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giovedì 19 novembre 2015

Profeti o menagrami?

Antonio Socci da incubo: tutte le profezie che dicono "Roma brucerà"


Antonio Socci da incubo: tutte le profezie che dicono













L’ennesima minaccia contro Roma, da parte dell’Isis, è nella rivendicazione della strage di Parigi. L’ultima di una serie. Sono minacce che sembrano prospettare quasi un colpo di mano su Roma, con stragi e distruzioni, più devastanti che a Parigi.
Si trova curiosamente uno scenario simile a quello minacciato dall’Isis, in diverse «rivelazioni profetiche» di mistici e apparizioni mariane. E si tratta di «profezie» scritte e pubblicate assai prima della nascita dell’Isis.

La prima è di Anna Caterina Emmerich, una mistica tedesca che è stata beatificata nel 2004 da Giovanni Paolo II. Attorno al 1820 ebbe le sue visioni sulla Chiesa futura. Ci sono alcuni riferimenti cronologici in queste visioni profetiche che le collocano proprio nel nostro tempo.
Del resto lei stessa aveva affermato: «Mi è stato anche detto che Satana verrà liberato per un certo periodo cinquanta o sessanta anni prima dell’anno di Cristo 2000». La Emmerich il 13 maggio 1820 scrive: «Ho avuto una visione delle più mirabili su due chiese e due Papi e su un’infinità di cose antiche e nuove».
Difficile non pensare ad oggi. La Emmerich dichiarava che la più grande era una «strana chiesa», non voluta dal Cielo: «Una contraffazione della chiesa. La vidi accrescersi e vidi eretici di tutte le condizioni venire a Roma». Ma al contempo la Emmerich vede una chiesa più piccola e perseguitata che è la vera Chiesa cattolica.
In questo contesto ecco il flash che qui ci interessa e che sembra riferirsi a Roma: «Vidi guerre e sangue versato. Vidi un popolo feroce, ignorante intervenire con violenza, ma questo non durò a lungo» e infine «vidi di nuovo la Santa Vergine porsi sopra la chiesa e stendere su di essa il suo mantello».
Il riferimento a «un popolo feroce e ignorante» che irrompe «con violenza» potrebbe far pensare effettivamente all’Isis.
Il secondo caso coinvolge uno dei più grani teologi del Novecento, padre Hans Urs Von Balthasar per cui Giovanni Paolo II manifestava «stima e venerazione» considerandolo «un grande uomo di Chiesa», tanto da nominarlo cardinale nel maggio 1988.
Il mese prima di questa nomina, Von Balthasar pubblicò un libro intitolato «Erika» che raccoglieva gli scritti di suor Erika Holzach, una religiosa che era stata segretaria del professor Feiner, teologo e perito del Vaticano II.
Suor Erika era morta l’anno precedente, nel 1987, e faceva parte della comunità di consacrati fondata dallo stesso Balthasar il quale rese noto che, negli ultimi anni della sua vita, la religiosa visse delle esperienze mistiche, anche relative a fatti della Chiesa che «possono essere solo accennati».
Von Balthasar ovviamente spiega che le «rivelazioni private» sono «da interpretare adeguatamente». In ogni caso, fra quelle riportate nel libro da lui curato, c’è una cupa profezia, riferita all’Europa, che recita: «Ci sarà una breve persecuzione ai cristiani da parte dell’Islam». Ma la Madonna «attraverso la sua intercessione, abbrevierà la catastrofe».
Tuttavia gli avvertimenti più drammatici relativi a Roma sono contenuti nei messaggi delle cosiddette «apparizioni di Anguera», in Brasile, nello Stato di Bahia, a un contadino che si chiama Pedro Régis. Tali apparizioni si verificherebbero da anni e vengono studiate dalla Chiesa che non ha ancora espresso nessun giudizio.
