ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 5 marzo 2016

Il salvadanaio cattolico è consunto

L'OPA DELL'ASTUTO ADINOLFI

    Il partito del Family Day ovvero dell’Opa di Adinolfi sulla destra cattolica. Adinolfi come Costantino:No secco all'astuto giocatore di poker già deputato del Pd che ebbe a transitare nel montismo e strizzato l'occhio a Grillo-Renzi 
di Giovanni Vasso


Il fatto. Il partito del Family Day ovvero dell’Opa di Adinolfi sulla destra cattolica

di Giovanni Vasso
Barbadillo


Mario Adinolfi, come Costantino (l’imperatore, intelligenti pauca), ha avuto chiara illuminazione. Ed è partito, novello San Giorgio, all’assalto del fortino senza padrone (il Drago che fu Alleanza Nazionale è ormai dissolto, quello che fu Forza Italia è di fatto morente) in cui c’è il tesoro di voti e cuori destri.  Fiero e orgoglioso della sua specialissima protezione divina, “In hoc signo vinces”, dalla tribuna della “Croce” ha lanciato la sfida alle rovine del centrodestra: avanti, con il Popolo della Famiglia che sarà nuovo soggetto politico e partitico pronto a scender nell’agone elettorale già da subito, alle amministrative. Che sia un progetto e non una mera boutade lo annuncia l’assemblea fondativa convocata a Roma per l’undici marzo prossimo venturo.

Il corpaccione politico cosiddetto moderato è in disfacimento, peggio degli zombie di Romero. Invece che budella trite e sangue rappreso, schizzano via, liberi e incazzati, suffragi e sostegni nell’urna. Il salvadanaio cattolico è consunto per il partito governista che vuol farsi della Nazione. Taglieggia di qua, accorcia di là, concedi su, fa finta di niente di giù e puff! ecco che il porcellino dei consensi piange miseria elettorale.
Adinolfi, astuto e accorto, cala l’asso. Un partitone del Family Day, spazio hai voglia che ce n’è. Dentro, un po’ di tutto. Dice, Mario Adinolfi, di aver ricevuto più di mille mail di adesione entusiastica e volontaria al progetto. Gli crediamo. Pur di tornare a fare qualcosa, a destra, dopo anni e anni di immobilismo tramutatosi in rancore senza quartiere, si farebbe alleanza finanche col demonio. E, perciò, tanto di guadagnato: Satana non c’entra, si sta dalla parte di Gesù, Giuseppe e Maria. Deo gratias.
Il progettone della “Croce”, mi scuserete, non mi può intrigare. E fino a che si parla di riserva mia, che non son minimamente disposto a traslocare da Fiume a Medjugorje, son casi miei che tali devono restare senza diventar Cassazione per nessuno. Però, dai. Adinolfi ce lo dobbiamo pur ricordare deputato del Pd che ebbe a transitare nel montismo, tutto ciò dopo essersi attivamente adoperato per indurre Beppe Grillo – all’alba dei Vaffa Day – a candidarsi alle Primarie del centrosinistra unito. Nel frammezzo, s’era avvicinato a Dario Franceschini e, horribile dictu!, a Matteo Renzi, allora incespicante rottamatore toscano.  Affascinante, in lui, resta il giocatore di poker con il naturale cortocircuito che ciò crea negli ambienti parrocchiali. Cortocircuito, inteso, meno strano dell’immaginare che a capo di una teocrazia in fieri ci sia chi ha condiviso gli scranni parlamentari con le forze (nei fatti, oltre i proclami e le dichiarazioni d’intenti) più laiche che ci siano.

