ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 15 febbraio 2016

“Omicida fin dall’Inizio”

Il Vescovo Mons. Abou Khazen: "Scrivo all'occidente da Aleppo, città sotto bombardamenti dei ribelli che chiamate moderati"

Il Vescovo Mons. Abou Khazen: Scrivo all'occidente da Aleppo, città sotto bombardamenti dei ribelli che chiamate moderati

"Questi bombardamenti vengono effettuati dai gruppi chiamati 'opposizione moderata' e come tali difesi , protetti ed armati ma in realta' non differiscono dagli altri JIHADISTI se non col nome solamente".


di Mons. Abou Khazen*

Cari amici : Pace e Bene
Vi scrivo da Aleppo dove siamo da qualche giorno sotto continui bombardamenti  sui civili causando morti, feriti e distruzione, solo la notte scorsa abbiamo avuto  nei nostri quartieri 4 quattro morti e più di quindici feriti, oltre le case e gli appartamenti danneggiati! 

Questi bombardamenti vengono effettuati dai gruppi chiamati 'opposizione moderata' e come tali difesi , protetti ed armati ma in realta'  non differiscono dagli altri JIHADISTI se non col nome solamente.

Sembra che abbiano avuto il fuoco verde per intensificare i loro bombardamenti sui civili. Forso vogliono fare fallire i negoziati di pace?! O fare intervenire delle forze regionali ed impedire l&#
39; esercito regolare di avanzare e liberare la regione dal terrorismo e dai Jihadisti?! 

Facciamo appello di fare cessare questi bombardamenti ed incoraggiare le parti a sedere sul tavolo delle trattative e che i siriani risolvano col dialogo i loro problemi tra di loro.  

Il Signore ci dia la sua Pace. 

Grazie e saluti.  
Georges-Abou-Khazen Vicario Apostolico di Aleppo 
*Pubblichiamo da Ora pro Siria che scrive come il testo sia stato ricevuto via mail, domenica 14 febbraio alle ore 17,50.


Vicario di Aleppo: Il fronte “moderato” è come i jihadisti, bombarda civili e non vuole la pace



