ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 6 novembre 2016

«Chi è causa del suo male pianga se stesso»

Castigo divino? È l'effetto del rifiuto di Dio«Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi» così inizia l’Atto di dolore secondo la prima delle dieci formule presenti nel Rito del sacramento della penitenza o confessione. Lo diciamo più chiaramente: i nostri peccati hanno meritato i castighi di Dio. Ma quali sono questi castighi? E perché sono detti “di Dio”? Ecco cosa insegna la Chiesa.
Il caso Cavalcoli-Radio Maria ha fatto emergere il tema del castigo divino, non soltanto relativo alle catastrofi naturali ma anche in rapporto alla Misericordia. Come si scriveva ieri, per certi ecclesiastici ormai è la stessa parola castigo che va cancellata, ma è un concetto biblico che non è lecito censurare. Cogliamo perciò l'occasione di questa polemica per riproporre l'insegnamento della Chiesa su questo tema.  
«Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi» così inizia l’Atto di dolore secondo la prima delle dieci formule presenti nel Rito del sacramento della penitenza o confessione. Lo diciamo più chiaramente: i nostri peccati hanno meritato i castighi di Dio. Ma quali sono questi castighi? E perché sono detti “di Dio”?
Il castigo per antonomasia è l’inferno. Ora quando parliamo di queste realtà dobbiamo tenere a bada la nostra immaginazione e la tentazione di trasferire a Dio quanto di più umano c’è. In particolare dovrò fare attenzione a non immaginarmi l’inferno come lo ha descritto Dante, cioè come un luogo. L’inferno è primariamente una condizione che consiste nella separazione eterna da Dio. È una diretta «conseguenza di una avversione volontaria a Dio, cioè di un peccato mortale, in cui si persiste fino alla fine» (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1037). Il peccato grave, cioè l’omissione o l’atto deliberatamente voluti sapendo che sono contrari alla volontà divina che è segnalata dal Vangelo e dai comandamenti, esclude dal regno di Cristo, dalla sua eredità di amore e di gioia.
Il Cardinal Biffi, in Linee di escatologia cristiana notava che: «Ogni vera colpa è sempre rinuncia totale e definitiva alla legge di Dio e perciò a Dio stesso. Rinuncia totale, perché accettare la sua volontà parzialmente significa non accettarla come una volontà divina, che per forza deve essere la norma incondizionata di tutto. Rinuncia in se stessa definitiva, perché accettarla temporaneamente, sospendendone l’efficacia anche solo per un istante, significa rifiutarla come norma eterna, cui non ci si può mai sottrarre. Ma l’inferno nella sua vera essenza non è che un distacco totale e definitivo da Dio. Il che significa che il peccatore ottiene nell’inferno ciò che col peccato ha voluto ottenere. Il mistero della condanna si risolve quindi nel mistero della colpa. E se talvolta l’inferno ci potrà apparire come un assurdo psicologico, la cui considerazione ci è insopportabile, è perché il peccato stesso, che pure è una realtà della nostra vita, è un assurdo psicologico e una inspiegabile mostruosità. In fondo tutto ciò ci dice che non è Dio che tiene gli uomini lontano da sé nell’inferno, ma sono gli uomini a ostinarsi nel voler stare lontani da lui» (p. 58).

