Ma la CEI, dov’era?
Sarà una domanda che forse fra qualche decennio gli studiosi della Chiesa si porranno, scrivendo la storia della fine del concetto naturale di famiglia nel Paese. Intanto circolano voci autorevoli in Vaticano sulla possibilità che mons. Galantino sia scelto come Vicario per il Papa della città di Roma e Presidente della CEI
Ma la Cei dov’era, mentre una gran parte del mondo cattolico – e non solo – si batteva contro una legge che apre la strada, come affermano apertamente i suoi ispiratori, Scalfarotto e D’Alessio, la new entry LGBT nello staff di Palazzo Chigi all’eguaglianza fra matrimonio naturale e altre forme di unione?
Sarà una domanda che forse fra qualche decennio gli studiosi della Chiesa si porranno, scrivendo la storia della fine del concetto naturale di famiglia nel Paese.
Il Presidente della Cei, Bagnasco, si è espresso chiaramente. Alcuni vescovi coraggiosi anche; ma a differenza di altri momenti non c’è stato uno sforzo comune, coordinato, di sostegno ai laici che combattevano contro una legge sospetta di incostituzionalità, e fatta passare a approvare violando regole e prassi della democrazia così come l’abbiamo conosciuta finora in questo Paese. Una triste anteprima di quello che sarà il futuro se il trend imposto da Renzi e avallato dai suoi alleati e valvassori continuerà indisturbato.
Ieri abbiamo sentito a TV2000 il Segretario Generale della CEI, mons. Nunzio Galantino, esprimersi cosi: “…il governo ha le sue logiche, le sue esigenze, probabilmente avrà anche le sue ragioni, ma il voto di fiducia, non solo per questo governo ma anche per quelli passati, spesso rappresenta una sconfitta per tutti”.
E poi ha parlato della “ necessità di politiche che siano più attente, e che davvero mettano al centro l’importanza della famiglia, fatta di madre, padre, figli”. Sentitelo, e ditemi che impressione ne ricavate.
Non so, forse a dispetto dell’età sono un po’ ingenuo: Ma a fronte di una legge che sconvolge radicalmente l’impianto sociale – e costituzionale – del concetto di famiglia, e grazie ai giudici compiacenti ha già aperto e aprirà alla legittimazione surrettizia “post factum” dell’utero in affitto, non mi sembrano parole di fuoco, e neanche di fuocherello; un cerino tutt'al più.
Una diversa posizione non sarebbe stata coerente: il segretario della CEI ha contribuito anima e corpo affinché mancasse il sostegno della globalità dei vescovi alla battaglia.
Tutti sconfitti? Molti certamente, a cominciare dal Parlamento, che non ha potuto dibattere su una legge divisiva e problematici; ma ci sono diverse qualità nella sconfitta. Chi si è battuto e ha perso, ha perso, ma non è stato sconfitto. Gli sconfitti, in partenza, sono quelli che non si battono.
Ma rassegniamoci: se è possibile, come mi sostengono voci autorevoli in Vaticano che abbiamo fra un po’ mons. Galantino Vicario per il Papa della città di Roma e Presidente della CEI, avremo altre sorprese.
MARCO TOSATTI
http://www.lastampa.it/2016/05/11/blogs/san-pietro-e-dintorni/ma-la-cei-dovera-uBVCCiuef9Yg7RIsiHA0OM/pagina.html
Unioni civili, Galantino e la Cei fuori tempo massimo
Il segretario della Conferenza episcopale italiana contro la decisione del governo di porre la fiducia sul ddl Cirinnà. Dopo mesi di silenzio
di Redazione | 10 Maggio 2016
Il segretario della Cei, mons. Nunzio Galantino (LaPresse)
Nunzio Galantino, numero due della Conferenza episcopale italiana, tuona come mai aveva fatto prima d’ora contro le unioni civili. Detta comunicati alle agenzie, fa sapere che la fiducia posta dal governo al ddl Cirinnà raprpesenta “una sconfitta per tutti” e che “c’è la necessità di politiche che mettano al centro l’importanza della famiglia, fatta di madre, padre e figli”. Pare quasi di sentire il cardinale Pietro Parolin, che neppure un anno fa parlava di “sconfitta per l’umanità” dopo che in Irlanda era passato il referendum sui matrimoni gay. Dopo mesi in cui la Conferenza episcopale italiana ha preferito non scendere nell’agone, ammainando bandiere e striscioni, disattendendo i raduni di piazza e sfoggiando un inedito (a queste latitudini) soft power, Galantino insorge ora che non c’è più nulla da fare e il testo Cirinnà diverrà legge dello stato. Viene da domandarsi allora quale fosse la strategia della Cei, che aveva scelto di dialogare con il governo, di trattare a oltranza per cercare di portare a casa qualcosa e di mantenersi ben alla larga dal Family Day di gennaio.
