ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 29 febbraio 2016

Esperti nel tradire

Il tradimento dei politici “cattolici” e l’ideologia democristiana

In questi giorni, al Senato, politici, che pur si definiscono “cattolici” e che vorrebbero intercettare il voto dei cattolici, hanno spudoratamente tradito votando a favore di un disegno di legge che legittima la perversione sessuale, che offende la dignità della famiglia e dell’istituto matrimoniale e che aprirà inevitabilmente a scenari di ulteriore degradazione morale. E quel che è peggio è che costoro hanno difeso la loro scelta appellandosi alla realizzazione del “possibile”, laddove sul rispetto del “bene comune” non è mai legittimo alcun cedimento, “bene comune” che non può esistere senza il riconoscimento della legge naturale.
Ma questi atteggiamenti non sono nuovi, fanno parte dell’essenza stessa dell’ideologia “democristiana”. Ovviamente oltre a motivi più terra-terra che son quelli di voler difendere a tutti i costi la propria “poltrona”. Approfondiamo.
Le parole equilibrio moderazione sono simili ma non uguali. Infatti, se vengono utilizzate in politica esprimono atteggiamenti molto diversi. Partiamo dalla parola equilibrio. Per chi vuol far politica cristianamente, questa parola fa riferimento alla possibilità di modellare la società (che è l’oggetto dell’attività politica) secondo i princìpi della Verità, rispettando la giusta autonomia tra ciò che è temporale e ciò che è religioso.
La seconda parola (moderazione) fa riferimento in politica ad un’altra possibilità: quella di saper stemperare i princìpi per rendere possibile un fare politica quanto più libero da qualsiasi vincolo ideale. Smorzare i vincoli ideali perché convinti che sono più uno ostacolo che un aiuto all’azione politica.  Mi spiego meglio. Moderare vuol dire in un certo senso “sedare”, “spegnere”, “ridurre”. Equilibrare, invece, non rimanda a nessun tentativo di riduzione, quanto alla capacità di saper trovare una soluzione possibile tra due o più posizioni che sono però tutte accettabili sul piano del rispetto del “bene comune” e della “legge naturale”. L’equilibrio implica un adattamento, non uno spegnimento della propria carica ideale.
Questa premessa è importante per capire cosa è stata e cosa è l’ideologia democristiana nell’ambito dell’azione politica. Prendendo spunto dalla comparazione che ho appena fatta, si può dire che l’ideologia democristiana si pone non nell’ambito della virtù dell’equilibrio quanto dell’atteggiamento dimoderazione. Da qui l’ambiguità di fondo di questa ideologia.
Il filosofo a cui solitamente il democristianismo (permettetemi questa definizione) fa riferimento è il francese Jacques Maritain (1882-1973), famoso per il suo desiderio di individuare una “terza via”. Lui, Maritain, aveva una fissazione e cioè che lamodernità non fosse quello che il pensiero cristiano aveva detto fino ad allora, ma una categoria essenzialmente positiva. Il pensiero cristiano aveva insegnato la necessità di distinguere traprogresso, che è di per sé positivo, e modernità, categoria negativa perché si fonda sulla pretesa di rendere l’uomo completamente autosufficiente; da qui l’avversione della modernità stessa per il cristianesimo che si fonda invece sulla natura creaturale dell’uomo. Ma Maritain non era d’accordo con tutto questo e disse che se la modernità se la prendeva con la Chiesa non era per sua colpa ma perché la Chiesa non aveva saputo aprirsi allamodernità stessa.
Partendo da questa convinzione, arrivò a dire che la storia sarebbe stata sempre e comunque progresso, che la meta verso la quale l’umanità si indirizzava sarebbe stata certamente positiva. E quale sarebbe stata questa meta? Una “nuova cristianità”, ma attenzione, non più sacrale e gerarchica, bensì “laica”, liberale, democratica e pluralista. Il tutto condito con una “fratellanza universale”, per Maritain superiore a quella cristiana. Da qui anche la sua convinzione che il socialcomunismo non fosse un’ideologia «intrinsecamente perversa», secondo la nota definizione di papa Pio XI, ma una sorta di “eresia cristiana impazzita”, essenzialmente buona ma guastata solo dalla professione di ateismo.
Maritain influì sul democristianismo italiano soprattutto attraverso le figure di Lazzati, La Pira e Moro. Proprio quest’ultimo, a proposito dei vincoli ideali che costituiscono ostacolo all’azione politica, disse in suo discorso pronunciato il 20 luglio del 1975 riferendosi alla DC: «La ritrovata natura popolare del partito induce a chiudere nel riserbo della coscienza alcune valutazioni rigorose, alcune posizioni di principio che erano proprie della nostra esperienza in una fase diversa della vita sociale, ma che fanno ora ostacolo alla facilità di contatto con le masse e alla cooperazione politica».
