ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 24 agosto 2016

Asinus asinum fricat

LA SAPIENZA DEI SAPIENTI  

Distruggerò la sapienza dei sapienti e squalificherò l’intelligenza degli intelligenti. Così dice Isaia e san Paolo nella Prima lettera ai Corinzi: un testo che andrebbe letto e riletto, specialmente da certi teologi modernisti 

di Francesco Lamendola  






Distruggerò la sapienza dei sapienti e squalificherò l’intelligenza degli intelligenti: così dice il profeta Isaia, e così ripete san Paolo, nella Prima lettera ai Corinzi: un testo che andrebbe letto e riletto, specialmente da certi teologi modernisti e da certi preti progressisti, i quali, a partire dal Concilio Vaticano II, si sono presi la libertà di predicare ciascuno un vangelo tutto suo: il vangelo di questo e di quello, un po’ meno, forse, di un certo Gesù Cristo; un vangelo pieno di ottime intenzioni per instaurare il Regno di Dio in terra, traboccante di slanci democratici e libertari, di aneliti alla giustizia sociale e all’equità economica, e, soprattutto, gonfio dal principio alla fine dell’ego di colui che lo bandisce, che fa le penne come un pavone, che tuona dal pulpito come da una tribuna sindacale, che scaglia le folgori contro il clericalismo e i vizi ignobili della Chiesa; in una parola: che sputa senza ritegno nel piatto ove mangia, e che va mendicando applausi ed una troppo facile, miserevole popolarità, proprio fra gli eterni, implacabili nemici di Dio e di Gesù.

