ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 29 febbraio 2016

Verso una trionfale sventura


Molti si scandalizzano – giustamente, sia chiaro – per l’affitto dell’utero di una poveraccia indonesiana. È sicuramente un atto ignobile di chi è ricco e mercifica il corpo altrui comprandolo a peso d’oro. Ma prima ancora della mercificazione totale ultracapitalistica che ottiene il consenso di questi comunisti da burla, vi è l’atto della produzione. La mercificazione, la compravendita, la reificazione del corpo di una disperata è conseguente alla produzione… in laboratorio di un bambino.
Ebbene, ormai quasi tutti danno per scontato quello che scontato non è: la produzione di un essere umano in laboratorio. La fabbrica degli esseri umani in provetta. Ovvero la “fecondazione assistita” (notare l’ipocrisia della scelta di questi termini rassicuranti, tipo “interruzione di gravidanza” invece di aborto) è un’ assoluta porcata. Il trionfo dell’anti-natura.
Oggi anche tante coppie naturali composte da un uomo e una donna regolarmente sposati si fanno fare in nome di un immaginario “diritto alla paternità o maternità” (quando sento la parola “diritto” metto mano alla pistola) un bel bambino nuovo di zecca dai tanti dottor Frankenstein presenti su piazza. Persino la Chiesa ormai tace su questa manipolazione della natura e della vita tramite la quale la nascita dei bambini avviene in laboratori che sono ormai delle fabbriche. Chi oggi condanna la fabbricazione di esseri umani in laboratorio? Chi ne parla? Chi solleva il dibattito? Nessuno ne parla. Il dottor Frankentein è stato banalizzato.
Così la tecnica, il dominio dell’uomo sulla natura, si è trasformata nel dominio dell’uomo sulla stessa fabbricazione e manipolazione della vita umana. In fabbrica si costruiscono bambini e poi si vendono dopo l’affitto di un corpo di donna, se la madre biologica non è disponibile. Produzione e vendita. Facile, no? Il dottor Frankenstein diventa pure ricco. Se poi lo Stato sociale non si tira indietro, allora il dottor Frankenstein te lo passa la mutua. Chi si ferma a pensarci? Chi si ferma a pensare che quando la vita viene prodotta artificialmente e venduta (o passata dal servizio sanitario nazionale, fa lo stesso) abbiamo già oltrepassato ogni limite? Che siamo già ampiamente in quel deserto nichilistico che nasce dalla morte di Dio nel cuore dell’uomo (spesso persino del prete) e dalla dimenticanza dell’Essere? Chi si ferma a pensarci? Quei caproni che si fanno chiamare “laici” con orgoglio e che mirano solo al superamento di ogni limite ed ogni decenza? O quei pretoni che sanno parlare solo di “solidarietà”, “accoglienza”, “immigrazione”, “mafia” come se esistesse solo la dimensione orizzontale dell’uomo e non quella verticale? Siamo arrivati al punto in cui solo porci queste domande rischia di non essere più accettato. Non bisogna essere nemici del “progresso” e dei sacri diritti umani immaginari. Guai! Vietato porre domande e vietato indignarsi. E così l’oscurantismo del progresso ci conduce a trionfale sventura.

OMOPENSIERO O OMOFOLLIA

    Nonostante tutto; benvenuto, "Figlio" di Vendola. E’ nato un piccino chiamato Tobia Antonio se abbiamo capito bene le nuove modalità zootecniche del concepimento autorizzate dal positivismo giuridico da una donna indonesiana di R.Pecchioli
  

