ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 18 maggio 2016

Ma i piatti di lenticchie non mancano mai?

CEI, strana creatura bicefala
La lucida, severa presa di posizione del Presidente della Cei, Bagnasco, all’Assemblea dei vescovi italiani sulla legge delle Unioni Civili ha messo in evidenza quale strana creatura bicefala sia diventata la Conferenza Episcopale. Un ritorno del collateralismo fra una parte dei vescovi e l'esecutivo?

La lucida, severa presa di posizione del Presidente della Cei, Bagnasco, all’Assemblea dei vescovi italiani sulla legge delle Unioni Civili ha messo in evidenza quale strana creatura bicefala sia diventata la Conferenza Episcopale.  

Perché se da una parte abbiamo il suo Presidente a sottolineare impietosamente le trappole e i ganci contenuti nella legge sulle Unioni Civili approvata con un atto di forza e senza dibattito; trappole e ganci evidenti sin dall’inizio, ma che la stragrande maggioranza dei parlamentari cosiddetti, o soi disant, cattolici non hanno voluto vedere; dall’altra abbiamo un Segretario Generale che a fronte di un provvedimento dirompente limita la critica al flebile lamento sull’imposizione del voto di fiducia da parte del governo, e altrettanto flebilmente lamenta che la famiglia dovrebbe essere trattata meglio.   
Mentre i suoi house organ, come il quotidiano dei vescovi, arrivano alla gaffe clamorosa di negare il diritto all’obiezione di coscienza, per essere sconfessati dalla più recente intervista del Pontefice il giorno dopo. O rimproverano quelli fra i cattolici che – a fronte del Referendum costituzionale dell’autunno – giustamente temono una deriva autoritaria più marcata, e propongono il “no”.  

Di fronte alla debolezza delle reazioni manifestate da una delle due “teste” della creatura bicefala Cei durante tutto lo svolgimento della battaglia intorno alla legge Cirinnà, e a ciò che vediamo e leggiamo oggi, è lecito chiedersi se non stiamo assistendo a un ritorno del collateralismo di antica memoria, e a un altrettanto forte revival dei chierici politicanti, impegnati a non disturbare il manovratore a Palazzo Chigi.  

In cambio di che cosa, non lo sappiamo. Ma i piatti di lenticchie non mancano mai. E forse c'è anche chi si illude di burattinare, e finisce burattinato... 
MARCO TOSATTI

18/05/2016
http://www.lastampa.it/2016/05/18/blogs/san-pietro-e-dintorni/cei-strana-creatura-bicefala-QLuoZQnMCkNc93lxvKGF1I/pagina.html

