ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 4 novembre 2015

Ci vogliono di nuovo coglionare

FRANCESCO E IL CORVO DEMOCRATICO

Ci vendono paccottiglia mezza vera come strumento di lotta al vertice perché la chiesa non è più retta con autorità e potere. Se c’è un complotto (ma non c’è), l’hanno messo in piedi i pasdaran bergoglisti

di Giuliano Ferrara, foglio 4.11.2015
 Forse il cardinale Kasper, sicuro di una spietata inimicizia verso Francesco di noi che denunciamo il “Papa che piace troppo”, si ricrederà. Forse si ricrederanno, vista ora la vera dialettica di amico-nemico emersa con il Corvo democratico e rivoluzionario, i teorici del complotto, della vasta cospirazione curiale contro il Papa rivoluzionario e pauperista e la sua teologia o pastorale del popolo. Forse si rileggeranno in una luce di verità, o mezza verità (non montiamoci la testa) quel che abbiamo scritto per irridere la sola idea, cara all’establishment laicista neodevoto, di un Papa buono in mezzo ai lupi (che era il caso semmai di Benedetto XVI, e abbiamo visto a quali esiti la cosa condusse).

Exsúrgat Deus, et dissipéntur inimíci ejus,

Lettera ai “conservatori” perplessi, ovvero:
Pubblica riflessione sulla crisi del “conservatorismo” cattolico



Questo appello, seppur dal sapore antico, reca tra i suoi primi firmatari un gruppo di giovani che sono “cresciuti” con e grazie a questo blog. L’età media di questi primi sottoscrittori è inferiore ai trentacinque anni. Si rivolge naturalmente (ma non necessariamente) a persone più anziane, con la schiettezza che la gioventù cattolica non può non avere. [RS].



Onde ora avendo a traverso tagliato,
questo Pagan, lo fe’ sì destramente,
Che l’un pezzo in su l’altro suggellato,
Rimase senza muoversi niente;
E come avvien, quand’uno è riscaldato,
Che le ferite per allor non sente;
Così colui, del colpo non accorto,
Andava combattendo ed era morto.

 (Francesco Berni, Orlando Innamorato, LIII, 60)

I nuovi discepoli di Mosé ed i nuovi farisei

Il non possumus di Mons. Athanasius Schneider. 
La voce di un intrepido Pastore


Pubblichiamo, in una nostra traduzione dall’inglese, il testo di un importante intervento, pubblicato da Sua Eccellenza mons. Athanasius Schneider, vescovo ausiliario di Astana, sul sito Rorate Caeli.
Nella Relazione Finale del Sinodo porta aperta ad una prassi neo-mosaica
La XIV Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi (4-25 ottobre 2015), dedicata al tema “La vocazione e la missione della Famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”, ha pubblicato una Relazione Finale con alcune proposte pastorali ora sottoposte al discernimento del Papa. Lo stesso documento è solo di natura consultiva e non possiede alcun formale valore magisteriale.
Eppure, durante il Sinodo, sono apparsi autentici neo-discepoli di Mosé e neo-farisei, che ai numeri 84-86 della Relazione Finale hanno aperto una porta secondaria o collocato bombe ad orologeria a scoppio ritardato circa l’ammissione dei divorziati risposati alla Santa Comunione. Contemporaneamente, chi tra i Vescovi ha intrepidamente difeso «la fedeltà propria della Chiesa a Cristo ed alla Sua Verità» (Papa Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica Familiaris Consortio, 84), è stato ingiustamente etichettato da alcuni media come fariseo.

Piromani in giro..

CHIESA CATTOLICA: situazione esplosiva in Vaticano

(Giulio Ginnetti) Due bombe sono scoppiate a breve distanza in Vaticano. La primaè stata l’editoriale di Eugenio Scalfari su La Repubblica del 1 novembre. Nel corso di una telefonata ricevuta il 28 ottobre, Papa Francesco, riferendosi alla diversità di posizioni dei Padri Sinodali sul tema dei divorziati risposati avrebbe detto, tra l’altro: «Il diverso parere dei vescovi fa parte della modernità della Chiesa e delle diverse società nelle quali opera, ma l’intento è comune e per quanto riguarda l’ammissione dei divorziati ai Sacramenti conferma che quel principio è stato accettato dal Sinodo. Questo è il risultato di fondo, le valutazioni di fatto sono affidate ai confessori ma alla fine di percorsi più veloci o più lenti tutti i divorziati che lo chiedono saranno ammessi».