Il Popolo della Famiglia, al di là di ciò che se ne dirà, sarà un partito di destra che mira a folleggiare sbarazzino sulla prateria lasciata incautamente libera da chi, quei suffragi e soprattuto quei cuori, ha deluso. Rallegrarsi si può, fino a un certo punto. Perché quello in cantiere sembra più un organo di destra americana. Invece dell’evangelismo, dei canti gospel, dei predicatori e della Bible Belt ci saranno il cattolicesimo più intransigente, le schitarrate da Azione Cattolica e (sperano) le grosse e potenti correnti (su tutti i neocatecumenali: a proposito, che faranno?) a cui si deve il successo di popolo e mobilitazione di ogni Family Day mai convocato. Questa via, e non altre seppur vituperate, condannate, additate, azzannate e stropicciate (anche dallo stesso entourage di Adinolfi che, come Costanza Miriano, si son più volte prodigate a scavare solchi e muri con gruppi più o meno numerosi, coloriti insieme ai quali han diviso la battaglia della piazza), son quelle che possono portare, percorrendo la scivolosissima via delle buone intenzioni, al rizelarsi di suggestioni suprematiste che tutto sono fuorchè mediterranee e, soprattutto, cattoliche.
Sono curiosissimo, poi, di conoscere la posizione del Popolo della Famiglia su questioni che esorbitino i temi da hit parade. Su religione, famiglia e rapporto con l’Islam, già possiamo immaginare. Ma La Famiglia di Adinolfi, sarà occidentalista o europeista? O entrambe? O nessuna delle due? Il sistema economico da postulare sarà quello dell’economia sociale di mercato (e rispunterebbe un vecchio cavallo di battaglia dell’innominabile – elettoralmente parlando –  Gianfranco Fini) o si punterà sulla dottrina sociale della Chiesa (e, a tal proposito, ricordare bisogna che tali punti già furon “alemanniani” in tempo di Pdl)?
E, dato che si è implorato l’aiuto di Dio nella costituzione di questo nuovo partito che alle amministrative dovrebbe aver battesimo del fuoco, quale è l’assetto costituzionale che il Padreterno preferisce, il federalismo oppure un sano ritorno al centralismo magari santo, apostolico e romano?
Probabilmente per fare un partito c’è bisogno di qualcosa di più. E, sicuramente per mia disattenzione, ignoranza e lassismo, non si vede altro all’infuori della baionetta contro la Cirinnà. Saranno tantissime, quindi, le tematiche da affrontare in sede di fondazione. L’opposizione alle tematiche gender, da sola, non può bastare.
Parafrasando una sua memorabile chicca, divenuta refrain cult de La Zanzara, “a voi piace una destra così?”. A chi scrive, ribadisco, no. O quantomeno, non mi affascina più di tanto seguire la destra d’importazione teocon dell’ex Pd già sedotto montiano Adinolfi.