L'omosessualità è diventata un bene giuridico
di Tommaso Scandroglio 18-05-2016
Prosegue l’analisi della legge sulle Unioni civili. Questo articolo viene pubblicato in contemporanea da Corrispondenza Romana,CulturaCattolica.itil Timone on lineLa CroceLa Nuova Bussola QuotidianaNotizie ProvitaOsservatorio Van Thuan. L’iniziativa è promossa dalla piattaforma A reti unificate(www.retiunificate.it), piattaforma su cui è possibile leggere tutti gli articoli finora pubblicati e prendere visione del calendario dei prossimi articoli.
Approvata la legge sulle Unioni civili, l’omosessualità è diventata un bene giuridico. Il primo effetto, da cui promanano tutti gli altri, è proprio questo: l’omosessualità e le condotte che la esprimono non sono più rispettivamente una condizione e comportamenti privati scevri di rilievo e interesse pubblico, ma la prima diventa uno status giuridico e le seconde veri e propri diritti. Sia tale status che i diritti sono dunque da oggi meritevoli di riconoscimento e tutela da parte dello Stato. Quest’ultimo, anche nella prospettiva liberista che lo permea, considerava sino a ieri l’omosessualità come fenomeno sociale indifferente al bene comune. Ma proprio a motivo di questa prospettiva libertaria il nostro ordinamento giuridico si è trovato costretto ad elevare a diritto il mero “affetto” (così come la legge 40 eleva a diritto il mero desiderio del figlio), privo di suo di ricadute positive per la collettività ed anzi – come ricorda la famosa Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede del 2003 – foriero di danni per il bene comune.
La Cirinnà dunque prima di legittimare il “matrimonio” omosessuale, ha legittimato l’omosessualità, condizione che nella prospettiva giusnaturalista potrebbe essere tuttalpiù tollerata e non certo elevata a status giuridico. Se la stessa omosessualità non fosse riconosciuta come bene giuridico non si potrebbe logicamente nemmeno legittimare il “matrimonio” tra persone dello stesso sesso. Tale legittimazione, che ha fatto uscire la condizione omosessuale dal cono d’ombra dell’insignificanza giuridica, porta con sé alcune conseguenze giuridiche rilevanti che vanno ben oltre l’ambito di applicazione della stessa Cirinnà. 
La prima: l’omosessualità è un bene giuridico proprio della persona e dunque assimilabile a condizioni quali l’etnia, la razza, l’appartenenza religiosa, il sesso di appartenenza che sono tutti status naturali del soggetto perché aspetti identitari dell’uomo. L’omosessualità diventa variabile identitaria qualificata dell’ordinamento, condizione naturale e categoria antropologica fondamentale che lo Stato, seppur in ritardo, ha riconosciuto e che forse dovrà trovare una propria collocazione addirittura in seno alla Costituzione, accanto agli articoli che tutelano la famiglia, la libertà religiosa, l’etnia, etc. Ne discende l’obbligo in capo alle istituzioni di attivarsi per approntare tutti quegli strumenti di garanzia indispensabili affinchè il cittadino possa pienamente vivere la propria omosessualità.
Ecco allora concretarsi due ipotesi. O si tirerà fuori dal cassetto il Ddl Scalfarotto sulla cosiddetta omofobia - che appunto sanzionava atti di discriminazione “omofobi” al pari di quelli commessi per motivi di ordine razziale, religioso, etc. – oppure, ma molto più in subordine, non servirà nemmeno una legge Scalfarotto dal momento che qualsiasi giudice potrà ricavare dalla legge sulle Unioni civili il diritto della persona omosessuale di vedersi tutelato il suo particolare status giuridico.
Una seconda conseguenza sarà il varo di leggi ad hoc che assegneranno rilevanza giuridica alle peculiarità dell’omosessualità in alcuni ambiti sociali. Come oggi abbiamo ad esempio leggi che tutelano la maternità e la paternità in ambito lavorativo, o norme sulla disabilità, o una disciplina giuridica sulla libertà di culto, così domani avremo leggi che privilegiano la condizione omosessuale nelle professioni, che incentivano massmediaticamente la promozione dell’omosessualità, che prevedono quote arcobaleno in Parlamento e così via.
Una terza ricaduta della legge Cirinnà riguarderà l’educazione nelle scuole, ambito già ampiamente interessato dall’ideologia gender. La nuova antropologia giuridica soggiacente alla Cirinnà afferma che è un bene per la società anche l’orientamento omosessuale e il gender. Un dato rivoluzionario che non potrà non entrare ora nei piani formativi  di ogni scuola di qualsiasi grado con un peso assai maggiore rispetto al passato. Ai bambini verrà insegnato che persone dello stesso sesso hanno diritto a “sposarsi” tra loro ed ad avere figli, che l’identità di genere – la percezione di sé come appartenente al mondo maschile e femminile – può lecitamente svincolarsi dall’identità sessuale – l’appartenenza al sesso genetico – che la scelta del proprio orientamento sessuale e del proprio sesso psicologico è espressione di una libertà presidiata dalle leggi, che il riconoscimento dell’omosessualità e del gender come diritti civili è stato storicamente l’esito felice di una lotta di una minoranza contro il conservatorismo dominante per l’affermazione di una propria identità specifica, così come avvenuto nel passato per i poveri, i neri e le donne (si entrerà in una narrativa epica).
Quarta conseguenza: se omosessualità e gender sono stati civili giuridicamente tutelati e quindi beni che si inseriscono legittimamente nel corpus di principi chiamato “ordine pubblico”, la dottrina della Chiesa entrerà in rotta di collisione con tale ordine pubblico. Il Magistero e tutti coloro che lo rispettano diventeranno nemici potenziali non solo della singola persona omosessuale in quanto omosessuale – ben prima perciò che ci sia una concreta e attuale condotta discriminatoria – ma anche dello Stato italiano proprio perché il portato culturale e dottrinale cattolico va a minare alla base quel plesso di principi su cui si fonda la convivenza civile, al cui interno – come appuntavamo – ora bisogna annoverare anche l’omosessualità e il gender. Il cattolico potrà sempre più essere percepito come cittadino infedele, come nemico pubblico.