Per gioco?


JORGE GIOCA A POKER CON FRANCESCO…

…  ispirato dal “nuovo spirito” Eugenio Scalfari.


Una curiosa immagine di papa Francesco
Una curiosa immagine di papa Francesco

“Cara, prepara le valigie perché te ne devi andare. Ti ho perso a poker!”. “Ma, caro, come hai potuto fare una cosa del genere?”. “Beh, ho dovuto barare!”.
In ballo, lo sappiamo oramai tutti (si spera) sta la dottrina della Chiesa che, come la storiella sopra, la si vuole far perdere in un gioco pesante che da tempo sta uscendo allo scoperto. Fingere di non sapere, o accusare di antipapismo chi lo dice, non regge più. Noi lo ripeteremo a sfinimento: non siamo contro il Papa o il papato, semplicemente non siamo bergogliani obergogliosi, la differenza è notevole.
Che cosa sta succedendo?
Il dibattito aperto di recente vede alla “sbarra degli imputati” il giornalista Rouss Douthat (vedi qui la Lettera) accusato addirittura di “eresia” solo per aver scoperto le carte del gioco.
La replica di Douthat (vedi qui) è esemplare e molto disciplinata alla ragione, e a prescindere dal poter non essere d’accordo sulle sue conclusione, va detto che essa è una replica intellettualmente onesta.
Chi non fosse d’accordo dovrebbe argomentare, con altrettante prove, che il giornalista sta sbagliando, ma di queste repliche ragionevoli neppure l’ombra, l’attacco resta fermo contro colui che ha il merito di aver scoperto le carte e che – forse, forse – ha mandato all’aria la partita.
Di quale partita parliamo?
Non possiamo riempire l’articolo di tutti gli interventi che abbiamo fatto su questo tema, andate a cercare anche voi gli argomenti trattati, qui vi proponiamo alcuni recenti, per esempio:
Tanto per far comprendere che, questa partita, esiste e non ce la stiamo inventando noi e neppure i mass-media…
O forse sì, qualcuno c’è che sta facendo il gioco sporco: si tratta di Vatican Insider, il quale, appare oramai evidente, ha assunto il ruolo del Jolly, oppure, se preferite, è il due di coppe quando regna bastoni, ma sempre utile per far pendere il finale della partita ora da una parte ora dall’altra.
Riepilogando, cosa sta accadendo?
  • Una Lettera aperta indirizzata al Sinodo è passata sotto silenzio. Un’appello, nella forma di una “lettera aperta al sinodo”, opera di più di 100 convertiti alla Chiesa in età adulta, attratti alla fede cattolica anche proprio dal suo insegnamento sul matrimonio e la sessualità, e quindi tanto più turbati dal vedere oggi messi in discussione i fondamenti di questo stesso insegnamento che ha cambiato la loro vita.
  • Un articolo del prof. De Mattei anch’esso passato sotto silenzio e che denuncia un fatto gravissimo (vedi qui) andate a leggerlo, si narra di un pasticcio vero e proprio, se non addirittura di un barare in piena regola… e riguarda il famoso testo della votazione che Bergoglio aveva prima imposto in una versione e, per il rifiuto dei Padri sinodali, costretto a modificarlo.
  • Infine (ma solo per problemi di spazio) la questione suscitata dal giornalista Douthat al quale, ancora oggi, non sono stati affatto in grado di replicare ragionevolmente.
Ognuno è libero di trarne le conclusioni che vuole, ma oggettivamente parlando la questione è la seguente: Jorge Mario Bergoglio in quanto prete, vescovo e pastore di anime è senza dubbio animato dalle migliori intenzioni di questo mondo. Egli vede la miseria nella quale gli uomini nuotano, miserie spirituali e corporali, vede che la dottrina non è sufficiente a colmare questi vuoti, a colmare questi fossati di miserie umane e perciò, divenuto Papa Francesco, si sente autorizzato ad osare l’inosabile, a diventare più buono di Gesù Cristo.
Fin dall’inizio del suo ministero petrino egli ha tentato, intanto, (da buon gesuita che vuol essere e forse fargesuitizzare tutta la Chiesa) di rafforzare le schiere dei generali (i vescovi delle diocesi e presidenti delle conferenze episcopali) attorno a lui, ai suoi comandi.
All’inizio ha predisposto la sua “testa d’ariete”, il cardinale Walter Kasper, per irrompere e nel concistoro del 2014 e nel primo sinodo straordinario da lui voluto a soli tre mesi di pontificato quando, non dimentichiamolo, ha omaggiato Kasper (un grande teologo, ha detto, sic!) nel suo primo Angelus, eclissando in tal modo e subito, il teologo Benedetto XVI suo predecessore ancora vivente. Un segnale evidentissimo a voltare pagina dal magistero precedente.
In tal modo, la confusione che Kasper ha generato, è servita a papa Francesco per capire da subito chi stava dalla sua parte, chi entrava a far parte della sua partita e chi gli remava contro.


