Libera nos, Domine!
Dal liberalismo, liberaci, o Signore! A lungo andare, è stato proprio il liberalismo, quale frutto della concezione giusnaturalistica e positivistica del diritto, a delegittimare dall’interno l’autorità dello Stato e ad asservirla alle forze della sovversione programmata; a ben vedere, è sempre il liberalismo, trasposto in ambito ecclesiale travestito da aggiornamento, che ha ucciso la fede e la vita di grazia in tantissime anime di battezzati. Secondo la studiata strategia massonica, alla ricerca della verità oggettiva si è sostituito il culto della dignità umana e la lotta per i diritti dell’uomo con un oblio forzato di quelli di Dio, Creatore del mondo e Redentore dell’umanità corrotta dal peccato originale e perciò stesso incapace di autogovernarsi senza la grazia (ammesso che ciò sia ammissibile in un senso di totale autodeterminazione, con un radicale rifiuto della Sua autorità e la conseguente rimozione della dottrina politica cattolica).
Quel Dio dell’universo che, nel novus ordo, si invoca all’Offertorio (ops! allapreparazione dei doni, come si dice ora che non si parla più di sacrificio), nonché nell’errata traduzione italiana del Sanctus, non è una designazione del Dio della Rivelazione cristiana. Nella stessa preghiera ebraica di benedizione del pasto cui si ispira la nuova formula, ci si rivolge al Re dell’universo (melekh ha‘olam), indicando così che tutto il creato è sottomesso alla Sua sovranità indefettibile. Invece l’altra locuzione – il cui senso non è affatto chiaro – proviene dalla cabala giudaica e designa non il Signore, ma colui che gli si oppone, il grande architetto adorato dai massoni. Lacasa comune di cui, secondo l’enciclica ecologica, dovremmo prenderci cura con l’aiuto del suo costruttore è presentata come fosse il fine ultimo dell’uomo, con un completo rovesciamento della traiettoria; la natura diventa un soggetto vivente cui il cristiano dovrebbe rendere servizio per ottemperare alla volontà del Creatore, relegato in un ruolo di remota origine in senso tipicamente illuministico.
Alla fine, l’ampia parabola dignitatis humanae (vi ricorda qualcosa?) si risolve contro l’uomo stesso, considerato un intruso, un problema, un fattore di turbamento dell’ecosistema – a meno che non ritorni a vivere nella giungla, riducendo l’economia al baratto e il diritto alla legge del più forte. Le rivendicazioni, abilmente pilotate, della libertà di coscienza, oscurando completamente la nozione stessa di obblighi della coscienza, sono sfociate nel naturalismo assoluto, nell’imposizione legale della sodomia e nel culto pubblico a san Satana. Parallelamente, la massoneria si è lanciata in una spericolata quanto indecente proposta di convergenza con la Chiesa Cattolica, che – a suo dire – avrebbe gli stessi scopi umanitari e filantropici: «Ed allora perché non darci la mano per rendere più intensa e benefica per l’Umanità la nostra opera di bontà e carità?» (lettera a Giovanni Paolo II di Virgilio Gaito, gran maestro del Grande Oriente d’Italia, 1° febbraio 1996).
Peccato che i loro intenti non siano affatto buoni e non abbiano niente a che fare con quelli della Chiesa… quanto alla carità, è impossibile esercitarla quando si è scomunicati. Quei signori, però, sono talmente ignoranti della dottrina cattolica da potersi allegramente concedere figuracce simili senza averne il minimo sospetto. Un altro loro capo, però, almeno in un caso ha perfettamente colto nel segno, nell’entusiastica dichiarazione resa alla stampa appena finito l’ultimo conclave: «Con papa Francesco nulla sarà più come prima. […] Il gesuita che è vicino agli ultimi della storia ha la grande occasione per mostrare al mondo il volto di una Chiesa che deve recuperare l’annuncio di una nuova umanità» (Gustavo Raffi, 14 marzo 2013). Il fatto è che la nuova umanità, come intesa da costui, è quella del gender e di una sessualità informe…
Alla massoneria sono altrettanto riconducibili il regime peronista e quello militare in Argentina, nonché la svolta progressista dei Gesuiti all’epoca di padre Arrupe. Intanto, un abilissimo superiore provinciale, riuscendo – con una maschera da conservatore – ad evitare illeso tutti gli scogli delle vicende storiche, ha fatto una carriera a dir poco strabiliante, nonostante la scarsa preparazione teologica e strani disturbi neurologici (dovuti a otto anni di agopuntura?). Ora, trasformata la Curia Romana in un distretto oltrecortina della Corea del Nord, egli governa con pugno di ferro, con l’ausilio di una ristrettissima rosa di fidati consiglieri, l’intero orbis catholicus, mentre tutti i suoi sudditi (o quasi) sono convinti che non ci sia mai stata tanta misericordia e tolleranza, apertura al mondo e dialogo con tutti, libertà, fraternità e uguaglianza… al contrario di una Chiesa che, fino al suo avvento, terrorizzava la gente.
