ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 14 ottobre 2015

Bosioeau e il corvo/Gospa?

Paolino approfitta del caso Charamsa per scagliarlo contro Muller e la Congregazione per la dottrina della fede:

"Singolare coincidenza vuole che anche il teologo gay Charamsa, al quale sono stati tolti tutti gli incarichi, facesse parte della Congregazione per la dottrina della fede, l’ente preposto ad esprimersi su Medjugorje".    

                                                                                                                    (Angheran70)

TREDICI CARDINALI PUNTANO L’INDICE CONTRO PAPA FRANCESCO

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Cari amici, l’avete sentita tutti la notizia di oggi?
Tredici cardinali puntano l’indice contro Papa Francesco.
Dopo lo scandalo del teologo gay, adesso le accuse al Papa da alcuni cardinali…e in tutto questo c’entra anche Medjugorje.
Se avete la pazienza di leggere queste righe vi dico tutto…Una lettera al Papa di un gruppo di cardinali che doveva rimanere riservata è stata invece pubblicata ed è diventato un vero e proprio giallo!

Nel testo si criticano i metodi del Sinodo ed è stata pubblicata ieri sul blog del vaticanista Sandro Magister.



Il documento sarebbe stato consegnato a Papa Francesco il 5 ottobre e porterebbe la firma di 13 cardinali: tutti padri sinodali della corrente conservatrice, che riterrebbero inadeguato l’«Instrumentum laboris» come documento di partenza.
Tra le righe, l’accusa è dura: le «nuove procedure» avrebbero «un’influenza eccessiva sulle deliberazioni» e insomma si vorrebbe orientare i lavori. Nella lettera si contestava anche il fatto che la commissione per la relazione finale non venisse eletta ma fosse stata nominata dal Papa. Le firme che appaiono sono quelle dei cosiddetti «conservatori» che temono aperture. E i nomi sono importanti: ci sarebbero tra gli altri cardinali di Curia come Müller e Sarah, Caffarra di Bologna, Dolan di New York e il sudafricano Napier.
Vorrei far notare a tutti che il cardinale Muller è lo stesso cardinale che ha in mano il dossier sulle apparizioni mariane di Medjugorje e che ha espresso in alcune circostanze un parere negativo.
Singolare coincidenza vuole che anche il teologo gay Charamsa, al quale sono stati tolti tutti gli incarichi, facesse parte della Congregazione per la dottrina della fede, l’ente preposto ad esprimersi su Medjugorje.
Insomma, sarà una coincidenza, ma gli attacchi al Papa, gli attacchi a Medjugorje e il caso clamoroso del teologo gay, provengono tutti dallo stesso ambito dell’ex Santo Uffizio oggi denominato Congregazione della dottrina della Fede.
(Fonti: Corriere della Sera, L’Espresso)

               

Vatileaks, il day after è sempre più giallo. "Il testo è sbagliato"

L'estensore, il cardinale Pell, ne smentisce il contenuto e sorride: "L'Italia è un Paese sempre pieno di sorprese" 

Ora, nel mirino di una nuova vicenda di talpe e corvi, è il Sinodo sulla famiglia, in corso in Vaticano. A far discutere è la lettera firmata da una dozzina di cardinali di tutto il mondo, dell'ala più conservatrice e preoccupati per la possibile apertura del Sinodo alla comunione per i divorziati risposati, indirizzata a Bergoglio e contenente critiche sul metodo adottato per le assise sulla famiglia, dove vescovi e cardinali dei cinque continenti si ritrovano per discutere di temi delicati legati a matrimonio, omosessualità e difesa della vita.
E c'è chi parla di un nuovo Vatileaks, ovvero una fuga di notizie di documenti riservati pubblicati per manipolare il Sinodo. Il primo a lanciare l'allarme è il cardinale Gerhard Ludwig Muller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, uno dei firmatari della missiva. «L'intenzione di chi ha voluto la pubblicazione di questa lettera è seminare liti, creare tensioni - afferma il porporato tedesco in una dura intervista al Corriere della Sera - io non dico se ho firmato o no. Lo scandalo è che si renda pubblica una missiva privata del Pontefice. Questo è un nuovo Vatileaks. Io non sono un lupo contro il Papa, sono il suo primo collaboratore», aggiunge Muller.
Per il secondo giorno consecutivo, sulla vicenda è intervenuto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi: «Chi a distanza di giorni ha pubblicato la lettera ha compiuto un atto di disturbo non inteso dai firmatari, almeno da alcuni dei più autorevoli e l'invito è a non farsene condizionare. Che si possano fare osservazioni sulla metodologia del Sinodo che è nuova non stupisce - aggiunge - ma una volta stabilita, c'è l'impegno di tutti ad applicarla nel migliore dei modi».
All'indomani della diffusione della lettera, a tornare sull'argomento è anche il cardinale George Pell: «Le firme sono sbagliate ma soprattutto il contenuto è sbagliato - spiega il porporato a Repubblica - anzi la maggior parte del contenuto non corrisponde. Non so perché è successa questa cosa né chi l'abbia fatta uscire così». Tuttavia il cardinale australiano non parla di Vatileaks, ma lancia comunque una stoccata al Paese: «Sono abituato a vivere in Italia, la vita è piena di sorprese».
Una parte del giallo pare essersi sciolto: perché la lettera esiste, anche se il contenuto e i firmatari non sono quelli diffusi dal vaticanista dell' Espresso , Sandro Magister. I cardinali che hanno sottoscritto la missiva risultano comunque 13, a quanto riporta America Magazine , la rivista dei gesuiti statunitensi. Magister aveva pubblicato due giorni fa la lista di 13 porporati; poi quattro avevano smentito: Angelo Scola, André Vingt-Trois, Mauro Piacenza e Peter Erdo. La rivista americana aggiunge il vicepresidente della conferenza episcopale degli Stati Uniti, il cardinale Daniel Di Nardo, l'arcivescovo di Nairobi, John Njue, l'arcivescovo di Città del Messico, Norberto Rivera Carrera e il presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, il cardinale Elio Sgreccia. Ma in serata è arrivata anche la smentita del cardinale Rivera Carrera: «Desidero chiarire che non ho mai firmato questa presunta lettera». No comment invece dall'arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra e dal cardinale Robert Sarah che, tramite i propri portavoce, fanno sapere di non voler entrare nel merito della questione. Senza smentire né confermare. Ma il balletto dei nomi prosegue. E il contenuto della missiva ancora top-secret.
 - Mer, 14/10/2015