Il peccato mortale di costoro è la superbia, specialmente la superbia intellettuale, in virtù della quale credono d’aver compreso il Vangelo assai meglio degli Apostoli e dei Padri, dei Dottori e dei Santi della Chiesa; il credersi indispensabili e insostituibili, per il fatto d’aver essi soli, finalmente, penetrato il vero senso delle sacre Scritture, e di aver compreso che la sacra Tradizione non conta nulla, essendo fatta solo di pie leggende o bieche superstizioni; e la smania incessante, compulsiva, paranoica, di apparire sui giornali, in televisione, di pontificare e blaterare alla radio tutte le sante domeniche, ma per sproloquiare del cristianesimo a modo loro, un modo che è lontanissimo dal Magistero degli ultimi cinque secoli; che non ha niente a che fare coi dogmi della Chiesa cattolica; che disprezza e rifiuta le verità affermate e ribadite nel Concilio di Trento, Messa compresa, e nel Concilio Vaticano I, perché, per essi, il solo concilio che conta è stato il Vaticano II, peraltro interpretato alla maniera che fa loro comodo, e cioè senza affatto tener conto dei documenti da esso approvati, ma affidandosi unicamente a un non meglio precisato “spirito conciliare”, che loro soltanto sanno cosa sia stato e cosa sia tuttora, e del quale si son fatti i legittimi rappresentanti e gl’implacabili vendicatori contro ogni forma di conservatorismo, tradizionalismo e oscurantismo.
Tutta questa genia di falsi teologi e di cattivi preti (e vescovi) amano lodarsi l’un l’altro con stucchevole compiacimento (asinus asinum fricat: l’asino si strofina volentieri  all’altro asino); fanno i convenevoli con i rabbini e gli imam nei dibattiti televisivi e nei salotti culturali, dove lasciano spiazzati perfino costoro nello sparare bordate contro l’autoritarismo della Chiesa, la sua tradizione di crociate e di violenza, d’inquisizione e repressione; nel levare alle stelle i meriti delle altre religioni, nel lodare i musulmani perché rispettano Gesù (e poco importa se come uomo e non certo come Dio), mentre altri cattolici, al meeting di Comunione e Liberazione, coprono con un velo la statua della Madonna, perché potrebbe “offendere” i sentimenti degli islamici. Davanti ai giudei, poi, arrivano ai limiti estremi del servilismo e della piaggeria, si mettono in capo la kippah, si prostrano davanti alla nuova religione dell’Olocausto, rimproverano a Pio XII il suo “silenzio”, rinfacciano alla Chiesa il suo atavico “antisemitismo” (fingendo d’ignorare l’anticristianesimo congenito nel giudaismo); e, più di tutto, si profondono in riconoscimenti sui meriti dei “fratelli maggiori”, tralasciando il piccolo dettaglio che misero in croce Gesù Cristo, e arrivando a riconoscere che, sì, dopotutto anche Gesù era un giudeo (che però fu rifiutato in quanto tale dai suoi correligionari). Anche per i buddisti, gl’induisti, gli sciamani pellerossa e, naturalmente, per i luterani e i calvinisti, nonché per gli atei più arrabbiati, essi trovano sempre parole di stima, di riconoscenza, e formule di scuse per non averli capiti a suo tempo, per non averli apprezzati, né valorizzati: solo per i cattolici non hanno mai parole simili, meno ancora d’incoraggiamento; solo per la Chiesa non trovano altro da dire se non che è piena di preti pedofili e di vescovi conservatori, e che l’unica cosa buona, in essa, è il papato di Francesco, con il quale, “finalmente”, il famoso spirito conciliare ha ripreso forza e consistenza e si sta riaffermando, nonostante tutto (anche se magari, a ben guardare, codesto “spirito” somiglia a qualsiasi cosa, tranne che al solo Spirito che, fino a prova contraria, ad un cattolico dovrebbe interessare: lo Spirito Santo, annunciato da Gesù nell’Ultima Cena e disceso sugli Apostoli e sulla Madonna dopo l’Ascensione del Signore). Al punto che, dopo aver ascoltato per qualche minuto simili insulsaggini, ci si domanda che senso abbia dirsi ancora cristiani e cattolici, visto che tutti gli altri sono migliori e che i soli cattolici devono fare mea culpa per le innumerevoli nefandezze perpetrate nel corso di duemila anni.  