Francesco saluta Andrea Tornielli

Qui entra in gioco Vatican Insider, che da subito ha messo in gioco le sue sfasciate pedine, ma pur sempre utili allo scopo, teologi ex-preti, laicisti, che di teologia non sanno pure dove nutrirsi.
Nella rete inizia la battaglia, o meglio la partita, a suon di smentite (leggasi i tanti, e spesso patetici, fuori gioco di padre Lombardi con i suoi duplici tentativi di affermare, confermare o smentire), conferme, accuse reciproche di essere antipapisti o di essere modernisti, una valanga di “fuori gioco” nei quali, l’arbitro di tutto ciò è papa Francesco, il quale finge di non vedere e di non sapere, ma sempre pronto poi a dare conforto alla sua squadra attraverso le omelie a santa Marta, il suo quartier generale, tutte indirizzate a squalificare chiunque osasse usare la dottrina per spiegare come deve, o doveva andare il sinodo.
Nel Discorso di chiusura il Papa dice, spiegando cosa ha significato il sinodo:
«Significa aver testimoniato a tutti che il Vangelo rimane per la Chiesa la fonte viva di eterna novità, contro chi vuole “indottrinarlo” in pietre morte da scagliare contro gli altri. Significa anche aver spogliato i cuori chiusi che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa, o dietro le buone intenzioni, per sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite».
Ci permettiamo, però, di spiegare al Santo Padre che chi usa o fa uso del Vangelo “indottrinato” per scagliarlo contro le membra della Chiesa – ma mai contro il vero peccato, e badate bene, non abbiamo detto contro i peccatori, ma contro il peccato chiamandolo con il suo nome –, contro coloro che non sono della sua stessa squadra, è proprio lui.


Omelie del mattino... "anatemi" quotidiani.
Omelie del mattino… “anatemi” quotidiani.

