ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 26 febbraio 2016

Il neo nato

Renzi accelera: vuole distruggere tutto. Nascerà un nuovo partito?

Gianburrasca26 febbraio 2016
Il Corriere della Sera di oggi, 26 febbraio ci dà queste notizie: l’alleanza di Renzi, il rottamatore, con Verdini (non proprio un homo novus) deve intensificarsi, per approvare in gran fretta ius soli e fine vita (leggi eutanasia). Il ministro Orlando, intanto, è già al lavoro per adozioni gay.

Intanto Monica Cirinnà e Sergio Lo Giudice (che in questo periodo si è sempre ben mimetizzato,
pur essendo confessore, consigliere e ombra della Cirinnà, ben sapendo che chi affitta il corpo delle donne non è molto credibile, quando si parla di “diritti”) hanno firmato, con altri PD, una nuova proposta di legge per togliere dall’articolo 143 del codice civile il riferimento all’obbligo reciproco di fedeltà tra i coniugi, in quanto, secondo la firmataria Laura Contini, “retaggio di una visione superata e vetusta del matrimonio“.
Parole quasi identiche a quelle usate da Ivan Scalfarotto, anch’egli gay come Lo Giudice, sul suo sito:
I primi lettori di questo post mi chideono cosa io pensi della mancanza dell’obbligo di fedeltà nelle unioni civili. Non ne ho parlato nel post perché francamente non mi pareva per nulla rilevante in un paese industrializzato di questo secolo. Tuttavia a domanda rispondo: penso che sia un residuato medievale, l’equivalente giuridico della cintura di castità, espressione di una cultura biecamente maschilista di cui dovrebbero liberarsi anche gli eterosessuali quanto prima. Non penso affatto che si possa essere fedeli per obbligo giuridico e dunque, con tutta franchezza, penso che il legislatore invece di pensare se inserirla o meno nelle unioni civili, farebbe bene a pensare di eliminarla quanto prima dal matrimonio.
E a quelle di Cirinnà:

La corsa prosegue. Resta una sola possibilità: creare un nuovo partito, unendo le forze. Mettendo insieme il popolo del Family day e alcuni dei suoi rappresentanti, con quei senatori e deputati che hanno dimostrato la loro coerenza in questa grande battaglia di civiltà, contro il nichilismo renziano.
Quagliariello, Malan, Giovanardi, Sacconi, Roccella…. più Gandolfini, Adinolfi, Amato, Miriano, Amicone… non è facile, ma è l’unica speranza. Anche perchè il popolo della vita e della famiglia ha bisogno di motivazioni e di obiettivi, altrimenti si disperderà, come dopo il 2005 e il 2007.

ps alcuni giornali hanno fatto passare l’eliminazione dell’obbligo di fedeltà nel ddl Cirinnà come una vittoria di Alfano. A parte il fatto che Alfano ha già la sua vittoria (la poltrona), che vittoria sarebbe?
Come è chiaro, a far togliere quel riferimento sono stati proprio loro, Cirinnà, Scalfarotto…: tanto tempo a raccontarci che nella unioni gay c’è stabilità e fedeltà, come nelle famiglie vere, per giustificare così le adozioni, e poi…

Verdini-Renzi: attenti a quei due

Libertà e Persona26 febbraio 2016
image
Quanto sarebbe accaduto ieri, lo svelava il Corriere della Sera,  sempre di ieri. Riportando il commento del neo-ministro Enrico Costa, nominato, insieme ad una folta pattuglia NCD, proprio in vista dell’approvazione del ddl Cirinnà, e spacciato come ministro della famiglia “cattolico”, giusto in vista del Family day. Affermava Costa, con buona dose di sincerità, che la legge “emendata” si può vedere in due modi: sia come la vede Renzi (cambia quasi nulla rispetto a prima), sia come la vende Alfano, il capo
del suo partito. Viva la chiarezza.
Il banchiere fiorentino Denis Verdini, già uomo-tuttofare di Berlusconi, vecchio ammiratore del concittadino Renzi, promotore del patto del Nazareno, scissionista per venire in aiuto a Renzi in difficoltà, dichirava che i 5stelle, non votando il super canguro, «non sanno in che guaio si sono cacciati. La lobby gay è fortissima e gliela farà pagare cara».
La sera del voto, l’esultanza del premier “cattolico” Matteo Renzi, promotore del divorzio breve, di una nuova politica di apertura alle droghe, della depenalizzazione dell’aborto clandestino, già terribilmente depenalizzato… : “Ha vinto l’amore...”.
Chi ha ragione? Verdini, per il quale non si poteva non fa vincere la potentissima lobby gay, o Renzi? Sta di fatto che il loro legame è antico, ed oggi è più forte che mai. Uno è più cinico, e non lo ha mai nascosto; l’altro, fa il “poeta”, ma, quanto a cinismo, è forse più scafato del “vecchio” maestro.
 http://www.libertaepersona.org/wordpress/2016/02/verdini-renzi-attenti-a-quei-due/