NONOSTANTE TUTTO; BENVENUTO, “FIGLIO “ DI VENDOLA

di Roberto Pecchioli


E’ nato, da qualche parte nel vasto mondo, un piccino chiamato Tobia Antonio. Se abbiamo capito bene le nuove modalità zootecniche del concepimento e della gestazione, permesse dalle mobili frontiere della tecnologia ed autorizzate dal positivismo giuridico, secondo cui  è legale qualsiasi vergogna autorizzata dal legislatore , l’utero in cui è cresciuto è stato fornito – il verbo commerciale è corretto, in quanto trattasi di noleggio a pagamento – da una donna indonesiana, mentre la madre genetica è una gentile provveditrice di ovuli californiana.
Non sappiamo bene chi sia il padre naturale, ma chi dichiarerà il piccolo Tobia all’anagrafe è Nichi Vendola, forse in qualità di genitore 1, mentre, chissà, il genitore 2 potrebbe essere il suo compagno, o coniuge, il bel giovanotto canadese Ed con cui ha relazione da anni.
Abituiamoci, questo è il futuro, ed il commento del padre (?!?) felice è stato quello consueto, da un po’ di tempo , tra i sostenitori del nuovo omopensiero, o omofollia per noi biechi reazionari: ha vinto l’amore. Obama ha tracciato il solco, i progressisti di tutti i paesi del disgraziato Occidente lo difendono.  Matteo Salvini, capofila delle forze oscure della reazione in agguato, ha parlato di disgustoso egoismo, da parte del segretario di SEL, partito a tre ruote: Sinistra, Ecologia e Libertà.
Davvero, ci si chiede quale sia il futuro del genere umano, se ci si allontana talmente dalla natura e dal principio di realtà , da permettere che nascano bimbi come prodotti industriali a tecnologia brevettata. Dopo un prelievo di sperma, con relativo frullato di liquido seminale ( non vogliamo pensare alle modalità pratiche dell’atto), fornito forse da Nichi Vendola, forse dal caro Ed, o magari da qualcun altro, la siringa ha raggiunto l’ovulo messo a disposizione dalla californiana, fecondato con l’aiuto di qualche tecnologia scientifica e transumana, dopodiché è entrata in scena la signora indonesiana, che, per denaro , ha tenuto in grembo per nove mesi un figlio non suo, che non ama , anche se avrà ascoltato con ansia i suoi movimenti e seguito , indovinato la sua crescita per trentasei lunghe settimane.
Gli esperti del settore hanno già teorizzato che i neonati come il nostro Tobia devono stare il meno possibile con la madre, o come diavolo si chiama la poveretta che l’ha tenuto in grembo, per non creare quelle condizioni di affetto ed osmosi che sono la caratteristica della relazione tra puerpera e bambino. Tobia, non hai diritto ad una madre. Ne avresti due, tecnicamente, e scusami se uso un avverbio tanto brutto e lontano dai principi della natura, della biologia e del senso comune, ma non devi conoscerle, e neppure suggere il loro latte, ed avvertire il loro calore fisico, tanto meno l’amore che (non) provano per te.  Ma il tuo babbo politico Nichi dice che è tutta questione d’amore. E Nichi è un uomo d’onore. Il suo egoismo, la sua volontà prometeica di essere padre anche se aborre le donne fa sì che tu non abbia una madre vera. Salvini lo definisce disgustoso, ed io che ti parlo – leggere non sai ancora – la penso come lui.
Alcune migliaia di anni fa, in un libro chiamato Bibbia ,si diceva che tutto quello che vedrai nella tua vita lo ha creato Dio, un tizio importante . L’uomo fu la sua invenzione preferita e maschio e femmina  li creò, per unirsi, stare insieme, e mettere al mondo nuovi esseri umani. Ora, sembra che questo Dio si sia sbagliato, che oltre a maschio e femmina ci siano diversi altri sessi, a scelta, e che quindi si possono avere figli, pagando, anche senza essere maschio e femmina.
Tu sei uno di questi, uno splendido figlio della modernità.