Per mons. Georges Abou Khazen i civili in città sono “sotto continui bombardamenti”. Nei quartieri cristiani almeno quattro vittime e oltre 15 feriti. Case ed edifici danneggiati. Dietro le violenze vi sono i cosiddetti gruppi “di opposizione moderata”. Ankara bombarda postazioni curde in Siria e preme (con Riyadh) per l’intervento di terra.
Aleppo (AsiaNews) - “Ad Aleppo da qualche giorno siamo sotto continui bombardamenti sui civili, che causano morti, feriti e distruzione”. La scorsa notte “nei nostri quartieri abbiamo avuto quattro morti e più di 15 feriti, oltre a case ed edifici danneggiati”. E dietro gli attacchi mirati vi sono i cosiddetti gruppi “di opposizione moderata”. È un grido d’appello disperato quello lanciato dal vicario apostolico di Aleppo dei Latini, mons. Georges Abou Khazen, che in un messaggio inviato ad AsiaNewspunta il dito sul fronte difeso - e sostenuto - dall’Occidente, assieme a Turchia e Arabia Saudita. “Questi bombardamenti - racconta il prelato - provengono dal cosiddetto fronte ‘moderato’, e come tale difeso, protetto e armato. In realtà non differiscono in nulla dagli altri jihadisti [Stato islamico (SI) e al Nusra] se non per il nome solamente”. 
Intanto si intensificano i combattimenti attorno al secondo centro per importanza della Siria, nel nord del Paese. Dal 2012 la città è divisa in due, con la zona ovest sotto il controllo di Damasco e il settore orientale ai ribelli. Il governo ha condannato le attività militari promosse dalla Turchia nel fine settimana contro i guerriglieri curdi; per le autorità si tratta di una violazione della sovranità nazionale. 
In una lettera ufficiale inviata al segretario generale Onu e al presidente del Consiglio di sicurezza, Damasco ha chiesto provvedimenti contro la Turchia che sosterrebbe “terroristi legati ad al Qaeda”. Ankara anche ieri ha promosso una massiccia campagna di bombardamenti contro postazioni curde nella provincia settentrionale e avrebbe consentito l’ingresso attraverso la propria frontiera di un centinaio di combattenti considerati “soldati turchi” o “mercenari”. 
Il governo turco considera le milizie curde siriane dell’Ypg (Unità di protezione del popolo) alleate del movimento fuorilegge Pkk (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), con l’obiettivo di dar vita a uno Stato indipendente che andrebbe a occupare anche parte del territorio turco, nel sud-est del Paese. Per questo ha iniziato a bombardarne le postazioni in Siria e pure in Iraq, come denunciato di recente ad AsiaNews da un vescovo caldeo
Il vicario apostolico di Aleppo, che già nei giorni scorsi aveva spiegato come siano “i terroristi stranieri” e non i siriani a voler continuare il conflitto, racconta che “i jihadisti stranieri avrebbero ricevuto il disco verde per intensificare i bombardamenti sui civili”. Per il prelato dietro questa escalation vi sarebbe (forse) la volontà di “far fallire i negoziati di pace” e “far intervenire le forze regionali - da settimane Arabia Saudita e Turchia premono per l’invio di truppe di terra - sul terreno”. “Dietro questa strategia - si chiede il prelato - vi è forze la volontà di impedire all’esercito regolare di avanzare e liberare la regione dal terrorismo e dai jihadisti?”. 
Mons. Georges Abou Khazen lancia un appello “per la fine di questi bombardamenti” e incoraggia al contempo le parti “a sedere al tavolo delle trattative”, perché i siriani “possano risolvere attraverso il dialogo i problemi fra loro”. 
La guerra in Siria, divampata nel marzo 2011 come protesta popolare contro il presidente Bashar al-Assad e trasformata in conflitto diffuso con derive estremiste islamiche e jihadiste, ha causato oltre 260mila morti. Essa ha originato una delle più gravi crisi umanitarie della storia, costringendo 4,6 milioni di siriani a cercare riparo all’esterno, in Giordania, Libano, Turchia, Iraq ed Egitto. Altre centinaia di migliaia hanno provato a raggiungere l’Europa, pagando a volte al prezzo della vita la traversata del Mediterraneo. Il numero complessivo di sfollati si aggira attorno ai 13,5 milioni.(DS)
http://www.asianews.it/notizie-it/Vicario-di-Aleppo:-Il-fronte-%E2%80%9Cmoderato%E2%80%9D-%C3%A8-come-i-jihadisti,-bombarda-civili-e-non-vuole-la-pace-36685.html