Devono chiedere scusa a tutti: ai giudei per l’antisemitismo (e, in un certo senso, per l’Olocausto), agli islamici per le Crociate, ai nativi americani per i conquistadores, agli atei per l’Inquisizione, ai luterani e ai calvinisti per la Notte di San Bartolomeo e per il Sacro macello della Valtellina, ai negri per la tratta e lo schiavismo, agli omosessuali non si sa per che cosa, comunque devono chiedere scusa anche a loro; alle famiglie dei seminaristi per la pedofilia, ai risparmiatori per le speculazioni della Banca Vaticana, ai campesinos dell’America latina per non aver sostenuto abbastanza la guerriglia castrista e la teologia della liberazione; alle foche, ai leoni e alle balene per la scarsa cura del creato e lo scarso rispetto degli animali; alle mogli e alle suocere per le violenze domestiche dei mariti e dei generi; ai bambini di una volta, per tutti i complessi e le nevrosi provocati dai metodi educativi infami dei preti e delle suore nei collegi nelle scuole e nei collegi cattolici. Ma l’elenco potrebbe continuare, comprendendo anche le povere madri alle quali è stato impedito di abortire, ai poveri malati terminali ai quali è stata negata una morte liberatrice, ai dementi che sono stati trattati come mascalzoni, e via dicendo quasi all’infinito. E senza dimenticare lo scarso rispetto mostrato verso gl’immigrati islamici con i crocifissi appesi alle pareti, i canti di Natale ed i presepi di qualche maestra un po’ troppo fervorosa, e i ritmi di lavoro così poco rispettosi del Sabato ebraico, del Ramadan islamico, dei diritti di quanti aderiscono alla Società dello sbattezzo, i cui delicati organi dell’udito vengono feriti, ogni domenica, da quell’antipatico e integralista suono di campane, orribile ostentazione del fondamentalismo cattolico e imperdonabile segno d’inciviltà.
Ora, il denominatore comune di questo strano guazzabuglio, di questo vero e proprio labirinto di masochismo, pregiudizi contro se stessi, odio della propria fede e della propria civiltà, esaltazione acritica e tendenziosa dell’altro, chiunque egli sia, purché diverso e portatore di valori e concezioni totalmente alieni dai propri, appare abbastanza evidente: il fastidio che i cattolici hanno ormai raggiunto nei confronti del cattolicesimo; l’ansia furiosa di auto-rottamarsi da parte di importanti settori della Chiesa, gerarchia compresa, anzi, gerarchia in testa; la febbre di espiazione, di suicidio, di auto-dissacrazione, che numerosi preti e vescovi hanno nei confronti della Rivelazione cristiana, che si è spinta, recentemente, fino a gioire della profanazione della santa Messa da parte dei musulmani, entrati nelle chiese per recitare ad alta voce, nel presbiterio – lo spazio sacro per eccellenza – i versetti del Corano. Tutto questo rancore, questo disprezzo, questo odio nei confronti di se stessi, da parte dei cattolici, è parte di un fenomeno più ampio, riguardante l’atteggiamento masochista degli Europei nei confronti della propria civiltà, considerata anche non solo nei suoi valori religiosi, ma anche profani; ma è nella Chiesa e tra i fedeli cattolici, grazie soprattutto alla lunga, paziente, capillare opera dei teologi della morte di Dio e dei sacerdoti e vescovi modernisti, che essi hanno trovato la loro espressione più compiuta, radicale e impressionante. Così, per capire l’odio che l’uomo moderno ha nei confronti di se stesso, basta osservare l’atteggiamento dei cattolici verso la loro fede, la loro Chiesa e il loro Dio.
Quanto bene farebbe a codesti pseudo cattolici che si odiano - ma non hanno il coraggio di riconoscerlo, e perciò si consolano ripetendo a voce sempre più forte che essi sono la speranza del futuro, che rappresentano il “vero” Vangelo e che la Chiesa che stanno trasformando, sarà la “vera” Chiesa del XXI secolo - rileggersi quel brano di san Paolo (1 Cor., 1, 17-31 e 2, 16): perché lì c’è tutto quel che serve per capire il Vangelo, purché ci si ponga col necessario atteggiamento di umiltà.