Non so chi chiamerai papà , se Nichi o il suo amico, immagino che risolverai facilmente chiamandoli per nome, ma non potrai chiamare mamma nessuna donna. Ti hanno tolto un diritto naturale, iscritto nell’anima tua, come in quella di tutti. La mamma allatta, lava il popò, ma soprattutto consola, stringe al petto, rende meno difficile l’arrivo in questo complicato mondo ai suoi figli. Poi entra in scena il papà, che dovrebbe proteggere, insegnare le regole e la legge. Ne hai due, speriamo bene per te.
Intanto, ti chiedo scusa, a nome di quest’umanità malata di egoismo e di superbia, se non hai la mamma. Lo permettono le nuove leggi. Ti spiegheranno, i tuoi papà, che cosa significa questo. Io non mi azzardo, e non voglio influenzarti.
Però , se di cognome ti chiamerai Vendola ( è un bel problema anche quello, con due babbi !), permettimi di dire tutto il male possibile di Nichi.
Intanto, che bel partito è il suo: borghesi della peggior specie, quindi di sinistra, perché le classi ala moda sono progressiste, borghesi e sinistrissime nei valori morali, ben inserite nei meccanismi del mercato e quindi lontane da antiquate parole come socialismo, interessi dei lavoratori, attenzione ai più poveri. Fedeli alla società liquida ed all’uomo precario, nel lavoro, nei sentimenti, nei valori, si dicono  anche ecologisti, ma in natura non si danno nascite da omosessuali, e, soprattutto, l’ecologia vera nasce e vive dal desiderio di riportare l’uomo ad un rapporto corretto con la natura, lontano dallo sfruttamento delle risorse e dalla mercificazione di tutto.
Affittare un utero non è ecologico, come non è morale, e, se credessi alle etichette dei secoli passati, non è neanche di sinistra. Si chiama sfruttamento , e Vendola, certo più ricco della povera indonesiana, ha pagato un lavoro precario ( dura solo nove mesi…) ed ha tratto un plusvalore di tipo nuovo: un bambino che chiama figlio. Lo voleva, ambiva ad ottenerlo a tutti i costi, ora è suo. Forse lo considera una proprietà, speriamo di no. E’ stato comunista, ha pensato per decenni che la proprietà sia un furto. Ma è furto aver strappato ad una poveretta il bimbo che comunque ha partorito, ed è furto, grave, intollerabile, disgustoso, qui la penso come Salvini, avere rubato a Tobia il diritto ad una madre, al suo sorriso, al suo calore, come anche ai suoi rimproveri e perfino ai suoi ceffoni.
Sono certo che Nichi amerà questo bambino, e spero che lo stesso sia per il suo coniuge uomo ed omo.  Spero che troverà le parole per spiegargli la sua nascita, e soprattutto, mi auguro che Tobia, tra un dozzina d’anni, nonostante l’ambiente in cui vivrà, cominci a guardare le donne come gli uomini le guardano per tutta la vita: con desiderio, con attrazione, con la gioia con cui si esplora un universo differente e spesso incomprensibile, ma meraviglioso, quello che compone, al cinquanta per cento, questo tutto detto umanità.
Magari renderà nonno Nichi , ed avrà figli con un vecchio metodo che funziona dalla creazione: l’incontro fisico, ma anche spirituale, tra lui, uomo ed una lei donna.
Detesto il modo con cui sei entrato nella vita, caro Tobia, e non mi sentirò mai di chiamare famiglia l’unione tra i tuoi padri, ma , comunque, benvenuto di cuore a questo mondo, nonostante tutto.
Non diventare come i babbi, cerca di amare almeno un po’ quella mamma che non hai potuto avere, ma che ti ha tenuto in pancia per nove mesi, e, soprattutto, te ne prego, sii normale, da grande. Ho detto normale , non eterosessuale, che è una parola difficile inventata per screditare la sessualità tra uomo e donna, e mettere sull’altare ciò che è “contro” la natura.
Vendola Tobia Antonio , normale, mi raccomando !                                                     
                                                                