Ora, a parte il fatto che la “profezia” di Maritain si è rilevata una vera e propria “bufala”… e di “nuova” o “nuovissima cristianità” neanche l’ombra; a parte questo, dicevo, resta il fatto che Maritain ha influito sul democristianismo accentuando la carica di “moderazione” che l’ideologia democristiana già possedeva nel suo DNA. Lo dimostra ciò che ha saputo fare la Democrazia Cristiana in Italia e non solo in Italia. Di esempi se ne potrebbero fare tantissimi.
Mi limito a dire (e non è poco!) che l’ideologia democristiana ha dato un contributo notevole alla scristianizzazione dell’Italia. E senza tradire il suo spirito, anzi! Come abbiamo detto, ildemocristianismo ha sempre auspicato una “cristianità” paradossalmente “non cristiana”. Fin dal 1967 il noto filosofo cattolico Augusto Del Noce, che aveva militato e continuerà in seguito a militare nella DC, scriveva: «Guardiamoci intorno: in Italia, i democristiani sono da venti anni al governo [scriveva nel ’67!]: eppure per molta parte dei giovani la parola Dio è letteralmente senza senso; non si tratta neppure per loro di prendere posizione, rispetto alla religione, né pro, né contro». E venti anni dopo, poco prima di morire, ribadì: «(…) una secolarizzazione così piena non era riuscita né ai giacobini, né ai massoni, né ai comunisti». E Francesco Cossiga, condividendo appieno il ruolo della DC negli anni precedenti, scriveva nel 1992: «La DC ha meriti storici grandissimi nell’aver saputo rinunciare alla sua specificità ideologia, ideale e programmatica [ecco la “moderazione” di cui parlavo prima]: le leggi sul divorzio e sull’aborto sono state tutte firmate da Capi di Stato e da ministri democristiani che giustamente, in quel momento, hanno privilegiato l’unità politica a favore della democrazia, della libertà e dell’indipendenza, per esercitare una grande funzione nazionale di raccolta dei cittadini».
Dunque, la Legge che introdusse l’aborto in Italia porta la firma di un buon numero di ministri democristiani fra cui anche quella dell’allora Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, che, per giustificarsi, ebbe a dire che firmò per evitare la perdita della Presidenza del Consiglio alla DC! Cosa che avvenne ugualmente di lì a qualche anno, in un sistema elettorale, come quello di un tempo, in cui le crisi di governo erano più frequenti delle piogge d’autunno. E pensate che in Parlamento una maggioranza antiaborista c’era eccome, ma la DC, che ha sempre guardato a sinistra come se soffrisse di torcicollo verso destra, si ostinò a rifiutare i voti dell’allora MSI.
Ci consta che, con il senno del poi, Andreotti si sia pentito di quella firma… Bene così, ma quanto diverso quell’atteggiamento rispetto a ciò che farà una decina di anni dopo il re del Belgio, Baldovino, lui sì non democristiano, che non volle firmare la Legge di legalizzazione dell’aborto dicendo di sentirsi re non solo di chi si sarebbe potuto difendere da solo, ma soprattutto di chi non avrebbe potuto avere questa possibilità, come i bimbi nel grembo delle mamme. Disse che sarebbe stato disposto ad abdicare ma che mai avrebbe firmato quella Legge. La soluzione fu poi trovata dai deputati del Parlamento belga che non volevano rischiare la poltrona con nuove elezioni: sospesero il Re per un giorno e fecero passare la Legge. Una soluzione degna del migliore truffatore del quartiere Sanità, ma lui, re Baldovino, ne uscì da Re! Da vero Re… E non da moderato, perché sui princìpi non si modera affatto!
Gandolfini: «Il popolo delle famiglie non si ferma E chi lo ha tradito ne pagherà le conseguenze»
di Lorenzo Bertocchi 29-02-2016
Massimo Gandolfini al Family Day
Massimo Gandolfini è stato, insieme a tutti i membri delComitato Difendiamo i Nostri Figli, protagonista indiscusso della battaglia sul ddl Cirinnà. Con una grande capacità di coinvolgimento dal basso per ben due volte, lo scorso 20 giugno e sabato 30 gennaio, Gandolfini si è fatto portavoce di un popolo che ha riempito prima piazza San Giovanni e poi il Circo Massimo. Adesso, dopo che il Senato che ha approvato il maxiemendamento al ddl Cirinnà, molti guardano a lui, e a tutti i suoi compagni di ventura, per cercare la rappresentanza di un popolo che sembra intenzionato a  voler continuare a dire la sua.
Gandolfini, cosa dire di questo ddl sulle unioni civili che ha avuto il via libera al Senato?Siamo profondamente delusi, perché se da una parte bisogna considerare la vittoria che il popolo del Family Day ha registrato ottenendo che venisse stralciato l'articolo 5 relativo alla cosiddetta stepchild adoption, d'altra parte tutto quello che noi abbiamo invocato è stato brutalmente dimenticato e non considerato. Per cui siamo contrari praticamente in toto a questo maxiemendamento che è stato approvato, oltretutto con quell'ignobile stratagemma del voto di fiducia.