Difatti Dio è sempre alla porta della nostra anima, bussa in ogni istante e non si stanca di andare alla “ricerca della pecora perduta” e il peccatore, finché è in questa vita, può sempre pentirsi, cambiare vita e chiedere il perdono e la riconciliazione a Dio.
L’uomo, in quanto è creatura, è radicalmente dipendente da Dio. È Dio che crea, creare significa dare l’essere, e esser creato significa ricevere attualmente l’essere. Poi, ognuno di noi è creato in Cristo e in vista di Cristo (Colossesi 1,16-17). Questa relazione con Dio creatore e con Cristo è irrinunciabile, è per sempre. Quindi, è anche nel peccatore che la contraddice con la colpa personale ed è anche nel dannato. Per di più il dannato si trova in una condizione peggiore, perché di là sa senza alcun dubbio e senza alcun velo che Dio è misericordia che salva, il dannato vede Dio nella sua identità. Ma la volontà del dannato è ostinatamente chiusa nel rifiuto, nell’odio e nell’oblio di Dio. Quindi il dannato soffre una profonda divisione interiore: con la sua intelligenza sa che Dio è misericordia, con la sua volontà è fisso nel rifiuto di Lui. Questa è la pena più atroce.
Come si vede è un castigo che il dannato si infligge da se stesso e a causa dei suoi peccati. Avrebbe avuto la possibilità di pentirsi, di cambiar vita e di chiedere il perdono e la misericordia a Gesù Cristo, invece si è chiuso in se stesso rifiutando la grazia e l’amore di Gesù.
Quindi, è un castigo che il peccatore si auto-infligge. Allude a questo il profeta Geremia che avverte così il popolo ribelle: «La tua stessa malvagità ti castiga e le tue ribellioni ti puniscono. Renditi conto e prova quanto è triste e amaro abbandonare il Signore, tuo Dio» (Geremia 2,19). Ce lo dice anche il Catechismo della Chiesa Cattolica n. 679: «Il Figlio non è venuto per giudicare, ma per salvare e per donare la vita che è in lui. È per il rifiuto della grazia nella vita presente che ognuno si giudica da se stesso, riceve secondo le sue opere e può anche condannarsi per l’eternità rifiutando lo Spirito d’amore». «Morire in peccato mortale senza essersene pentiti e senza accogliere l’amore misericordioso di Dio significa rimanere separati per sempre da lui per una nostra libera scelta. Ed è questo stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio e con i beati che viene designato con la parola “inferno”» (n. 1033).
Accanto al castigo eterno ci sono dei castighi non eterni, cioè dei danni temporali, che sono sempre conseguenza diretta di una colpa volontaria. Sempre il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 1861) ricorda la perdita dell’amore di carità e della grazia santificante. Questa è la vera disgrazia, perdere la grazia in senso proprio. La grazia santificante è quella condizione di cui parla Gesù in questi termini: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Giovanni 14,23). Essere in grazia significa abitare, vivere e agire in Dio, in piena comunione di amore con lui, e significa anche che Dio ci ispira, ci muove, ci trasforma, ci divinizza, ci configura a Cristo. Perdendo la grazia perdiamo questa comunione, da capolavoro divino diventiamo mostruosi, da deiformi diventiamo deformi. 
Altri castighi, danni temporali possono essere degli effetti negativi della colpa che lo stesso peccatore sperimenta. Pensa ad esempio alla menzogna o alla falsità: la persona bugiarda o falsa subisce un danno certo, la perdita della fiducia nelle relazioni sociali di alcune colpe personali. Pensa all’odio volontario, la cui prima vittima è proprio colui che nutre odio. Oppure pensa che un peccato può trascinare ad altri peccati e può generare il vizio.
Non abbiamo poi elementi per dire che gli accadimenti della vita siano dei castighi.Anzi il Vangelo ci suggerisce il contrario. Luca 13,1-5: «Si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Siloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo».

Questo insegnamento di Gesù è rivoluzionario per la mentalità ebraica del tempo secondo la quale le disgrazie, anche accidentali, della vita sarebbero state una conseguenza del peccato personale. Gesù nega per ben due volte che ci sia un legame tra quelle due tragedie e la condotta delle vittime, e invita a leggere negli eventi, anche accidentali, degli inviti alla conversione, cioè ad ascoltare, amare lui e servire i fratelli. Un insegnamento analogo lo dà davanti al cieco nato dicendo: Né lui ha peccato, né i suoi genitori, ma è perché in lui [cioè nel cieco nato] siano manifestate le opere di Dio (Giovanni 9,3).
Perché, infine, diciamo “ho meritato i tuoi castighi”? Perché li riferiamo a Dio? Abbiamo visto che il dannato si auto-esclude dalla misericordia salvifica di Dio e il peccatore si auto-esclude dalla grazia santificante. Abbiamo perciò purificato le nostre considerazioni da immagini antropomorfiche di Dio, come se Dio attivamente infliggesse castighi. Questo non è il volto di Dio, Misericordia che salva e ama. Ma perché allora sono “castighi di Dio”? Perché Dio è implicato in essi in quanto è negato in essi. Il peccatore sceglie deliberatamente di agire voltando le spalle a Dio, contraddicendo la sua volontà di amore. Il dannato è irrimediabilmente chiuso nel rifiuto di Dio. 
«Chi è causa del suo male pianga se stesso» e «Finché c’è vita c’è speranza» sono due espressioni proverbiali che sintetizzano il tragico mistero delle nostre colpe e la tensione esistenziale alla conversione dei pensieri e del cuore.
di Giorgio Carbone06-11-2016
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-castigo-divino--leffetto-del-rifiuto-di-dio-17947.htm


Campi di concentramento di "misericordia" per dissidenti teologici e ingenui

NON mi unisco al coro dei fratelli della tradizione che suisocial e sul webstanno riversando la loro solidarietà ad un teologo, grande sostenitore di Papa Francesco, che ha espresso un concetto su un argomento teologico e moraleassai discusso e discutibile in una diretta di un’emittente radiofonica cattolica, grandissima propagatrice 
dell’impostazione ecclesiale "misericordiosa" impressa dal regnante Pontefice.