Roberto Pecchioli
http://www.ilcorrieredelleregioni.it/index.php?option=com_content&view=article&id=8148:omopensiero-o-omofollia&catid=53:opinionisti&Itemid=77
E’ violenza contro la società. Contra Naturam.
Spero ci sia ancora qualcuno in grado di capire quel che il caso mostra con una certa evidenza: come i “diritti degli omosessuali” si traducano immediatamente in prepotenza contro il prossimo, in uno schiaffo in faccia   alla collettività, in repressione sociale di massa, e le loro “libertà” in violenza su tutti gli altri. Tutti quelli che continuano a vedere nella pederastia quello che l’umanità vi ha sempre visto, da millenni: una cosa contro natura, non solo turpe ma ridicola, che suscita battute irridenti.
Naturalmente, ce la stanno mettendo tutta per reprimere il senso comune:   rieducano i bambini all’accettazione del “gender fluido”, gli ficcano nelle testoline che non c’è nulla di male, che è civile e progressista avere due papi e due mami, che queste comprino figli. Sperano che con l’abitudine, le nuove generazioni si adatteranno, non vedranno più la cosa come comica e schifosa; intanto devono minacciare la galera a chi si lascia scappare una critica, o anche un risolino. A Londra già un tizio è stato arrestato perché udito dire, per strada, che l’omosessualità  è peccato. Un prete è stato incarcerato per aver detto questa cosa in chiesa, durante l’omelia. Diventa un reato citare San Paolo: Non v’illudete; né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio” (1 Cor 6:9-10).
La psico-polizia veglia da tutti gli schermi: Mentana, il più pagato custode del politicamente corretto, ha biasimato con dure parole Alfano che aveva detto, a proposito dell’adozione da parte di omosessuali, di aver sventato una legge “contro natura”. Ciò che tutti immediatamente sentono, “contra Naturam”, non si può dire. E’ vietato. Sta per essere punito, “omofobia”.
A forza di reprimere, passerà.
E invece no. Nei (giustamente detti) bassifondi dei social network, come negli stadi delle tifoserie, si continua a ridere di “checche” e “finocchi”; dare del “frocio” a un nemico continua ad essere il modo per esprimere spregio e svalutazione; qualunque bulletto di quinta elementare, a cui è stata fatta legge la Costituzione più bella del mondo, può angariare un compagno di aria e gusti delicati bollandolo come di kulattone; il branco gli si avventa conto, godendo. No, non giustifico nulla di tutto ciò; faccio solo notare che si esprime qui, ormai   confinata nei bassifondi morali della società, una mozione ineliminabile: è contro natura, quindi ridicolo. E più la mozione  del buonsenso  è censurata e repressa, con più gioia maligna esploderà nel vermicolare dei sub-ego che pullulano in Rete, nei modi ributtanti propri a quel livello.
E’ l’effetto – a suo modo naturale – dell’aver vietato il discorso serio non solo sull’omosessualità, ma, più radicalmente, dei diritti della società. Come il liberismo più sfrenato, la militanza omo fa’ parte della vasta temperie che non riconosce altro che i diritti “individuali”; la società in quanto tale non esiste, è un flatus vocis, dunque non ha diritto alcuno: nemmeno a permanere, difendersi dalla disgregazione giudicando male i devianti. Come viene attualmente negato alle comunità nazionali il diritto a non farsi invadere e destabilizzare da   insediamenti massici di stranieri di altra religione e civiltà antagonista; promuovere come antirazzismo la dissoluzione delle culture autonome, gabellare come “accoglienza” prescritta persino dalla “Chiesa” l’importazione di lavoratori a prezzi scassati come parte della strategia globale della “libera circolazione del capitale” che non è che la corsa mondiale ai salari più bassi, onde il capitale si retribuisca sempre più, tutto viene da questa: l’affermazione dei diritti individuali e a spese dei diritti collettivi. Tutte le lotte “per le donne” i “rom”, i “diritti degli omosessuali” delle loro voglie e capricci, sono negazione dei diritti collettivi; i diritti delle minoranze sono lo spregio dei diritti della maggioranza. Il male di vivere per cui i nostri giovani sono disoccupati perché le imprese sono delocalizzate; in cui nella nostra società vige una enorme quantità di lavoro nero sottopagato,   fatto da stranieri, che si svolge “al disotto delle leggi” pretesamente “conquistate” dai sindacati, e ormai disattese, è l’effetto della stessa “cultura” per cui Niki Vendola si compra un figlio coi soldi di noi contribuenti, lui strapagato mentre i nostri ragazzi sono disoccupati, e può insultare chi lo critica: la società non ha diritti. La disoccupazione di massa stessa è ridotta a un insieme di “problemi individuali”; se li risolva ciascuno, lo stato deve occuparsi d’altro – dei diritti (individuali) delle minoranze. Pare – secondo il politico Adinolfi – che persino la pensione di reversibilità, negata alla donna convivente con il padre dei suoi figli al difuori del matrimonio, è stata invece riconosciuta alle copie gay. Può l’aberrazione essere più chiara? La coppia di fatto eterosessuale, con figli, è una “realtà sociale”, e come tale meno degna di rispetto di due invertiti che vogliono togliersi il piacere – ormai hanno tutto – di far finta di convolare.