Cristo non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunziare la salvezza. E questo io faccio senza parole sapienti, per non rendere inutile la morte di Cristo in croce.
La morte di Cristo in croce, che noi predichiamo, sembra una pazzia a quelli che vanno verso la perdizione, ma per noi, che siamo slavati da Dio, è la potenza di Dio. La Bibbia dice infatti: DISTRUGGERÒ LA SAPIENZA DEI SAPIENTI E SQUALIFICHERÒ L’INTELLIGENZA DEGLI INTELLIGENTI.
Infatti, che cosa hanno ora da dire i sapienti, gli studiosi, gli esperti in dibattuti culturali? Dio ha ridotto a pazzia la sapienza di questo mondo. Gli uomini, con tutto il loro sapere, non sono stati capaci di conoscere Dio e la sua sapienza. Perciò Dio ha deciso di salvare quelli che credono, mediante questo annunzio di salvezza che sembra una pazzia. Gli ebrei infatti vorrebbero miracoli, e i non Ebrei si fidano solo della ragione. Noi invece annunziamo Cristo crocifisso, e per gli Ebrei questo messaggio è offensivo, mentre per gli altri è assurdo. Ma per quelli che Dio ha chiamati, siano essi Ebrei o no, Cristo è potenza e sapienza di Dio. Perché la pazzia di Dio è più sapiente della sapienza degli uomini, e la debolezza di Dio è più forte della forza degli uomini.
Guardate tra voi, fratelli. Chi sono quelli che Dio ha chiamati? Vi sono forse tra voi, dal punto di vista umano, molti sapienti o molti potenti o molti personaggi importanti? No! Dio ha scelto quelli che gli uomini considerano ignoranti, per coprire di vergogna i sapienti; ha scelto quelli che gli uomini considerano deboli, per distruggere quelli che si credono forti. Dio ha scelto quelli che, nel mondo, non hanno importanza e sono disprezzati o considerati come se non esistessero, per distruggere quelli che pensano di valere qualcosa. Così, nessuno potrà vantarsi davanti a Dio. Dio però ha unito voi a Gesù Cristo: egli è per noi la sapienza che viene da Dio. E Gesù Cristo ci rende graditi a Dio, ci dà la possibilità di vivere per lui e ci libera dal peccato. Si compie così quel che dice la Bibbia:CHI VUOL VANTARSI SI VANTI PER QUEL CHE HA FATTO IL SIGNORE.
Quando sono venuto tra voi, fratelli, per farvi conoscere il messaggio di Dio, l’ho fatto con semplicità senza sfoggio di parole piene di sapienza umana. Avevo infatti deciso di non insegnarvi altro che Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi debole, pieno di timore e di preoccupazione.  Vi ho predicato e insegnato senza abili discorsi di sapienza umana. Era la forza dello Spirito a convincervi. Così la vostra fede non è fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.
Anche noi però, tra i cristiani spiritualmente adulti, parliamo di una sapienza. Ma non si tratta di una sapienza di questo mondo né di quella dei potenti che lo governano, e che presto saranno distrutti. Parliamo della misteriosa sapienza di Dio, del suo progetto di farci partecipare alla sua gloria. Dio lo aveva già stabilito prima della creazione del mondo, ma noi non lo avevamo conosciuto. Nessuna delle potenze che governano questo mondo ha conosciuto questa sapienza. De l’avessero conosciuta non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Ma come si legge nella Bibbia: QUEL CHE NESSUNO HA MAI VISTO E UDITO, QUEL CHE NESSUNO HA MAI IMMAGINATO, DIO LO HA PREPARATO PER QUELLI CHE LO AMANO.
Dio lo ha fatto conoscere a noi per mezzo dello Spirito. Lo Spirito infatti conosce tutto, anche i pensieri segreti di Dio. Nessuno può conoscere i pensieri segreti di un uomo: solo lo spirito, che è dentro di lui, può conoscerli. Allo stesso modo solo lo Spirito di Dio conosce i pensieri segreti di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio; perciò conosciamo quel che Dio ha fatto per noi. E ne parliamo con parole non insegnate dalla sapienza umana, ma suggerite dallo Spirito di Dio. Così spieghiamo le verità spirituali a quelli che hanno ricevuto lo Spirito.
Ma l’uomo che non ha ricevuto lo Spirito di Dio non è in grado di accogliere le verità che lo Spirito di Dio fa conoscere. Gli sembrano assurdità e non le può comprendere perché devono essere capite in modo spirituale. Chi invece ha ricevuto lo Spirito è capace di giudicare ogni cosa, ma nessuno è in grado di giudicarlo.