Siria, la vera priorità è combattere lo Stato islamico. Non Assad

Samir Khalil Samir sj

Nella Siria del nord, due attacchi contro ospedali hanno provocato decine di vittime civili. Il fragile accordo raggiunto dalle potenze mondiali è messo in crisi da continui raid e i combattimenti. Il gesuita islamologo Samir Khalil Samir sottolinea i veri passi necessari per la pace: bloccare il fondamentalismo sostenuto dall’Arabia Saudita e impegnarsi davvero contro i terroristi islamici.
Roma (AsiaNews) – Due raid aerei hanno colpito questa mattina altrettanti ospedali della Siria settentrionale, causando decine di vittime civili fra cui medici e volontari. Il primo edificio colpito è ad Azaz, sul confine turco: qui sono morte almeno 10 persone, quasi tutti pazienti ricoverati; il secondo è a Maarat al-Numan ed è gestito da Medici senza Frontiere. Il gruppo umanitario parla di almeno sette vittime accertate e di altri otto dispersi.
La Turchia ha accusato le forze aeree russe del primo attacco, mentre MsF ritiene che dietro il secondo vi siano le forze governative siriane fedeli al presidente Bashar al Assad. Tuttavia non vi sono ancora conferme sulle reali responsabilità. Mosca non ha risposto alle accuse mosse da Ankara, ma ha affermato che “non cesserà di combattere i terroristi dello Stato islamico”.
Nel frattempo, questa mattina Caritas Internationalis ha confermato la morte di un volontario di 22 anni, Elias Abiad, avvenuta ad Aleppo. L’uccisione – riferisce Caritas – risale al 13 febbraio: “Già in passato in questo Paese sono stati uccisi altri volontari laici operatori della Chiesa locale nel campo umanitario”.
Le violenze sembrano mettere a rischio il fragile accordo trovato dalle potenze mondiali per un cessate il fuoco in Siria. Nel commento che riportiamo di seguito, il gesuita islamologo p. Samir Khalil Samir sottolinea i veri passi necessari per ottenere la pace nel Paese.
Sulla situazione attuale in Siria giornali e politici occidentali continuano a riproporre un cliché: perché vi sia pace, Bashar Assad, il presidente siriano, se ne deve andare. Per Stati Uniti, Francia, Arabia saudita, Turchia questo è il primissimo punto di un’agenda per costruire la pace in Medio oriente.
Eliminare Daesh o il presidente Assad?
A mio parere questo “primissimo punto” non è realistico e può essere dannoso per diversi motivi.
  1. È vero, Assad è un dittatore, e nessuno lo nega. Ma va aggiunto che non è l’unico nella zona. Anche i re sauditi e gli emiri dell’area sono dittatori e hanno delle costituzioni che non lasciano spazio a nessuna voce. Ma in questi casi nessuno protesta. Ora, la questione è che se adesso tu elimini Assad, chi prende il potere? Ci sarà ancora più disordine e violenza. Almeno, con Assad al potere c’è un minimo di sicurezza.  Va anche detto che l’insicurezza è partita da Daesh [acronimo in arabo dello Stato islamico-ndr] e dagli altri gruppi fondamentalisti, la cosiddetta “opposizione siriana”, che ha fagocitato anche l’opposizione laica interna siriana.
  2. D’altra parte nessuno spiega da dove vengano le armi e i soldi dei terroristi: non possono fare ciò che fanno se non hanno alcun appoggio. Una grande figura della politica in Egitto, molto quotata dal punto di vista internazionale, Tareq Haggi, ha affermato che “Arabia saudita e Qatar sostengono militarmente e finanziariamente Daesh”. Quello che non si vede e non si legge da nessuna parte è che il conflitto in Siria ha preso ormai un volto molto chiaro di una lotta del sunnismo contro lo sciismo. Questo ha una sua controprova: come mai Daesh non va in Arabia saudita, o in Qatar, dove potrebbero acquisire più potere e influenza? È perchè l’obbiettivo di Daesh è divenuto quello dell’Arabia saudita ed è confessato anche da sunniti di diversi orientamenti: una lotta contro lo sciismo dell’Iran, dell’Iraq e della Siria (alaouiti).