Si caratterizzano per il gran numero di messaggi contenenti avvertimenti profetici e secondo i sostenitori della «Madonna di Anguera» si possono ormai elencare decine di profezie effettivamente realizzatesi nei luoghi indicati da Colei che appare a Pedro Regis. Molti di questi messaggi riguardano la Chiesa Cattolica e sono dello stesso tenore delle visioni della Emmerich.
Quello del 12 marzo 2005 potrebbe preconizzare l’irrompere di colui che (solo oggi, non nel 2005) conosciamo come il Califfo al-Baghdadi: «Cari figli, l’ira di un uomo dall’apparenza di profeta, ma non un profeta, lascerà una sedia vuota. Gli uomini fedeli verseranno lacrime, ma Dio non li abbandonerà».
Altri messaggi precisano: «Gli uomini seguaci del falso profeta marceranno con grande furia in direzione del tempio santo. Lì ci sarà grande distruzione. La Chiesa piangerà e si lamenterà. In questo giorno sarà visibile una eclissi lunare» (23-3-2008).
C’è chi è andato a calcolare le prossime eclissi lunari e ha scoperto che ce ne sarà una proprio lo stesso giorno in cui è stato dato il messaggio, un 23 marzo, ma del 2016. Sarebbe il mercoledì della Settimana santa, nell’anno del Giubileo. Non è detto però che l’eclissi sia proprio quella.
Nel messaggio del 18 marzo si legge perfino che «i nemici arriveranno dalla Via Appia» e «agiranno con grande furia. La morte sarà nella casa di Dio». E poi: «Il re lascerà la sua casa in fretta, ma dovrà passare attraverso il sangue che scorre nel suo palazzo» (26-3-2005). «Il palazzo sarà sorpreso dall’invasione furiosa e sanguinosa degli uomini dalla grande barba» (31-5-2005).
Nel 2005 non c’era ancora l’Isis e qui si parla degli «uomini dalla grande barba». Ed ancora: «Gli uomini del terrore raggiungeranno il Vaticano. La piazza sarà piena di cadaveri. L’umanità vedrà l’azione malefica degli uomini dalla grande barba. Il Colosseo crollerà» (24-7-2005). «Un uomo perverso comanderà una grande invasione. Nei cuori degli uomini ci saranno furia e desiderio di morte. La città dei sette colli sarà distrutta» (22-10-2005).
«Il terrore si diffonderà nel mondo causando morte e distruzione. La vendetta arriverà al trono di Pietro» (10-11-2005). Ed ancora: «Il trono di Pietro cadrà. La morte arriverà agli ecclesiastici, che soffriranno dolori fisici» (31-12-2005). Altri due messaggi: «Il Palazzo sarà circondato dai nemici, che agiranno con grande furore» (12-12-2006); «la città dei sette colli berrà il calice amaro del dolore. Sarà bagnata dal sangue e il terrore si diffonderà ovunque» (21-12-2006). Ovviamente sono «messaggi» da prendere con le molle o anche con scetticismo. Speriamo che non si verifichino mai.
Tuttavia la più importante profezia legittimata dalla Chiesa, il famoso Terzo Segreto di Fatima, presenta uno scenario molto simile: c’è «un vescovo vestito di bianco», poi c’è «il Santo Padre» che «mezzo tremulo con passo vacillante» attraversa «una grande città mezza in rovina», con tanti morti sulle strade e poi il grande martirio del vecchio papa e di vescovi, clero e fedeli.
Il Terzo Segreto si conclude con il «Trionfo del Cuore Immacolato di Maria» e Benedetto XVI, a Fatima, nel 2010, in vista del centenario di Fatima, nel 2017, disse: «Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinita?».

