ULTIM'ORA: il cardinale Burke dice che se il Papa
non chiarirà l'errore grave', i Cardinali potrebbero compiere un 'atto formale di
correzione'
Noi siamo con il Card. Burke!
Questa richietsa di chiarezza era necessaria e attesa!
ROMA, 15 novembre 2016 (LifeSiteNews) -
Traduzione di MiL
Dopo l'adesione al gruppo di quattro cardinali che hanno
formulato un invito a Papa Francesco di chiarire gravi errori nella sua
esortazione apostolica Amoris Laetitia, il cardinale Raymond Burke ha ora
indicato i cardinali stanno prendendo in considerazione l'idea di una
"correzione formale", nel caso il Papa dovesse mancare di rispondere
alle loro perplessità.
I Cardinali avevano scritto al Papa esternando le loro preoccupazioni, il 19 settembre, ma
non avendo ricevuto una risposta nell'arco di due mesi, hanno reso pubblica la
lettera lo scorso lunedi mattina.
Ora, in un'intervista
al National Catholic Register di Pentin Ed, Burke illustra i prossimi passi
necessaria se il papa non dovesse rispondere alle preoccupazioni dei cardinali.
Questa è la domanda di Pentin e segue la risposta del cardinale:
DOMANDA: Cosa succede se il Santo Padre non
rispondesse al vostro atto di giustizia e di carità e non desse il chiarimento
sui putni della dottrina della Chiesa che sperate di ottenere ?
Card. Burke: Allora:
dovremmo affrontare questa situazione: c'è infatti, nella Tradizione della
Chiesa, la possibilità di correggere il Romano Pontefice. E' invero sicuramente
molto raro. Ma se non vi fosse risposta alle domande sui punti controversi, allora
direi che si porrebbe la questione di assumere un atto formale di correzione di
un errore grave.
Burke continua che in un caso di conflitto tra il Papa e la
Tradizione della Chiesa, la Tradizione è vincolante. "Esiste l'autorità
ecclesiale che al servizio della Tradizione", spiega Burke. "Penso al
passo di S. Paolo ne[la Lettera ai] Galati (1: 8) Che se anche un angelo vi
predicasse un altro Vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato noi, che
sia anatema".
Storicamente, nei casi particolari in cui i papi insegnavano
l'eresia, Burke spiega: "E 'dovere ... e storicamente è accaduto, dei
cardinali e vescovi di rendere chiaro che il
Papa sta insegnando l'errore e chiederegli di correggerlo.
Con la lettera del 19 settembre2016 firmata dai cardinali Walter Brandmüller,
Raymond Burke, Carlo Caffarra, e Joachim Meisner, sono state rivolte al Papa 5
brevi domande che comportano un breve "responsum" (cioè una risposta
"sì" o "no") che di per sè sarebbe immediatamente chiarificatrice
del significato di alcuni punti oscuri del documento (Amoris Laetitia) che
generano e permettono interpretazioni teologicamente confuse e contradditotrie
ad opera di sacerdoti e vescovi.
Nell'intervista, Burke sottolinea che i cardinali hanno
agito per "il bene della Chiesa", che, dice "è affetta da una
confusione enorme" specialmente sulle questioni che essi hanno sollevato.
Egli osserva, per esempio, che in diverse diocesi ai preti vengono date
indicazioni contraddittorie su come gestire la questione della Comunione per
coloro nei unioni civili adultere (divorziati risposati in seconde nozze
civili)
Nella nostra traduzione, riprendiamo l'intervista con la quale il Cardinale Raymond Leo Burke illustra a Catholic Action [qui] il recente documento inviato al Papa due mesi fa da quattro cardinali, rimasto privo di risposta e reso pubblico [qui]
al fine di lanciare e approfondire la riflessione sui problemi
sollevati, che riguardano l'intero edificio della morale cattolica. Esso
consiste in realtà in una serie di documenti, come specifica il titolo.
Il Cardinale spiega le ragioni del documento e, in particolare, perché
esso è composto da varie parti e cosa queste significano. Inoltre
ripercorre un completo excursus delle varie tappe e tentativi di
chiarimenti che l'hanno preceduto.
14 novembre 2016 - Il Cardinal Raymond Burke ha concesso questa intervista al presidente di Catholic Action per chiarire ulteriormente le intenzioni dei quattro cardinali e del documento pubblicato col titolo: “In cerca di chiarezza: un appello a sciogliere i nodi dell’Amoris Laetitia”. ...