Fa’ male anche a te

Ciò ovviamente vieta il discorso serio sull’omosessualità: come sofferenza, come disturbo e disordine contro natura che fa’ male, anzitutto a loro. In Usa, “tra gli uomini ha tentato di togliersi la vita il 28% dei soggetti omosessuali rispetto al 4% degli eterosessuali”. Stesse percentuali in Olanda dove “il clima sociale è e rimane più tollerante che negli altri stati”.
“In Danimarca, una ricerca condotta nei primi 12 anni della legalizzazione dei rapporti omosessuali (1990-2001) ha riscontrato che per gli uomini uniti ad un altro uomo il tasso di suicidi è otto volte superiore a quello degli uomini che hanno una unione eterosessuale, e 2 volte (il doppio) rispetto ai singles”. In Gran Bretagna , uno studio psichiatrico su 13 mila casi ha mostrato che “le persone LGB hanno un rischio sostanzialmente maggiore di soffrire di disordini mentali, ideazione suicida, abuso di stupefacenti autolesionismo rispetto agli etero”.
Trovo questi dati nel volume di Aurelio Pace e Carlo Di Pietro, “Gender, ascesa e dittatura della teorie “che non esiste” (stampato in proprio, si trova su Amazon). Questi tasso di suicidi   e dolore in paesi dove gli invertiti non possono accusare lo stigma sociale, i “tabù” che “reprimono la loro sessualità”, dovrebbe dire qualcosa   loro stessi, e ai loro affiancatori militanti per ragioni ideologiche. Io, che in anni lontani sono stato inviato da Avvenire a seguire la spaventosa esplosione di AIDS in California, con morti a centinaia, posso dire alcune cose. I medici epidemiologi che allora cercavano di risalire al primo infetto interrogando i malati sui partner con cui avevano fatto sesso, scoprirono che ciascuno di loro, l’anno precedente, aveva avuto  oltre 600 rapporti sessuali,   per lo più con sconosciuti nel buio dei locali dove celebravano la loro “libertà”, che si chiamavano bathroom. Penetravano natiche, facevano blowjobs, spesso sesso violento, con sanguinamenti. Ditemi voi se un etero sessuale puo’ e vuole avere 600 rapporti in un anno,con donne diverse e sconosciute. Un normale, dopo aver fatto il più furioso sesso, ha sazietà, vuole farsi una passeggiata, leggere un libro, una pausa… C’è evidentemente qualcosa nei loro rapporti del “pasto nudo”, della coazione a ripetere, della preternaturalità.
Basta poco per capire come mai si suicidano tanto più che gli altri; perché si dilaniano tra loro, e mentre fanno sesso, si disprezzano, si odiano, si respingono – e si danno vicendevolmente, quando litigano, del “vecchia e brutta checca”: il senso del contra-natura che torna e rigurgita, inevitabile, anche in loro. Una volta ebbi (indirettamente) le confidenze di un massaggiatore, che in lacrime raccontò alla massaggiata la causa del suo dolore: aveva passato la notte con un medico   incontrato in un dei bar specializzati; notte “paradisiaca” a suo giudizio, sicchè il mattino dopo aveva detto al partner: “Ci rivediamo?”. La risposta del compagno di una notte al massaggiatore, che non la capì subito: “Ho già un WC in casa mia”.
Qualcuno mi dica se conosce un maschio normale, anche il più rozzo, che dopo la prima notte d’amore con una donna, anche se insoddisfacente, risponda in questo modo. Farà il carino, dirà “ti chiamo io…”, ma non: sei un cesso.
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Si cercano e si spregiano, si creano già un inferno in terra, è per questo che il vecchio rugoso diventa più disperato, si trucca, si mette il fard e il rossetto, esibisce con l’età sempre meno autocontrollo (il che lo fa’ ancor più deridere dai suoi pari). E’ il decorso che descrive, con arte insuperata, Marcel Proust nella sua monumentale Recherche du Temps Perdu, che è anche un manuale per capire il loro male.
Inutilmente descrive “la petite bande” come ragazze in fiore che incontra sulla spiaggia di Baalbek: “Una di queste sconosciute   spingeva avanti a sé la bicicletta, altre due portavano bastoni da golf..” Sono evidentemente dai maschietti che il timido Marcel concupisce senza risolversi a far parte della compagnia. Ovviamente, è inutile che celi sotto il nome di “Albertine” il vero Alfredo Agostinelli, che essendo ricchissimo Proust si comprò e tenne a sé facendone il suo autista (e acquistando per il giovinotto, fanatico di motori, una delle prime automobili di Parigi). Ne fece il suo prigioniero. Agostinelli scappò anche da suo carceriere,   perché non era affatto omosessuale; Proust lo richiamò attraverso un amico, promettendo di regalargli un aereo…Alfredo morì in un incidente di volo prima di rispondere. Nella realtà, una storia di violenza e sfruttamento, da un omo su un normale.




Al volante, "Albertine".
Al volante, “Albertine”.

