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venerdì 25 settembre 2015

Non solo clima?

Non solo clima

La significativa visita del Papa alle suore che dal 2012 combattono contro l’Amministrazione Obama

Papa Francesco (foto LaPresse)
Washington. Mercoledì Papa Francesco ha fatto vista alle Little Sisters of the Poor, le suore che nel 2012 hanno iniziato una battaglia legale contro l’Amministrazione Obama, che ha imposto a tutti le istituzioni, incluse quelle religiose, di offrire ai dipendenti l’accesso gratuito a contraccettivi e servizi abortivi. Per le piccole sorelle si trattava di un’inaccettabile violazione della propria coscienza informata dalla fede.
Quando Obama ha concesso un piccolo accomodamento alla legge, trasferendo i costi della copertura dai datori di lavoro alle compagnie assicurative, le suore non hanno ritirato la querela, svelando lo stratagemma dalle gambe corte dell’Amministrazione. La Corte d’appello ha stabilito che il regolamento non rappresenta un “sostanziale impedimento” al loro libero esercizio della religione, ma nemmeno a quel punto le suore hanno ceduto.

ARTICOLI CORRELATI Francesco politico corretto Il Papa assolve le suore ribelli: “Cosa sarebbe la Chiesa senza di voi?”Il portavoce della Santa Sede, Padre Lombardi, ha detto che “la breve visita non era in programma” e che è “chiaramente un segno del suo sostegno nei loro confronti”, un’implicita “conferma della posizione dei vescovi degli Stati Uniti”, che sono in prima linea nella battaglia per una reale protezione della libertà religiosa. Usa Today l’ha chiamata una “protesta silenziosa” contro le leggi che minano la “più amata delle libertà americane”, proteggendo i diritti delle istituzioni religiose soltanto nella misura in cui non interferiscono con l’ordinamento civile.

Più di molte prese di posizione
Nel discorso al Congresso ha dedicato soltanto un’allusione al tema, quando ha parlato di “rispetto per le nostre differenze e per le nostre convinzioni di coscienza”, ma per un Papa callejero più abituato a predicare con l’esempio che con i discorsi, l’improvvisata visita vale più di molte prese di posizione a parole. Il capo della conferenza episcopale, Joseph Kurtz, ha spiegato che “l’ultima cosa che le suore vorrebbero è querelare qualcuno, vorrebbero semplicemente servire i poveri e gli anziani, e vogliono farlo in modo che questo non entri in conflitto con le loro convinzioni”, cosa impossibile se “la libertà religiosa viene interpretata in questo modo riduttivo”, come lo stesso Kurtz aveva già detto in precedenza.

Quella di Francesco è stata una visita minore, laterale, ma enorme dal punto di vista simbolico, specialmente in una giornata di incontri istituzionali in cui il gioco dei media è stato quello di sottolineare i temi su cui si può tracciare una convergenza politica fra la Santa Sede e la Casa Bianca: la povertà, i cambiamenti climatici, i rifugiati, la diplomazia del disgelo con Cuba.

Ma Francesco nel suo breve discorso alla Casa Bianca è partito proprio dalla libertà religiosa, invocando la logica secolarizzata della società “tollerante ed inclusiva” per chiedere, a nome dei cattolici d’America, “sforzi per costruire una società giusta e sapientemente ordinata rispettino le loro preoccupazioni più profonde e i loro diritti inerenti alla libertà religiosa”.
di Mattia Ferraresi | 25 Settembre 2015



SUL CLIMA SBAGLIA, CARO PAPA.


