embargo alla Siria funziona da moltiplicatore ed alimenta la guerra fratricida: 220.000 morti, quasi un milione di feriti e mutilati, più di 10 milioni di profughi: non vi bastano ancora?
Chiediamo ai deputati e al governo di agire subito:
– l‘embargo contro la Siria deve cessare a più presto in modo che l‘economia del paese possa riprendersi e che ulteriori sofferenze vengano risparmiate alla popolazione
– siano elargiti al paese generosi aiuti economici per la ricostruzione.
_ siano immediatamente riprese le relazioni diplomatiche e si rispetti la sovranità del paese.
É giunto il momento per il governo tedesco e l`Unione Europea di assumere il ruolo di intermediazione in questo conflitto e di dare così un contributo al ristabilimento della pace in Siria e nella regione.
Continuare a mantenere l'embargo equivale ad essere corresponsabili di un genocidio! 

Il ruolo dei media nella distorsione degli avvenimenti in Siria

di Luciano Lago
Se qualcuno aveva ancora delle perplessità sul ruolo che svolgono i grandi media nel sistema europeo, gli ultimi avvenimenti relativi alla guerra in Siria ed alla fuga verso l’Europa di masse di rifugiati, hanno fugato ogni possibile dubbio: Il ruolo dei grandi media, giornale e Tv si dimostra quello di megafono della propaganda atlantista che parte da Washington e da Londra.
Lo conferma il modo con cui i media occidentali hanno diffuso le notizie circa il presunto intervento militare russo in Siria sulla base di informazioni inizialmente trasmesse da una fonte israeliana  (ynet news) e successivamente riprese e diffuse da quasi tutti i media, circa l’incremento degli aiuti da parte di Mosca all’Esercito di Al-Assad, l’arrivo di nuovi aerei da guerra, il passaggio di navi da trasporto con armi e blindati destinati al porto di Tartus (base russa in Siria), un modo che ha fatto amplificare queste notizie a dismisura fino a lanciare titoli quali “Allarme per l’intervento della Russia nella guerra in Siria, Nato in allarme: l’Azione russa non aiuta, ecc..

E’ apparso subito chiaro che la grancassa dei media, su istigazione di fonti israeliane e statunitensi come Reuters, Ass. Press, Fox News ed altre, è stata subito ripresa dai media europei, senza verifiche, per lanciare una campagna di amplificazione di un probabile intervento russo in Siria, sulla base di pochi elementi: qualche nave avvistata sul Bosforo e qualche aereo da trasporto in più visto arrivare vicino Damasco, fino alla notizia della presenza di militari russi sul terreno di battaglia a supporto dell’Esercito siriano.
Il tutto per lanciare un allarme e per tacciare quella dell’intervento russo come di una “pericolosa complicazione” nella guerra in Siria, una “aggressione” della Russia ed una “indebita  ingerenza” di questa  in Siria.
In realtà il Pentagono, grazie al suo apparato di satelliti ed osservazione, conosceva benissimo quale fosse il livello degli aiuti militari russi alla Siria , e le stesse autorità russe non hanno mai fatto mistero del loro aiuto al governo siriano, dato che esiste un trattato di cooperazione con la Siria fin dai tempi dell’URSS.
Quindi dove stava in fondo la novità? Lo stesso Ministero russo ha infatti smentito una partecipazione diretta russa nella guerra in Siria, salvo poi dichiarare, la portavoce del Cremlino, che la Russia, come ha sempre fatto, stava fornendo assistenza militare ed addestramento ai reparti siriani circa l’utilizzo dei nuovi armamenti forniti.
La campagna di allarme era ormai partita in tromba ed i giornali europei non hanno lesinato titoli allarmistici fino a riportare le dichiarazioni del Pentagono in cui si afferma che “l’Intervento russo in Siria per appoggiare il governo di Al-Assad  si considera inammissibile e che questo intervento potrebbe avere un effetto destabilizzante”.
