Il Francis effect funziona nella chiesa dell’establishment, meno tra i cattolici “in subbuglio”
Il Papa ha trovato semplicemente la chiesa americana, nella sua versione à la page e liberal
Papa Francesco al Congresso americano (foto LaPresse)
Washington. L’America entusiasta e blindata ha trovato il figlio di una famiglia di migranti, l’eroe accessibile che si presenta alla Casa Bianca sulla 500 e ha una carezza e un selfie per tutti. Ma Francesco cos’ha trovato in America? Una chiesa in “subbuglio”, dice il New York Times, che alla vigilia ha fatto una grande ricognizione, ancorché animata da una tesi precostituita, fra le linee di frattura di una chiesa divisa fra conservatori e progressisti, nord e sud, bianchi e ispanici, attivisti catto-lgbt e guerrieri culturali, entusiasti novatori che lavorano al grande compromesso con la secolarizzazione e strenui difensori della dottrina bastonati dalla realtà.
E’ stata quest’ultima chiesa, quella dei Chaput, dei Cordileone, dei Burke e dei DiNardo, che il Papa ha fraternamente rimproverato nell’incontro con i vescovi nella cattedrale di St. Matthew, con monito chiaro per le orecchie che vogliono intendere: “Guai a noi se facciamo della croce un vessillo di battaglie mondane”. Michael Sean Winters, osservatore raffinato e musicista d’accompagnamento della sinfonia bergogliana, aveva predetto che sarebbe stato quello il discorso più importante, e nell’amorevole buffetto papale vuole vederci niente meno che una rivoluzione: “Siate pastori, non culture warriors”, scrive, decrittando ed esplicitando quello che il linguaggio della chiesa sibila soltanto fra le righe. Non c’è dubbio che il vento soffi dalla sua parte.
ARTICOLI CORRELATI Altro che povertà, Francesco bacchetta la Casa Bianca sulla “libertà religiosa” Francesco politico corretto Il Papa assolve le suore ribelli: “Cosa sarebbe la Chiesa senza di voi?”Per lui e per tanti come lui è la fine trionfale della chiesa militante americana, ripiegata su battaglie etiche coraggiosamente intraprese e rovinosamente perdute. Letti oggi con occhio politico, i discorsi di Benedetto XVI agli Stati Uniti sono appunti per un’agenda fallimentare, dalla vita alla famiglia e la secolarizzazione galoppante in ogni angolo della vita e della società. Questa chiesa che abbraccia e lenisce, stando alla larga dalle manifestazioni di piazza e da battaglie che vanno tutte nel verso sbagliato, è rimpiazzata dal “Francis effect”, fenomeno palpabile sui giornali dell’establishment sovreccitato, già meno dalle parti del gregge. Pure al New York Times, che vaglia tutto lo scibile con i big data ma all’effetto Francesco crede per fede, tocca concedere infine che i numeri non sono da capogiro: sotto il pontificato di Francesco il 13 per cento dei cattolici americani va a messa più spesso, ma il 12 per cento ci va meno. Per il 74 per cento non è cambiato nulla. Pari e patta. Il conservatore moderato Ross Douthat, che sul New York Times scrive in partibus infidelium, nota che non esiste Vicario al mondo che possa riempire di colpo le chiese dell’occidente stanco: “I pontefici non hanno quel tipo di potere, punto”. Eppure il mondo sembra desiderare ardentemente che Francesco quel potere ce l’abbia, e pare che basti lavorare con la lima qualche spigolo acuto della dottrina per ottenerlo.
Chiesa in subbuglio? Forse quella che Francesco ha trovato in America è, più semplicemente, la chiesa americana, nella sua versione accomodante e à la page, kennediana, fondamentalmente liberal, punteggiata di celebrity e con gli occhiali a goccia tipo Joe Biden, quella per cui fede e politica sono rette parallele che s’incontrano tutt’al più in cielo. Quella che rifugge privatamente l’aborto ma lo vota orgogliosamente al Congresso, roba buona per la “strong catholic” Nancy Pelosi (definizione sempre del Times). Una lucida indicazione sullo stato della religione americana trovata da Francesco l’ha data, a sorpresa, John Kerry, rispondendo in modo non ovvio a una bella domanda di Massimo Franco sulla nazione post-cristiana: “Gli Stati Uniti rimangono una delle società più religiose del mondo, e il loro paesaggio religioso continua ad essere in movimento. Gli Stati Uniti stanno diventando più pluralisti da questo punto di vista, così come appaiono più compositi sul piano delle razze e delle etnie. Gli studiosi hanno anche notato un cambiamento nel numero di americani che non si riconoscono in maniera formale con una particolare comunità religiosa, o che si identificano con fedi non cristiane. C’è una grande potenza in questa diversità, e il pluralismo religioso dell’America è una fonte della sua forza”.
di Mattia Ferraresi | 25 Settembre 2015
Il Papa assolve le suore ribelli: “Cosa sarebbe la Chiesa senza di voi?”