ARTICOLI CORRELATI Cirinnà, si legga John Locke "Non celebrerò unioni gay a Roma" dice Marchini, che secondo un sondaggio recupera su Giachetti e RaggiSe la strada scelta era quella del silenzio e del distacco, perché usare toni apocalittici oggi, quando quasi tutti i punti fermi (o linee rosse) più volti rimarcati nell’ultimo anno dal cardinale Angelo Bagnasco, numero uno dei vescovi italiani, sono stati abbondantemente superati? La risposta sta forse nel disorientamento della Cei, ancora alla ricerca di una via maestra che sappia conciliare le chiare indicazioni del Papa (“no ai vescovi pilota”) date nel corso del Convegno ecclesiale di Firenze dello scorso novembre con il tradizionale spirito interventista che ha caratterizzato la chiesa italiana nell’ultimo trentennio.
Voto di fiducia, oggi è il giorno della Cirinnà
E si scopre che anche Adinolfi è per le unioni civili
E si scopre che anche Adinolfi è per le unioni civili
Le opposizioni contestano lo scontato voto di fiducia sulla legge che riconosce le unioni omosessuali, defezioni anche dalla maggioranza. Ma lo scontro è destinato a durare anche dopo l'approvazione della legge, che intanto infiamma la campagna per il Comune di Roma. Adinolfi attacca Marchini e pretende l'esclusività della difesa della famiglia. Ma i suoi libri parlano chiaro: anche lui è sempre stato a favore delle unioni civili.
Voto di fiducia, oggi è il giorno della Cirinnà E si scopre che anche Adinolfi è per le unioni civili
Potrebbe sembrare il gioco delle parti: il governo annuncia la richiesta del voto di fiducia sulla legge che introduce le unioni civili (iniziativa peraltro già prevista da un pezzo); le opposizioni insorgono, e fanno un po’ di cinema; qualche componente della maggioranza prende le distanze ma per senso di responsabilità resta dov’è; oggi infine – 11 maggio – si vota e la Cirinnà (salvo miracoli in extremis) diventa legge. A corredo ovviamente non manca la dichiarazione critica di monsignor Nunzio Galantino, segretario della CEI, secondo cui il governo «avrà pure le sue ragioni ma il voto di fiducia, non solo per questo governo ma anche per quelli passati, spesso rappresenta una sconfitta per tutti». Poi aggiunge che «c'è la necessità di politiche che siano più attente, e che davvero mettano al centro l'importanza della famiglia, fatta di madre, padre, figli».
Con oggi dunque, e calcolando qualche inevitabile strascico polemico, si potrebbe pensare che si chiuda finalmente la questione “unioni civili” - mesi di battaglie parlamentari e di mobilitazione delle piazze – destinate a essere digerite dalla società come è stato prima per divorzio, aborto e fecondazione artificiale.
Ma ci sono segnali che ci dicono che la cosa non sarà proprio così pacifica. Intanto anche nella maggioranza ci sono sussulti di coscienza: qualche parlamentare cattolico annuncia il proprio “no” alla fiducia (è il caso di Gianluigi Gigli e Mario Sberna) e almeno un paio di nomi eccellenti potrebbero abbandonare il Nuovo Centro Destra; il Comitato Difendiamo i nostri figli non smobilita e rilancia, intenzionato a presentare il conto a Renzi il prossimo ottobre nel referendum costituzionale; ci sono poi voci attendibili che parlano di un possibile referendum abrogativo se non di tutta la Cirinnà almeno di una parte (il che assicura che il dibattito resterà aperto per molti mesi ancora); infine, la questione unioni civili è destinata a infiammare il dibattito politico in vista delle elezioni amministrative. Non senza un motivo, visto che saranno i sindaci – o chi per loro – a dover “celebrare” le unioni gay.
E infatti già ieri sono state subito scintille per Roma. Durante un forum all’agenzia Ansa, il candidato di centro-destra Alfio Marchini, a proposito di unioni gay ha affermato di non avere nulla «contro il riconoscimento dei diritti civili, ma non è compito del sindaco fare queste cose per cui non celebrerò unioni gay se dovessi vincere le elezioni». Scontate le reazioni da sinistra e il tandem femminile Maria Elena Boschi – Monica Cirinnà ha subito ricordato che «i sindaci devono rispettare le leggi dello Stato», minacciando «conseguenze civili e penali». Strano, deve essere una usanza nuova visto che a nessuna di loro è venuto in mente di fare le stesse affermazioni quando a violare ripetutamente e ostinatamente la legge che impediva le unioni civili era il sindaco del Pd Ignazio Marino. Ma si sa, la moralità della sinistra è flessibile.
