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giovedì 12 maggio 2016

'Donnette e papetto'

Il Papa apre alle donne diacono, "utile avere una commissione"

Francesco pronto a discutere la questione nonostante Giovanni Paolo II avesse definito "impossibile" tale soluzione

Papa Francesco (foto LaPresse)
Roma. Papa Francesco, ricevendo in udienza le novecento rappresentati dell’Unione internazionale delle superiori generali, l’organizzazione che riunisce le comunità religiose femminili sparse sul pianeta, ha annunciato di voler istituire una commissione di studio sulle donne diacono – il primo grado dell’ordine sacro, seguito da sacerdozio ed episcopato – nella chiesa primitiva. Lo scopo è di valutare se sia possibile, oggi, riproporre quella situazione. “Credo sarebbe bene per la chiesa chiarire se avevano l’ordinazione o no”, ha risposto il Pontefice alla domanda di una religiosa che gli chiedeva perché la chiesa escludesse le donne anche dal diaconato.
“Sono d’accordo, mi sembra utile avere una commissione che lo chiarisca bene”, ha aggiunto Francesco, spiegando che bisognerà valutare se questa sia “una possibilità per oggi”.

ARTICOLI CORRELATI Spaemann ad alzo zero contro il Papa: “Porta la chiesa allo scisma”Il tema è molto delicato e il Papa non si è sbilanciato oltre la disponibilità a discutere il problema, anche perché la questione era stata perentoriamente chiusa da Giovanni Paolo II ventidue anni fa con la lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis, che nel negare l’accesso al sacerdozio alle donne scriveva: “Il fatto che Maria Santissima, Madre di Dio e della chiesa, non abbia ricevuto la missione propria degli Apostoli né il sacerdozio ministeriale mostra chiaramente che la non ammissione delle donne all'ordinazione sacerdotale non può significare una loro minore dignità né una discriminazione nei loro confronti, ma l'osservanza fedele di un disegno da attribuire alla sapienza del Signore dell’universo”. Da tale assunto, Giovanni Paolo II faceva derivare la conclusione secondo cui, “al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione della chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli, dichiaro che la chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della chiesa”.

L’ipotesi, alla quale già si era rifatto alla fine degli anni Novanta il cardinale arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini, è quella di delineare un diaconato femminile sul modello di quello maschile così come regolato in seguito al Concilio Vaticano II, che permette a uomini sposati ultratrentacinquenni di amministrare alcuni sacramenti (come il battesimo e il matrimonio nel rito latino). E’ ministro della santa comunione ed esercita il ministero della parola. Martini notava, infatti, che Wojtyla non aveva menzionato il diaconato, e quindi, in assenza di una presa di posizione negativa su quella specifica figura, la porta doveva essere mantenuta aperta.

Nel 2001, però, l’allora prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, il cardinale Joseph Ratzinger, firmava una lettera (assieme agli allora prefetti del Culto divino e disciplina dei sacramenti, Medina Estevez, e del Clero, Castrillon Hoyos) in cui si osservava che “non è lecito porre in atto iniziative che, in qualche modo, mirino a preparare candidate all'ordine diaconale”. 

“L'autentica promozione della donna nella chiesa – si aggiungeva – apre altre ampie prospettive di servizio e di collaborazione”.Francesco, pur dimostrandosi pronto ad affrontare il problema, non ha detto nulla circa le possibili soluzioni. Nonostante Bergoglio abbia sempre denunciato una certa emarginazione delle donne dal processo decisionale interno alla chiesa, ha allo stesso tempo ammonito sul rischio di una “clericalizzazione” delle stesse. Coinvolgimento che può portare le donne anche a “guidare un ufficio in Vaticano. La chiesa deve coinvolgere consacrate e laiche nella consultazione, ma anche nelle decisioni perché ha bisogno del loro punto di vista”. Il problema, ha chiosato Francesco, è che “troppe donne consacrate sono 'donnette' piuttosto che persone coinvolte nel ministero del servizio. La vita consacrata”, infatti, “è un cammino di povertà, non un suicidio”.
di Matteo Matzuzzi | 12 Maggio 2016 ore 16:56

http://www.ilfoglio.it/chiesa/2016/05/12/papa-apre-a-donne-diacono-utile-avere-una-commissione___1-v-141919-rubriche_c230.htm

