Bruxelles, golpe estivo dell'arcivescovo
E alla fine l’arcivescovo di Bruxelles-Malines, Jozef De Kesel, ha colpito. Con un decreto del 15 luglio la Fraternità dei Santi Apostoli è stata dissolta. Alla fine di giugno era sembrato che ci fossero le condizioni per un accordo; De Kesel aveva affermato che la chiesa di Santa Caterina sarebbe rimasta aperta, e affidata ai sacerdoti della Fraternità, che avrebbero potuto continuare a vivere insieme.
Ma mons. De Kesel aveva comunque ribadito la decisione di non accogliere più la Fraternità, a seguito – dice – delle critiche provenute da vescovi francesi e belgi. La Fraternità, fondata dal suo predecessore tre anni fa, , era stata creata il 7 aprile del 2013 da monsignor André-Joseph Léonard, e in tre anni ha attirato 27 membri, sei sacerdoti e 21 seminaristi. Un fenomeno piuttosto straordinario, in Paesi come Belgio e Francia dove le vocazioni al sacerdozio sono ridotte al lumicino.
Ma – sostiene Bruxelles – era proprio il fatto che parecchi dei seminaristi fossero francesi a creare il pretesto per lo scioglimento. “Si constata che la maggior parte dei seminaristi della Fraternità dei Santi Apostoli vengono dalla Francia dove numerose regioni conoscono una carenza seria di preti…Questa prospettiva non è da promuovere nelle circostanze attuali perché manifesta una grave mancanza di solidarietà fra vescovi, sia fra quelli del nostro Paese che verso i nostri vicini francesi”.
I laici della parrocchia di Santa Caterina sono rimasti colti di sorpresa; anche perché la Fraternità aveva fatto rivivere la parrocchia, che negli ultimi anni era stata sempre più abbandonata. “Perché approfittare del periodo estivo per cercare di fare passare, in tutta discrezione, una legge impopolare? – scrivono in un comunicato i laici -. Quando papa Francesco vuole specialmente la trasparenza…i cattolici di Malines-Bruxelles nuotano nella piena opacità. Il motivo invocato per la dissoluzione della Fraternità restano incomprensibili e assurdi”. In effetti sembra davvero un controsenso sciogliere una realtà così fruttuosa in vocazioni e spiritualità, e che in tre anni è stata davvero un elemento di rinascita nella capitale belga. Certo De Kesel è su una linea opposta a quella del suo predecessore, Léonard, congedato immediatamente alla scadenza del mandato, e la Fraternità era la creatura di Léonard… I parrocchiani hanno presentato più di duecento ricorsi canonici, che sono stati inviati anche a Roma. E hanno lanciato una petizione per far sì che mons. De Kesel torni sulla sua decisione.
Un seminarista ha scritto all’arcivescovo: “Mi rivolgo a Lei come seminarista e suo figlio, lei è il nostro pastore e ho molta fiducia in lei. Sfortunatamente avete preso questa decisione che sconvolge la mia vita e il mio desiderio di servire la Chiesa di nostro Signore nel dono totale della mia vita per gli altri. Se il mio desiderio di essere prete non è scomparso, la mia fiducia nella nostra Chiesa, che lei rappresenta, è stata intaccata”. Il giovane chiede a De Kesel di essere “un buon pastore che ama il suo gregge. Ascolti il suo gregge che grida e supplica di essere ascoltato. Vi prego, torni sulla sua decisione, e passiamo ad altro, a salvare le anime e la fede nel nostro Paese, come chiede Dio”.
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