Sradicare il fondamentalismo sostenuto dall’Arabia saudita
Se vogliamo la pace in Siria, occorre incontrarsi a a Ginevra o altrove. Ma chi non vuole partecipare? Proprio i ribelli sponsorizzati dall’Arabia saudita.  Ora i Sauditi, come i Turchi vogliono fare attacchi di terra “contro il terrorismo”, ma in realtà vogliono combattere contro Assad, o meglio contro il governo sciita.
L’alleanza fra Stati Uniti, Turchia, Arabia saudita, Qatar è un’alleanza di interessi economici e militari. Gli Stati Uniti hanno un accordo stabile con l’Arabia saudita e il Qatar. Non parliamo poi degli interessi turchi: sono legati alla Nato, giocano in modo ambiguo con Daesh (comprano il loro petrolio, fanno passare nuove reclute dello Stato islamico, combattono i curdi, i quali sono gli unici armati che lottano contro Daesh,….), minacciano l’Europa con le ondate di profughi…
Quanto all’Arabia, sta programmando di intervenire in molti Paesi arabi musulmani, come ha fatto in Yemen e in Bahrain, ma sempre per colpire gli sciiti presenti in quelle nazioni.
Nessuno vede (o confessa) che la causa fondamentale di tutto questo caos è l’ideologia fondamentalista e la sua fonte ideologica è l’Arabia saudita, che difende il suo islam wahhabita (l’interpretazione più radicale dell’Islam) come il vero islam.
La soluzione per la pace in Siria e in Medio oriente è anzitutto fermare la guerra e dare una tregua al Paese; poi eleggere un presidente, chiunque esso sia, Assad o altri, senza trucchi elettorali; la terza è la ricostruzione. Più si aspetta e più ci sono migranti che l’Europa ormai non riesce ad integrare. Perfino la Germania, che ha fatto un gesto eroico (pronta ad accettare 800 mila rifugiati siriani), ora si è fermata. Occorre fermare la guerra: del governo, dei ribelli, di Daesh.
A proposito di Russia
Sull’intervento della Russia, criticato spesso dall’occidente, vedo invece che in Medio oriente molta gente l’apprezza perché colpisce i fondamentalisti e Daesh; gli altri – la cosiddetta coalizione internazionale – non hanno fatto granché. Poi ci sono i curdi che combattono anch’essi Daesh e con successo. Fra l’altro, anche i miliziani di Daesh sono bravi. E chi sono i loro istruttori? Sono i comandanti irakeni sunniti che, estromessi dal governo e dalla società irakena, sono stati formati dagli americani e ora si sono riciclati in questa lotta contro gli sciiti a fianco dei loro amici fondamentalisti e terroristi. E purtroppo sono bravi.
Conclusione
C’è una mancanza di chiarezza nell’informazione e non vi è collaborazione fra le forze che dicono di combattere il terrorismo. La Russia ha chiesto collaborazione, ma è rimasta sola.
L’errore che i Paesi implicati stanno facendo è di aver messo come scopo il cambiamento della leadership in Siria: è lo stesso errore fatto in Iraq e in Libia, che ha creato disastri ancora maggiori. Davvero non capisco perché l’occidente prenda sempre dei simboli da eliminare per “portare la democrazia”. Ma la democrazia in Medio oriente non esiste (e anche in Europa scricchiola). Certo, speriamo che possa realizzarsi in futuro, ma oggi sono importanti la sicurezza e la giustizia.
Gli occidentali sono chiamati a scegliere bene i loro obiettivi: prima di tutto va garantita sicurezza e giustizia e non attaccare qualche leader. Perché se cambi il capo, la società rimane uguale e il caos prende il sopravvento. Meglio la dittatura che conosciamo che la dittatura islamica che vediamo.
E bisogna poi avere il coraggio di dire: la causa di questa guerra ha un’origine più remota ed è il fondamentalismo islamico radicale sostenuto dall’Arabia saudita. Nessuno mai osa dirlo. Riyadh compra le armi all’occidente, per i ribelli e per Daesh, e con i suoi soldi compra il silenzio dell’occidente, Europa e Stati Uniti. L’ideale della democrazia in Medio oriente è diventato solo un paravento per interessi ideologici ed economici.