L’attacco più duro a Marchini l’ha portato però un altro candidato sindaco, Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, che gli ha dato dello «Zelig, quello di Woody Allen», il famoso personaggio-camaleonte che per difendersi si mimetizza assumendo le sembianze fisiche adatte al contesto in cui si trova. Marchini non sarebbe credibile, dice Adinolfi, perché sostenuto da Forza Italia, Ncd e la Destra di Storace. La realtà è che ci sono in ballo i voti dell’elettorato pro-family, cattolico e non, e c’è chi ne vorrebbe l’esclusiva. Le scelte possibili per questo elettorato invece possono essere legittimamente diverse, anche se si possono avere dubbi sui reali convincimenti dei candidati. Del resto si sa, siamo in campagna elettorale, ma i dubbi valgono anche per Adinolfi. Tornando alla polemica infatti è interessante notare che Adinolfi abbia tirato in ballo il personaggio di Zelig, perché è esattamente ciò che in questi giorni ha detto di lui un nostro lettore, che ci ha segnalato una curiosità contenuta in Voglio la mamma, il best-seller del candidato sindaco del Popolo della Famiglia.
Facendo una verifica, scopriamo infatti che Adinolfi - che era sul palco del Circo Massimo a prendere gli applausi di un popolo che diceva "no" a qualsiasi forma di unione civile - in realtà alle unioni civili è sempre stato favorevole. Leggiamo infatti nel capitolo secondo di Voglio la mamma, titolato “Contro il matrimonio omosessuale”: «Mi rendo conto dell’impopolarità della mia posizione (il no alle nozze gay, ndr), in particolare a sinistra dove comunque ricordo che la linea del Pd è contraria al matrimonio omosessuale e a favore delle unioni civili ‘alla tedesca’ (linea su cui concordo in pieno)…». Dunque è Adinolfi che, allineato alle posizioni del Pd, dice nel 2014 di volere le unioni civili ‘alla tedesca’, che sono in pratica il modello cui si ispira la Cirinnà (clicca qui).
Si dirà: forse nel frattempo ha cambiato idea, magari sarebbe stato carino dircelo e anche fare un po’ di autocritica, però si sa come vanno le cose. Ma no, non è così: dopo «125 tappe in giro per l’Italia, cinquantamila persone che hanno partecipato alle presentazioni del volume», Adinolfi nel 2015 dà alle stampe una versione aggiornata di Voglio la mamma in cui – sentito l’umore della gente – aggiusta sì il tiro ma senza mutare la sostanza. Sparisce la frase tra parentesi «linea su cui concordo in pieno» e al suo posto c’è una lunga dissertazione per spiegare che è contrario al matrimonio gay ma anche a «progetti di legge che volessero semplicemente utilizzare denominazioni diverse per arrivare allo stesso scopo». Contrarietà dunque anche alla Cirinnà laddove prevede la “stepchild adoption” (adozione del figliastro), «che altro non sarebbe che la legalizzazione delle procedure di utero in affitto attivate all’estero». Quindi «quelle unioni civili con stepchild adoption inclusa sarebbero nient’altro che il matrimonio omosessuale con un altro nome».
In altre parole, se si togliesse il capitolo dell’adozione e quindi si mettessero in salvo i bambini, per Adinolfi le unioni civili andrebbero bene. Guarda caso, è la stessa posizione di Alfano (ma anche di monsignor Galantino), e probabilmente di quel Marchini che ieri ha sbertucciato.
Per quanto oggi Adinolfi sbraiti contro la legge Cirinnà, non risulta che abbia mai affermato di aver cambiato idea rispetto a pochi mesi fa né che abbia fatto autocritica. Tutt’altro: ha pensato bene di intestarsi tutto il popolo del Family Day, ergendosi a interprete autentico di quelle istanze. Ma, come dimostra ciò che ha scritto, non ne ha affatto i titoli. Ciò non toglie che nel Popolo della Famiglia si stiano impegnando tantissime persone di buona volontà, degne di essere votate. Ma viene da chiedersi se hanno mai letto con attenzione Voglio la mamma e se sono al corrente delle vere idee di Mario “Zelig” Adinolfi.
di Riccardo Cascioli 11-05-2016
per rappresentare i cristiani in parlamento non essere doppi,non avere situazioni irregolari….non appartenere a partiti scomunicati o che appoggiano idee contrarie al insegnamento di Cristo…altrimenti è solo aria fritta!
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