La descrizione che Marcel fa di quello che chiama il suo “amore” per Albertine, del resto, mostra con precisione clinica che l’invertito non è capace di amare una persona. Quando “Albertine” esce con lui e abita in casa sua, lui la sente come un ostacolo che gli impedisce avventure con altre “fanciulle” (uomini); quando Albertine si allontana (o lui stesso la allontana), è ossessionato che lei (lui) abbia rapporti “lesbici” con “donne” (sicuramente il povero Alfredo aveva delle donne), e allora le occasioni di avere altri rapporti gli sembrano prive di valore, la vuole tener prigioniera, controllarla. Non c’è nemmeno un vero godimento erotico, che non sia rovinato. Insomma è questo, un oscillare fra odio e amore, fra sentire l’altro un peso e una ossessione, che un uomo innamorato della sua donna, ovviamente non prova.
Il disturbo – che la militanza ha fatto cancellare dal Manale Diagnostico Psichiatrico (DSM) a forza di irruzioni violente nei congressi scientifici – distorce la percezione di chi ne è affetto, ed anche questo mostra Proust senza rendersene conto.
Qualunque psichiatra (in privato) vi sussurrerà che agli occhi di un invertito, due uomini che cenano in un ristorante sono due amanti omosessuali. Non gliela raccontate, a lui: degli infiniti motivi non erotici per cui due uomini possono essere al ristorante senza donne, dagli affari al dopopartita, dalla colleganza di idee all’essere buongustai con una passione comune per la farinata, sono solo la maschera dietro cui nascondono il loro segreto. Ciò perché non conosce né ha mai provato “l’amicizia tra uomini”, esperienza fondamentale della virilità, essenziale nell’adolescenza, da cui per millenni è nato il cameratismo di caccia e di guerra, della discussione filosofica e scientifica, delle notti attorno al fuoco a raccontare gli eroi. Hanno dunque una falla vasta e profonda nella loro esperienza vitale. Per questo il grande, abilissimo affresco della società parigina di Proust si riduce a feste e cene e ricevimenti dove (ha scritto Jan François Revel)   “che sono la totale inversione del principio della festa: consistono nel riunirsi per dedicarsi all’attività di essere cattivi gli uni con gli altri, ciascuno preoccupato di ottenere piccoli trionfi di crudeltà e di evitare per sé la crudeltà degli altri”, dove “ciascuno si rallegra di essere presente quando un altro viene escluso”dal celebre salotto dei Guermantes o di Madame Verdurin, “dove tutti passano il tempo a spiarsi nella speranza di assistere all’umiliazione di uno di loro”: benvenuti nel gaio mondo gay.
Ma torno al tema. Siccome coppie di maschi al ristorante, in auto o in carrozza, alla spiaggia o a caccia o per la strada se ne trovano continuamente, Parigi sembrerà al nostro una sterminata Sodoma e Gomorra, tale è appunto il titolo di uno dei libri della Recherche. Da qui la domanda del pédé: se siamo così tanti, anzi tutti, come mai per me è difficile fare sesso? La risposta   tenderà ad essere: perché la società è repressiva e costringe a trattenersi quel maschio che passa, e mi si offrirebbe se la società fosse “libera”. E’ colpa della Chiesa, è colpa dei “pregiudizi di certa canaglia reazionaria”, della famiglia che castra e nega” (Mario Mieli), è colpa dei tabù repressivi. Anzi, chi si disgusta all’esibizione di omosessualismo, lo fa perché “ha paura di diventare omosessuale lui stesso” (così la Chiara Saraceno, adottando la stessa distorsione percettiva dei pederasti): bisogna sfidare i tabù, e tutti faranno coming-out e sarò felice anch’io, invece di essere il miserabile che sono. Bisogna fare violenza alla società, costringerla ad accettare come normale ciò che non lo è, rieducarla ad accettare   la nostra ossessione senza giudicarla e censurarla perché “Io” possa fiorire, senza complessi di colpa, abbondare nei 600 rapporti l’anno.
Slabbrare e sgangherare la società, quella entità storica complessa, fatta di generazioni, cultura tramandata e diritto e secoli, per affittare un utero,   violare una legge non scritta ma che si sta scrivendo, questo fa’ il politico-padrone Niki. Ovviamente nessuno più riconosce il danno enorme che viene prodotto. In   una comunità storica, tout se tient.   Lacerato in un punto una regola, non c’è motivo perché sussistono le altre.   Se è lecito  violentare una norma, far credere che sia naturale ciò che è contro natura, perché pretendere dall’amministratore che non rubi e corrompa? Non è anch’esso naturale? Se non ci sono regole, non ce n’è più per nessuno. La società diventa sempre più un inferno dove i deboli non hanno difesa contro i ricchi, i perversi che si possono pagare i capricci e i piaceri, quelli che possono pagarsi guardie del corpo armate. Di qui all’eliminazione delle bocche inutili, il passo è più breve di quanto si pensi. L’utero in affitto è, in fondo, un primo passo verso la ri-legalizzazione della schiavitù: perché non portarsi l’indonesiana a Bari, la prossima volta?   Questa è la società liberata che ci annuncia il Niki, insultando tutti noi con la ben nota arroganza.
Lo vide bene Ezra Pound:
“Usura soffoca il figlio nel ventre
arresta il giovane amante
cede il letto a vecchi decrepiti,
si frappone tra giovani sposi
CONTRO NATURA
Ad Eleusi han portato puttane
carogne crapulano
ospiti d’usura”.
“Questa generazione” sa che sarà calcinata e salificata, come Gomorra nella Bibbia. Lo sa e,nel profondo, lo vuole.