VIDEO. Quello che i media occidentali, oggi, non dicono: Civili uccisi dagli attacchi della Turchia in Siria

VIDEO. Quello che i media occidentali, oggi, non dicono: Civili uccisi dagli attacchi della Turchia in SiriaUn video pubblicato da un'agenzia curda mostra edifici distrutti, morti e feriti dopo gli attacchi turchi nel nord della Siria. Oggi, però, i media occidentali e delle monarchie del Golfo, sono tutti occupati a dimostrare, la "crudeltà" dell'aviazione russa e siriana che distruggono ospedali.


Un video pubblicato da un'agenzia curda mostra edifici distrutti, morti e feriti dopo gli attacchi turchi nel nord della Siria.
Oggi, però, i media occidentali e delle monarchie del Golfo, sono tutti occupati a dimostrare, la "crudeltà" dell'aviazione russa e siriana che distruggono ospedali.

È stato riferito che almeno due civili sono stati uccisi e diversi feriti nel villaggio di Maryamayn, vicino alla città di Afrin nella provincia siriana di Aleppo, durante gli attacchi da parte dell'esercito turco contro le postazioni delle milizie curde. Gli attacchi si verificano per un secondo giorno nella stessa provincia.
Un video diffuso dal curdo agenzia ANHA e ottenuto dalla Ruptly mostra edifici distrutti e la gente che soccorre i secondo quanto riportato, dopo un attacco dall'artiglieria turca. A Ruptly è stato segnalato che almeno due civili sono morti, oltre a diversi feriti.

Nel frattempo, le forze curde di YPG hanno annunciato che non faranno un passo indietro dalle aree settentrionali del paese il cui controllo è stato recentemente strappato allo Stato islamico. "Recentemente abbiamo conquistati la base aerea di Meneg e ora siamo vicini a fare lo stesso a Tel Rifaat", ha dichiarati un portavoce della YPG. "Il nostro obiettivo è quello di combattere ed espellere lo Stato islamico nei territori sotto il loro controllo. La Turchia vuole riportarci ad Afrin, ma che non accadrà. Ci stiamo muovendo in avanti e non ci  ritireremo", ha dichiarato.


