GMG col Papa a Cracovia: spunta il sondaggio sulle convivenze dei giovani cattolici
Sarebbe questo l’identikit frutto di un sondaggio realizzato in occasione della GMG 2016 di Cracovia dal Rapporto Giovani dell'Istituto Giuseppe Toniolo, promosso in collaborazione con l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo. Svolto proprio in vista della manifestazione giovanile polacca tra un campione di 10.000 giovani europei tra i 18 e i 32 anni intervistati su temi chiave come lavoro, felicità, istituzioni, Europa e figure di riferimento, fa emergere una figura di giovane che, se da una parte si dimostra pronto all'accoglienza dei migranti e a svolgere attività di volontariato, dall'altra è impegnata e preoccupata dalla necessità di rimettere insieme le tre F della loro vita: fare, felicità e futuro.
Il 91% degli italiani tra i 18 e i 32 anni concorda (molto o abbastanza) nel ritenere il lavoro come uno strumento diretto a procurare reddito, cruciale per affrontare il futuro (88%) e per costruirsi una vita familiare (87,5%). Un po' più bassa la quota di chi lo considera soprattutto come modalità di autorealizzazione (85%). I giovani che si sono dati appuntamento a Cracovia considerano il tema del lavoro un asse portante e irrinunciabile attorno al quale poter costruire progettamene la propria vita. Da questo confronto è emerso anche che per i giovani italiani le tappe per la transizione allo stato adulto dall'autonomia dai genitori fino alla formazione di una propria famiglia e alla nascita del primo figlio sono più dilatate nel tempo rispetto ai coetanei europei. L'età media di uscita dalla famiglia di origine è attorno ai 30 anni nel nostro paese, mentre è inferiore ai 25 nei paesi scandinavi, in Francia, Germania e Regno Unito. In Italia, inoltre, meno del 12 % dei giovani tra i 16 e i 29 anni sceglie di convivere, un valore che è la metà rispetto alla media europea (elaborazioni su dati Eurostat). Di conseguenza, spiegano i curatori del Rapporto, siamo diventati, assieme alla Spagna, il paese con più bassa fecondità realizzata prima dei 30 anni.
Ma chi si sposa deve essere consapevole di un impegno che è “per tutta la vita”, quindi meglio un buon matrimonio dopo una convivenza che un matrimonio improvvisato. L’ha detto lo stesso Papa Francesco aprendo il convegno annuale della Diocesi di RomaNo ai matrimoni facili, mondani, riparatori: cioè quando lei è incinta e si fa tutto in fretta. Spesso ci si sposa per “fatto sociale” ha detto, pensando alle bomboniere, al pranzo, al vestito della sposa. Dunque il messaggio è di una convivenza in attesa di una decisione davvero libera è preferibile a un rapido matrimonio d’immagine.
di Luciana Palmacci
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