ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 24 novembre 2015

La melassa buonista è contro il Vangelo

Nella storia della Chiesa, lungo tutte le epoche, è emersa, tra le altre, una caratteristica costante: l'avversione per l'errore, la ricerca sistematica delle ragioni su cui si fonda e una risposta con cui controbatterlo. Il fine di questa lotta è sempre stato quello di mantenere aperto il passaggio a Dio o, detto diversamente, l'amore per la verità evangelica.
L'errore religioso che gli si contrappone può essere di tipo dogmatico, morale, liturgico o disciplinare in senso generico.

Nella lotta contro l'errore gli ecclesiastici hanno fatto alcuni errori, sia in Occidente sia in Oriente, sconfinando in un fanatismo tale da ledere o sopprimere le persone. 

L'epoca attuale è il trionfo dell'umanismo, dei diritti dell'uomo, di una supposta libertà in ogni settore, compreso quello religioso. 

Nell'attuale contesto molti ecclesiastici e non pochi laici cadono nell'errore opposto: pensano che non sia giusto criticare chi ha idee religiose dissonanti con le proprie, chi si oppone o addirittura rovescia le basi sulle quali si fonda il Cristianesimo. I guardiani dell' "ortodossia religiosa" sono molto mal visti, soprattutto dall'attuale papa.

A mio avviso, siamo ben lungi dal giusto equilibrio e dal semplice buon senso!

Questo è così vero che chiunque tenti di ricordare l'ordine tradizionale è tacitato quando non violentemente maltrattato.
Pure nel mio blog ogni tanto giunge qualche voce prevenuta e ignorantella che scrive: "Sei sempre pronto a puntare il dito, a criticare censurare, mettere alla gogna. Ma pensa a te stesso!". 

L'ignoranza è voluta perché se chi scrive così sapesse leggere bene capirebbe che non amo umiliare le persone, anche se incorrono in pesanti errori (vedi il mio post precedente sull'ex abate di Montecassino). Tra il mio stile e quello di un sito integrista come Pontifex (tanto per fare un esempio) c'è un vero e proprio abisso e bisogna essere ciechi per non vederlo...

Viceversa, l'errore in quanto tale ha bisogno di essere chiamato per quello che è (è questione di integralità, non di integrismo!), se ne deve capire la genesi, il terreno di coltura o l'ambiente nel quale nasce e si sviluppa.

Anche chi si occupa semplicemente di storia della filosofia o di storia delle idee, fa lo stesso lavoro: cerca d'indagare perché e in qual momento storico certe idee si sono sviluppate. Questa disanima dovrebbe essere fatta il più possibile a sangue freddo, cosa assai difficile per alcuni spiriti e addirittura impossibile agli integralisti.

Infatti, il credente sa che la coscienza personale viene giudicata solo da Dio. Ma questo non deve esimerlo dal capire il presente, dall'avere una coscienza più lucida possibile su quanto sta accadendo, dal motivare profondamente le basi della sua fede.
È quanto in piccolo si cerca di fare in questo blog e che mi augurerei facesse ognuno.

Capisco benissimo che la nostra epoca, apparentemente assai buonista, finisce inevitabilmente per scambiare il giudizio di un'idea con la condanna di una persona, ma questo non dovrebbe fermare alcun ambiente ecclesiastico sano e, personalmente, non ferma neppure me. 

Il problema di chi fa queste sviste non è mio e non dovrebbe neppure essere della Chiesa. 
Il fatto, poi, che nella Chiesa possano esistere uomini deboli e peccatori non può comportare il silenzio di questi ultimi se si tratta di ricordare le verità religiose. Un uomo ladro che ci spiega correttamente il teorema di Pitagora non inficia il teorema stesso. Allo stesso modo, un uomo fragile che ricorda la sana tradizione ecclesiastica, per quello che è, non inficia la validità del suo discorso. È certamente augurabile che il credente sia coerente con quanto ricorda a se stesso e agli altri (per rendere operante quanto validamente crede), ma non può essere tacitato da nessuno se menziona le verità evangeliche e le loro inevitabili conseguenze.  

Quando, cercando di dare ragione della propria fede, si è zittiti aspramente non si potrà non avere il fondatissimo sospetto che chi lo fa si sente mettere a nudo fino al punto da apparire a tutti come ateo, in palese contraddizione con le basi della sua fede, anche se si mostra grande credente o gran sacerdote. 
I veri "nemici", infatti, non sono esterni al Cristianesimo ma vivono profondamente in esso giungendo ad occupare cariche istituzionali anche molto significative. 
Il buonismo con cui moltissimi si riempiono la bocca serve, in realtà, solo a nascondere tali cose in modo che gli "operatori di iniquità" di evangelica memoria continuino ad agire indisturbati ...

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