di Antonio Socci
www.antoniosocci.com
http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11850161/Antonio-Socci-da-incubo--tutte.html

Dai fulmini ai corvi in Vaticano
L'avvertimento scende dal cielo

Diversi episodi recenti potrebbero esser letti come inquietanti segni profetici. Ma a scorrere le antiche tradizioni non è così detto che si tratti di auspici negativi

La colomba del Papa attaccata dal corvo
La colomba del Papa attaccata dal corvo
Ho fatto tutte le scuole presso l’istituto Pio IX di Roma, fondato dall’omonimo Papa nel 1859, ubicato in via della Conciliazione a duecento metri da San Pietro, perciò credo di avere una certa dimestichezza con le strategie comunicative, non sempre chiarissime, dall’alto. Beninteso, non ho quello che san Tommaso chiamava “lume profetico”, quindi non posso dire di azzeccarci, e però anche per un certo personale interesse per le questioni esoteriche e oscure, qualche ipotesi la posso avanzare. 
Ma prima mettiamo insieme i fatti, cioè i segni che per gli scettici non sono che manifestazioni meteorologiche o delinquenziali. Il giorno in cui vennero annunciate le dimissioni di Ratzinger, un fulmine colpì la cupola di San Pietro, per la precisione quella che in architettura si chiama lanterna, la sommità, dov’è la sfera sormontata dalla croce. La foto è oltremodo suggestiva perché dall’interno delle finestre della basilica emana un bagliore sinistro, come se vi divampasse un incendio. Poi, un violento nubifragio si abbatte su Rio de Janeiro e un fulmine colpisce la statua del Cristo Redentore sul Corcovado, il monte antistante la baia di Rio, danneggiando la testa e due dita. La foto della saetta che colpisce il Cristo sembra ispirata alle pagine dell’Apocalisse di Giovanni: «Le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra, come quando un fico, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i fichi immaturi. Il cielo si ritirò come un rotolo che si involge e tutti i monti e le isole furono smossi dal loro posto». Questa domenica, al termine dell’Angelus, la colomba fatta librare da papa Francesco è finita preda di una cornacchia e un gabbiano. E poi, ieri, la scoperta che qualche notte fa ignoti hanno rubato l’ampolla con il sangue di Giovanni Paolo II, custodita in un piccolo santuario di montagna, San Pietro della Ienca, ai piedi del Gran Sasso. Con la reliquia, un pezzo di stoffa imbevuto del sangue di Wojtyla sprizzato durante l’attentato del killer turco Ali Agca nel 1981, i ladri hanno sottratto anche un crocifisso di nessun valore, il che fa pensare che non avessero in mente di far soldi, ma di realizzare qualche disegno blasfemo. 
Il calendario suggerisce alcune piste: giusto ieri, quando è stato scoperto il furto, era il giorno della memoria per le vittime della Shoah, il che ha fatto pensare all’azione di satanisti che volessero infangare col loro gesto la raccolta meditazione su quell’innominabile catastrofe. I sostenitori di questa tesi ricordano anche che dal 25 al 29 gennaio gli adepti del principe di questo mondo evocano il demone Volac, per prepararsi alla data del 2 febbraio, la Candelora dei cattolici, che al contrario nell’anno liturgico satanico corrisponde al giorno dell’iniziazione dei nuovi adepti, e non è da escludersi che in qualcuno di questi riti iniziatici possa essere impiegato il sangue trafugato proprio a quello scopo.  Va ricordato anche che l’Angelo caduto, Lucifero, ha nel suo nome il significato di “portatore di luce”, e nella Candelora si benedicono le luci delle candele, simbolo del Cristo-Luce. 
Ma attenzione, perché a questo punto, proprio come le saette fotografate sopra il Cristo Redentore, le possibili letture si biforcano, anzi, si ramificano con la prolifica complessità di ogni religione, mitologia, metafisica. Lasciando da parte per un attimo il furto del sangue di Wojtyla, spiegabile come ingrediente di un rito satanico per le iniziazioni di nuovi servi di Lucifero, torniamo alle saette. Non è detto che siano segni per forza ostili. Noi occidentali siamo abituati a associare il fulmine all’ira di Zeus tonante, e di Dio. Ma per altre civiltà, come quelle precolombiane, indagate dallo storico dell’arte Aby Warburg, il fulmine era benefico, perché voleva dire pioggia, dunque fertilità, in colture spesso rese sterili dalla siccità. Il fulmine, presso quei popoli, veniva persino addomesticato con il rituale del serpente, laddove il rettile riproduceva, simbolicamente, la sua guizzante forma. La colomba dell’Angelus è un simbolo pasquale, di rinascita, così la sua morte nelle grinfie del gabbiano, cristianamente, non può essere considerata definitiva. Eppure non può sfuggire che, collegati, questi segni danno l’idea non certo di una redenzione compromessa, perché la storia cristiana deve sboccare nella liberazione («egli si salverà - dice San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi, parlando del peccatore - però come attraverso il fuoco») ma di una strettoia dei tempi, di un’angoscia, di una spossatezza. Che sarà superata, com’è cosmicamente inevitabile, ma solo raffinandosi tra le fiamme. Con un colomba più arguta e agile. Una statua del Cristo più solida. Rinsanguando le reliquie scempiate dai satanisti.
Nelle mitologie come nei racconti dell’orrore e del soprannaturale, da H.P. Lovecraft a King, si apre sempre un varco alle forze del Male, nasce un’evocazione, che fatalmente si richiude e sancisce la sconfitta del principio distruttore. Nemmeno la fisica contemporanea crede più a un universo destinato alla morte per entropia, parla di infiniti cicli di infiniti universi che muoiono e rinascono. Forse, questi che abbiamo descritti, noi li crediamo segni malvagi, ma in realtà non sono che la visione confusa, incerta, di ciò che un giorno vedremo chiaramente, faccia a faccia.
di Giordano Tedoldi
http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/1393704/Dai-fulmini-ai-corvi-in-Vaticano--L-avvertimento-scende-dal-cielo.html
Isis fighters, pictured on a militant website verified by AP.

L’ISIS attaccherà l’Italia?