Eminenza,
grazie per il tempo che ci dedica per questa intervista su quel che Lei
ha pubblicato oggi. La sostanza del documento che Lei e gli altri
cardinali avete reso pubblico viene definita “Dubia”. Ci può spiegare, per favore, cosa significa Dubia e cosa implica la presentazione dei Dubia?
Cardinal Burke: È un piacere per me dibattere con voi di questi temi importanti. Il titolo del documento è: “Fare chiarezza: un appello per sciogliere i nodi dell’Amoris Laetitia” [qui].
Autori sono quattro cardinali: il Cardinal Walter Brandmüller, il
Cardinal Carlo Caffarra, il Cardinal Joachim Meisner ed io. Io e i miei
colleghi cardinali stiamo rendendo pubblico un appello che abbiamo fatto
al Santo Padre, Papa Francesco, a proposito della sua recente
esortazione apostolica, l’Amoris Laetitia. Alcune parti del
documento contengono ambiguità e affermazioni che rappresentano nodi che
non possono essere facilmente sciolti e che stanno generando una grande
confusione. Condividendo la devozione del papa a Nostra Signora, che
scioglie i Nodi, gli chiediamo di chiarire queste affermazioni ambigue e
– con l’aiuto di Dio – di sciogliere alcune delle dichiarazioni spinose
del documento, per il bene delle anime.
Dubia è il plurale della parola latina dubium,
che significa 'domanda' o 'dubbio'. Nella Chiesa, quando sorge una
questione importante sulla fede o sulla sua pratica, è costume che i
vescovi o i sacerdoti o gli stessi fedeli articolino formalmente la
domanda o il dubbio e lo presentino al Romano Pontefice e al suo
ufficio, che ha il compito di risolverlo. La formulazione di un singolo
dubbio o domanda viene definita semplicemente dubium. Se si articolano varie domande o dubbi, li si definisce dubia. L’esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia
ha sollevato una serie di questioni e di dubbi nelle menti dei vescovi,
dei sacerdoti e dei fedeli, molti dei quali sono stati già presentati
al Santo Padre e discussi pubblicamente. In questo caso, quattro
cardinali hanno presentato formalmente al Santo Padre cinque domande o
dubbi fondamentali sulla fede e sulla morale che si basano sull’Amoris Laetitia.
Molte
persone all’interno della Chiesa dibattono ora sul significato del
termine “pastorale”. Ci può dire qualcosa sul documento che avete
pubblicato oggi e in che cosa consiste la sua natura pastorale?
Dire
la verità con carità è chiaro e pastorale. Da un punto di vista
pastorale non è mai opportuno permettere che ci sia dubbio o confusione
su temi importanti; in questo caso su questioni che hanno a che vedere
con la salvezza delle anime. Noi quattro cardinali, come vescovi
impegnati nella cura pastorale della Chiesa universale e come cardinali
che hanno la responsabilità particolare di assistere il Santo Padre
nell’opera di insegnamento della fede e della promozione della sua
prassi nella Chiesa universale, abbiamo ritenuto fosse nostra
responsabilità rendere pubbliche queste questioni per il bene delle
anime.
Questo documento redatto da più
autori consiste in realtà in una serie di documenti, come specifica il
titolo. Le dispiacerebbe spiegarci perché vi sono varie parti e cosa
significano?
Il nucleo di quanto
pubblichiamo oggi è una lettera che noi quattro cardinali abbiamo
mandato inizialmente a Papa Francesco insieme ai dubia – ossia insieme a una serie di serie domande formali – sull’Amoris Letitia.
Il processo di inoltro di domande formali è una pratica venerabile e
affermata nella Chiesa. Quando esse vertono su una materia grave che
riguarda un gran numero di fedeli, la Chiesa risponde a queste domande
con un “sì” o un “no”, a volte aggiungendo spiegazioni. Abbiamo mandato
una copia della lettera e dei dubia al Cardinal Gerhard Ludwig
Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede,
investito di particolare competenza su queste questioni.
Per definire lo sfondo della lettera e delle nostre domande sull’Amoris Laetitia pubblichiamo anche una breve prefazione e una nota esplicativa che chiarisce il contesto della lettera e dei dubia o domande, insieme a un commento a ognuna delle domande.