Nichi Vendola, in nome di quale progresso hai tolto quel bambino da sua madre?


«La guida di un movimento che, se ricordo bene, si autoproclama comunista cede alla pratica ultraclassista dell’adozione di un bambino mediante la mercificazione integrale della donna resa possibile dall’utero in affitto». Queste le parole del giovane filosofo marxista Diego Fusaro a commento della notizia che il leader di Sinistra Ecologia e Libertà (SEL), Nichi Vendola, assieme al compagno gay, avrebbe acquistato un bambino in California, chiamato Tobia Antonio.
«Non può essere vero», scrive Fusaro, «sarebbe la dissoluzione immediata e irreversibile di Vendola e del suo partito; sarebbe la prova che si tratta di un partito al servizio del capitale e della mercificazione, dello sfruttamento dei corpi e dell’umiliazione permanente delle donne. No, Vendola non può legittimare quest’orrore. È sicuramente una montatura, un vile attacco ai danni suoi e del suo partito: che presto smentirà, immagino. Vendola, del resto, è uomo colto e sicuramente si ricorda di questo passaggio storico: “si lacerano per il proletario tutti i vincoli familiari, e i figli sono trasformati in semplici articoli di commercio e strumenti di lavoro”. Questa citazione non è tratta da un’Enciclica o da qualche manifesto cattolico in difesa della famiglia tradizionale. È, invece, desunta dal “Manifesto del partito comunista” del 1848 di Carlo Marx e Federico Engels. Due comunisti, di quelli veri». Lo stesso pensa anche Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista: «io non c’entro nulla con la sinistra fucsia, da comunista sono contro alla mercificazione dei bambini, mi fa orrore».
Purtroppo, pare proprio sia vero. Notizia che ha sconvolto perfino i feticisti di Twitter che, mentre ieri difendevano il senatore gay Sergio Lo Giudice, anche lui dichiarato ed orgoglioso acquirente di bambini, oggi massacrano di insulti e ironia l’ex governatore pugliese. Critiche arrivate anche da molti esponenti omosessuali, coscienti che si tratta di un fatto controproducente per le loro istanze: «speravo nella stepchild adoption», ha ammesso Vendola, dimostrando che tale pratica serviva proprio per aprire all’utero in affitto e non tanto a normare i 500 casi già esistenti di bambini in coppie Lgbt. Alcuni, tuttavia, hanno preso le difese del leader di SEL, sostenendo che in California è una pratica legale e la madre è una “donna generosa” e non viene sfruttata. Come se regalare i bambini, mercificandoli come fossero pacchi natalizi, fosse una cosa meno orribile e meno violatrice della dignità umana. C’è chi intima di “non giudicare” (gli stessi che ti giudicano se sei contro le nozze gay) e chi fa notare che sarebbero più le coppie eterosessuali a compiere queste pratiche, leggenda confutata proprio pochi giorni fa.
Molti ci hanno segnalato anche le terribili parole pronunciate da Vendola nel 1985 in un’intervista per Repubblica (riprese anche in un libro): «Non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia ad esempio, cioè del diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro, o con gli adulti – tema ancora più scabroso – e trattarne con chi la sessualità l’ ha vista sempre in funzione della famiglia e dalla procreazione». Nel 2010 l’ex governatore della Puglia ha condannato la pedofilia ma sembra aver mai smentito o ritrattato quelle precise parole.
Nichi Vendola ha risposto parlando di “bellissima storia d’amore”. L’amore viene sempre tirato in ballo per coprire e giustificare le nefandezze umane. Ma quale amore? Un bambino reso appositamente orfano di madre, che un ricco omosessuale occidentale ha acquistato -o si è fatto regalare, è lo stesso- da una donna che per nove mesi lo ha cullato, creando con lui un legame inscindibile, illudendolo di essere la persona che lo avrebbe poi abbracciato e amato fin dalla nascita. Ed invece, Tobia Antonio è l’esperimento del progresso in cui crede l’Occidente, simbolo della mostruosità e disumanità dei nuovi diritti.
E’ stato profetico lo psichiatra Paolo Crepet, quando proprio pochi mesi fa parlò di chi torna dalla California con un bambino figlio dell’utero in affitto: «Se due gay che stanno insieme e decidono di andare in Usa o in Canada, ovvero dove si può andare, e si affitta un utero – perché è di questo che si tratta – e si torna in Italia dopo nove mesi con un bambino, io lo trovo nazista. C’è un’enorme quantità di studi sulla relazione emotiva che c’è tra il feto e la mamma durante i nove mesi di gravidanza. Non è un oggetto che hai nella pancia; è un essere umano vivente che ha delle relazioni con te. Parlo di nazismo perché se due signori gay andassero in California o in Canada ad affittare un utero, non cercherebbero una signora grassa, ma troverebbero qualcosa che si addice alla loro razza. Questo si chiama “eugenetica”, una prassi molto amata dai nazisti».
La redazione
http://www.uccronline.it/2016/02/29/nichi-vendola-in-nome-di-quale-progresso-hai-tolto-quel-bambino-da-sua-madre/