Ci sono alcune tematiche religiose  politically incorrect che durante questo regime di misericordia (che si avvale della fortissima collaborazione dei media  anti-cattolici) andrebbero affrontate soltanto a porte chiuse , nelle aule delle università teologiche in cui non ci sono microspie o telecamere nascoste . 
Ogni ingenuità potrebbe essere usata per ledere a livello planetario l'immagine della Chiesa perchè ogni cosa  può essere adoperata dagli sciacalli infernali per presentare la fede cattolica come “disumana”.
Oltre tutto c'è un preoccupante rigurgito di integralismo:  sia i modernisti che i tradizionalisti sono pronti a ricorrere al “manuale delle piccole marmotte” per sostituire la legge dell’amore del Santo Vangelo .
Una tentazione generata dalla nebbia persistente che sembra avvolgere il trono petrino.
C’è il rischio concreto che invece che il Vangelo di Gesù in ambedue gli schieramenti ecclesiali, sia progressisti che tradizionalisti, venga afferrato un “manuale” per sentenziare senza il cuore e senza amore condanne e internamenti al Vernichtungslager.
Gli integralismi mentali sono presenti in tutti gli schieramenti ecclesiali a destra come a sinistra ...
Indubbiamente nella fase attuale il gruppo di potere dominante è quello che si sta macchiando di mancanza di carità e di misericordia: così passerà alla storia !
Ci sono poi gli aguzzini fatti travestire dal regime da "giudici", che basano i loro verdetti di condanna sulla falsa testimonianza; i persecutori ricevono quotidianamente materiale ritenuto infetto dagli spioni di turno che non esitano, pur di ricevere un soldo per le loro prestazioni da marchettari, intenti a  contraffare e a falsificare.

 Per questo i campi di concentramento per cattolici dissidenti ora funzionano a pieno regime...
Ripetiamo che in questo spazio non vengono neppure prese in considerazione le discusse e discutibilissime tematiche delle ultime sentenze di condanna emesse nei confronti di un Teologo grande sostenitore di Papa Francesco.

Quanto all’emittente cattolica, che molti meriti ha nella propagazione della devozione eucaristica e mariana, che noi continueremo a sostenere anche economicamente con la nostra carità, ancora una volta sta mostrando di mancare di misericordia nei confronti di un collaboratore esterno come avvenuto nel recente passato con altri collaboratori.
Negli orrendi odierni Vernichtungslager per intellettuali e per teologi, sempre più popolati da poveri ed ingenui sprovveduti ci sono delle radio che trasmettono notte e giorno gli inni di regime alla “misericordia” in attesa che il Signore doni al mondo la Sua vera ed infinita misericordia facendoci dimentica in fretta questo bruttissimo momento ecclesiale.
Pubblicato da Andrea Carrador
http://traditiocatholica.blogspot.it/2016/11/campi-di-concentramento-di-misericordia.html

di Mons. Benigno Umberti


- Mamma mia! Che cosa avrà mai combinato quel povero frate? - mi son detto, di fronte al crucifige mediatico che colpito il carissimo Padre Cavalcoli: l'hanno dipinto quale l'Hannibal della teologia, il nuovo Ario, il nuovo Macedonio, il nuovo Nestorio, il nuovo Lutero (pardon, oggi sarebbe un elogio, tipo "sei santo come Lutero e Pannella"), il Pacciani dei predicatori, il mostro di Varazze (la sede del convento dove padre Giovanni vive).
Ma gli hanno forse trovato una foto di Salvini nel breviario? Pezzi di un libro di Rahner nel frigo del convento? Un disegno di Bruno Forte con le orecchie d'asino?