Sappiamo che il maxiemendamento è stato approvato con il voto di tanti senatori che si dicono cattolici. Si è consumato un tradimento da parte di questi senatori rispetto al popolo del Circo Massimo?Io ho già detto, anche prima del voto, che se fosse passato un ddl così, dove ci sono tantissimi punti di contatto tra il nuovo istituto e il matrimonio ex art. 29 della Costituzione, sarebbe stato un vero e proprio tradimento dell'anima e della tradizione cattolica. Perché un ddl che propone modelli diversi di famiglia, rispetto a quello fondato su di un padre, una madre e i figli, nell'ottica del Magistero, ma anche della cultura e della tradizione cattolica, è uno sfregio. Per cui, in questo senso, è un vero e proprio tradimento da parte di tutti i parlamentari cattolici che hanno votato a favore, indipendentemente dal partito nel quale militano. 
Proprio la mattina del Family Day lei aveva incontrato il ministro Alfano. Forse avevate riposto in lui troppa fiducia?Intanto bisogna chiarire una cosa: quella mattina sono andato dal ministro Alfano, perché il ministro mi ha chiamato per dirmi che sarebbe voluto venire in piazza, ma non poteva per ragioni istituzionali. Mi disse anche che voleva rappresentarmi la sua condivisione per le nostre ragioni e la nostra battaglia. In effetti, quando lo ho incontrato ho registrato questa sua condivisione verso il popolo del Family Day. Nulla più, non è stato fatto nessun patto, di nessun genere, tutto quello che qualcuno ci ha costruito sopra è pura fantasia. 
Quindi non avevate riposto alcuna particolare attesa sul ministro Alfano e su NCD?No, anche se è innegabile che ci si sarebbe aspettati qualcosa di più. Perché quello che io avevo chiesto a tutti, ivi compreso il ministro Alfano, era quello di giocare il tutto per tutto al fine di fermare questo disegno di legge. È sotto gli occhi di tutti che alcuni parlamentari lo hanno fatto, giocandosi e sacrificandosi di persona, ed altri non lo hanno fatto. Con l'occasione mi sento di ringraziare quei politici che si sono impegnati per portare avanti le nostre istanze non votando la fiducia.
A questo punto diciamo che sono molte le voci che parlano di un vostro prossimo impegno diretto in politica. Vero o falso?Falso, nel senso che non ne abbiamo mai parlato in maniera organica. Si tratta di una scelta che va ben ponderata e che richiede un lavoro profondo di tipo culturale e strategico, da farsi con estrema cautela. Colgo l'occasione per dire che, siccome ci sarà un incontro nei prossimi giorni a Roma [Dal Family day al Family Italia?, NdA], quell'incontro non è un incontro di fondazione di alcunché. Certamente devo dire che vi sono decine di spinte per un nostro impegno diretto in politica, decine di proposte. Per il momento le stiamo considerando, ma la decisione non spetta a me: dovremo riunirci insieme e poi decidere cosa fare. Per il momento non c'è nessuna chiara decisione.
Vi accusano di fare minacce al Governo quando dite di voler far boicottare il prossimo referendum sulle riforme di ottobre. Cosa rispondete?La nostra non è una minaccia, ma è un ragionamento. Il premier Renzi si è portato a casa una legge con quel maxiemendamento che tutti conosciamo; ciò è stato fatto evitando che questa legge delicatissima e divisiva venisse discussa in Commissione giustizia, poi con il tentativo del cosiddetto canguro, infine ponendo la fiducia. Perciò, di fatto, qualsiasi tipo di discussione, di confronto democratico, è stato sfregiato e abolito. La domanda viene da sé: che cosa succederà domani, quando, invece, di esserci due Camere ce ne sarà soltanto una? E magari quando in questa unica Camera il partito di maggioranza avrà dominio bulgaro, e potrà farvi passare qualsiasi cosa gli venga in mente? Aver messo la fiducia sul ddl Cirinnà, nelle modalità che tutti conosciamo, è stato come dire ai senatori: “Guarda che di quello che pensi tu non me ne importa niente”. Ma questo è il metodo democratico? Ecco perché al prossimo referendum sulle riforme diciamo che se la Camera decisionale rimane una rischiamo un ulteriore riduzione di democrazia. E questo non è un vantaggio per nessuno.
Quindi rimane valido quello striscione #Renziciricorderemo che campeggiava al Circo Massimo?Nessuno vuol minacciare nessuno, però di fronte a chi si è presa una responsabilità così grande di non tenere minimamente in considerazione le istanze che sono sorte dal popolo del Family Day, e che dice di giocarsi la carriera politica sul referendum dell'ottobre prossimo, io mi permetto di dire alle persone che erano in piazza di ricordarsi. Di ricordarsi se quella persona vi ha considerato o meno su tematiche così importanti come sono quelle della famiglia e dei bambini.