A St.Patrick Francesco tuona contro "la spiritualità mondana". Alla fine, show del cardinale Dolan
di Matteo Matzuzzi | 25 Settembre 2015
Il Papa ha celebrato i Vespri nella cattedrale di St.Patrick, a New York
New York. Prima di iniziare a leggere l’omelia preparata in spagnolo per i Vespri celebrati con il clero, i religiosi e le religiose nella cattedrale di San Patrizio, a New York, Francesco ha espresso vicinanza “ai miei fratelli musulmani” per la tragedia della Mecca, dove più di settecento persone sono morte nella calca in occasione del primo giorno della festa del sacrificio. Il Papa, dopo aver concentrato la sua riflessione su “gratitudine e laboriosità”, definiti “due pilastri della vita spirituale”, ha parlato delle religiose americane, negli anni scorsi sottoposte a due distinte indagini del Vaticano. La controversia più delicata aveva riguardato la Leadership Conference of Women Religious (LCWR), la maggiore organizzazione di suore statunitensi, finita nel mirino della Congregazione per la dottrina della fede con l’accusa di aver assunto posizioni “oltre la Chiesa” e “oltre Gesù”. Alcune di esse chiedevano il via libera all’ordinazione delle donne, e a chi faceva loro notare (il Papa, in un intervista aerea, ndr) che Giovanni Paolo II aveva chiuso la questione, l’ex presidentessa della Lcwr, Theresa Kane, rispondeva che “Giovnani Paolo II è morto”. Il Papa ha, con un paio di frasi, chiuso definitivamente la questione: “Vorrei in modo speciale esprimere la mia gratitudine alle religiose degli Stati Uniti. Che cosa sarebbe questa Chiesa senza di voi? Donne forte, lottatrici; con quello spirito di coraggio che vi pone in prima linea nell’annuncio del Vangelo. A voi, religiose, sorelle e madri di questo popolo, voglio dire ‘grazie’, un ‘grazie’ grandissimo. E – ha aggiunto alzando la voce – dirvi anche che vi voglio molto bene”. I presenti, clero e religiosi e religiose, sono esplosi in un applauso fragoroso, accompagnato dai sorrisi dei tanti presuli presenti accanto al Papa.
ARTICOLI CORRELATI A divided Congress seeks Papal approval amid ongoing debate on abortion financing Altro che povertà, Francesco bacchetta la Casa Bianca sulla “libertà religiosa” Francesco politico corretto Il Francis effect funziona nella chiesa dell’establishment, meno tra i cattolici “in subbuglio” Il gesuita liberista James Schall ci spiega che per combattere la povertà serve il capitalismo Non solo climaPoco prima, parlando ai sacerdoti presenti in cattedrale, aveva evidenziato due aspetti tipici di quella “spiritualità mondana che ci indebolisce nel nostro cammino di servizio e degrada lo stupore del primo incontro con Gesù Cristo”. Innanzitutto, ha detto Francesco, “possiamo essere intrappolati nel misurare il valore dei nostri sforzi apostolici dal criterio dell’efficienza, della funzionalità e del successo esterno che governa il mondo degli affari. Non che queste cose non siano importanti – ha chiarito – ci è stata affidata una grande responsabilità e giustamente il popolo di Dio si aspetta delle verifiche. Ma il vero valore del nostro apostolato viene misurato dal valore che esso ha agli occhi di Dio”. “So che voi – ha sottolineato Francesco – come corpo sacerdotale, di fronte al popolo di Dio, avete sofferto molto nel non lontano passato sopportando la vergogna a causa di tanti fratelli che hanno ferito e scandalizzato la Chiesa nei suoi figli più indifesi”. “Vi accompagno in questo tempo di dolore e difficoltà”.
http://www.ilfoglio.it/papa-in-america/2015/09/25/il-papa-assolve-le-suore-ribelli-cosa-sarebbe-la-chiesa-senza-di-voi___1-v-133140-rubriche_c279.htm
IL REGALO DELLA NUNZIATURA NEGLI USA AI SEMINARISTI PRESENTI ALL'INCONTRO CON IL PAPA: IL LIBRO DI SARAH
I numerosi seminaristi presenti all’incontro del Papa con i vescovi statunitensi, mercoledì scorso a Washington, nella Cattedrale di San Matteo, si sono visti omaggiati di una copia dell’ormai celebre ultimo libro del cardinale Robert Sarah “Dio o niente”. Un regalo della nunziatura apostolica. Allegato al libro, un biglietto di cui il blog di padre John Zuhlsdorf ha pubblicato la foto:
«In occasione della visita di Sua Santità Papa Francesco negli Stati Uniti D’America, la nunziatura apostolica è lieta di presentare questo libro ai futuri religiosi e religiose dell’America e ai suoi futuri sacerdoti». Firmato, Carlo Maria Viganò, nunzio apostolico.
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