Questa è la lettera che lo scienziato Franco Battaglia   ha inviato a Papa Bergoglio dopo averne letto l’enciclica “ambientalista”.   Naturalmente, nessuna risposta.
 Santissimo Padre, sono un cristiano, nel senso che credo che Gesù Cristo sia stato Dio fatto uomo. E qui finisce la mia fede, cioè quanto basta per essere io, e non solo per questo, un peccatore. Tanto peccatore che, avendo letto la Sua ultima Lettera Enciclica, mi sono fatto la convinzione che in qualche passaggio essa non sia stata ispirata dal Suo naturale ispiratore. Non sarebbe la prima volta che succede ad un Papa: chi ispirò Urbano VIII a costringere Galileo all’atto di abiura? Non certo Dio Onnisciente.
 Lei, Santo Padre, s’appella al consenso scientifico per puntare l’indice contro il «preoccupante riscaldamento climatico… la maggior parte del quale… è dovuto alle attività umane». E sul problema si dilunga con argomentazioni ­ – come, per esempio, quella del «preoccupante innalzamento dei mari» – che tutti noi leggiamo da alcuni decenni nei più approssimativi documenti di associazioni ideologicamente precostituite. Temo, allora, che il diavolo si sia insinuato nei cuori di coloro che L’hanno consigliata.
 Innanzitutto, mai ci si può appellare al consenso scientifico per sostenere l’attendibilità di qualsivoglia affermazione. Anzi, a dire il vero, è contro il consenso che la scienza fa progressi, ma questa è un’altra storia. Al consenso s’appellò Urbano VIII. E Galileo non della Chiesa, ma dei suoi stessi colleghi e del consenso cosiddetto scientifico fu vera vittima. Bisogna appellarsi, invece, ai fatti. E i fatti, inconfutabili, sono quelli che seguono.
 Il pianeta vive da milioni d’anni in una sorta di perenne stato glaciale, interrotto, ogni centomila anni, da diecimila anni di, detta in gergo, optimum climatico. Orbene, questa nostra umanità sta vivendo nell’ultimo di questi favorevoli periodi. Ed è da ventimila anni, cioè da quando il pianeta cominciò a uscire dall’ultima era glaciale, che i livelli dei mari si sono elevati: di oltre cento metri rispetto ad allora. Né l’attualeoptimum climatico ha raggiunto ancora i massimi di temperatura che si raggiunsero, in assenza di attività umane, negli optimum climatici precedenti. (Figura 1).
  
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Una volta usciti da un’era glaciale, il clima del pianeta non resta immobile in un ideale plateau termico (Figura 2).

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Per esempio, durante l’ultimo optimum climatico, vi sono stati periodi caldi (olocenico, romano e medievale), intervallati da cosiddette piccole ere glaciali, l’ultima delle quali durò qualche secolo ed ebbe il suo minimo 400 anni fa, quando il clima riprese a riscaldarsi, e sta continuando a farlo fino ad oggi. Ma 400 anni fa, quando cominciò il processo, le additate attività umane erano assenti, e assenti rimasero per almeno tre secoli. (Figura 3).
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È stato, l’ultimo scorso, un secolo di monotòno crescente riscaldamento, corrispondente all’inconfutabile monotòna, crescente immissione di gas–serra? La risposta è no. (Figura 4).
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Nel periodo 1945-1970, in pieno boom di emissioni, il clima visse un periodo d’arresto, ed è da almeno 14 anni che sta accadendo la stessa cosa: a dispetto di una crescita senza sosta delle emissioni d’anidride carbonica, la temperatura media del pianeta è al momento stabilizzata ai livelli di 14 anni fa. (Figura 5).

