ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 9 luglio 2016

Mo veh!

ASIA/IRAQ - Il Patriarca caldeo sul rapporto Chilcot: l'intervento occidentale del 2003 ha scatenato l'inferno in cui stiamo vivendo

sabato, 9 luglio 2016  

Youtube.com
Baghdad (Agenzia Fides) – L'intervento armato a guida occidentale contro Saddam Hiussein del 2003 “ha scatenato la spirale infernale in cui oggi siamo immersi”. Per questo il 'Rapporto Chilcot', pubblicato nei giorni scorsi e mirante a ricostruire gli scenari e l’origine del coinvolgimento dell’esercito di Londra in quella guerra “rappresenta un passo positivo, perchè è importante riconoscere gli errori del passato, per non commetterli di nuovo”. E' quanto afferma all'Agenzia Fides il Patriarca Caldeo Louis Raphael I in merito al documento prodotto dalla Commissione d'inchiesta presieduta da sir John Chilcot, che nei giorni scorsi ha documentato l'inopportunità e la illegittimità dell'azione militare contro il regime iracheno decisa in quell'occasione dal governo britannico guidato da Tony Blair. 

L'ex premier britannico, davanti ai risultati dell'inchiesta condotta dall'istituzione, dopo un lavoro durato quasi sette anni, si è difeso sostenendo che oggi “ci troveremmo in una posizione peggiore se non fossimo intervenuti”. Ma secondo il Primate della Chiesa caldea, basta guardare la realtà dei fatti senza occhiali ideologici per misurare la totale inattendibilità di tale affermazione: “Abbiamo un Paese distrutto, quattro milioni di profughi solo dall'Iraq, conflitti che stravolgono la Siria e lo Yemen. I cristiani in Iraq prima di quella guerra erano un milione e mezzo, adesso sono meno di mezzo milione, e molti di loro vivono da rifugiati lontano dalle proprie case. Non c'è lavoro, le economie di interi Paesi sono a pezzi, le istituzioni paralizzate, patrimoni culturali millenari sono stati distrutti. Mi chiedo con quale faccia si possa dire che quella guerra ha rappresentato un bene per il Medio Oriente”.
Secondo il Patriarca caldeo, anche la patologia jihadista che sta facendo soffrire interi popoli è in qualche modo un effetto collaterale dell'invasione militare dell'Iraq del 2003: “Nel vuoto che si è creato” rimarca il Primate della Chiesa caldea “i jihadisti hanno trovato spazio per far attecchire la loro proposta ideologica ancora più aberrante, quella dello Stato islamico. E viene da lì anche la deriva settaria che avvelena tutta la convivenza. Basti pensare che adesso, le presunte 'soluzioni' ai conflitti in corso puntano a cantonizzare l'Iraq e altre aree del Medio Oriente su base settaria”.
Secondo il Patriarca Louis Raphael, uno dei fattori che hanno alimentato il conflitto del 2003 e la gestione sconsiderata del dopo-guerra è stata l'astrattezza ideologica con cui si propagandava la guerra come levatrice della democrazia. “Quello verso la democrazia, i diritti e le libertà è un cammino lungo e faticoso, come mostra proprio la storia dell'Europa e dell'Occidente. La pretesa di importare tali valori in maniera meccanica, senza rispettare i tempi e le caratteristiche culturali dei nostri popoli, ha contribuito a alimentare il disastro in cui siamo immersi”.
Nel 2003 Papa Giovanni Paolo II e la Santa Sede espressero con forza la propria contrarietà a quell'intervento militare, considerandolo una scelta sbagliata e gravida di conseguenze devastanti. “I circoli occidentali” ricorda oggi il Patriarca Louis Raphael “avevano esaltato il Papa come un loro ‘alleato’ contro il comuunismo, ma quando ha detto che quella guerra del Golfo avrebbe portato solo disgrazie non lo hanno ascoltato. E' il destino delle voci profetiche, che il potere cerca di occultare, quando non le può usare. E' in qualche modo la stessa cosa che è succesa a Gesù. Eppure proprio ascoltando quelle voci, possiamo ritrovare anche oggi la strada perduta di una convivenza pacifica, che aiuti a custodire il bene di tutti”. (GV) (Agenzia Fides 9/7/2016).
Map data ©2016 GeoBasis-DE/BKG (©2009), Google, Inst. Geogr. Nacional, Mapa GISrael, ORION-ME
Mappa
Satellite


http://www.fides.org/it/news/60410-ASIA_IRAQ_Il_Patriarca_caldeo_sul_rapporto_Chilcot_l_intervento_occidentale_del_2003_ha_scatenato_l_inferno_in_cui_stiamo_vivendo#.V4ElyCOLQk-

Gilad Atzmon: Chilcot, Israele e la lobby




CHILCOT, ISRAELE E LA LOBBY[1]

Di Gilad Atzmon, 7 luglio 2016

Ci sono voluti sette anni a Sir Chilcot e al suo gruppo, per raggiungere una serie di conclusioni che qualunque inglese capace di pensare avrebbe capito già nel 2003. 