Quanta sapienza, quanta semplicità e verità si trovano in questo brano: bisognerebbe rileggerlo fino a impararlo a memoria, e continuare a ripeterlo; e ciò dovrebbero fare tutti i cattolici, ma specialmente gli studiosi di teologia e i pastori del gregge, affinché l’umana presunzione e l’orgoglio della propria intelligenza  non li portino del tutto fuori strada, cosa che necessariamente accade se non si accoglie il Vangelo con lo spirito di cui parla san Paolo: spirito di semplicità, di umiltà, di disponibilità a ricevere non una delle tante “verità” del mondo, ma la Verità che trascende la ragione e che, agli occhi della sola ragione, appare pazzia, mentre agli occhi dei Giudei, i quali si basano unicamente sulla loro Legge, risulta blasfema e intollerabile.
Punto primo: al cristiano conviene annunciare il Vangelo, innanzitutto e prima di qualsiasi altra cosa; e il Vangelo consiste nell’annuncio di Cristo, e di Cristo crocifisso. Ciò significa che il cristianesimo non si può diluire e sciogliere in  un vago misticismo, in un generico sentimento religioso dove tutto fa brodo, insieme a qualche dose omeopatica di tutte le altre grandi religioni. Ma i teologi odierni e i preti modernisti e progressisti, mettono Cristo crocifisso al centro del loro annuncio? Oppure parlano di tante altre belle cose – l’amore del prossimo, la giustizia sociale, l’accoglienza del povero (e magari anche dei falsi poveri, o degli invasori travestiti da “disperati”) – ma non di Cristo, e meno ancora della Croce? Eppure, senza Gesù incarnato, morto e risorto, che cristianesimo sarebbe? E senza la Croce, senza il sacrificio, senza l’abbandono, la solitudine, la sofferenza, l’incomprensione e l’aperta ostilità del mondo, che Vangelo sarebbe? Come mai, allora, tutti costoro si preoccupano così tanto di piacere al maggior numero possibile di persone, e specialmente ai non cattolici e ai non cristiani, per non dire agli anticattolici e agli anticristiani, come se piacere al mondo fosse la cosa più importante? Si sono forse scordati che Cristo non volle piacere al mondo, ma al Padre suo, e che volle fare sino in fondo, e fece, la volontà di Lui, e  non già la propria? E se questo fu il pensare e l’agire di Cristo, essi, che sono soltanto dei servi inutili, come chiunque altro, hanno forse la pretesa di essere da più del padrone?
Punto secondo: se ci si basa sulla sapienza umana, anziché sulla sapienza e sulla potenza di Dio, non si può né capire, né, tanto meno, annunciare il Vangelo. Dal punto di vista meramente umano, il Vangelo è pazzia o blasfemia. Gli intellettuali ne restano insoddisfatti; gli zelanti, scandalizzati. Gesù ha insegnato che il padrone dei campi si riserva di pagare i lavoranti dell’ultima ora quanto coloro che hanno sudato e faticato sin dal mattino; e questo, umanamente parlando, è irritante; meglio: è inaccettabile. Dal punto di vista umano, appare una ingiustizia. Perché gli uomini pretendono di giudicare Dio con la loro facoltà razionale; ma è come se una formica pretendesse di capire le tre leggi dell’entropia, o il teorema di Pitagora. Non c’è niente da fare: la sapienza del mondo si condanna da sola, se pretende di eccedere ciò che le è pertinente per statuto ontologico. Solo a chi si fa piccolo sarà dato di capire le cose sante, o piuttosto di accettarle: perché solo dove trova un cuore umile e docile, la sapienza di Dio si compiace di penetrarlo con la sua luce.
Punto terzo: la sapienza puramente umana è una delle manifestazioni dello spirito del mondo; e lo spirito del mondo è incompatibile con lo Spirito di Dio. Dove c’è l’uno, non può esservi l’altro. Come dice Gesù: nessuno può servire due padroni. Se si vuol servire il mondo, essere glorificati dal mondo, se si vuol pensare ed agire secondo il mondo, allora bisogna puntare sull’intelligenza, sulla forza, sul dominio; bisogna sforzarsi di scavalcare gli altri, di sottometterli, di farsene sgabello per i propri fini; bisogna servire un padrone esigentissimo e insaziabile, incontentabile: il proprio ego. Tutti i santi della storia hanno imboccato, per trovare la sapienza di Dio, la via diametralmente opposta: si sono fatti piccoli, si sono mortificati, si sono abbassati; non hanno chiesto nulla per sé, cercato nulla per sé, preteso nulla per sé. Si sono resi disponibili alla volontà del Signore, ai suoi disegni provvidenziali, consapevoli di non aver merito alcuno da far valere davanti a Lui, se non il fatto di umiliarsi e di affidarsi interamente alla sua volontà.
Questo è quel che dovrebbero ricordare tutti i cristiani, ma specialmente i superbi e gl’intelligenti; quelli che pontificano e sproloquiano, tutte le sante domeniche, alla radio, per fare sfoggio del loro umano sapere, allorché, con voce pastosa e con tono compiaciuto, gratificano il loro narcisismo seminando confusione e turbamento fra le anime semplici. Guai a loro, perché non hanno predicato Cristo crocifisso, ma hanno solo esibito la loro vanità intellettuale: qualcosa di puramente umano…

Distruggerò la sapienza dei sapienti e squalificherò l’intelligenza degli intelligenti

di Francesco Lamendola

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.