Sarebbe superfluo osservare che, se si è verificato un intervento destabilizzante in Siria questo è stato proprio quello degli USA e delle potenze occidentali che, assieme ai loro alleati regionali (Arabia Saudita, Qatar, Turchia) nel corso di questi 4 anni e mezzo, hanno fatto di tutto e di più, infiltrazione di un esercito di terroristi nel paese, campi di addestramento per i terroristi in Giordania e poi in Turchia, fornitura massiccia di armi ed istruttori ai gruppi terroristi, finanziamento e pagamento dei salari ai mercenari (l’Arabia Saudita), interventi dell’aviazione israeliana in appoggio dei gruppi terroristi, ricovero in ospedali  di Israele dei terroristi feriti (Israele con il gruppo di Al-Nusra), fino ai reparti speciali di truppe di elite statunitensi e britanniche, mascherate e mescolate con i terroristi per dirigere alcune operazioni sul terreno, come ammesso ultimamente da diversi organi di informazione USA e britannici. Vedi: Nytimes.com   The Guardian
Il paradosso della situazione è che, l’accusa di “intervento destabilizzante” fatta alla alla Russia,  proviene proprio da quei  paesi che hanno destabilizzato la Siria provocando in conflitto che è una vera e propria guerra per procura che ha provocato oltre 260.000 morti, distruzioni immani e milioni di profughi, che adesso vengono sospinti dalla Turchia verso l’Europa in una manovra coordinata con l’intelligence USA, per provocare il caos anche in Europa.
In questo contesto appare chiara la manovra dei media occidentali di presentare la Russia nel ruolo dell’ “aggressore”, del sostenitore del “cattivo” tiranno, Bashar Al-Assad, demonizzato oltre ogni misura come avvenne a suo tempo per Gheddafi e per Saddam Hussein o per Milosevic in precedenza.
Tanks Russia
Niente di nuovo, si tratta del tipico sistema americano delle fasi che precedono l’intervento militare:  fase 1) diffamazione (a mezzo dei media), fase 2) demonizzazione dell’avversario da abbattere (voci di armi di distruzione di massa o armi chimiche, presunte stragi di civili, ecc.), fase 3) intervento militare, rovesciamento del governo e rimozione con la forza del “tiranno” (soppressione fisica o carcerazione).
L’altra finalità di questa campagna mediatica di criminalizzazione di Putin e della Russia è quella di distogliere l’attenzione dall’evidente fallimento della strategia degli USA e dei loro alleati in Siria: Washington contava su una sostanziale passività della Russia per procedere nel suo piano, quello di occupare gradualmente la Siria, istituendo delle no “fly zone”, successivamente mandando all’attacco i gruppi di “ribelli moderati” protetti dall’aviazione e reparti speciali americani e britannici per conquistare obiettivi sensibili e debilitare l’Esercito siriano.
Naturalmente la campagna mediatica si muove su enunciazione di falsità evidenti, a partire da quella che i media come la RAI e tutti i grandi giornali  europei continuano a definire una “guerra civile” nascondendo al pubblico che in Siria sono arrivati oltre 70.000 (si calcola)  jihaddisti delle più disparate nazionalità (82 nazionalità  diverse), dai libici agli afghani, ai sauditi, ai tunisini, agli egiziani, pakistani, yemeniti e persino ceceni di lingua russa, senza contare i “foreign fighters” europei arrivati a frotte da Francia, Gran Bretagna, Belgio ed Olanda.
L’obiettivo finale della strategia di USA ed Israele : creare in Siria un protettorato USA con suddivisione del paese  in più  regioni  in base ai gruppi confessionali e realizzazione di un grande stato sunnita tra Iraq e Siria sotto influenza saudita, il vecchio piano elaborato dallo stratega israeliano Oded  Yinon per la dissoluzione della Siria come nazione unita.