Lei
afferma quindi che pubblicate una lettera che avete mandato al Papa in
privato. Si tratta di un fatto straordinario. Questo modo di procedere
non è censurabile da un punto di vista cristiano? Nostro Signore ha
affermato nel Vangelo secondo Matteo (18, 15) che se abbiamo un problema
con un fratello, dovremmo parlare con lui in privato, faccia a faccia,
non pubblicamente.
Nello stesso brano della
Sacra Scrittura a cui Lei si riferisce, Nostro Signore ha anche
affermato che, dopo che ci si è confrontati con un fratello, prima
individualmente e poi insieme ad altri, senza aver risolto il problema,
allora, per il bene della Chiesa, la questione deve essere presentata a
tutta la Chiesa. Ed è esattamente quel che stiamo facendo.
Vi sono state molte altre espressioni di preoccupazione a proposito dell’Amoris Laetitia,
nessuna delle quali ha ricevuto una risposta da parte del papa o dei
suoi rappresentanti. Pertanto, per cercare di fare chiarezza su questi
temi, io e altri tre cardinali abbiamo utilizzato la prassi formale che
consiste nel presentare le domande fondamentali direttamente al Santo
Padre e al prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Non è
stata data alcuna risposta nemmeno a queste domante. Pertanto, rendendo
pubbliche le nostre domande o dubia, siamo fedeli al mandato di
Cristo che ci comanda di parlare con una persona prima in privato, poi
con piccolo gruppo di fratelli e infine affidando la questione alla
Chiesa come totalità.
Come Lei afferma, l’Amoris Laetitia
è stata oggetto di molteplici discussioni e critiche. Per esempio, è
molto nota la dichiarazione in cui Lei afferma di ritenere che non si
tratti di un documento magisteriale. Ci può spiegare come si pongono in
relazione le vostre domande attuali al Santo Padre con le altre analisi
dell’esortazione apostolica?
Per comprendere la presente pubblicazione, bisogna tenere a mente cosa ci ha condotto ad essa.
Subito dopo la sua elezione, nel suo primo messaggio dopo l’Angelus domenicale, Papa Francesco ha elogiato l’interpretazione del concetto di misericordia – che è un tema fondamentale dell’Amoris Laetitia
– del Cardinal Walter Kasper. Appena qualche mese dopo, il Vaticano ha
annunciato un Sinodo straordinario sul Matrimonio e sulla Famiglia per
il mese di ottobre del 2014.
In preparazione al Sinodo, io e altri quattro cardinali, un arcivescovo e tre teologi abbiamo pubblicato un libro: Rimanere nella Verità di Cristo [qui - qui - qui].
Come membro del Sinodo, ho fatto notare che la relazione provvisoria
mancava di basi solide sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della
Chiesa. Più tardi, mi sono trovato d’accordo con altri cardinali sul
sospetto che lo stesso svolgimento del Sinodo e la relazione finale
siano stati manipolati [ne abbiamo parlato qui].
Prima
del Sinodo del 2015, a cui non sono stato invitato, undici cardinali
hanno redatto un libro sul matrimonio e sulla famiglia. Anche se non ho
collaborato alla sua stesura, l’ho letto con vivo interesse. Sempre
prima del Sinodo ordinario sulla Famiglia del 2015, più di 790.000
cattolici hanno firmato un “Appello filiale”
a Papa Francesco manifestando la loro preoccupazione per il futuro
della famiglia e chiedendogli di pronunciare “parole chiarificatrici”
per dissipare “la confusione dilagante” sull’insegnamento della Chiesa.
Io sono stato uno dei firmatari. Durante la sessione del Sinodo del
2015, tredici cardinali partecipanti hanno firmato una lettera al papa
esprimendo la loro preoccupazione a proposito della manipolazione dello
svolgimento del Sinodo [qui].
Nell’aprile 2016, Papa Francesco ha pubblicato l’Amoris Laetitia
come frutto delle sessioni del 2014 e del 2015 del Sinodo dei vescovi.
Nell’estate 2016. quarantacinque studiosi, tra cui alcuni prelati, hanno
scritto al Santo Padre e al Collegio dei Cardinali chiedendo al Papa di
ripudiare una lista di proposizioni erronee che si possono dedurre da
alcuni passi dell’Amoris Laetitia [qui]. Non hanno ricevuto alcuna risposta.
Il 29 agosto 2016 mi sono unito a vari vescovi, sacerdoti e fedeli laici per firmare una Dichiarazione di Fedeltà all’Insegnamento della Chiesa sul Matrimonio e alla sua Disciplina Immutabile [qui]. Nemmeno questa ha ricevuto una risposta pubblica.