Giovanni Vasso


 http://www.ilcorrieredelleregioni.it/index.php?option=com_content&view=article&id=8175:lopa-di-adinolfi&catid=67:politica-controinformazione&Itemid=91
«Fare una battaglia contro i matrimoni gay non dà la patente per governare un Paese»
di Marco Guerra 05-03-2016
John Waters
«Ho appoggiato il movimento pro-family irlandese ma non è affatto detto che li vorrei alla guida del mio Paese». Così il giornalista e scrittore cattolico John Waters, intervistato dalla Nuova Bussola Quotidiana, interviene nel dibattito italiano sul nuovo partito della famiglia presentato da Mario Adinolfi e Gianfranco Amato, spiegando la differenza fra la battaglia su uno scopo ben preciso e la competenza generale richiesta dal governo di un Paese.. Abbiamo incontrato Waters a Roma poco prima della sua lettura «Come si intimidisce un Paese: l'Irlanda bullizzata sul matrimonio gay», pronunciata in occasione dell’apertura dell’anno accademico della Fondazione Magna Carta. Il noto editorialista convertito al cattolicesimo ha parlato delle sue battaglie sui temi antropologici, del suo impegno contro la deriva relativista dell’Irlanda e del suo coinvolgimento nel movimento per il ‘No’ al referendum sul matrimonio egualitario per i gay.
Oggi sei qui per raccontare cosa è successo durante la campagna per il referendum sul matrimonio gay che ha visto la netta vittoria dei ‘Si’. Sappiamo che ci sono stati veri e propri fenomeni di bullismo contro chi era contrario al matrimonio gay, una intimidazione sistematica per gli attivisti del fronte del No...In effetti un vero dibattito nella società non c’è mai stato. Il clima era quello di un film spaghetti western, ovvero da una parte i buoni dall’altra i cattivi. Ovviamente le testate giornalistiche e tutti i principali partiti erano schiarati per il ‘si’; la lobby gay ha preso il sopravvento anche sui social media e la Chiesa non ha aiutato. Siamo stati silenziati fin da subito. Inoltre c’è da considerare che molte multinazionali come Google, che a causa della bassa tassazione hanno aperto una sede in Irlanda, hanno sostenuto in ogni modo il movimento per il ‘si’. C’è stato un vero e proprio lavaggio del cervello. Il bombardamento mediatico era continuo, sentivi dire ovunque: forza sostieni anche tu il matrimonio gay!.
Anche tu sei stato preso di mira per la tua militanza contro i matrimoni gay.Io sono arrivato su queste posizioni come singolo e non trascinato da un movimento. La mia storia di ragazzo padre mi ha fatto capire che in Irlanda i diritti del padre non sono garantiti. E la comunità gay mi ha attaccato molto proprio per questo. Perché se vengono riconosciuti i diritti del padre biologico sui figli poi viene giù tutto il castello della stepchild adoption. Se si eliminano tutti i diritti dei genitori biologici sui bambini è più semplice far passare le adozioni per i gay. Il loro obiettivo infatti è rompere ogni legame naturale tra genitore e figlio.
Quindi anche in Irlanda esiste l’istituto della stepchild adoption?
Noi abbiamo una delle leggi più radicali in materia di diritti per gli omosessuali. In Irlanda da dopo il referendum è entrato in vigore il matrimonio egalitario.
È consentito anche l’utero in affitto?No, in teoria non è consentito, ma una coppia di gay può rivolgersi a qualsiasi corte e per il principio di non discriminazione ottiene il riconoscimento della filiazione effettuata tramite questa tecnica. Quando sono state introdotte le unioni civili nel 2010 tutti hanno detto che questa era la cosa giusta da fare, ma non avevano capito che era solo l’inizio: per ogni obiettivo raggiunto la lobby gay ne fissa subito un altro. Lo scopo finale non è ottenere più diritti ma distruggere la famiglia come l’abbiamo conosciuta finora, rompere ogni connessione biologica, è un disegno molto radicale.
Dopo il referendum hai detto che in Irlanda la democrazia è morta. Hai già potuto verificare quali effetti ha prodotto questa legge nella società irlandese?Ero molto pessimista dopo il referendum, pensavo che il cambiamento radicale della società irlandese fosse inarrestabile. Ma le elezioni politiche di una settimana fa hanno rappresentato una novità molto interessante. Il governo uscente che ha promosso il matrimonio egualitario è stato duramente sconfitto. I laburisti sono passati da 33 a 7 in parlamento. Io non credo che la gente abbia punito i partiti di governo perché hanno favorito l’introduzione del matrimonio egualitario per i gay. Ma inconsciamente questo ha influito molto sulla decisione degli elettori. Per molti irlandesi la questione dei matrimoni gay rappresenta comunque una ferita aperta nel loro sentire più profondo e poi la maggioranza degli elettori sono rimasti delusi dal fatto che il partito laburista aveva promesso loro di far uscire l’Irlanda dalle politiche recessive imposte dalla Troika. Questi elettori hanno quindi fatto un bilancio delle politiche dell’esecutivo e hanno visto che l’unica cosa che è riuscito a fare è stato il matrimonio per i gay. La gente si chiede che cosa ha fatto il governo per i miei figli? Per la mia vita? I diritti fondamentali da garantire sono solo quelli dei gay? Insomma che se ne fanno le famiglie del matrimonio gay con tutti i problemi che hanno, gli irlandesi hanno perfino ripreso ad emigrare. Questa è il ragionamento che ha portato alla sconfitta dei partiti più vicini alle battaglie Lgbt piuttosto che una reazione diretta al matrimonio gay.