Ogni mattina da Santa Marta si piazzano le giganti macchine da guerra, le famose catapulte, le quali caricate con gli anatemi di papa Francesco, vengono scagliate senza pietà e misericordia contro chi non volesse giocare la sua partita. I frati e le suore francescani dell’Immacolata sono solo un piccolo esempio, ma ce ne sono molti altri caduti vittime di queste catapulte bergogliane. Sulla cattedra di Mosè, a dire il vero, è papa Francesco che dice a noi di non giudicare, ma che il primo a farlo è proprio lui contro chi non gioca la sua stessa partita.
Le “famiglie ferite” non vanno giudicate, ma trattate come insegna la Humanae Vite di Paolo VI e la Familiaris consortiodi Giovanni Paolo II, non c’è altro da dire e il sinodo alla fine l’ha capito, per questo ha dovuto subire queste dure parole del Papa.
Il cardinale Bergoglio, che non ha mai smentito ed anzi ha sempre confermato di “non voler cambiare” ciò che era, dunque talvolta agisce come papa, talvolta come padre Bergoglio. Egli stesso ha fatto intendere benissimo che preferisce “una Chiesa che sbaglia ad una Chiesa dottrinale”, dunque ha rinunciato all’infallibilità, anche se noi in qualità di figli e membra continueremo ad obbedirgli (=ascoltarlo) con quella medesima autorità che avevano i suoi Predecessori, ma obbedire non significa tacere. Si ascolta e poi si parla laddove è necessario farlo.
Papa Francesco, dunque, ha tentato di raccogliere in questi tre anni un largo consenso da parte dei Vescovi del mondo, un consenso a giocare la sua partita personale, convinto che da questa partita, se vincesse, la Chiesa e l’umanità ne uscirebbero vincitori.
Dal pregio indiscutibile che in questa partita, papa Francesco ha ottenuto, in effetti, riuscendo a mettere d’accordo i Vescovi, è uscito però anche il fatto che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
I Vescovi a differenza del sinodo del 2014 nel quale ha regnato la confusione, i fuori gioco e i bari, quest’anno il sinodo ha avuto una rivincita nel far emergere coloro che baravano (forti sovente degli articoli di copertura di Vatican Insider), quelli del doppio gioco, addirittura hanno fatto uscire allo scoperto anche papa Bergoglio con il suo documento finale, rimandato indietro dai Vescovi.
Parliamoci chiaro. Papa Francesco sa benissimo che il suo progetto sui divorziati-risposati (quelli che non ottengono la nullità del vincolo precedente) non potrà mai essere applicato senza con ciò modificare la dottrina sul matrimonio cristiano, altrimenti avrebbe già cambiato la disciplina. Lui ha giocato la sua partita che è ancora aperta, senza dubbio, pur avendo capito che il gioco non gli è riuscito.
Questi “cuori chiusi”, come li ha definiti, sa benissimo che non si nascondono affatto dietro l’insegnamento della Chiesa, ma solo che non possono raggirare questo insegnamento senza rischiare di modificare anche la dottrina.
Bergoglio voleva la squadra compatta, pur compattandola – però nel lato opposto a quello che desiderava – non è riuscito a chiudere la partita ed ha fatto buon viso a cattivo gioco; ma non si arrenderà, nel discorso finale e all’omelia di chiusura del sinodo, lo ha ribadito.
E arriviamo così in chiusura alla ciliegina sulla torta che conferma quanto qui esposto.
«…quel giorno (28 ottobre 2015) papa Francesco ha avuto la bontà di telefonarmi alle 18 del pomeriggio ed abbiamo conversato per circa un quarto d’ora. Lascio a voi immaginare la mia felicità di non credente privilegiato dall’amicizia di Francesco. La frase è questa: “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati”».
A darne notizia è il nuovo “spirito” che suggerisce a Bergoglio cosa dire agli italiani: Eugenio Scalfari dalla bibbia laicista, il suo quotidiano la RepubblicaNotizia uscita ieri, primo novembre, e non (ancora) smentita da padre Lombardi.
Cosa c’è di male in questa telefonata, direte voi. Apparentemente nulla, anzi, si potrebbe anche ben dire che il papa stia invitando Scalfari alla conversione “Dio vuole che tutti gli uomini si salvino… anche tu caro Eugenio, per questo ti chiamo…”, ma il motivo della telefonata è ben altro, appare uno sfogatoio in piena regola attraverso il quale papa Bergoglio scarica la delusione avuta nel sinodo.
L’estratto dell’articolo che segue va letto obbligatoriamente per comprendere la gravità dell’interpretazione fatta poi da Scalfari a queste parole attribuite al Vescovo di Roma (attribuite fino a quando non ci sarà conferma o smentita), leggete:
«Il Papa ha anche ricordato in queste due ultime uscite alcune indicazioni essenziali del Concilio che qui cito: “La crescente interdipendenza dei popoli; la ricerca umana di un senso della vita, della sofferenza, della morte, interrogativi che sempre accompagnano il nostro cammino; la comune origine e il comune destino dell’umanità: l’unicità della famiglia umana; lo sguardo benevolo e attento della Chiesa sulle altre religioni: la Chiesa non rigetta niente di ciò che in esse vi è di bello e di vero; la Chiesa guarda o stima i credenti di tutte le altre religioni, apprezzando il loro impegno spirituale e morale”».
Ed ecco l’interpretazione eretica di Scalfari – attribuita a papa Francesco – ma che la Santa Sede non smentisce:
«Non c’è bisogno di tormentarsi molto per comprendere il senso di queste citazioni: è la riaffermazione del Dio unico che nessuna religione possiede per intero e al quale ciascuna arriva attraverso le diverse vie, le diverse liturgie e le diverse Scritture che costellano la storia di ciascuna di esse. Perfino delle varie Confessioni della religione cristiana e perfino all’interno della Chiesa cattolica…».
Dunque non c’è bisogno di tormentarci sull’interpretazione chiarissima, a detta di Bergoglio e di Scalfari suo nuovo mentore, o musa, fate voi, dice chiaramente che la Chiesa Cattolica NON possiede per intero Dio.
No scusate, l’Eucaristia che cosa è? un Dio a metà? Da dove è uscita la Chiesa un pezzo dall’Islam, un pezzo dal Costato di Cristo aperto sulla Croce?
E la Scrittura che cosa è? un libro di favole, di miti e di rivelazioni a metà? Un pezzo noi e un pezzo i buddisti, altri pezzi i verdi, altri pezzi gli arancioni? La Chiesa Cattolica così è allo stesso pari delle altre religioni. Alla faccia della Dominus Jesus voluta da San Giovanni Paolo II. Ci chiediamo perché è stato canonizzato!
Chiedere al Santo Padre: “Perdoni santità, ma a che gioco sta giocando? Quale partita si sta giocando?”, non è disobbedirgli, ma cercare di capire fino a che punto possiamo davvero seguirlo.
Perché, diciamolo onestamente, di tutto si può discutere e obbedire al tempo stesso al Pontefice, ma se il Papa mi cominciasse ad imporre l’immagine di un Dio unico non pienamente integralmente nella Chiesa Cattolica, e posta la nostra dottrina sulla Rivelazione, e il significato della stessa Liturgia che compiamo allo stesso piano delle altre religioni e riti, è inaccettabile, soprattutto quando viene toccata la Dottrina sulla Cristologia.
Ci spiace, ma nessuno è più tenuto ad obbedire al Papa che su questa dottrina getta confusione e non chiarisce.
Noi auspichiamo di tutto cuore di leggere quanto prima una smentita di Padre Lombardi, chiediamo questa grazia oggi a tutte le Anime del Purgatorio il cui Sacrificio che la Chiesa offre nella Liturgia al Padre Divino è l’UNICO, e ripetiamo L’UNICO a consentire loro di raggiungere la Gloria celeste promessa dal Cristo vivo e vero, integralmente ed unicamente, nell’Eucaristia professata dalla Chiesa Cattolica (ed Ortodossa). Nessun’altra religione ha questo potere, neppure una parte, neppure una scheggia.
Se il Papa, come ha detto Scalfari, vuole che tutti gli uomini si salvino, perché è questo che Dio vuole, la via ordinaria Dio l’ha consegnata all’unica Chiesa di Cristo, la Chiesa Cattolica, con la dottrina e i sacramenti che tutto ciò questo comporta.
Come conclude Rouss Douthat, anche noi diciamo: “Benvenuti sul campo di battaglia”. Però non contro Papa Francesco, ma contro le sue bergoglionate di cui ne faremo volentieri a meno.
È vero che il Papa ha detto chiaramente che la Chiesa non è stata mandata per dare condanne o a fare anatemi, peccato però che in questo preferiamo obbedire a San Paolo che rammenta ai Galati:
«L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!  Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!».
E ciò che abbiamo ricevuto è stato ribadito nella Domins Jesus.