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Cosa resta il giorno dopo la festa prevedibile sulle unioni civili

di Antonio Gurrado | 12 Maggio 2016 ore 18:13
Monica Cirinnà durante i festeggiamenti per l'approvazione del ddl sulle unioni civili alla Fontana di Trevi (foto LaPresse)
Ieri era il giorno della festa prevedibile, oggi è il giorno delle interviste impossibili. Mara Carfagna dichiara che le unioni civili hanno colmato un vuoto giuridico irrispettoso della dignità umana. Michela Marzano lascia il Pd perché la nuova legge amplia sì i confini del diritto di amare, ma non abbastanza da includere tutti i diritti di tutti gli amori. Emma Bonino minaccia di procedere col conseguimento di altri diritti apocalittici, dalla cannabis all'eutanasia. Barbara d'Urso esulta perché finalmente l'Italia cessa di essere fanalino di coda d'Europa in materia di diritti umani.

ARTICOLI CORRELATI Che cosa ancora non va nel testo sulle unioni civili (e perché c’è chi lo userà per votare no al referendum) Le unioni civili sono un'arma di distrazione di massa Le unioni civili sono uno scherzo crudele. Rileggere Meneghello Via libera alle unioni civili. Ecco cosa c'è da sapere sul ddl CirinnàIvan Scalfarotto smaschera “un'aberrante par condicio” per la quale, spiega a titolo di esempio, si affianca sempre un nazista a un ebreo o un membro del Ku Klux Klan a un nero; il corollario di Scalfarotto è che “non si mette sullo stesso piano chi chiede più diritti e chi li vuole negare”. Se dunque non sono d'accordo con Scalfarotto, con la Bonino o con Barbara d'Urso, altro non posso che attaccarmi al tram: sotto il proclama di voler affermare i diritti di tutti si cela la brama di limitare i miei, di sbattermi in faccia che alcuni diritti sono più dritti degli altri.

Papa Francesco apre al diaconato femminile

Bergoglio: "Le donne devono essere coinvolte nei processi decisionali della Chiesa"


Il diaconato femminile è "una possibilità per oggi". Lo ha detto Papa Francesco che ha annunciato l'istituzione di una Commissione di studio sulle donne diacono come esistevano nella Chiesa primitiva.







"Che cos'erano questi diaconi femminili?", ha detto il Papa ricordando di aver chiesto a un "buon, saggio professore" quando aveva affrontato la materia qualche anno fa. "Avevano l'ordinazione o no? Era un po' oscuro", ha aggiunto, "Qual era il ruolo della diaconessa in quel tempo? Costituire una commissione ufficiale che possa studiare la questione? Credo di sì. Sarebbe bene per la Chiesa chiarire questo punto. Sono d'accordo. Io parlerò di fare qualcosa del genere".
Poi Bergoglio - che oggi ha incontrato 900 suore - ha parlato anche del ruolo delle donne in Vaticano: "La Chiesa ha bisogno che le donne entrino nel processo decisionale", ha detto, "Anche che possano guidare un ufficio in Vaticano. La Chiesa deve coinvolgere consacrate e laiche nella consultazione, ma anche nelle decisioni perché ha bisogno del loro punto di vista. E questo crescente ruolo delle donne nella Chiesa non è femminismo ma la corresponsabilità è un diritto di tutti i battezzati: maschi e femmine- Troppe donne consacrate sono’donnette piuttosto che persone coinvolte nel ministero del servizio. La vita consacrata è un cammino di povertà, non un suicidio".
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/papa-francesco-apre-diaconato-femminile-1257882.html

Sacerdozio per le donne, papa Francesco istituirà una commissione sul diaconato femminile: "E' una possibilità"

PAPA FRANCESCOPapa Francesco apre alle sacerdotesse e ha annunciato che istituirà una Commissione di studio sul diaconato femminile nella Chiesa primitiva ritenendo che le donne diacone sono "una possibilità per oggi".