L’inchiesta ha prodotto un impietoso giudizio sulla condotta di Blair come pure dell’esercito inglese. Ma l’Inchiesta Chilcot non è riuscita a mostrare lo stretto, cruciale legame tra la guerra criminale di Blair, la lobby ebraica e Israele.

Nel momento in cui l’Inghilterra entrò nella guerra criminale contro l’Iraq, i principali finanziatori di Blair erano Lord “cashpoint”[2] Levy e i LFI (Labour Friends of Israel). I primi sostenitori, all’interno della stampa inglese, dell’immorale guerra interventista furono gli scrittori del Jewish Chronicle David Aaronovitch e Nick Cohen. L’attorney general che diede luce verde per la guerra fu Lord Goldsmith.

Nel 2008, il Guardian[3] rivelò che il “Foreign and Commonwealth Office” (FCO) aveva combattuto con successo per tenere segreta ogni menzione a Israele contenuta nella prima stesura del controverso, ora screditato, dossier sulle armi dell’Iraq. Israele era massicciamente coinvolto nella vasta produzione di WMD[4]. Se l’Inghilterra e l’America avessero avuto preoccupazioni sincere sulle WMD, bombardare Tel Aviv sarebbe stata la cosa da fare.

Nel 2003, alcuni esperti di intelligence sostenevano che il dossier sulle WMD dell’Iraq era stato inizialmente prodotto a Tel Aviv e solo [poi] “abbellito” in Inghilterra.

Dalla guerra contro l’Iraq in poi, è sempre la lobby ebraica che ha montato un’enorme pressione sui governi occidentali, promuovendo ulteriori guerre sioniste in Siria, Libia e Iran. E allora, perché l’Inchiesta Chilcot non ha affrontato questo argomento?

Questo fallimento cruciale da parte di Chilcot era prevedibile. Nel 2010, il prestigioso veterano della diplomazia inglese Oliver Miles ebbe qualcosa da dire sulla manipolazione ebraica dell’Inchiesta Chilcot. Due dei cinque membri della commissione erano ebrei, favorevoli alla guerra e sostenitori di Blair.

Ecco cosa scrisse Miles sull’Independent[5]:

Molta meno attenzione è stata fatta sulla curiosa nomina di due storici (due su cinque sembrano molti), entrambi accesi sostenitori di Tony Blair e/o della guerra contro l’Iraq. Nel dicembre 2004 Sir Martin Gilbert mentre faceva notare che la “guerra al terrorismo” non era una terza guerra mondiale, scrisse che Bush e Blair “potrebbero davvero, con il passare del tempo e l’apertura degli archivi, raggiungere il rango di Roosevelt e Churchill” – un’eccentrica opinione che sembrerebbe escluderlo da membro della commissione. Sir Lawrence Freedman è il famoso architetto della “dottrina Blair” dell’intervento umanitario, che è stato invocato in Kosovo e in Afghanistan, come pure in Iraq.  

Sia Gilbert che Freedman sono ebrei, e almeno Gilbert ha dei precedenti di sostegno attivo al sionismo. Tali fatti di solito non vengono menzionati sui media mainstream inglesi e americani, ma il Jewish Chronicle e i media ebraici non hanno tali inibizioni, e i media arabi sia di Londra che fuori di solito non sono molto da meno.

Il punto di Miles era valido e si è dimostrato giusto. L’Inchiesta Chilcot non solo era destinata a fallire. È stata concepita per sovvertire qualunque giudizio su Israele e sulla sua fanatica lobby pro guerra. 

Il Rapporto Chilcot ha dato all’opinione pubblica inglese quello che voleva. Ha biasimato Blair per aver fallito nelle sue responsabilità verso di essa. Ma l’attenzione del rapporto sui fallimenti di Blair, della diplomazia, dell’esercito e dell’intelligence ha nascosto la lobby che tirava le fila.  
 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.