Il girone degli avari?

Nell'avarizia vaticana ha un posticino anche monsignor Ricca


ior
Tra le anticipazioni dei due libri sui malaffari vaticani in procinto di entrare in vendita, i giornali hanno dato scandalizzata evidenza a una strana avarizia: quella del "Fondo Sante Messe" dell'Istituto per le Opere di Religione, in sigla IOR, la similbanca della Santa Sede.
Un Fondo con un attivo di 2,971 milioni di euro che però, abdicando alle sue finalità statutarie, ha erogato per la celebrazione di messe nel 2014 la miseria di soli 35 mila euro.
Ma qui non si è trattato della rivelazione di un segreto. Era già tutto scritto nero su bianco nel Rapporto 2014 reso pubblico dallo stesso IOR la scorsa primavera:

Dove è l’errore?

Non chiamiamolo complotto....
Aspettiamo tutti con ansia e curiosità l’uscita dei due libri che ci riveleranno antichi e ahimè sempre rinnovellantisi peccati di avidità di prelati e uomini di chiesa. Niente di nuovo, da Giuda e dagli Atti degli Apostoli in poi, ma fa sempre colpo. Ma se sono quelli che hanno votato Bergoglio in Conclave, e quelli che sono considerati suoi amici, dividendo anche la mensa con lui, a impedire la riforma dell’economia come l’aveva disegnata all’inizio, dove è l’errore?