Quindi il movimento per il "No" non ha influito molto sul voto politico?In Irlanda non c’è stato un vero e proprio movimento di massa pro-family. Questo corrispondeva più o meno con il mondo cattolico più impegnato. E questo ha costituito un pregiudizio su cui ha fatto leva la comunità omosessuale e il movimento per il ‘Si’. Tutti i giornalisti che mi intervistavano premettevano sempre che io ero cattolico, come se fosse un’etichetta che spiega tutto. Ma io sono contro il matrimonio per i gay non perché sono cattolico, la mia scelta è una questione pre-politica, antropologica, che riguarda l’identità dell’essere umano,  non mi ha scritto il Papa suggerendomi quale posizione prendere. Da giovane, quando facevo il giornalista musicale, ero vicino alla sinistra. Poi ho maturato queste posizioni a causa della mia esperienza di ragazzo padre. Andai da persone di sinistra offrendo loro la mia esperienza per battersi per i diritti dei padri e loro mi risposero di stare zitto. In quel momento mi resi conto che la distruzione della figura paterna era una delle strategie del pensiero unico dominate.
Tu hai detto che i vescovi irlandesi, non hanno fatto praticamente nulla per fermare il matrimonio egalitario. Hai anche chiesto al nunzio in Irlanda di esortare la Santa Sede a prendere posizione, ma non è successo nulla. La Chiesa deve intervenire direttamente dando indicazioni di voto o come sostengono alcuni cattolici è necessaria più un’iniziativa culturale di retroguardia nelle parrocchie?Io credo che maggiore chiarezza da parte della Chiesa sarebbe stata utile. Invece la Chiesa irlandese è stata più attenta a compiacere tutte le posizioni. Gli stessi membri del clero dicevano cose diverse se a intervistarli era un giornale conservatore o progressista. Un messaggio di Papa Francesco sarebbe stato molto utile, perché questo Pontefice gode di grade considerazione e di credibilità da parte di tutti. La sua capacità di parlare alle masse con un linguaggio semplice e diretto avrebbe sicuramente condizionato il voto”
Ma in Irlanda si vuole espellere la Chiesa dall’ambito pubblico?Certo qualcuno vuole farlo, ma bisogna anche interrogarsi se la Chiesa vuole ancora dire qualcosa in ambito pubblico. Molte persone chiedono al clero di prendere una posizione chiara sui temi più importanti della società e la Chiesa non lo fa.
Come vedi la situazione in Europa? La dittatura del pensiero unico può essere fermato dai Paesi dell’est come Polonia e Ungheria?
Non credo, prima o poi cadranno anche loro. La riscossa partirà da quei Paesi che per primi hanno sperimentato le leggi imposte dal pensiero unico dominante, che per primi hanno subito il cambiamento antropologico. E loro capiranno per primi l’errore che hanno commesso. La reazione non verrà dal tradizionalismo o da processi politici, ma sarà una cosa naturale, pre-politica, saranno i nostri corpi a ribellarsi, le nostre relazioni biologiche, la nostra cultura. Sarà una reazione contro le bugie della società radicale di massa. Perché non si potrà insistere a dire che l’essere umano è qualcosa di diverso. Ratzinger ha detto che la verità ha sempre un futuro, la verità prima o poi ha il sopravvento.
In Italia è nato un grande movimento di massa contro le unioni civili e alle adozioni per i gay, che ha portato in piazza milioni di persone in due grandi Family Day. Ora alcuni esponenti di questo movimento hanno presentato una lista politica. A tuo giudizio è giusto fondare un partito per difendere queste istanze antropologiche o meglio continuare un'azione che contamina diversi partiti?Secondo la mia esperienza un sostegno ricevuto su tematiche di ordine etico come aborto, matrimonio, diritti dei bambini, non si traduce automaticamente in un sostegno disposto a votarti in un eventuale confronto elettorale. Le persone ti seguono nel movimento, la protesta ha un certo appeal, però poi molti dicono «io quello a capo dell’economia non ce lo metto». Non si può separare l’agenda dei temi etici da tutta l’agenda di governo e presentarsi solo con quella. Tu per fare un partito devi avere un programma vasto, devi avere grandi competenze, non puoi occuparti solo di alcuni principi. Ci sono grandi questioni come l’immigrazione, l’economia, la politica estera. Io stesso ho dato supporto a chi si opposto al matrimonio gay, ma se mi chiedessero di votarli come leaders del mio Paese probabilmente direi di no. E poi se i pro-family si uniscono in un unico  contenitore rischiano  di essere marginalizzati dai loro oppositori.
«Il Family Day deve collegarsi ad altre esperienze europee»
di Andrea Zambrano 03-03-2016
volontè
 «Contarsi, ma soprattutto contare perché non basta essere in due milioni per dire di essere un partito». Ne è convinto l'ex parlamentare Luca Volontè, che, ormai fuori dai giochi partitici è da tempo un attento osservatore di ciò che accade con i movimenti pro family in Europa. Direttore generale della Fondazione Novae Terrae, un osservatorio privilegiato sul dilagare in Europa dei cosiddetti “diritti insaziabili”, Volontè è stato impegnato nella sua lunga esperienza parlamentare in Italia e in Europa per la promozione della famiglia, l’obiezione e il diritto alla libertà di coscienza e religione, la dignità della vita umana, le politiche giovanili, la lotta alla povertà e la valorizzazione del volontariato. Oggi promuove in ambito italiano ed europeo incontri pubblici, petizioni e progetti di ricerca sulla vita e sulla dignità umana. La sua ottica del fenomeno dei movimento pro family in Europa è dunque una visione privilegiata per comprendere che cosa attende ora il Comitato “Difendiamo i nostri bambini” dopo oo straordinario successo del Family Day.
Volontè, il direttore Cascioli ha lanciato il dibattito: restare movimento o creare un partito?
Prima di tutto è bene che ci chiariamo su quale tipo di movimento è quello del Family Day 2016.