Fonte: RT
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=8&pg=14391

E’ anche l’Impero della Doppiezza. Oltre che del Caos


L’ambasciata americana a Tunisi s’è fatta spedire 1,5 tonnellate di esplosivi, detonatori, pentole a pressione riempite di bulloni? Ovviamente la notizia non è stata ripresa da nessuno. L’ha data solo un giornale tunisino, Tunis Tribune, che l’ha data – paradossalmente – come una confusa smentita. Ecco come:
  • un generale delle dogane tunisino, Mohamed Bazina, rivela durante un dibattito tv che esiste un “pericolo imminente” dopo la sospetta, all’aeroporto di Tunisi Chartage, di 1500 kg di esplosivi, detonatori, pentole a pressione in un carico aereo in provenienza dagli Usa. Il generale denuncia: la storia è stata insabbiato, fatto “irresponsabile, specie in pieno stato d’emergenza”.
  • “In realtà”, prosegue Tunis Tribune, si trattava di “ordigni esplosivi finti, destinati ad esercitazioni”. Non sono stati trovati all’aeroporto di Tunisi bensì al Charles De Gaulle di Parigi, il 22 gennaio, “in modo accidentale”. Addetti della Federal Express stavano movimentando un container “proveniente dagli Usa e diretto a Tunisi”, quando uno dei contenitori si spacca, mostrando il suo contenuto.   A questo punto, si riporta il racconto di “Frédéric Petit, rappresentante sindacale CGT” (la CGIL francese) dei facchini della Federal Express: i lavoratori hanno avvisato la direzione; arrivano “dei responsabili” che passano il carico ai raggi X e lo esaminano con cani da fiuto. “Nessuno era al corrente di questo carico”, dice il sindacalista .
  • Invece “una fonte della sicurezza aeroportuale” non identificata tranquillizza: “I carichi erano in realtà delle cose finte (des leurres) per l’ambasciata degli Stati Uniti a Tunisi e destinate ad esercitazioni d’addestramento. Questo genere di transiti non è frequente ma talvolta avviene – precisa la misteriosa fonte – è solo la prima volta che uno dei containers di apre”.
Dall’11 Settembre all’attentato al metrò di Londra del 2005, fino alla strage del Bataclan di Parigi – “esercitazioni” militari o di sicurezza e di pronto soccorso erano in corso mentre l’attentato “islamico”avveniva. I nostri lettori sanno già che queste coincidenze – troppo costanti – sono il sintomo di un sospetto false flag: esercitazioni servono a preparare, coprire, confondere le acque e sviare i sospetti di chi notasse qualcosa di strano prima di un attentato: “E’ un’esercitazione. La cintura esplosiva? E’ finta. Circolare, non c’è niente da vedere”.
Ricordiamo che l’ambasciatore Usa è quello che, nel febbraio 2015, ha chiesto al presidente tunisino Essebsi (un giurista scelto dai partiti nati dopo la primavera araba)   una base militare americana sul territorio; e che il presidente Essebsi l’ha fatto accompagnare fuori, dando disposizioni perché il diplomatico non fosse più ammesso nel palazzo presidenziale. Ne è seguito, il 18 marzo, il tragico attentato  al Museo del Bardo, e poi a giugno la strage di turisti sulla spiaggia: l’uno e l’altro rivendicati dall’ISIS, che non manca mai di fare quel che vogliono gli americani. Dopodiché gli Usa avranno la loro base militare in Tunisia. Dopo aver vilmente rovinato la sola vera fonte di lavoro e di valuta di cui godeva la povera, piccola, politicamente insignificante Tunisia: già, ma è stato l’ISIS, non c’è dubbio. Lo ha confermato il valente Guido Olimpio del Corriere – ha letto le rivendicazioni, lo ha detto Repubblica.  “Sono 400 sono i foreign fighters ritornati negli ultimi tempi dalla Siria” (Corriere) in Tunisia. Ed è certo che “i terroristi di Tunisi” sono parte “di quella galassia jihadista che, oltre a espandersi in tutto il Nordafrica, ha fatto della Tunisia uno dei maggiori fornitori di combattenti votati al martirio in Siria ed Irak”: sappiamo che è la Cia a mettere assieme questa “galassia”, l’Arabia saudita a stipendiarla, la Turchia ad accoglierla e farci affari: l’ISIS insomma.
Sicché mi sento di arrischiare: sì, quegli esplosivi, detonatori, materiale vario per terroristi islamici   erano per l’Ambasciata Usa, ci sarebbe arrivato se il container non si fosse rotto, obbligando a tirar fuori la storiella del “materiale finto per un’esercitazione” . Anzi, chissà quante volte questi carichi sono passati ed arrivati a destinazione.  La domanda: non basta il calvario che l’America   ha fatto subire alla povera Tunisia, per ottenere la sua base militare? C’è bisogno di altri attentati “islamici” sanguinosi? Ma forse no, forse quel materiale serve all’ISIS in Libia, dal confine molto poroso con la Tunisia; sapete che c’è, è potentissimo – qualche giorno fa’ ha abbattuto un aereo del governicchio libico “riconosciuto internazionalmente”. Perché, se ha da esserci “l’intervento NATO in Libia”, bisogna pur che i nostri soldati e quelli francesi trovino il nemico ben armato e preparato, anche a  condurre “attentati suicidi” ai posti di blocco.