Farà come crede?

Sinodo discorde. Verso uno "scisma di fatto" nella Chiesa?

Il teologo domenicano Thomas Michelet mette a nudo le ambiguità del testo sinodale. Che non ha fatto unità ma ha coperto le divisioni. Il conflitto tra "ermeneutica della continuità" ed "ermeneutica della rottura". Il dilemma di Francesco

di Sandro Magister


ROMA, 4 novembre 2015 – A due settimane dalla conclusione, le letture di ciò che ha detto il sinodo sulla famiglia continuano a essere contrastanti.

Per alcuni, questo esito incerto era voluto. Padre Adolfo Nicolás Pachón, il preposito generale dei gesuiti che papa Francesco ha incluso nella commissione incaricata di scrivere la "Relatio" finale, l'ha apertamente rivendicato come un successo, a sinodo appena finito:

"Nella mente di tutti, in commissione, c'era l'idea di preparare un documento che lasciasse le porte aperte: perché il papa potesse entrare e uscire, fare come crede".

Né Francescani né Immacolati né Kommissariati

Trasparenza e corvi

Il complotto senza mandanti

Dalle intercettazioni divulgate, il Papa emerge come un gigante
Il Papa ha celebrato ieri la messa per i cardinali e vescovi defunti nel corso dell'anno (LaPresse)
Roma. Il complottone che danneggia il Papa si risolverebbe, più o meno, in un’intercettazione in cui Francesco (luglio 2013) dice che “bisogna chiarire meglio le finanze della Santa Sede e renderle più trasparenti” e che “si è allargato troppo il numero dei dipendenti”. Lo scoop, stando a quel che si sa, consisterebbe nel denunciare la resistenza dei dicasteri vaticani a fornire bilanci e resoconti dettagliati circa le proprie attività finanziarie. Cioè cose talmente risapute da aver indotto il Pontefice a creare, quasi due anni fa, una Segreteria per l’Economia chiamata (almeno nelle intenzioni originarie) a sovrintendere a spese ed entrate sotto l’occhio vigile del rugbyer australiano George Pell.

Tales patres

Cari padri del Sinodo, se questi sono i "metodi"
I Padri del Sinodo in San Pietro
Non vorrei che il Sinodo della famiglia passasse senza che fosse fatta una riflessione sul metodo dei suoi documenti e, in particolare, della Relatio finalis. Non quindi sul metodo dei lavori ma sul metodo della redazione dei documenti. La Relazione finale inizia con una parte dedicata a “La Chiesa in ascolto della famiglia” a cui segue una seconda parte dal titolo “La famiglia nel piano di Dio”. Il documento non parte dal progetto di Dio sulla famiglia, ma dal contesto di oggi. Nella prima parte, infatti, si fa il quadro della situazione: si esamina il contesto “antropologico-culturale”, poi quello “socio-economico”, poi quello “sociale”.

martedì 3 novembre 2015

La “guerra civile” nella chiesa

Douthat contrattacca, c’è la “guerra civile” nella chiesa. Scalfari intanto…

 Il commentatore scatenato del Nyt, Douthat, scrive di una lotta intestina ai “più alti livelli”