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Però, come dicevo, credo che a volte non sia stato lo Spirito Santo la Sua guida. Giacché Ella ha avanzato una terribile proposta che, se attuata, condannerebbe i poveri del mondo, e per sempre, alla povertà. Parlo, beninteso, della povertà materiale e non di quella, ben più devastante, dell’anima, a cui Ella solo può dare sollievo.
 I poveri del mondo sono poveri perché non hanno a disposizione l’energia sufficiente per produrre beni che allievino la condizione di quasi schiavitù che sono costretti a vivere per il proprio sostentamento. Proporre, come Ella ha proposto, che i Paesi ricchi del mondo (che comprendono la minoranza della popolazione) costruiscano in quelli poveri (che comprendono la maggioranza della popolazione) gli impianti cosiddetti alternativi di produzione energetica, significa, di fatto, negare ai poveri l’unico bene – l’energia abbondante e a buon mercato – che solleverebbe la misera condizione in cui essi vivono.
Quegli impianti “alternativi”, infatti, non funzionano (è un fatto tecnico). S’immagini, per un attimo, che con un miracolo sparissero in un istante tutti gli impianti nucleari, a carbone e a gas dell’Europa e, sempre con lo stesso miracolo, fossero sostituiti da impianti eolici e fotovoltaici di pari potenza a quelli spariti. Sa cosa accadrebbe? Forse Ella non lo sa perché il Suo consigliere non lo ha detto: si fermerebbero sì, i Suoi odiati climatizzatori (che pur tanto sollievo portano alle sofferenze dal caldo e dall’umidità), ma anche i frigoriferi e gli impianti degli ospedali, si fermerebbero le fabbriche e si spegnerebbero tutte le luci. Per farla breve: si smetterebbe di essere Paesi ricchi.
Qua e là nella Sua lettera Ella punta il dito contro l’abuso della tecnologia e la fede cieca nella scienza. Sante parole. Ma allo stesso tempo Ella chiede alla scienza e alla tecnologia cose che esse non possono dare, né – allo stato attuale delle conoscenze – è pensabile che possano mai dare, a meno di una qualche imprevedibile rivoluzione; e che, in quanto imprevedibile, non potremmo neanche formulare.
Proporre che i Paesi poveri usino solo quegli impianti per il proprio fabbisogno energetico, significa negare loro l’energia, cioè significa condannarli alla povertà. Proporre, poi, che siano i Paesi ricchi a sostenere l’enorme, quanto inutile, sacrificio economico, significa impoverire le popolazioni di questi Paesi a vantaggio di quella ristretta minoranza che, unica, si avvantaggerebbe del miserabile affare. La ristretta minoranza che ha assunto le forme del diavolo che, temo, s’è insinuato nei cuori dei Suoi consiglieri, Santissimo Padre.
 Con ciò mi congedo, e chiedo a Dio misericordioso di perdonare questo mio ardire.
Francesco Battaglia – 388–7423–526; francesco.battaglia@unimo.it
Professore di Chimica Fisica
Università di Modena
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Figura 6: Il consenso “scientifico” che si aveva nel 1995 sulla evoluzione delle temperature globali è stato sconfessato dai fatti.


 (Franco Battaglia ha conseguito in Italia la laurea in Chimica (con lode), e negli Stati Uniti il Ph.D. in Chimica-Fisica (magna cum laude). Ha svolto ricerca in questo campo all’estero per sette anni: un anno in Germania, al Max Planck Institut(Gottingen), e sei anni in USA, all’University of Rochester(Rochester, NY), alla State University of New York at Buffalo(Buffalo, NY) e alla Columbia University (New York, NY). In Italia ha svolto ricerca nelle università di Roma (Tor Vergata eRoma Tre), della Basilicata, e di Modena, ove è attualmente docente di Chimica Fisica.

È stato coordinatore del comitato scientifico dell’Agenzia Nazionale Protezione Ambiente, è membro dell’American Physical Society, e del Nongovernmental International Panel on Climate Change (NIPCC), un comitato internazionale che, valutando la stessa letteratura scientifica a disposizione dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) è pervenuto alla conclusione opposta, e cioè: La Natura, non l’attività dell’uomo, governa il clima.

Oltre numerosi lavori e libri a carattere scientifico inerenti alla propria attività di ricerca, ha pubblicato i seguenti saggi a carattere divulgativo:
– con presentazione di Umberto Veronesi, Elettrosmog: un’emergenza creata ad arte (Leonardo Facco editore, 2002),L’Illusione dell’Energia dal Sole (21mo Secolo editore, 2007) – con presentazione di Antonino Zichichi e Renato Brunetta,Energia nucleare? Sì, per favore…(21mo Secolo editore, 2009).
Dal 1999 è editorialista del Giornale.





http://www.maurizioblondet.it/sul-clima-sbaglia-caro-papa/

PER L'ACTON INSTITUTE È GIUNTO IL MOMENTO DI UN'ENCICLICA DEL PAPA SULLA PERSECUZIONE DEI CRISTIANIPer L'Acton Institute è giunto il momento di un'enciclica del Papa sulla persecuzione dei cristiani