Se aderiamo senza esitare a un’ipotesi tanto ardita, è perché dovrebbe saltare all’occhio quanto abbondantemente la superpotenza occidentale, da quando la Russia intervenendo in Siria ha distrutto la menzogna che Washington “sta combattendo Daesh” tra Siria e Irak, usa l’arma della doppiezza. Per esempio: il 10 febbraio, il Pentagono ha denunciato che l’aviazione di Mosca aveva bombardato due ospedali civili ad Aleppo. Mosca dice che al contrario, sono stati due A-10 (i cannoni volanti) americani a levarsi in volo di soppiatto dal di là del confine turco,   colpire   le installazioni civili e tornare   subito a nascondersi oltreconfine, privando 50 mila abitanti di Aleppo dei presidi sanitari.https://www.rt.com/news/332109-russian-jets-isis-warlords/
Perché si tende a dar ragione ai russi? Perché cose del genere gli americani le hanno già fatte (secondo il governo di Baghdad, per mesi hanno “bombardato Daesh” con materiale e alimenti paracadutarlo. E’ nel loro stile: Kerry finge di aderire ai negoziati per il famoso cessate il fuoco e la “transizione” in Siria, pretende che la Russia “cessi bombardamenti sull’opposizione moderata”, e intanto “la Cia fa’ gli straordinari per fornire i ribelli di missili anticarro moderni ed in grande quantità”. Obama  aderisce ad un accordo con Putin di coordinamento in Siria, e l’Arabia Saudita annuncia l’invio di truppe di terra (armate dagli Usa) e ha già inviato caccia (Usa) a Incirlik (base Usa) per avventarli contro la Siria – ossia di fatto contro l’aviazione russa. E Washington fa’ finta di non saper come trattenere i sauditi – del resto “Assad must go”, hanno  ragione. Erdogan bombarda i curdi che combattono l’ISIS, e Washington chiede che smetta: ma non può certo impedire ad Erdogan di fare quel che vuole.
La doppiezza è sparsa in dosi così massicce e vistose, che un ottimo giornalista come Alberto Negri l’ha vista anche nella faccenda dell’uccisione del nostro agente del Manifesto, il povero Giulio Regeni (che s’era intruppato coi Fratelli Musulmani, come apprendiamo da una sua insegnante, britannica: è tipico del Manifesto pensare che gli islamisti sono di sinistra, l’hanno creduto anche con Khomeini). Notando che il New York Times si è appassionato alla vicenda e ci fornisce di scoop a senso unico, Alberto nota: “New York Times afferma, secondo testimonianze [anonime.ndr.] raccolte sul posto, che Giulio Regeni è stato accoppato dalla polizia egiziana.(…) sono gli stessi giornalisti americani che vogliono far saltare gli ottimi rapporti economici tra Roma e il Cairo, oltre che la proficua collaborazione in Libia. A quando, finalmente, la rottura delle relazioni diplomatiche con il bieco New York Times?”
Poi Negi – inviato che conosce i posti da decenni, come inviato,  – ci mette del suo: “I genieri americani lanciano ancora l’allarme – sarà la terza volta in tre mesi – che la diga di Mosul sta per crollare: l’appalto è stato assegnato all’italiana Trevi che dovrebbe essere sorvegliata sul posto da 450 militari. Visto che gli Usa sanno tutto della diga ed è così urgente intervenire perché non ci mandano i loro soldati già presenti in Iraq? Qual è il vantaggio di partecipare a questa operazione?”. E infine la botta.
“Gli Stati Uniti si lamentano con Mosca perché bombarda anche l’opposizione legittima ad Assad. Noi ci dovremmo lamentare con gli Stati Uniti perché hanno provocato questo disastro mediorientale. E come Nato dovremmo adesso schierarci con Erdogan e i sauditi fautori dell’islam wahabita e sponsor da decenni dei jihadisti? (E) non listate a lutto le bandiere e altre fesserie del tipo “Je Suis..” se arrivano nuovi attentati in Europa”.
Quello che ha previsto Manuel Valls dalla bella kippà? Va’ a sapere. Interessante che Alberto Negri non abbia potuto scrivere queste cose, con questo tono, sul giornale di cui è inviato, Il Sole 24 Ore, ma su un blog. Il grande giornale si serve, su questo, dell’altrettanto bravo Rampoldi, quello fermo sulla tesi “Assad must go” e sulla versione ufficiale americana.
La doppiezza è una specifica preferenza  del presidente Obama, fa’ parte del suo carattere, la adotta come metodo all’interno come all’estero, e nel modo più idiota, negroide. Fa’ peggio dei neocon e spera di far credere che è diverso. Ha raggiunto il massimo con l’impresa della uccisione di Bin Laden ad Abbottabbad, in Pakistan, facendo dire poi che il corpo è stato gettato in mare secondo il rito islamico. Simpatizza coi Fratelli Musulmani ma finge di essere occidentale. Secondo me è stato lui a suggerire al principe saudita testa calda: “Per giustificare l’invasione in Siria, dì che vai a combattere l’ISIS. Scateniamo la terza guerra mondiale senza che se ne accorgano i media”.
Ma se ci aggiunge del suo, non sfugga qual ispiratore la Superpotenza segua. Colui che fu detto: “Padre di Menzogna”. Fu anche detto “Omicida fin dall’Inizio”, e su questo ci siamo.

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