L’’editorialista del New York Times Ross Douthat nel suo articolo domenicale è tornato sulla polemica scatenata la settimana scorsa per l’uso disinvolto del termine “eresia”,
New York. Com’era prevedibile, l’editorialista del New York Times Ross Douthat nel suo articolo domenicale è tornato sulla polemica scatenata la settimana scorsa per l’uso disinvolto del termine “eresia”, che ha ispirato una lettera di protesta di schiere di teologi americani, imbestialiti per il modo conservatore in cui Douthat interpreta il momento della chiesa e la guida di Francesco. Senza peraltro avere uno straccio di baccalaureato in teologia. In linea con la vocazione dell’editorialista, che consiste nello “spiegare e provocare”, Douthat non solo non ha ritrattato ma ha contrattaccato, sintetizzando la “reale posizione” di novatori e riformisti, premessa implicita di tutte le richieste di apertura, dalla comunione ai divorziati risposati in su: “Che tutto ciò che c’è di cattolico possa cambiare quando i tempi lo richiedono, e che lo ‘sviluppo’ della dottrina significhi soltanto tenersi al passo con la Storia con la S maiuscola, non importa quanto del Nuovo testamento lasciamo indietro”. Questa visione, scrive Douthat, “sa di eresia secondo ogni ragionevole definizione del termine”, e nota quello che a pochi osservatori è sfuggito, ma che lui definisce senza giri di parole: “Un’amara guerra civile” ai “più alti livelli della chiesa”. “Benvenuti nel campo di battaglia” è il saluto finale alla comunità degli accademici cattolici che negli ultimi giorni gli ha dedicato particolari attenzioni.
ARTICOLI CORRELATI  Dàgli a Douthat! Dopo il Sinodo, ecco il maccartismo dei cattolici liberal  "Nella chiesa i puristi della misericordia passano all'epurazione dei nemici"
Anche questo raddoppio della posta era prevedibile. Così com’era prevedibile che il teologo Massimo Faggioli, PhD che della lettera “per informare i lettori del New York Times” dell’inadeguatezza di Douthat è stato primo firmatario e promotore, rigettasse ancora una volta la cornice interpretativa offerta dell’avversario: “Rifiuto come irresponsabile l’uso dell’espressione ‘guerra civile’. Questa non è una guerra, ma una discussione”, ha scritto in uno dei suoi vari saggi di perizia celestiale e arguzia terrestre su Twitter.
Quello che non era del tutto prevedibile è che mentre Douthat scriveva, con il linguaggio e l’argomentare del polemista – anche a costo di usare registro e termini impropri – nella chiesa scoppiassero contemporaneamente due “discussioni” che solo i teologi improvvisati come Douthat potrebbero descrivere con metafore belliche. Eugenio Scalfari domenica ha riportato per l’ennesima volta il contenuto di una conversazione con Francesco, in cui il Papa diceva che la chiesa aprirà alla comunione ai divorziati risposati, e la sala stampa vaticana si apprestava all’ennesima smentita di “citazioni che non corrispondono alla realtà, dal momento che non registra né trascrive le parole del Papa”, e quindi l’articolo non interpreta il pensiero del Papa.
In coda al pezzo del National Catholic Register che ha raccolto la reazione del portavoce del Papa, padre Federico Lombardi, il vaticanista Edward Pentin formula la più legittima delle domande: “Perché il Papa continua a parlare con uno come Scalfari?”, uno che non registra le interviste e gli mette in bocca parole che la sala stampa dovrà poi smentire? Certamente la cosa avrà dato adito a molte discussioni nei piani alti della chiesa, e con ogni probabilità la santa parresìa avrà la meglio sul seminar zizzania che Francesco ha giusto stigmatizzato alla messa d’Ognissanti. Ma per Faggioli, Scalfari e Douthat pari sono nel “tentare di fare passare Francesco come eretico”, non è che una baruffa fra teologi dilettanti. Nel frattempo monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e Francesca Chaouqui sono stati arrestati dalla gendarmeria vaticana nell’ambito dell’indagine sulle fughe di notizie papali, scandalo tendenza “corvo” che precipita in due libri di prossima uscita preventivamente bollati dalla sala stampa come “frutto di un grave tradimento della fiducia accordata dal Papa”. Qui la discussione interna alla chiesa sembra prendere, se non la forma della guerra, almeno quella dell’interrogatorio, ma per chi nega l’esistenza di una battaglia, quelli come Douthat – per l’occasione equiparato a Scalfari – non sono che agenti destabilizzanti che applicano categorie politiche alla chiesa, distribuiscono inaccettabili accuse di eresia e farneticano di una guerra civile. I recenti fatti di cronaca dimostrano che è soltanto una discussione in cui ogni tanto ci scappa una cannonata.

di Mattia Ferraresi | 02 Novembre 2015 ore 20:00

Le sette piaghe d’Egitto?

                                                Gli insetti e la speranza

La Legge di Dio uccide lo spirito ?

http://opportuneimportune.blogspot.it/2015/11/lorgano-ufficiale-della-chiesa.html

L’ultimo scandalo e gli arresti in Vaticano… La tragedia vera sta nel fatto che questa Chiesa, a cominciare da papa Francesco, si accoda alla nuova religione della Legalità, adora la stessa divinità, osserva la norma stabilita dall’uomo per decretare che cosa sia politicamente e teologicamente corretto… sta nella contraddizione di una Chiesa e un pontificato intenti a insegnare che la Legge di Dio uccide lo spirito mentre la legge degli uomini lo salva.