L'annuncio giunge a pochi giorni dalla 69ma assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, che si apre lunedì 16 maggio in Vaticano e avrà come tema principale la formazione permanente del clero cattolico. Se all'annuncio seguirà una decisione, per la prima volta in questo millennio si riaprirà questa prospettiva che era considerata definitivamente chiusa da una decisione ministeriale di Giovanni Paolo II.
Il diaconato, infatti, è il primo grado dell'ordine sacro, seguito dal sacerdozio e dall'episcopato. I diaconi possono amministrare alcuni sacramenti tra i quali il battesimo e il matrimonio e in alcuni paesi ci sono intere regioni nelle quali sostituiscono ormai i sacerdoti nella guida delle comunità parrocchiali.
L'apertura prefigurata da Francesco avvicinerebbe la Chiesa Cattolica a quella anglicana dove ci sono donne preti e vescovi. Al Sinodo si era parlato di questo "tema audace" con l'intervento del reverendo Jeremias Schroder, arciabate presidente della Congregazione benedettina di Sant'Ottiliain.
"Sul diaconato femminile la Chiesa non ha detto no", aveva spiegato già nel 1994 il cardinale Carlo Maria Martini, commentando lo stop di Giovanni Paolo II alle donne prete: una dichiarazione solenne, ad un passo dai crismi dell'infallibilità pontificia ed alla quale Papa Francesco ha detto più volte di volersi attenere.
Malgrado quel "no", per il porporato c'erano però ancora "spazi aperti", perché il discorso sul ruolo della donna avrebbe potuto continuare a partire dal diaconato, "che il documento non menziona, quindi non esclude". Questo perchè, avvertiva il cardinale, occorre evitare che l' ecumenismo si blocchi proprio sul tema delle donne. Il diaconato è il primo grado di consacrazione "ufficiale" che precede l' ammissione al sacerdozio e nelle prime comunità cristiane era aperto anche alle donne. Per Martini, dunque, non sarebbe stato male riaprire anche alle donne, pur ammettendo che sul sacerdozio femminile "il documento papale è decisivo, non ammette replica, nè riformabilità".
"Tuttavia credo che il vero compito di fronte a questa lettera - aveva osservato il cardinale - non è l' esegesi puntigliosa dal punto di vista dogmatico, ma è vedere come, con questa lettera e malgrado le difficoltà che potrà suscitare, è ancora possibile sia un cammino di dialogo ecumenico, sia soprattutto un cammino in cui mostrare presenza e missione della donna a tutto campo. Rispetto a un documento di questo tipo, che sembra chiudere una via, come già altri in passato, mentre in realtà hanno favorito un ripensamento teologico e pratico che ha fatto superare certi scogli e ha fatto comprender meglio la natura e la forza della presenza della donna nella Chiesa, io penso che uno spazio rimanga aperto".
"Mi pare che papa Francesco abbia detto una cosa molto importante e cioè che tutte le situazioni di impedimento relative alle donne nella Chiesa, anche quelle di predicare, sono sottoposte a leggi canoniche e dunque non eterne e immutabili".
Lo afferma all'Ansa, Lucetta Scaraffia storica, giornalista e coordinatrice del mensile Donne Chiesa mondo dell'Osservatore romano, il quotidiano della Santa Sede, che proprio recentemente è stato ampliato e rinnovato graficamente. "Anche quella del diaconato - spiega Scaraffia - è una legge canonica che come tale può cambiare, certo, c'è da lavorare ma c'è da dire che quando si tratta di donne questo Papa butta il cuore oltre l'ostacolo perché cerca di riequilibrare una curia che resiste".
"La cosa più importante dell'apertura di oggi - osserva Scaraffia - sono proprio le donne, cioè il fatto che le suore hanno posto al Papa domande che non avevano mai posto prima e che fanno capire che non ne possono più di questa situazione di emarginazione". "Tuttavia - prosegue - finché loro accettano questa condizione, dall'altra parte il clero maschile se ne sta tranquillo". "Ecco perché - suggerisce la storica - guardando anche a domande simili, cominciamo a dire che le donne hanno detto basta e il Papa ha detto avete ragione. Sta molto anche alle donne, se nessuno dei due non si muoveva, non cambiava nulla".

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