LA PAPATA BOLLENTE - BISIGNANI SVELA L’ESISTENZA DI ALTRE LETTERE INVIATE AL PAPA DAI CARDINALI SUL SINODO - “RUINI E’ A CAPO DEI CONSERVATORI E SCOLA SOGNA DI DIVENTARE PAPA” - CARLO SALVATORI LAVORA PER TRASFERIRE E FAR GESTIRE DALL'ESTERNO LE INGENTI SOMME DELLO IOR

“Scola sogna di veicolare il suo successore sotto la Madonnina, sede che è costretto a lasciare per limiti d'età l'anno prossimo, provando a tirare la volata ad un vescovo poco amato da Bergoglio ma tradizionalista e vicino alla politica come Rino Fisichella"... -

luigi bisignaniLUIGI BISIGNANI
Luigi Bisignani per “Il Tempo”

Sono più d'una le lettere ricevute da Papa Francesco sui travagli del Sinodo sulla famiglia che traggono origine soprattutto dai dissensi per la riforma della Curia e che puntano in realtà ad indebolire non solo il pontificato, ma anche il Segretario di Stato Pietro Parolin.

Oltre alla epistola privata, firmata e poi disconosciuta da una decina di cardinali e resa nota i da Sandro Magister, vaticanista illustre non più gradito nella sala stampa della Santa Sede anche un'altra, ben più corposa con in calce 200 firme di sacerdoti, tra cui porpore e vescovi e con l'avvertenza di essere stata condivisa da oltre 800 mila fedeli.

Quella più drammatica invece è stata fatta recapitare al Santo Padre dal capo dei lefebvriani, Bernard Fellay, un vescovo svizzero di 58 anni scomunicato nel 1988 e riammesso da Benedetto XVI. Una missiva accorata, sottoscritta da tanti che non la possono però sottoscrivere e il cui senso, per chi l'ha potuta leggere, sarebbe questo: «Santità sono ormai troppi quelli che dicono e scrivono di parlare a nome Suo e che si stanno battendo per lo stravolgimento della dottrina. Se davvero non è così, li smentisca pubblicamente, prima che sia troppo tardi....».

papa francesco benedice julia bruzzesePAPA FRANCESCO BENEDICE JULIA BRUZZESE
Il Sinodo sta provocando una vera resa dei conti all'interno della Chiesa con il cardinal Camillo Ruini che sta diventando il più riconosciuto e autorevole punto di riferimento dei conservatori.

Altro protagonista l'arcivescovo di Milano Angelo Scola, con una duplice ambizione. Veicolare il suo successore sotto la Madonnina, sede che è costretto a lasciare per limiti d'età l'anno prossimo, provando a tirare la volata ad un vescovo poco amato da Bergoglio ma tradizionalista e vicino alla politica come Rino Fisichella. Poi il sogno proibito, ma anche altamente improbabile e già mancato alla scorsa elezione, quello di succedere, nel nome della tradizione, proprio al soglio di Pietro.
CARDINALE CAMILLO RUINICARDINALE CAMILLO RUINI

Il Sinodo per la famiglia dunque, a parte i temi delicatissimi in programma, sta diventando un palcoscenico nervoso, luogo di mille rese dei conti. Per motivi di bottega un clamoroso colpo di scena pare lo stia progettando il cardinale australiano George Pell che vuole addirittura abbandonare polemicamente i lavori prima dell’elaborazione dei testi sinodali finali.

Australiano di 74 anni, messo a capo della Prefettura per l'economia da Bergoglio, è molto risentito del ripensamento del Papa per il settore. Proprio allo IOR, in queste ore, un grande banchiere come Carlo Salvadori sta incontrando i principali referenti dei fondi d'investimento italiani per trasferire e far gestire dall'esterno le ingenti somme depositate sotto il Cupolone.

Cardinale ScolaCARDINALE SCOLA
Sfoghi e lamentele di cardinali e vescovi a parte, moltissime sono le lettere che arrivano al Papa. L'ufficio corrispondenza presso la Segreteria di Stato ne protocolla oltre 1600 a settimana che smista a secondo della lingua in cui sono redatte per poterle tradurre e farne una rapida sintesi. In alcuni scantinati nel cortile della Pigna, all'interno dei Musei Vaticani, sono stati allestiti in tutta fretta degli archivi speciali per contenerle.

Mons Rino FisichellaMONS RINO FISICHELLA
Ma a Santa Marta, la «Maria de Filippi» personale e riservata del Papa, è Battista Ricca, soprannominato Monsignor Pingu, per la corporatura e l'andatura da Pinguino, gran cerimoniere delle tre residenze romane dei preti; è lui che riceve, quasi come un novello 007, nelle ore e nei luoghi più disparati, le istanze più delicate dei pezzi da novanta della Chiesa senza che passino dai mille protocolli e neppure dai quattro segretari in continua concorrenza tra loro. Anche a Santa Marta infatti tutto il mondo è paese.




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