Da questo genere di “libertà”, libera nos, Domine! Dall’ipocrisia diventata istituzione,libera nos, Domine! Dalla cancrena morale e spirituale provocata dalle false idee e accuratamente conservata dall’accanimento pastorale di chi si ostina a non ammettere il disastro, libera nos, Domine! Quella sposa adultera del Vangelo, irrimediabilmente condannata dal suo peccato, senza il sangue di Cristo non si sarebbe mai salvata dall’Inferno, pena incomparabilmente peggiore della lapidazione; se non ha ascoltato e messo in pratica la Sua parola, vi è comunque finita, nonostante il Suo perdono o – anzi – a maggior ragione, dopo aver ricevuto un’altra possibilità insperata e non averne approfittato: «Va’ e, d’ora in poi, non peccare più» (Gv 8, 11). È un aspetto, questo, oggi poco sottolineato… per non dire completamente omesso in quella presentazione deformata della misericordia che produce una parodia della Confessione, con tanto di insulti al prete cattivo che non vuole stare al gioco.
Se la Sposa infedele non si decide a ravvedersi, questa volta non saranno le pietre dei giudei a punirla, ma le scimitarre dei maomettani… sebbene non siano altro che esecutori materiali della volontà dei primi. Per questo invito tutti a pregare secondo le intenzioni contenute nella Preghiera composta per concludere il Rosario. Certo, pregare non basta; ma, almeno per ora, non possiamo far molto di più. Chi però ha fede in Colui che era prima che Abramo fosse (cf. Gv 8, 58) sa bene che la preghiera intensa, oltre a costituire titolo più che valido per esser preservati dal castigo, è un mezzo efficacissimo per preparare l’attuazione dei Suoi piani ed essere ammessi a cooperarvi. Abbiamo di fronte una scelta ineludibile; se nella vita interiore l’orientamento è netto, lo sarà pure nella vita concreta, nella parola e nell’azione.
Infine, non trascuriamo l’arma più potente: per quanto arduo sia, facciamo il possibile per assistere alla santa Messa tradizionale. Un motivo per cui la Provvidenza ha permesso lo stravolgimento della liturgia potrebbe essere proprio la previsione della sua riscoperta in questi tempi calamitosi quale imbattibile strumento di vittoria. Se non si fosse stati costretti a conservare il rito antico a prezzo di tante lotte e sacrifici, oggi non lo si celebrerebbe con tanta cura e devozione, mentre prima – da quanto è dato dedurre dalle testimonianze di tanti chierichetti di allora, ormai avanti negli anni – il comportamento cultuale dei sacerdoti non era sempre ineccepibile, scadendo a volte nella sciatteria, se non nella farsa. A posteriori quindi, paradossalmente, ringraziamo la Sapienza divina nonostante la catastrofe dell’ultimo mezzo secolo; in fin dei conti, basta tirarsene fuori.
Altrettanto paradossale, attualmente, appare un’intuizione che può farci comprendere la permissione divina del grande scisma d’Oriente: bisognava che una parte della Chiesa, nonostante alcuni errori dottrinali, fra enormi sofferenze rimanesse fondamentalmente sana per poter ricuperare alla fede quella non palesemente perseguitata, ma – ciò che è molto peggio – infettata dalla massoneria. Il Cuore immacolato di Maria vedeva lontano.
Pubblicato da Elia
Chi apostata avvelena anche te.
RispondiEliminaDigli di smettere.
Marisa