La Russia di Putin ha visto il gioco, come in una partita di poker, si è mossa in anticipo e manda all’aria tutto il piano americano. Non per nulla sono arrivate davanti alle coste siriane unità navali lanciamissili con truppe da sbarco e sistemi antimissile, impegnate in una esercitazione che durerà diverse settimane oltre ad aver creato un ponte aereo che porterà mezzi ed armi per creare una barriera di difesa nelle città siriane. Sarà difficile attaccare la Siria senza una dura reazione delle forze russe.
Si da il caso poi che la Russia interviene in Siria anche per proteggere la sua stessa sicurezza visto che è già iniziato il tentativo di infiltrare i terroristi dell’ISIS nel Caucaso e minare dall’interno la regione russa. Non è difficile indovinare chi stia coordinando questa operazione da dietro le quinte. Inoltre l’intervento russo inoltre avviene dopo oltre un anno che si è costituita una coalizione anti ISIS, capeggiata dagli USA che, nonostante i 4.000 milioni di dollari spesi, ha dimostrato di non essere in grado di ottenere risultati significativi ed anzi esiste il più che fondato sospetto (ormai certezza) che la coalizione anti ISIS abbia fatto di tutto per non ostacolare l’ISIS nella sua avanzata, vista l’utilità di questa organizzazione terroristica, utilizzata come “spauracchio” per le finalità geopolitiche che si propone Washington nella regione. Ne fa fede la vendita del petrolio estratto dai pozzi in Iraq e Siria, consentita all’ISIS attraverso la Turchia, ne fa fede il mancato bombardamento delle linee di rifronimento dell’ISIS, con le centinaia di camions che transitano per strade scoperte ed individuabili tra la Turchia la Siria e l’Iraq, e tanti altri episodi di contiguità fra la coalizione ed il gruppo terrorista, come gli aviolanci di rifornimenti ed armi sulle posizione dell’ISIS  in Iraq, effettuati da aerei ed elicotteri della coalizione e registrato e denunciato dai combattenti iracheni.  Vedi: Gli USA sostengono militarmente l’ISIS. La denuncia di un deputato iracheno
La Russia interviene per annientare veramente l’ISIS non per contenerla o blandirla come hanno fatto fino ad ora gli americani ed i loro alleati e possiamo stare sicuri che inizierà una nuovo fase decisiva del conflitto.
Barcos russo en Siria
Rimane poi da fare una considerazione importante: tutte le navi che arrivano in Siria con il loro carico e le navi da guerra che vanno ad integrasi nella flotta del Mediterraneo partono dai porti della Crimea come Sebastopoli. Esattamente da quella penisola, che in precedenza faceva parte dell’Ucraina, da cui gli USA avevano pianificato di estromettere la Russia, per impedirle di svolgere un ruolo di grande potenza. La Russia senza la Crimea non avrebbe avuto più l’accesso facile al Mediterraneo e non avrebbe potuto facilmente intervenire in soccorso dell’alleato siriano.
Questo spiega in buona parte tutta l’operazione del golpe di Kiev del 2014, fagocitato dagli USA e dalla UE , nonchè tutti i piani di ridimensionare la potenza russa. Anche in quel caso, Putin aveva giocato d’anticipo e, con la mossa del referendum, aveva spiazzato l’avversario riannettendosi la Crimea che, d’altra parte a buon ragione è sempre stata terra russa. Un’altro fallimento della politica di Obama che si ritorce contro gli Stati Uniti ma che i media europei, prostituiti alle centrali di potere atlantiste, cercano di nascondere sostenendo il ruolo di  presunto aggressore di Putin, ignorando il diritto all’autodeterminazione, lo stesso che aveva giustificato  il distacco del Kossowo dalla Serbia. Il famoso doppio standard dell’ipocrisia occidentale.
Nelle foto sopra: mezzi militari russi in Siria e ringraziamenti alla Russia  da parte della  popolazione siriana 

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