Nessuno avrebbe descritto il New York Times come un giornale particolarmente in sintonia con il cristianesimo tradizionale. Il piacimento ben stabilito della “Grey Lady” per le versioni completamente secolarizzate della fede cristiana non ha, tuttavia, impedito la pubblicazione di un recente articolo che sottolinea le continue e brutali persecuzioni di cristiani nel Medio Oriente.
Se il Timesè turbato per quello che sta succedendo ai cristiani nella prima regione in cui comparve il cristianesimo, ci dovrebbe far capire quanto le cose si stiano mettendo male.
I fatti circa la profonda sottomissione dei cristiani di tutto il mondo non hanno proprio bisogno di essere ripetuti. Ogni giorno leggiamo di maltrattamenti di lavoratori stranieri cristiani in Arabia Saudita, la violenza scatenata contro i cristiani in India dai nazionalisti indù, la repressione dei cristiani da parte del regime comunista cinese, o il massacro di cristiani africani da parte di estremisti islamici. Ciò che viene inflitto ai cristiani in tutto il Medio Oriente dall‘ISIS e altri terroristi islamici è un caso a parte:  in una parola, è inesprimibile.
Quando alcuni leader cristiani occidentali parlano di quest’assalto contro i loro fratelli, tendono ad usare un linguaggio del tipo "più addolorati che arrabbiati". In un certo modo, questo segue dal comando di Cristo di amare i nostri nemici e pregare per quelli che ci perseguitano. Detto questo, ciò che stanno facendo ai cristiani viola ogni norma della giustizia, mentre non c'è stata affatto mancanza di clero che abbia esitato in questi ultimi anni ad utilizzare un linguaggio diretto, fortemente carico, e sonoro per condannare ciò che essi considerano ingiustizie economiche e ad additare quelli che considerano responsabili di tali errori.
Tale è il livello e la pura barbarie della persecuzione dei cristiani che oggi sarebbe ragionevole chiedersi se Papa Francesco potesse prendere in considerazione la pubblicazione di un'enciclica per denunciare la distruzione sistematica delle comunità cristiane in Medio Oriente e altrove, e per ammonire i responsabili in termini inequivocabili in modo che essi, come il resto di noi, non possano sfuggire al giudizio di Dio per le loro azioni. A dire il vero, Francesco ha parlato in diverse occasioni di quanto stia accadendo ai cristiani in Medio Oriente. Egli ha anche descritto la situazione come "genocidio" e acutamente sottolineato che equivale a un ecumenismo del sangue.
Eppure, come Padre Benedetto Kiely ha recentemente fatto notare, i commenti pubblici del papa su questo argomento non sono stati sempre coerenti. Una volta Francesco ha dichiarato che l'uso della forza per difendere i cristiani era legittimo. Eppure ha subito mitigato la sua osservazione dicendo che ciò non significa "bombardare o fare la guerra". Che altra forza, ci si potrebbe chiedere, ha in mente il papa?
I papi, nel recente passato, non hanno esitato a pubblicare encicliche che condannavano la persecuzione dei cristiani. Nel 1930, per esempio, Pio XI ha usato questa forma di insegnamento del magistero in diverse occasioni per protestare contro la repressione nazista della Chiesa in Germania, il brutaletrattamento dei cattolici per mano dei governi messicani anticlericali, le molestie di gruppi cattolici da parte del regime fascista italiano e gli sforzi comunisti per eliminare la Chiesa in quelle terre dove sventolava la bandiera con falce e martello.
Una delle ragioni della titubanza di parlare in termini forti per mezzo di un'enciclica dell'attacco attuale ai cristiani può essere la prudenza. Tale documento, si sostiene, potrebbe rendere la situazione dei cristiani in paesi come l'Iraq e la Nigeria peggiore. Provocare i persecutori potrebbe portarli a commettere ancora più barbarie. Il problema di questa logica è che è difficile immaginare quanto possa essere peggiore, per esempio, il trattamento di quei cristiani esiliati, derubati, torturati, violentati, resi schiavi, e macellati da criminali come l'ISIS.