PEGGIO, molto PEGGIO: ha OSATO SOSTENERE - brr... tremo solo al pensarlo - HA OSATO AFFERMARE che "questi disastri" - tra cui i terremoti - "sono una conseguenza del peccato originale" e potrebbero essere un "castigo divino. Eeeh... vedete un po’, insomma... certo si ha l’impressione che queste offese che si recano alla legge divina, pensate alla dignità della famiglia, alla dignità del matrimonio, alla stessa dignità dell’unione sessuale, al limite, no? Vien fatto veramente di pensare che qui siamo davanti - chiamiamolo castigo divino - certamente è un richiamo molto forte della provvidenza, ma non tanto nel senso, non diciamo nel senso afflittivo, ma nel senso di richiamo alle coscienze, per ritrovare quelli che sono i principi della legge naturale".
"Che bisogno abbiamo ancora di testimoni?" ha decretato il sinedrio episcopale!"È meglio che muoia uno solo ma che si salvi la Radio", ha profetato un altro importante personaggio.E Padre Giovanni è stato scaricato anche da un noto vaticanista che lo aveva usato e strumentalizzato per sostenere indebitamente i punti controversi di Amoris laetitia.
Telegionali, la Zanzara, Osservatore Romano, stampa laica che ha soppiantato ormai i papaboys di un tempo, tutti a gridare "crocifiggilo".

E non manca neppure il lavaggio delle mani dei superiori che dovrebbero difendere un loro confratello. Evidentemente hanno altro da fare.

Caro Padre Giovanni, coraggio, ti hanno messo alla sbarra solo perché… hai detto la verità… tieni botta, siamo tutti con te!

http://blog.messainlatino.it/2016/11/volete-libero-cavalcoli-o-barabba.html
di Isidoro D’Anna

Il 31 ottobre scorso, il noto Padre domenicano Giuseppe Cavalcoli ha parlato attraverso Radio Maria del recentissimo terremoto. Padre Cavalcoli, secondo la semplice fede cattolica di sempre, ha messo in relazione il fortissimo terremoto con i peccati degli uomini. In particolare, ha citato come possibile concausa scatenante la legge per le unioni omosessuali varata dall’attuale governo italiano, con tutti i comportamenti che vi stanno dietro.
Il mondo, di fronte a parole così limpide e vere, ha vomitato fuoco. Per mondo si intendono ormai non solo le forze atee e massoniche e le masse da loro schiavizzate, ma anche la falsa Chiesa e i suoi alti gerarchi. Del resto, non mancano nemmeno i commenti ispirati a rettitudine, come quelli del Prof. Roberto de Mattei.
Tuttavia, nell’ambito del confronto generale, bisognerebbe aggiungere un’importante spiegazione, anche se per i fedeli può essere scontata. Si tratta di far comprendere, a chi non vuole restare cieco e sordo fino alla dannazione, che cos’è il peccato, cos’è un castigo divino, e dunque chi è Dio e chi siamo noi per il Signore.
La risposta è di grande semplicità.
La troviamo, per esempio, nell’Atto di dolore che la Chiesa vera ci ha insegnato a recitare con cuore contrito.
In questa preghiera, il penitente si esprime così: «Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi, e molto più perché ho offeso Te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo, con il tuo santo aiuto, di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami». Dunque i castighi divini sono qualcosa che meritiamo con i nostri peccati, ma Dio è infinitamente buono, e degno di essere amato sopra ogni cosa.
Dio è innanzitutto il Padre nostro di bontà infinita, e poi il Figlio che si è fatto Uomo per Amore nostro, e per Amore nostro è morto in croce, disprezzato, condannato, torturato e ucciso dalle sue creature umane. Non vi viene voglia, allora, di essere castigati da un Dio che ha fatto per noi l’inconcepibile? Non si comprende che, come un padre vigilante castiga i figli per correggerli e salvarli dai mali, allo stesso modo, ma con Amore infinito, Dio ci castiga per scuoterci e salvarci dai mali?
Dio sarebbe semmai meno buono se non ci castigasse, e ci abbandonasse ai mali nei quali corriamo gravissimi pericoli! Ma Dio è infinitamente buono.
Tutti abbiamo la responsabilità di comprendere Dio nella sua bontà, nel suo Amore, e di farlo conoscere al prossimo, all’umanità, agli altri come tale.
Bisogna che chi ci legge e ci ascolta non intenda il nostro messaggio come contrapposizione. Se qualcuno deve dire un tragico «No» alle nostre parole, ciò sia solo dopo che avremo parlato di un Dio che è Verità e Amore, e mai l’una senza l’altro.
Quanto ai castighi nello specifico, si vede che colpiscono, in qualche misura, anche persone senza colpa. Ciò dimostra proprio che i castighi sono innanzitutto un danno causato dall’uomo. Molti castighi vengono sotto forma di sconvolgimento della natura, di cielo e terra. E chi ha causato questo sconvolgimento, che ha qualcosa di soprannaturale e apocalittico? L’uomo, appunto.
Spesso il castigo è un evento che Dio permette, ma che in origine è dovuto all’uomo.
Dio è sempre Amore e beatitudine infinita, e non cambia. San Giacomo scrive nella sua Lettera (1, 17) che nel Signore «non c’è variazione né ombra di cambiamento». Perciò qualsiasi male o danno che ci possa toccare è solo frutto dei nostri peccati, e non voluto in sé da Dio.
Il Signore Gesù è venuto in mezzo a noi duemila anni fa, e se gli ebrei e i romani non lo avessero odiato a causa della loro perversità, ma accolto con gioia, ora la terra sarebbe un nuovo paradiso terrestre. L’umanità ha sempre causato la propria rovina con le proprie mani, e anche oggi rifiuta Gesù Cristo, l’Uomo-Dio.
«Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» domanda Gesù nella sua predicazione (Lc 18, 8), parlando degli ultimi tempi, che noi oggi viviamo.
Sta a noi volerci ostinare nel peccato, con tutte le sue conseguenze presenti ed eterne, o affidarci alla Madonna perché ci renda per sempre suoi e del suo Figlio divino.