La rinuncia di Berlusconi a fare politica sulle unioni civili. Un caso di cefalgia

Il Cav. si è ritrovato nella specialissima condizione di convitato irrilevante in ognuno dei tanti, troppi giochi di cui è tessuta la tela della legge sulle così dette unioni civili. E non ha toccato palla. Perché?
di Alessandro Giuli | 26 Febbraio 2016 

Silvio Berlusconi (foto LaPresse)
Altra occasione mancata per Silvio Berlusconi, quella della improbabile legge Cirinnà approvata ieri con voto di fiducia e fra i sorrisi scaltri di Angelino Alfano e Denis Verdini (benvenuto nella maggioranza, senatore). Il Cav. si è ritrovato nella specialissima condizione di convitato irrilevante in ognuno dei tanti, troppi giochi di cui è tessuta la tela della legge sulle così dette unioni civili.

ARTICOLI CORRELATI Il Senato approva le unioni civili Sulle unioni civili si decida col referendum, prima che lo facciano le procureDi base c’è che la gran parte di Forza Italia era e sarebbe ancora favorevole a votare una legge espressamente ritagliata sui diritti delle coppie omosessuali, sia pure con notevoli riserve sull’adozione dei figli naturali di un coniuge, la stepchild adoption goffamente stralciata dal provvedimento insieme con l’immaginario impegno alla reciproca fedeltà tra contraenti. Una posizione, quella che qui definiamo grosso modo berlusconiana, del tutto in linea con l’esito ultimo della controversia parlamentare. C’era insomma spazio di manovra, in una direzione o nell’altra, per rappresentare un’alternativa all’equivoco e infelice abboccamento tra il premier Renzi e i Cinque stelle, così come al successivo patto con il partitino clericale di Alfano. Non basta. Berlusconi avrebbe potuto ingaggiare una battaglia di princìpi, se pure non sia il suo forte, ascoltando la proposta fogliante di chiamare le cose col loro nome – non “unioni civili” ma “matrimonio gay” – e farci sopra un referendum per lo meno consultivo (in omaggio ai limiti della Costituzione più bella del mondo) nel quale disputarsi in modo chiaro e pettoruto il consenso degli italiani su un tema così importante e divisivo. Nulla di tutto questo: il Cav., come dicono i giornalisti, sul ddl Cirinnà non ha toccato palla. Perché?

Una plausibile risposta sta nella confidenza ricevuta qualche settimana fa da Maurizio Gasparri, il berlusconiano più acceso e militante nella difesa della famiglia ancien régime: in FI sono quasi tutti pro gay marriage ma, siccome non lo si può dire, tutti tacciono riparati dalla libertà di coscienza, a partire dal capo, e la linea ufficiale diventa quella di noi urlatori delle ragioni eteroparentali (traduzione mia). Ma questo al massimo può spiegare l’imbarazzo tattico di un partito meno acefalo che cefalalgico, col mal di Capo.

Al fondo c’è un rapporto irrisolto con il principato renziano, la mal supposta necessità d’essere opposizione purchessia, la legittima convinzione che l’elettorato sommerso di centrodestra sia più facilmente recuperabile tenendosi a distanza anche soltanto dal ricordo delle larghe intese. Insomma, meglio soffrire il sicuro vampirismo di Matteo Salvini che l’eventuale cannibalismo elettorale di Matteo Renzi. Questione di gusti. Ma fare politica è un’altra cosa. E così facendo, così pensando, ci si ritrova soli e incompresi là dove si poteva invece sfavillare mostrandosi più centrali di Alfano e Verdini, se si fosse detto fin dapprincipio sì alle unioni civili e no alle adozioni, motivando una scelta di retroguardia ma alla fine premiante, traducendola in una iniziativa parlamentare e diplomatica. E invece niente. Con l’aggravante che il voto di fiducia utilizzato dal governo, oltre a consacrare l’ingresso dello statista Verdini nella maggioranza renziana, ha costretto i berlusconiani a dire no a una legge ormai svuotata degli elementi che potevano renderla impalatabile al Cav. e ai suoi. Non è un capolavoro analogo a quello che abbiamo visto raggrumarsi intorno alle riforme costituzionali? Sì. Esistono vari modi per farsi del male, uno di questi è non provare a farsi del bene quando ciò sia possibile. E anche stavolta era possibile.


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.