Prove tecniche di Partito della Famiglia per Gandolfini del Family Day

Fatti, parole e indiscrezioni

L’approvazione del ddl Cirinnà col maxiemendamento Renzi-Alfano ha rotto i ponti tra i promotori del Family Day e i parlamentari di Area Popolare. Non che prima del voto di giovedì sera in Senato ci fosse stato chissà quale idillio, però i principali interlocutori del movimento pro-family guidato da Massimo Gandolfini erano proprio Ncd e Udc. Lo stesso neurologo bresciano aveva detto a Formiche.net di fare pressing sui centristi in quanto “Alfano ha in mano una carta che altri non hanno: può ritirarsi dal governo per opporsi al ddl Cirinnà”. Fratelli d’Italia e Lega, invece, pur condividendo “in buona parte queste nostre battaglie”, aveva detto Gandolfini, “sono ininfluenti dal punto di vista dell’andamento della legge”.
QUEL COLLOQUIO PRIMA DEL FAMILY DAY
Alla vigilia del Family Day, Gandolfini aveva incontrato il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, assente alla manifestazione per motivi di opportunità istituzionale. Si era trattato di un colloquio cordiale ma piuttosto freddo, soprattutto da parte del portavoce del Comitato “Difendiamo i nostri figli” che lì aveva ribadito ad leader Ncd e al neoministro alla Famiglia, Enrico Costa, la contrarietà ad ogni compromesso sulle unioni civili. Concetto questo ripetuto a gran voce dal palco del Circo Massimo, da dove Gandolfini ha poi pronunciato un no secco al ddl Cirinnà, dalla prima all’ultima riga.
BORDATE DAL FAMILY DAY AD AREA POPOLARE
Il voto al ddl sulle unioni civili senza stepchild adoption (risultato rivendicato da Alfano) ha dato la stura alle bordate dei promotori del Family Day contro Area Popolare. Tra i più bersagliati via social da Filippo SavareseJacopo Coghe eMaria Rachele Ruiu (i tre giovani romani animatori di Manif pour Tous Italia – Generazione Famiglia) ci sono lo stesso Alfano, il capogruppo di Ap alla Camera, Maurizio Lupi, la portavoce nazionale Ncd, Valentina Castaldini, il presidente della Commissione Esteri del Senato, Pierferdinando Casini. Senza dimenticare l’ex ministro Rocco Buttiglionedell’Udc. Tutti bollati come traditori, venduti per una poltrona (i famosi 30 denari di Giuda sono risuonati più volte), accusati di aver voltato le spalle al popolo del Circo Massimo per salvare i propri interessi. Le citazioni bibliche, di Papi e santi si sono sprecate in questa gara di fedeltà al magistero della Chiesa. I centristi hanno ottenuto lo stralcio della stepchild adoption, proprio come veniva chiesto da gran parte del mondo cattolico? Peccato che per i pasdaràn del Family Day questo non sia stato sufficiente; loro, al solo sentire parlare di compromesso su un tema come quello della famiglia, sono inorriditi.
GANDOLFINI SI DESTREGGIA
Poche ore prima del voto di giovedì, Gandolfini si è presentato “scortato” dai suoi collaboratori del Comitato davanti a Palazzo Madama per rilasciare dichiarazioni di guerra (politica) contro Matteo Renzi, con la minaccia di ritorsioni in vista del referendum costituzionale. Con lui alcuni senatori pronti a dire no alla fiducia al governo, dagli azzurriMaurizio Gasparri e Lucio Malan ai centristi Roberto FormigoniMaurizio Sacconi e Carlo Giovanardi, fino a Mario Mauro dei Popolari per l’Italia (qui la gallery di Formiche.net).