Fonte
luca_cambiaso_dio_padre_benedicente_1565_ca_da_duomo

 http://www.radiospada.org/2016/11/ma-che-cose-il-peccato-e-che-cosa-significa-castigare/

Il Vaticano censura Giovanni XXIII

Antonio Righi5 novembre 2016
E’ cattivo, non conosce la nuova chiesa della misericordia; la chiesa di Francesco“: così, sembra, ha dichiarato monsignor Becciu, numero 2 del Vaticano, dopo aver letto alcune pagine de Il Giornale dell’anima.
“Monsignore, gli hanno risposto, non si tratta di un oratore di radio Maria,
ma di Giovanni XXIII; Il Giornale dell’anima è opera sua”.
Sembvra che Becciu sia impallidito, e che poi abbia pensato: “abbiamo annullato ogni parola forte presente nel Vangelo; abbiamo reso Cristo uno sdolcinato mieloso, morto in croce non si sa perchè; abbiamo annacquato le parole di vita eterna degli apostoli…; abbiamo persino trasformato il violento, irascibile, vebdicativo Lutero in un erore dell’ecumenismo..sistemeremo anche quel papa lì“.
Ecco la pagina su cui verrà applicata la censura ecclesiastica becciana:
Giovanni

2 commenti:

  1. vorrei porre alcuno dubbi alla "spiegazione"che da dell'inferno il sig Giorgio Carbone.Sel'inferno non è un luogo,non lo è neanche il paradiso,nè tantomeno il purgatorio,che tra l'altro è l'unica realtà diciamo extracorporea temporale(nel senso che ha un 'inizio e anche una fine...sempre se si tiene conto della Dottrina della Chiesa);poi se l'inferno non è un luogo,perchè noi crediamo(verità di fede pronunciata nel Credo)nella resurrezione della carne ?che senso avrebbe questo ricongiungimento voluto da Dio per una condizione di
    dannazione che consisterebbe dall'essere esclusivamente lontani da Dio?terzo e ultimo appunto:l'anima all'inferno è tormentata(anche nel corpo una volta ricongiunto)da suplizzi inferti da creature infernali chiamati demoni(sempre catechismo della chiesa cattolica)ben espressi da tanti santi non ultimi i pastorelli di Fatima(anche questi da censurare dalla segreteria vaticana).Morale della favola(che non lo è per niente):l'inferno esiste ed è una realtà concreta,i castighi che sono permessi da Dio, altro non sono che dei richiami in questa vita,per impedirci di finirci dentro;tutto il vangelo è un continuo richiamo a temere colui che ha il potere di gettarci nella geenna,il terremoto, i disastri naturali e tante altre disgrazie che stanno per piombarci
    addosso,altro non sono che azioni del demonio che resta libero di agire perchè l'uomo di oggi rifiuta Dio che ci ama e si affida a satana che ci odia da sempre abbracciando tutte le perversioni che ci suggerisce....NON CI SARA'L'INDULTO O AMNISTIA PERCHE'L'INFERNO E' DISUMANO E CONTRARIO ALLE DISPOSIZIONI DEL CONSIGLIO DI EUROPA E/O DELL'ONU,O DI BERGOGLIO,IN QUANTO PUNISCE MA NON RIABILITA!!!

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    1. Anch'io concordo sulle tue obiezioni al (domenicano) Carbone. Credo eccome che l'inferno esista come luogo, come ha fatto vedere la Madonna a Fatima, e come ha ripetuto a Cornacchiola: non l'ha creato Dio, ma satana per portarci tutti quelli che seduce. Non è solo un luogo simbolico!

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