Un altro fattore che potrebbe contribuire a una certa riluttanza a pubblicare un'enciclica su quest’argomento è che sarebbe difficile evitare di dire chi sono i persecutori ed elaborare il perché lo stanno facendo. Certo, molte persecuzioni di cristiani sono inflitte da regimi comunisti in paesi come Corea del Nord, Cina, Cuba e Vietnam, per non parlare di nazionalisti in India. La maggior parte, però, della persecuzione attuale dei cristiani proviene da movimenti musulmani. Un elenco recentemente rilasciato da un altro giornale di sinistra britannico, The Guardian, ha evidenziato che 16 dei 25 paesi in cui i cristiani subiscono le feroci persecuzioni  sono prevalentemente musulmani. Questo fatto difficile da smentire non si adatta al racconto "religione di pace" a cui alcuni cristiani si sono attaccati in tempi recenti: una storia che non quadra con gran parte della teologia e pratica di molti regimi musulmani e movimenti nella storia passata e recente. Ma non prendetemi in parola. Prendete in considerazione gli scritti del pensatore più importante del mondo cattolico sull'Islam, il teologo gesuita di origine egiziana Samir Khalil Samir che vive in Libano.
Tramite i suoi numerosi libri e articoli, Padre Samir parla in modo convincente e con considerevole simpatia della teologia islamica nonche delle vite di chi vive quotidianamente con i  musulmani. Ma non esita a dichiarare nel suo libro 111 Questions on Islam (2002) che quelli che dicono che gruppi come i talebani agiscono contrariamente alla credenza islamica "solitamente sanno poco di Islam".
In un certo senso, è strano che relativamente pochi importanti vescovi cattolici occidentali  sembrano aver reso consistente, pubblica, e persino esplicita la protesta contro la persecuzione dei cristiani in luoghi come l'Iran, la Siria o il Sudan come una dimensione centrale del loro ministero. Figure in contrasto con la dottrina cattolica di base sulla sacralità della vita umana come il sindaco di New York Bill de Blasio hanno descritto Papa Francesco come leader morale del mondo. Sarebbe utile, per usare un eufemismo, che il papa spendesse un po' del suo capitale morale sotto forma di un'enciclica che (1) rassicurasse i perseguitati cristiani che il resto della Chiesa non li ha dimenticati; (2) chiedesse ai persecutori perché pensano di arrogarsi il diritto di trattare i cristiani e gli altri (tra cui molti musulmani) in modo abominevole; e (3) ricordasse che ai leader cristiani di tutto il mondo che, qualunque sia la loro confessione, hanno una responsabilità concreta di fare tutto il possibile per fermare, ad esempio, la distruzione sistematica della vita cristiana nella culla del cristianesimo.
Se, ad esempio, alcuni particolari vescovi cattolici dell'Europa occidentale dedicassero così tanto tempo a mettere in evidenza la persecuzione dei cristiani piuttosto che a investire nel tentativo di manipolare il resto della Chiesa e nello stravolgere la già finalizzata dottrina cattolica sul sesso e sul matrimonio, alcuni governi europei potrebbero fare di più per combattere quei gruppi che gioiscono nel vedere i cristiani umiliati in tutto il mondo. Come ha osservato il Cardinale Robert Sarah nel suo recente libro-intervista,Dieu ou Rien, è notevole che alcuni occidentali cattolici europei sembrano così ansiosi di ridurre le richieste morali della fede cattolica a attitudini vuote ed acritiche, mentre alcuni dei loro fratelli e sorelle in Cristo sono uccisi per mantenere quella stessa fede in altre parti del mondo.
Nella sua enciclica Laudato si', Papa Francesco invoca una visione oscura di un mondo sull'orlo della catastrofe ambientale. Nei prossimi decenni, ho il sospetto che la maggior parte di questi pronostici finirà nella stessa categoria in cui ora inseriamo previsioni simili ad Armageddon realizzate nel 1960 da catastrofisti, come Paul R. Ehrlich, sull’esplosione della popolazione. Apocalisse, però, è la parola che cattura esattamente ciò che sta accadendo ad alcuni cristiani di tutto il mondo. E se, come sicuramente lo è, la responsabilità di base dei pastori della Chiesa è quella di proteggere il loro gregge dai lupi, non c'è nessuna buona ragione per cui il capo pastore della Chiesa non deve parlare con fermezza, in modo coerente, e per mezzo di una delle forme più alte di insegnamento del magistero circa l'assalto contro i cristiani di oggi.
Certo, così facendo il papa non guadagnerebbe l’approvazione di chi preferirebbe che quest’argomento non fosse sollevato così pubblicamente e drammaticamente. Ma una tale enciclica renderebbe più difficile per loro, e a gran parte del resto del mondo, continuare a  ignorare o relativizzare l'ombra della morte che attualmente incombe su alcune delle più antiche comunità cristiane del pianeta.

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