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mercoledì 2 dicembre 2015

Una porta che non esiste

Sinodo. Burke smentisce Spadaro
La verità sul Sinodo.
Così si intitola un commento del cardinale Raymond Burke pubblicato sul National Catholic Register, un giornale cattolico statunitense molto autorevole e serio; e il bersaglio del commento è il direttore de La Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro sj.
La verità sul Sinodo.
Così si intitola un commento del cardinale Raymond Burke pubblicato sul National Catholic Register, un giornale cattolico statunitense molto autorevole e serio; e il bersaglio del commento è il direttore de La Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro sj.  

“Nel numero del 28 novembre della Civiltà Cattolica – scrive Burke, che è stato spostato senza particolari motivazioni dal Papa da presidente della Segnatura apostolica a un incarico largamente onorifico – padre Antonio Spadaro direttore e padre sinodale presenta un sommario dei lavori del 14° Sinodo ordinario dei vescovi, dedicato alla vocazione e alla missione della famiglia. Sebbene l’autore faccia diverse affermazioni sulla natura e il lavoro del Sinodo dei vescovi che richiederebbero un commento critico in uno studio più ampio, un’affermazione che necessita un commento immediato è così riassunta dall’autore”. 

“Il Sinodo ha desiderato anche toccare le persone e le coppie ferite per accompagnarle e curarle in un processo di riconciliazione e integrazione senza barriere. Per quanto riguarda l’accesso ai sacramenti per i divorziati e risposati civilmente, il Sinodo ha formulato la via del discernimento e del ‘foro interno’ gettando le basi e aprendo una porta che, al contrario, era rimasta chiusa nel sinodo precedente”. Così la citazione di padre Spadaro, riportata da Burke.  

Burke contesta questa affermazione. “Lasciando da parte il fatto che dichiarazioni di parecchi padri sinodali affermano il contrario, e cioè che il sinodo ha confermato la pratica costante della Chiesa riguardo a coloro che vivono in una situazione irregolare…il fatto è che il sinodo non avrebbe potuto aprire una porta che non esiste e non può esistere, e cioè un discernimento della coscienza che contraddice la Verità sulla suprema santità della Santissima eucaristia e l’indissolubilità del vincolo matrimoniale”. 

Conclude Burke: “Dare l’impressione che c’è un’altra pratica nel ’foro interno’ che permetterebbe a un individuo in un’unione irregolare di avere accesso ai sacramenti, è suggerire che la coscienza può essere in conflitto con la verità della fede. Tale suggerimento pone chiaramente i preti in una situazione impossibile, l’aspettativa che possano ‘aprire una porta’ per il penitente che, nei fatti, non esiste e non può esistere”. 
Per leggere l’originale cliccate QUI.  
MARCO TOSATTI

 http://www.lastampa.it/2015/12/02/blogs/san-pietro-e-dintorni/sinodo-burke-smentisce-spadaro-XDeypG0EVOmJYBhklQ8nyL/pagina.html

Card. Burke: il Sinodo non può aprire porte che non esistono


sinodo 02Il cardinale Raymond Burke, patrono dell’Ordine di Malta, sul National Catholic Register commenta il recente editoriale del direttore della Civiltà Cattolica, p. Antonio Spadaro SJ, a proposito del sinodo 2015.
In particolare fa alcune valutazioni a partire dal sommario del testo di p. Spadaro:
Il Sinodo ha pure voluto toccare le persone e le coppie ferite per accompagnarle e sanarle in un processo di integrazione e di riconciliazione senza barriere. Circa l’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati civilmente, il Sinodo ha formulato la via del discernimento e del «foro interno», ponendone le basi e aprendo una porta che invece nel Sinodo precedente era rimasta chiusa.
“A parte il fatto”, scrive Burke, “che molti padri sinodali affermano che il Sinodo ha confermato la pratica costante della Chiesa per quanto riguarda coloro che vivono una unione irregolare”, il fatto è “che il Sinodo non poteva aprire una porta che non esiste e non può esistere, vale a dire, un discernimento in coscienza che contraddica la verità sulla suprema santità della Eucaristia e dell’indissolubilità del matrimonio.”
“Il Sinodo, come la Chiesa ha sempre insegnato e praticato, ha voluto mostrare l’amore verso le persone che si trovano in una situazione che non è coerente con gli insegnamenti di Cristo e della sua Chiesa. (…) L’amore di Cristo accompagna la persona sulla via del pentimento e della riparazione, in modo che possa ancora essere pronto ad incontrare Cristo nei sacramenti.”
Per questo, scrive Burke, “la via del discernimento con cui il sacerdote accompagna il penitente che vive in una unione irregolare aiuta il penitente a conformare la sua coscienza verso la verità della Santissima Eucaristia e alla verità del matrimonio a cui è legato.”
“Papa Giovanni Paolo II”, specifica il porporato statunitense, “ha descritto la prassi della Chiesa nel “foro interno” nel n ° 84 della Familiaris Consortio. La dichiarazione del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi del 24 giugno 2000, illustra l’insegnamento nel n 84 di Familiaris consortio. Entrambi questi documenti sono citati nel rapporto finale del sinodo, purtroppo in modo ingannevole.” Così si potrebbe “dare l’impressione che vi possa essere un’altra pratica del “foro interno”, che permetterebbe ad una persona che vive una unione irregolare di avere accesso ai sacramenti, in modo che la coscienza può essere in conflitto con la verità della fede.”
“Questo suggerimento”, conclude Burke, “pone i sacerdoti in una situazione impossibile, l’aspettativa di poter “aprire una porta” per il penitente che, di fatto, non esiste e non può esistere. In ultima analisi, e per il più grave danno della Chiesa universale, si crea l’aspettativa che il Romano Pontefice possa sanzionare una pratica che è in contrasto con le verità della fede. Il Sinodo dei Vescovi, in accordo con la sua natura e finalità, non può essere lo strumento di una tale aspettativa.”

Pubblicato il
  in sinodo2015.

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