Ad esempio bisogna capire se il popolo del Circo Massimo può essere come quello della Manif Pour Tous francese.
La Manif si è istituzionalizzata perché ora riceve anche dei fondi dal Governo. Resta un grande movimento di pressione politica, ma è difficile che attorno alla Manif possa coagularsi un partito politico. Resta l'indubbio contributo di pressione che sa esercitare ancora oggi nella politica francese. Ma è bene guardarsi attorno perchè ci sono molte altre esperienze in giro per l'Europa.
A che cosa guarda?
Penso all’esperienza slovena dove il comitato Si tratta dei nostri bambini è riuscito in poco tempo a vincere un referendum abrogativo sulle nozze gay appena introdotte nell'ordinamento o al caso della Slovacchia (dove grazie all'aperto sostegno delle gerarchie ecclesiastiche si è riusciti a portare il tema del simil matrimonio in una consultazione referendaria ndr). Anche in Croazia e in Romania c'è stata un'organizzazione di tipo confederativo. Questo è lo scenario.
Perché queste realtà non possono diventare partiti? 
Perché la traduzione in forma partitica non sembra dare frutti. Il movimento per le famiglie in Croazia ha fatto cose esemplari, ma quando si è presentato alle elezioni lo scorso autunno il suo stesso simbolo, il risultato è stato misero sul piano elettorale e non per l'impegno dei militanti: appena 30mila voti, eppure avevano l’onda lunga dell’entusiasmo del referendum vinto due anni fa. Anche in Spagna l’appoggio informale di movimenti pro life a partiti che avevano nel programma un aperto sostegno alle politiche della famiglia non è bastato per far ottenere loro il minimo per entrare in Parlamento. 
Significa che non c’è un modello che funzioni? 
Prendiamo atto di questo esperienze, ma ci sono ci sono altre esperienze che possono avere risultati importanti. I pro family in Irlanda hanno chiesto di non votare i partiti della coalizione di governo e questi due partiti l'altro ieri hanno perso la maggioranza e si sono visti ridurre in maniera considerevole i propri consensi.

