Eterodossia, ortodossia e tentazione dello scisma risanatore
Fiodor Dostoevskij immagina che l'incontro di Gesù Cristo con il grande inquisitore cattolico si concluda con la confessione dell'obbedienza della gerarchia cattolica a satana: “Noi non siamo con te ma con lui”.
La sulfurea opinione del grande scrittore russo si è ultimamente rovesciata nel pensiero dei teologi e dei fedeli turbati e angosciati dalle fumose novità proposte dal magistero - i bizzarri giudizi sulla comunione ai divorziati e sull'immigrazione degli islamici, opinioni che sono declinate dai teologi progressisti e avallati dal papa della misericordia.
Destano inquietudine e disagio anche le stravaganti conversazioni telefoniche, con le quali papa Bergoglio nasconde e protegge sotto la rugiada buonista i più velenosi nemici della Fede.
Analogo l'imbarazzo causato dalle dialogiche aperture all'islam. La cortesia ecumenica nasconde il fatto che la maggioranza degli immigrati sbarcanti in Europa professano la religione e attuano l'aggressivo progetto missionario di Maometto, il falso profeta che ha ispirato un programma inteso alla guerra d'invasione delle nazioni cristiane.
I teologi progressisti ignorano o fingono di ignorare la pericolosità degli immigrati islamici, che sperano di diventare maggioranza per assoggettare e umiliare i cristiani.
Il flusso instancabile degli immigrati, oltre che dal masochismo europeo, è promosso e sollecitato da una soggiacente volontà di colonizzare la Cristianità ossia di far retrocedere la storia alla triste età delle invasioni islamiche.
Numerose e squillanti s-ragioni lavorano per i potenziali conquistatori maomettani: la cecità e il grondante conformismo dei giornalisti di regime, produttori di una disinformazione totale, la quasi sodomitica mollezza dei governi progressisti, la mal riposta misericordia dei buonisti vaticani, il gongolamento del popolo ubriacato daimedia.
Soltanto la Russia di Vladimir Putin resiste al tentazione di rovesciare l'ecumenismo tradizionale nella baldoria islamica.
Di qui l'amara delusione delle minoranze occidentali, vedenti le acrobazie del pensiero buonista e il sotterraneo riscaldamento di una marginale collera, che si indirizza, contro i demagoghi politicanti, contro il clero progressista e il pontefice buonista.
Il pessimismo di Dostoevskij circola negli ambienti cattolici, che lo avevano respinto e confutato in nome della verità cristiana.
Il pontefice e la gerarchia oscillanti tra la misericordia e l'ubriacante/squillante buonismo purtroppo esasperano e incendiano le passioni dei sedevacantisti.
L'intenzione scismatica corre a perdifiato nella crescente area del cattolicesimo refrattario ai gongolamenti e alle acrobazie del buonismo filo islamico.
All'orizzonte si profila il rischio, annunciato da una folla di teologi e scrittori fedeli alla tradizione, di una nuova edizione degli scismi che hanno tormentato la Chiesa cattolica nel Medio Evo.
Soltanto nell'ambiente lefevriano si manifesta il timore di un'esondazione scismatica del disagio cattolico. Nel numero di marzo del giornale Sì sì no no, si propone il ragionevole criterio che deve guidare i fedeli nella bufera causata dai modernizzatori: “numerosi luoghi teologici ci dicono che non si deve ubbidire nelle cose cattive e adulare il malvagi prelati, e che tuttavia i papi conciliari, pur avendo mal usato del loro sommo potere, lo hanno conservato e lo conservano”.
Di qui l'esclusione dell'eventualità che l'episcopato, i teologi eminenti o la tradizione senza magistero vivente possano sostituirsi all'autorità del papa e rimettere in ordine la Chiesa. E di qui l'obbligo di camminare sul filo del rasoio, che separa lo spirituale dissenso dalla rivoltosa passione.
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