PADRE MAURIZIO PATRICIELLO ATTACCA NICHI VENDOLA: IL BIMBO CHE HA COMPRATO NON È SUO FIGLIO

Vi proponiamo tre riflessioni di Padre Maurizio Patriciello, pubblicate sul suo profilo Facebook.
Leggo che a Nichi Vendola sarebbe nato un figlio. Il seme sarebbe del signor Eddy Testa, suo compagno. L’ovulo, da cui ognuno di noi ha cominciato a esistere, è di una donna californiana. La donna che ha portato in grembo per nove mesi il nascituro, invece, è indonesiana ma residente negli Stati Uniti. Il bambino, dunque, avrebbe due madri fantasma e un padre di nome Eddy Testa. Chiedo scusa, ma Nichi Vendola che c’entra in questo affare? Dio benedica tutti. In particolare questo bambino la cui sorte non riesco proprio a invidiare.
C’erano una volta i comunisti. Tutelavano – dicevano – gli interessi dei poveri. Lottavano per l’ uguaglianza sociale. La liberazione dei proletari. Oggi, purtroppo, non ci sono più.
C’erano una volta le femministe. Tutelavano – dicevano – gli interessi della donne. Lottavano per l’ uguaglianza sociale. La liberazione delle donne. Oggi, purtroppo, non ci sono più.
C’era una volta la Chiesa. Tutelava – diceva – gli interessi dei poveri e delle donne. Lottava per l’ ugualgianza sociale. La liberazione dei poveri e delle donne. Oggi è ancora là a gridare al mondo la vergona dell’ UTERO IN AFFITTO. Dei BAMBINI ordinati come se fossero salsicce. Dei figli strappati alla loro mamma poverissima e dati dietro pagamento ai ricchi che possono permettersi di ordinarli a pagamento.
“Nessuno tocchi Caino” è stato lo slogan scandito per tanti anni contro la pena di morte. Ed è giusto. Purtroppo le stesse persone che vogliono che “nessuno tocchi Caino” fanno di tutto perché si possa fare scempio di Abele. Abele: l’innocente cui viene rapinato il diritto ad avere un papà e una mamma. Un innocente che viene strappato dalla mammella di chi lo ha messo al mondo e dato a chi ha pagato denaro contante per soddisfare un suo desiderio che ama definire “diritto”.
Nostalgia tiranna. Che mi fa rimpiangere i vecchi comunisti e le femministe toste ed agguerrite di una volta. I poveri saranno sempre più poveri. E i ricchi sempre più ricchi con i figli dei poveri. Verranno giorni in cui solo ai ricchi sarà consentito di avere figli. Figli fatti dai poveri, naturalmente. Verranno i giorni in cui questi figli diventati adulti chiederanno spiegazioni a chi andò a comprarli approfittando della povertà della loro vera mamma. Quando ci sarà dato di vedere una donna ricca di un paese ricco partorire un figlio per una coppia povera di un paese povero?
Chi lo avrebbe detto. La Chiesa si ritrova a difendere non più la fede ma la semplice ragione. È proprio vero. Il peccato prima di renderci peccatori ci ottunde la vista, il senno e la ragione. Dio benedica tutti. Soprattutto questi bambini trattati come se fossero merce.
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In fondo i fratelli omosessuali non sono tutti uguali. La lotta al figlio ad ogni costo, a ben vedere, non è per tutti. Solo gli omosessuali ricchi infatti possono permettersi il lusso di potervi accedere. E per gli altri? Nessuno dice niente? Non credo che un operaio, un contadino, un muratore, un arrotino omosessuale potrà mai pagare le cifre astronomiche sborsate dai loro compagni più famosi. Discriminazioni! Ancora e ancora discriminazioni. La lotta di classe non à finita. Saranno sempre i poveri – omo o eterosessuali è la stessa cosa – a sudare sangue per mantenere in vita i capricci e vizi dei ricchi.
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