Sta pensando dunque più che a un partito strutturato ad una lobby?
Sì, perché per chi vuole contrastare le leggi che vengono fatte c'è oggettivamente una maggiore difficoltà nel costituirsi come partito politico, fare lobby da questo punto di vista sembra la strada migliore: lo dice lo scenario europeo. In Usa l'endorsement del Nom (National Organization for Marriage) sta facendo ottimi risultati con Cruz, ma molti cittadini che sono contro aborto e famiglia e sono choccati dalle recenti sentenze, sono più appassionati per Trump e Rubio.

In Italia che cosa vedrebbe bene?
Prima di passare alla questione italiana mi permette di aggiungere una considerazione all’editoriale del direttore: il Family Day 2007 ha avuto come portavoce la Santolini, Pezzotta e la Roccella, ma di fatto quello non era un movimento perché era una chiamata di tutti i laici. Però non seguì una rappresentanza politica nell'arena pubblica. Prendiamo il Forumfamiglie o Scienza e vita, tutti hanno continuato a fare la loro vita, nel silenzio assordante dell’opinione pubblica.

E oggi?
Ci troviamo in una situazione molto positiva perché il comitato di Gandolfini ha un’anima, ma mi auguro che ora all’interno del Comitato sia riservata una pacata ma chiarificatrice discussione che possa far emergere anche dissensi, certo, ma dentro la quale possa nascere una chiarezza di percorso. È legittimo che alcuni di questi membri del comitato immaginino una prospettiva politica, ma vedo con grande preoccupazione l’idea fondare un partito della famiglia perché ricordo molto bene come finì in Italia il partito di Giuliano Ferrara, che generosamente si spese durante le Europee. Temo che queste voci di una trasformazione del comitato in un partito si possano rivelare non solo un danno, ma anche l'ennesima disillusione per molti cittadini.

Però quello del Circo Massimo è un bacino di voti straordinario che non ha nessuna rappresentanza politica… 
…Come lo era nel 2007, ma non è che quelli di Piazza San Giovanni votarono tutti per Pezzotta, Santolini e Roccella. Non è sufficiente, ed è tutto da verificare, che il partito abbia come caratteristica principale esclusiva il tema della famiglia.

Bisogna allora riformare i partiti?
Non so se sia utile, di certo il movimento deve caratterizzarsi in quelle battaglie che ci sono anche in Europa, non bisogna trattare le cose a spot.
In che modo?Il Comitato, ha già annunciato dal palco della manifestazione del 30 giugno, di voler iniziare la raccolta e spingere l'iniziativa dei cittadini europei su matrimonio e famiglia (https://mumdadkids.wordpress.com/) che partirà nei prossimi giorni in tutta Europa. Raccoglieranno milioni di firme per dire alla Commissione di rispettare la tradizione e la cultura nazionali e promuovere l'unica definizione condivisa di matrimonio e famiglia dell'intero continente: mamma, papà, bambini.
E' un progetto ormai avviato...In Italia c'è un comitato, ma va sostenuto e il poplo del family day è l'ideale per far girare queste idee. L'obiettivo è quello di raccogliere 1 milione di firme in 7 Paesi per obbligare l'Ue a trattare l'argomento e dare delle risposte. Il Comitato Difendiamo i nostri bambini ha ospitato il referente italiano di Eci e credo che questa sia una strada da percorrere proficua, un ottimo strumento per iniziare a contare di più.

Sta dicendo che c’è poca capacità di comprendere l’agenda politica?
Basti pensare che il Forumfamiglie, che pure è un’organizzazione benemerita e che ha fatto molto, deve trovare forme di collaborazione esplicite e pubbliche, più di quanto abbia fatto fino ad oggi.

Che cosa pensa dell’annuncio di Renzi di recarsi nelle parrocchie dopo la “minaccia” di Gandolfini di votare no al referendum?
Ha fatto una delle sue solite boutade, ma sicuramente è un segno di timore nei confronti di quanto il comitato ha affermato di voler fare, secondo me sbagliando, perché ha fatto un passo al di là di ciò che gli è connaturato: il referendum non ha nulla a che fare con la legge Cirinnà.

3 commenti:

  1. Come ho avuto modo di commentare sul sito Radio Spada, tutta l'operazione politica di Adinolfi è vaga come le stelle dell'Orsa.
    Il personaggio è un triste figuro espressione del riciclaggio più bieco della politica italiana.
    Tutto il progetto è volto più a spaccare che a unire i cattoliici.
    Una formazione politica d'ispirazione cattolica già c'è ed è Forza Nuova. Basta leggersi i suoi otto punti programmatici.

    Francesco Retolatto

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  2. Poteva essere lodevole l'impegno di Adinolfi per il Family day, ma questa improvvisa decisione di formare un partito politico lascia perplessa anche me. Una quasi certa sconfitta elettorale vanificherebbe la forza acquisita dal Family day,facendo un grande favore a tutti quelli che in agenda hanno l'approvazione delle più nefande leggi riguardanti la famiglia e gli esseri più indifesi.Qualcosa non quadra... Cristina

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  3. Al crontrario cristina , a me sembra che quadri perfettamente, si chiama malafede, il grasso Adinolfi si è ben riciclato e vuole ritornare a sedere sullo scranno e vorrebbe servirsi della fiducia dei milioni di persone che hanno partecipato all'evento del family day.

    Francesco Retolatto

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