Due giorni fa il portavoce del Family Day, intervistato da Libero, è tornato a tuonare contro il premier, senza però prendere di mira Alfano. Al giornalista che gli chiedeva se volesse mettere in atto una “vendetta”, il neurologo ha confermato che “voteremo no alla riforma”, quindi, incalzato su cosa c’entrasse la battaglia contro le unioni civili con il referendum costituzionale, ha risposto: “Se queste forzature costituzionali sono avvenute con il bicameralismo perfetto, cosa potrebbe succedere con un Senato di fatto abolito e una Camera espressione di una maggioranza bulgara?”. Col Corriere della Sera invece Gandolfini ha usato invece toni più concilianti, arrivando addirittura a dare ragione ad Alfano. “Carlo usa espressione colorite… tradito no, ma avrebbe potuto ottenere risultati maggiori sugli articoli 2 e 3” ha detto riferendosi all’accusa di aver tradito il Family Day scagliata da Giovanardi contro Alfano.
PROVE DI PARTITO: IL CONVEGNO DI MERCOLEDI’
“Ci sentiamo un po’ orfani di una rappresentanza politica”, ha aggiunto Gandolfini al Corriere. Preso atto che Area Popolare scende a compromessi col Pd sui diritti civili, che Lega e Fdi non hanno la forza necessaria per mettere i bastoni tra le ruote al governo e che Forza Italia è attraversata da spinte liberali che poco c’azzeccano con le richieste del Circo Massimo, i promotori del Family Day hanno deciso di creare un soggetto politico, come già ipotizzato da Formiche.net nelle settimane scorse.
Qualcosa inizia dunque a muoversi, e a quanto pare l’area politica di riferimento è chiaramente quella di destra. Mercoledì 2 marzo al Capranichetta di piazza Montecitorio a Roma si terrà infatti alle 11.30 un incontro dal significativo titolo “Dal Family Day al Family Italia? Ddl Cirinnà, referendum, partito della famiglia: parlano i protagonisti”. Organizzatori del convegno, il magazine online IntelligoNews.it diretto da Fabio Torriero (giornalista e intellettuale di destra che modererà il dibattito) e la Fondazione Cantiere Italia, appendice allargata della Fondazione Cantiere Abruzzo Italia lanciata sette anni fa dall’allora senatore del Pdl Fabrizio Di Stefano in occasione delle elezioni regionali. Ex missino passato in An, quindi traghettato dal Pdl a Forza Italia, già fedelissimo di Gasparri e rimasto conSilvio Berlusconi nonostante una folgorazione per Raffaele Fitto, Di Stefano oggi in qualità di deputato azzurro è uno dei principali interlocutori politici del Family Day. Non a caso sarà lui a introdurre la discussione di mercoledì animata dagli organizzatori del Circo Massimo: da Gandolfini a Savarese, passando per i giornalisti Costanza Miriano e Mario AdinolfiToni Brandi e Simone Pillon di ProVita Onlus e Gianfranco Amato dei Giuristi per la Vita.
http://formiche.net/2016/02/29/family-day-gandolfini/