La psicosi si diffonde, il terrore attanaglia i cittadini e l’intero apparato di sicurezza è in fibrillazione. Il contesto europeo e geopolitico attuale sembra preparare il terreno a possibili attacchi terroristici sul suolo italiano, ma è davvero così? Siamo così certi che la jihad colpirà anche in Italia?
DI  - 19 NOVEMBRE 2015
Mentre il mondo piange i morti francesi dell’attentato più violento degli ultimi anni in Francia, quello di Parigi, la coalizione occidentale e la Russia bombardano Raqqa via aria e via mare. Portaerei sono posizionate lungo le coste mediorientali, nuovi bombardieri russi sono schierati in Siria e l’intelligence interna europea lavora all’impazzata per mantenere l’ordine pubblico a seguito di nuovi allarmi, anche falsi, di attacchi in Germania e, di nuovo, in Francia. Come se non bastasse la propaganda del Daesh è a lavoro da mesi e minaccia di colpire, oltre Washington e Londra, anche Roma, capitale del cristianesimo, pronta, fra le altre cose, all’imminente giubileo della Misericordia voluto da Papa Francesco. E’ prevedibile quindi la reazione della popolazione, chiaramente terrorizzata. Ma da un punto di vista strategico converrebbe all’Isis attaccare direttamente l’Italia? Per rispondere a questa domanda è necessario entrare nella mente di un’organizzazione terroristica, cercando di ragionare machiavellicamente su cosa sia meglio fare e non fare per raggiungere i propri obbiettivi.
Seppur palesemente impossibile a causa del limitato numero di membri e dell’assenza di un’aviazione, l’Isis si propone come la guida ideale e militare per uno stato panislamico, che racchiuda nei suoi confini tutti i territori musulmani del Nord Africa e del Medio Oriente. Per raggiungere questo obbiettivo (che assume connotati messianici e che ha un fondamento sia ideologico che propagandistico) è necessario destabilizzare l’Europa, spingendola alla capitolazione. L’attacco a Parigi ha chiaramente una funzione mediatica che gioca proprio su questo, ma un attacco in Italia avrebbe lo stesso effetto? Analizzando il contesto italiano appare chiaro come la posizione geografia del Bel Paese sia la miglior porta d’ingresso per eventuali terroristi infiltrati fra i migranti. Che reazione ha provocato l’attentato al Bataclan? La chiusura delle frontiere e un innalzamento dell’allerta a livelli massimi. Conviene all’Isis che ciò accada anche in Italia? Certo che no. Un attentato in Italia provocherebbe un inasprimento delle regole di ammissione per i richiedenti asilo a causa della straordinarietà del momento, cosa che limiterebbe la permeabilità dei confini e quindi il flusso di lupi solitari di ritorno dalla Siria. La popolazione, già spaccata sul tema dell’accoglienza, propenderebbe certamente per un maggior controllo frontaliero, che per ora è piuttosto blando. Infatti lo Stivale si è rivelato lo Stato più accogliente, che non ha espulso un gran numero di immigrati e che non ha comunità musulmane ben radicate nel territorio, che potrebbero formare un humus fertile per la diffusione delle idee fondamentaliste come in Francia. Infatti, al contrario di quest’ultima, che ha un gran numero di musulmani di seconda e terza generazione, la maggioranza araba in Italia è di prima generazione, cioè immigrati non nati qui.
Come se non bastasse, a dispetto della minacce, il nostro Paese non si è prodigato quasi per nulla in Siria, non interferendo eccessivamente contro il Daesh e senza sfidarlo direttamente con grandi proclami. Tutto questo non lo pone fra i nemici numeri uno dello Stato Islamico, che invece, ora come ora, risultano essere Putin, a causa dell’efficacia e dell’intensità dei suoi attacchi in Siria; la Francia, forza “colonialista cristiana” onnipresente in Medio Oriente; i Peshmerga e, infine, l’esercito siriano di Assad. Rispondendo quindi al quesito posto all’inizio dell’articolo, da un punto di vista puramente strategico non converrebbe ai miliziani della jihad colpire l’Italia, altrimenti rischierebbero che la porta più facile per giungere in Europa si chiuda. Ovviamente non sono da escludere azioni violente durante il giubileo (nonostante non ce ne siano state durante l’Expo), ma queste sarebbero passi falsi che, anche se dovessero diffondere il terrore ulteriormente, non provocherebbero null’altro che conseguenze sconvenienti per i terroristi.

2 commenti:

  1. Il signor Socci è solo un mentecatto idolatra della fasulla chiesa vaticanosecondista!

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  2. In attesa che bruci Roma, si è fuso il cervello a lui!

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