ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 22 agosto 2016

A chi credere allora?


Chi rinnega la Madre di Dio?   


I fatti, anzitutto. Sul sito internet del quotidiano Repubblica viene diffuso un filmato girato al Meeting di Rimini, precisamente allo stand della casa editrice Shalom, nel quale si vede e si ascolta una signora intenta a rimuovere dalla sua posizione, originariamente in bella vista, una statua della Madonna obbedendo ad una indicazione – afferma – ricevuta allo scopo di non offendere eventuali visitatori islamici, i quali coltiverebbero «un odio» tale, verso la Madre di Gesù, da consigliare appunto quella rimozione allo scopo di «non mettere a rischio nessuno». Quel video, com’era prevedibile, diventa virale facendo esplodere un caso, con non pochi cattolici che – comprensibilmente – gridano allo scandalo e i vertici del Meeting che, invece, tentano di minimizzare l’accaduto spiegando che loro, con quella censura, non c’entrano nulla.
Una censura comunque singolare dal momento che, va detto, allo stand della Shalom non mancano, anzi abbondano pubblicazioni e testi riguardanti la Madonna. A chi credere allora? E, soprattutto, da chi ha preso ordini la signora immortalata nel filmato? E’ stato tutto e solo – viene da chiedersi – un trappolone di quei diavoli di Repubblica? 

Ora, per quanto male si possa pensare di quanti lavorano per il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, riesce difficile pensare – se non si simpatizza per il sentiero controverso del complottismo – che il video diffuso da Repubblica sia un falso.Allo stesso tempo, sarebbe sbagliato addossare a tutto il movimento di Comunione e Liberazione le responsabilità di un episodio dai contorni tutt’ora poco chiari. Per quel che vale propenderei dunque per un’altra ipotesi prima di esporre la quale, urge una premessa: con l’oscuramento di Maria il mondo islamico c’entra poco. Anzi, il solo considerare una simile ipotesi denota una certa ignoranza. Scrive Vittorio Messori: «Maria è il “luogo” dove musulmani e cristiani (quelli, almeno, cattolici e quelli ortodossi) sono vicini più che ovunque altrove. Sino ad arrivare al paradosso: mentre oggi si susseguono, fra biblisti e teologi cristiani, le “riletture” riduttive e ambigue di alcuni dogmi mariani, a cominciare proprio dalla verginità di Maria, l’Islàm non tollera ne dubbi né esitazioni al proposito. Anzi, è pronto a lapidare sul posto chi non osasse attentare all’onore di colei che è la “Vergine che ha preservato intatto il suo seno”» (Ipotesi su Maria, Ares, Milano 2005, pp. 191-192). Scartata dunque l’ipotesi filo islamica, quanto accaduto al Meeting può essere letto solo alla luce di una tendenza altra.

La tendenza è quella che, da anni, vede il mondo cattolico in forte crisi, quasi ostile nei confronti di Maria e del Suo culto, guardato con scetticismo e sufficienza, quando non irriso quale devozione a base di processioni e vocine in falsetto. Si va così da sacerdoti e accademici rispettati come John P. Meier che negano la verginità perpetua di Maria – cosa della quale persino Lutero riteneva che solo i «pazzi e i villani» potessero dubitare – a Padre Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, che ha bacchettato quanti riservano attenzione alla Madre di Gesù, «onorandola in modo talvolta esagerato e sconsiderato», dalla Madonna “oscurata” a Rimini alla “Medaglia miracolosa” portata al collo dal celebratissimo Usain Bolt della quale i media che contano si guardano bene del parlare. A questi episodi, per chi abbia familiarità con certe prediche domenicali – in cui la Vergine viene presentata poco più che come una “brava donna” -, se ne potrebbero sommare altri.Unico comune denominatore: la sistematica offesa verso Maria.

Un fenomeno molto triste di eclissi della fede che, per chi crede, non ha giustificazione. Diceva infatti san Massimiliano Kolbe: «Non temete di amare troppo la Madonna, perché non arriverete mai ad amarla come l’ha amata Gesù».
di Giuliano Guzzo
http://www.campariedemaistre.com/2016/08/chi-rinnega-la-madre-di-dio.html

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