Menzognoso


SamizdatonlineGli editoriali di SamizdatOnLine
Sinceramente speravo di parlare d'altro, quest'oggi, ma quello che ha detto Renzi è così menzognoso (chissà se la Crusca me l'accetta) che una risposta bisogna pur darla.
Mi rifaccio alla notizia ANSA. La prima cosa che leggo mi lascia rotolaperterraridacchiantoso: "Se tre mesi fa ci avessero detto che il Senato avrebbe approvato una legge sulle unioni civili, una cosa che il Paese aspetta da trent'anni, nessuno ci avrebbe creduto".
Ma davvero? Allora la sicurezza che ostentatava era tutta fasulla? E il fatto che nessuno nel Palazzo dubitasse minimamente che sarebbe passata (sono passati tre mesi soli, signori, se non vi ricordate dovete fare una cura di fosforo) era tutta una bufala? E come sia invece cambiato il clima dopo il family Day qualcuno lo rammenta, invece? Visto che Il nostro Presidente del Consiglio ha problemi anche a ricordare quello che disse nove anni fa, quella dei trent'anni potrebbe essere anche una svista.
E Renzi rammenta questo?
(...) Matteo Renzi, poi, così come già fatto intendere sempre durante la conferenza stampa di fine anno, a la Stampa conferma che non ci sarà voto di fiducia e che anzi - mentre non lo era, per dire, l’abolizione dell’articolo 18 - «il tema è di quelli che tocca la sensibilità dei singoli parlamentari e bisogna tenerne conto: su alcuni punti ci sarà la libertà di coscienza».
E va bene, un po' di banfo lasciamoglielo. In fondo è vero che "La faccia ce l'ho messa". Anche se aveva tentato di nasconderla fino all'ultimo: ancora pochi giorni fa il DLL Cirinnà era tutto di iniziativa parlamentare, il governo non c'entrava per niente"Sarà il parlamento a decidere, con libertà di coscienza". Certo, per beccarsi il bravo di Obama - che abbiamo capito tutti essere lo sponsor, l'Italia è indipendente ma Renzi no - occorreva qualcosa di più, non bastava essersi comprato affittato assicurato il sostegno NCD, il soccorso verdino è stato alla fine indispensabile. Ma "Con la fiducia ho rischiato l'osso del collo"? Avrebbe messo la fiducia, se non fosse stato certo della sua campagna acquisti? Fate voi.
Ma il pezzo più ridolinoso (Crusca, ok?) è il seguente: "Noi andremo in tutte le parrocchie a spiegare le ragioni della riforma". O bella! Questo era o non era il tizio che spiegava a Bagnasco che non voleva ingerenze della Chiesa - o anche solo di un cittadino italiano facente parte di essa - nello Stato? E mo' che fa, ingerisce lui? Manda i Carabinieri in chiesa? I funzionari di partito? Impone la velina durante l'omelia? Si ricorda ancora cos'è una parrocchia?
Renzi caro, quel "ci ricorderemo" detto da tutto il popolo del Family Day non era una minaccia, anche se hai scelto di interpretarla come tale. Era una constatazione: hai fatto strame della Costituzione, dei regolamenti, della decenza, ti sei mosso contro il popolo e le nostre convinzioni con la delicatezza di un unno per imporre il tuo volere ad ogni costo, hai mentito e continui a mentire... e tu vorresti che lo dimenticassimo?
Raccoglierai cosa hai seminato: se forse prima avremmo anche potuto crederti, dopo avere toccato con mano quanto valga la tua parola pensi davvero che accetteremo gioiosi ciò che tu cerchi di venderci? Siamo cattolici, non fessi. E, mi dispiace dirlo, il modo con cui hai trattato il paese è stato davvero schifoso.
To', mi pare che nel dizionario questo termine ci sia, no?
Berlicche  socio di  SamizdatOnLine
http://www.miradouro.it/node/73882

2 commenti:

  1. tutti i "cattolici" che hanno votato leggi contrarie all'insegnamento di Cristo vanno scomunicati!!!!

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  2. Renzi vorrebbe andare nelle parrocchie a dire il perché e il percome ha deciso di svendere per trenta denari la sacralità della famiglia.
    Mi chiedo: sarà vero? Avrà davvero Renzi la faccia di bronzo di farlo? O can che abbaia non morde? Se andrà, spero per lui che la cosa si risolva in fischi solenni. Di fronte all'impietrimento del cuore ci vuol qualcosa di forte.
    E comunque, visto che pare consideri il suo excattolico voltar bandiera come qualcosa di cui menar vanto, non creda di avere la primogenitura di svenditore della storia... (una ripassata periodica al Vangelo è sana anche per lui).
    Al Family Day abbiamo letto e condiviso lo striscione #renziciricorderemo.
    Il vero problema a doverlo preoccupare, però, non saremo noi alle urne (non solo noi).
    Ci sarà qualcun Altro che " #renzimiricorderò", se questo può ancora fregar qualcosa alla coscienza del suddetto.
    Idem dicasi di tutti i firmatari.
    E non si tiri fuori la solita cantilena della misericordia a costo ZERO, please.
    Marisa

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