Martedì 3 novembre 2015.
È pervenuta in redazione:

Caro sig. Gnocchi,
ho sentito in televisione e letto stamattina sui giornali degli arresti in Vaticano. Un monsignore e una giovane donna, che non ho nemmeno capito bene che funzioni avesse. Le dico sinceramente che sono quasi spaventato, mi chiedo cosa stia succedendo nella Chiesa. Lei cosa ne pensa? Se può dirmi qualcosa le sarò davvero grato.
Alberto Fusi

Chi dovrebbe vergognarsi e chi no?

Vatileaks, Magister e il cardinal Pell

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Il nuovo Vatileaks patisce, come ormai tutto, una distorsione mediatica. Il nostro amato Vatican Insider, oggi, a firma Tornielli ricostruisce buona parte della vicenda.

Ignorando totalmente un fatto che non andrebbe ignorato: cioè che Sandro Magister aveva predetto tutto, perchè gli elementi per sospettare dei cosiddetti corvi c’erano già. Almeno per quanto riguarda Francesca Immacolata Chaouqui.

Giubilare o Piangere?

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“Quando l’onore di Dio e il bene del prossimo lo richiedono il singolo fedele non deve contentarsi di credere privatamente alla Verità rivelata con la sua Fede, ma deve confessarla esternamente”(S. Th., II-II, q. 3, a. 2, ad 1).
Cos’è il Giubileo
Papa Bonifacio VIII promulgò per primo l’Anno Santo, che avrebbe dovuto essere celebrato ogni secolo da un Natale all’altro; ma fu papa Clemente VI ad introdurre la parola Giubileo (in occasione dell’Anno Santo del 1350) da celebrarsi ogni 50 anni. Più tardi i Papi ridussero i termini del Giubileo da 50 a 33 anni (Urbano VI) e poi a soli 25 anni (Paolo II) come si osserva tuttora nel Giubileo ordinario, mentre il Giubileo straordinario o quello particolare possono esser indetti dal Papa anche prima dei 25 anni per un motivo particolare.

Maestri sinodali

Bergoglio zero - edizione speciale per il Sinodo

 Dal divorzio di Lutero a Pio IX: una storia da imparare
Papa Pio IX
«Sessantottina e all’inizio fuori dalla Chiesa»; con questo biglietto da visita si presenta l'autrice a una recente presentazione della sua ultima fatica editoriale. É la “nostra” Angela Pellicciari che offre circa 350 pagine di Una storia della Chiesa pubblicate dall'editore toscano Cantagalli. Lo sguardo e la prospettiva per raccontare questa storia è quello di “una salvata”, un lavoro fatto con passione e ragione. A Radio Maria, in cui la Pellicciari conduce da anni una seguitissima trasmissione, lo ha definito un «lavorone» che l’ha occupata per circa due anni. Il libro si può leggere d’un fiato, ma si può anche consultare alla bisogna, per non restare impreparati di fronte all’attualità che incalza. La Pellicciari non si rifugia in un linguaggio per pochi eletti, affronta tutte le questioni e lo fa con la consueta schiettezza. 

«Centum emendabis»?

HABEMUS CORVI

La mano dura di Francesco. Da oggi chi sbaglia paga

Bergoglio vuole far capire che le regole vanno rispettate. Ma anche dare un segnale alla Curia insofferente alle sue idee


«Unum castigabis, centum emendabis», è all’insegna di questa massima latina, la cui traduzione è «castigane uno, ne correggerai cento», che Bergoglio ha impresso la linea dura con i provvedimenti giudiziari nei confronti di monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e Francesca Immacolata Chaouqui, per mettere fine, da un lato, allo stillicidio di documenti che fuoriescono dalle stanze e dagli uffici più riservati della Santa Sede e dall’altro, alle continue critiche della Curia sul suo pontificato. Da oggi chi sbaglia paga e questo Papa vuole dimostrare che le regole vanno prima di tutto rispettate, altro che deriva progressista, come lo vogliono far passare. Per Papa Francesco, un gesuita con le sembianze dolci di un francescano, ma che poi rimane sempre un gesuita, deve essere stata una decisione tormentata, visto che nei primi mesi di pontificato aveva scioccato il mondo dicendo «chi sono io per giudicare?».