In sintesi: andare a legittimare il “matrimonio” omosessuale di necessità significa a monte, seppur implicitamente, considerare l’omosessualità come bene giuridico, la persona omosessuale come nuova categoria giuridica e le condotte omosessuali come diritti soggettivi. Legittimare gli effetti comporta legittimare le cause.
Tommaso Scandroglio è docente di Etica e bioetica, Università Europea di Roma
Cirinnà spavalda: con la riforma costituzionale facciamo passare tutto
di Marco Guerra 18-05-2016
Cosa c’entra il referendum costituzionale con le unioni civili e la difesa del diritto naturale? È l’interrogativo che pongono con sempre più insistenza alcuni gruppi e movimenti cattolici e pro-famiglia guardando, con malcelato fastidio, all’annunciato impegno del Comitato promotore del Family-day per la campagna per il ‘No’ al quesito referendario di ottobre.
Il ragionamento del Comitato è semplice: la riforma delle istituzioni politiche nazionali unitamente alla nuova legge elettorale (che premia la singola lista e non la coalizione) andrebbero a creare un sistema che pone al vertice dello Stato un presidente del Consiglio espressione di un singolo partito che a sua volta avrebbe la maggioranza dei seggi in un Parlamento sostanzialmente mono-camerale. Lo stesso premier e lo stesso partito sarebbero quindi in grado di eleggere da soli il presidente della Repubblica e i giudici della Corte Costituzionale e di imporre nomine in tutti gli organismi più importanti della macchina statale. Prenderebbe forma così un sistema che non ha eguali in tutto l’Occidente democratico dove, invece, vengono di solito garantiti tutta una serie di pesi e contrappesi tesi al bilanciamento dei poteri e a garantire la rappresentanza democratica di tutti i corpi sociali. Persino lo stabile presidenzialismo Usa prevede infatti che la Casa Bianca e il Congresso possano essere controllati da rappresentanti di due partiti di segno opposto.
La recente vicenda dell’approvazione del ddl Cirinnà, che ha visto la violazione di tutte le prerogative parlamentari per la ferrea volontà del premier di portare avanti la legge, dovrebbe essere di monito a tutti. Qualora passasse la riforma con un’unica Camera, si avverte infatti l’enorme pericolo che leggi di grande valore etico e antropologico potrebbero essere approvate con un atto di imperio da parte del governo (vedi eutanasia, liberalizzazione delle droghe e riforma delle adozioni). La riforma renderebbe di fatto l’esecutivo decisore unico delle leggi dello Stato.
Si tratta di fantasmi agitati dalla piazza pro-family per punire Renzi, sostengono coloro che, con più o meno buona fede, vedono nella riforma una possibilità di semplificare l’iter per la formazione delle leggi. Peccato che, all’indomani dell’approvazione delle unioni civili, l’adozione per tutti (si badi bene: non una famiglia per tutti i bambini), il matrimonio egualitario, il diritto al suicidio e le droghe libere siano state additate da decine di esponenti del Pd come le nuove frontiere dei diritti su cui concentrare le prossime battaglie parlamentari.
Qualcuno potrebbe obiettare che non sarà di certo un sistema bicamerale a fermare una deriva antropologica in atto da anni. Ebbene a tutti coloro che tendono a sottovalutare la portata della riforma costituzionale e la distruzione di ogni istanza rappresentata dai corpi intermedi è vivamente consigliata la visione della breve intervista al deputato Pd e attivista gay, Alessandro Zan, e alla senatrice dem, Monica Cirinnà, realizzata l’11 maggio da Diego Bianchi, alias ‘Zoro’, conduttore di ‘Gazebo’, programma satirico di Rai 3.
I due parlamentari dem, raggiunti davanti a Montecitorio durante i festeggiamenti della piazza Lgbt, parlano della necessità di riformare la legge sulle adozioni affermando che “è stato fatto solo un primo passo” e che “presto si arriverà all’uguaglianza piena”. Quando? Chiede loro il giovane conduttore romano: “Con il prossimo Parlamento e con il prossimo congresso del Pd in cui saranno calendarizzate alcune mozioni”, risponde la ‘pioniera’ dei diritti civili. Zoro fa quindi notare che il Pd e il Parlamento sono due cose distinte e che alcune leggi vanno cambiate insieme agli altri partiti, ma viene subito interrotto dalla Cirinnà: “E no, il Pd è l’unico partito che ha cambiato questo Paese e poi in ottobre finalmente sanciremo la fine del bicameralismo perfetto – aggiunge la Cirinnà illustrando l’agenda dem – dopo di che faremo il congresso del Pd dove tutte le mozioni conterranno il matrimonio egualitario e, infine, il prossimo Parlamento farà il matrimonio egualitario con il Pd che sarà partito di maggioranza”. “Forse anche l’unico” fa notare Zoro con ironia, “Magari!” sottolinea la relatrice del testo sulle unioni civili.
La conversazione filmata davanti alla Camera è andata in onda nella puntata di domenica scorsa. In studio le immagini sono state successivamente commentate dallo stesso Zoro, il quale ha fatto notare agli ospiti della trasmissione come ormai per i parlamentari dem “il Pd e Parlamento sono la stessa cosa”. In pratica stanno dicendo che “dopo ottobre ce sta una camera sola dove facciamo quello che ce pare”, rincara la dose Zoro mostrando più capacità di sintesi e acume politico di molti editorialisti di lunga fama.
Ma ad avvalorare ancora di più lo scenario di una nuova offensiva sui temi etici all’indomani dell’ok al nuovo assetto istituzionale è la nascita del Comitato Italia lgbt per il Sì, tra i cui promotori appare Alessio Di Giorgi, il fondatore di gay.it appena chiamato da Renzi per condurre la campagna web e social per il Sì al referendum. Questo comitato spiega chiaramente che la riforma della Costituzione assicurerà di raggiungere più facilmente la loro agenda sui diritti.
Insomma più chiaro di così non potrebbe essere esposto il nesso tra la trasformazione del tessuto sociale e antropologico della società italiana e un sistema istituzionale che assegna tutto il potere politico ad un solo partito.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.