La mia opinione è che l’Amoris Laetitia
non sia Magistero perché contiene serie ambiguità che confondono i
fedeli e li possono indurre all’errore e al peccato grave. Un documento
che presenti questi difetti non può far parte dell’insegnamento perenne
della Chiesa. Stando così le cose, la Chiesa ha assolutamente bisogno
che si faccia chiarezza su quanto Papa Francesco sta insegnando e
promuovendo.
Alcuni cattolici potrebbero temere che questa vostra pubblicazione costituisca un atto di ribellione.
Io
ed altri tre cardinali ci stiamo impegnando a rimanere fedeli al Santo
Padre rimanendo sopra ogni cosa fedeli a Cristo. Rendendo pubblico il
nostro appello alla chiarezza dottrinale e di pratica pastorale, abbiamo
la speranza che il dibattito possa coinvolgere tutti i cattolici,
specialmente i nostri colleghi vescovi. Ogni persona battezzata dovrebbe
preoccuparsi della dottrina e della pratica morale a proposito della
Santa Eucaristia e del Santo Matrimonio e di come si possano distinguere
azioni buone e azioni cattive. Queste questioni coinvolgono noi tutti.
Ben
lungi dall’essere un atto di ribellione contro il papa, la nostra
azione è profondamente fedele a tutto ciò che il papa rappresenta ed è
obbligato a difendere con l’autorità conferitagli dal suo officio. Papa
Francesco ha esortato numerose volte a parlare con franchezza
all’interno della Chiesa e ha chiesto apertura e responsabilità ai
membri della gerarchia. Noi siamo franchi ed abbiamo il massimo rispetto
per l’officio del Santo Padre, e stiamo esercitando – guidati dalla
luce delle nostre coscienze – quell’apertura e quella responsabilità che
la Chiesa ha il diritto di aspettarsi da parte nostra.
Si
tratta del mio dovere come cardinale della Chiesa cattolica. Non sono
stato ordinato cardinale per ricevere un titolo onorifico, bensì, Papa
Benedetto XVI mi ha eletto cardinale per assistere lui e i suoi
successori nel governo della Chiesa e nell’insegnamento della fede.
Tutti i cardinali hanno il dovere di operare a fianco del papa per il
bene delle anime, e ciò è esattamente quel che sto facendo sollevando
questioni di grave importanza sulla fede e sulla morale. Non adempirei
al mio dovere di cardinale – cioè di consigliere del papa – se rimanessi
in silenzio su questioni così serie.
Vorrei,
se mi è consentito, seguire questa linea di pensiero. Non è ben chiaro
quanto la vostra pubblicazione sia docile nei confronti del desiderio
del papa di una maggiore sensibilità pastorale e creatività all’interno
della chiesa. Il papa non ha forse espresso la sua posizione in una
lettera ai vescovi argentini? Altri cardinali hanno affermato che la
giusta interpretazione dell’Amoris Laetitia è che essa permette alle coppie divorziate e risposate di ricevere la comunione in determinate circostanze [qui]. Alla luce di ciò, ci si può chiedere se il vostro documento non crei ancora più confusione.
Innanzitutto,
una chiarificazione. Il problema non sono le coppie divorziate e
risposate che ricevono la Santa Comunione, bensì le coppie sessualmente
attive ma non validamente risposate che ricevono la Santa Comunione.
Quando una coppia ottiene il divorzio civile e una dichiarazione
canonica che sancisce il fatto che non sia mai stata validamente
sposata, essa è libera di sposarsi all’interno della Chiesa e di
ricevere la Santa Comunione, se si trova nella giusta disposizione. La
proposta di Kasper è quella di permettere a una persona di ricevere la
Santa Comunione quando ha pronunciato validamente i voti matrimoniali ma
non vive più con il suo sposo o la sua sposa bensì con un’altra persona
con cui ha rapporti sessuali. In realtà, questa proposta apre le porte
al peccato consentendo a chiunque di ricevere la Santa Comunione senza
pentirsi dei suoi peccati.
Vorrei anche
sottolineare il fatto che solo la prima delle nostre domande al Santo
Padre si riferisce al Santo Matrimonio e alla Santa Eucaristia. La
seconda, la terza e la quarta domanda riguardano temi fondamentali della
vita morale: se esistano o no atti intrinsecamente cattivi, se una
persona che commette abitualmente peccati gravi si trovi in stato di
“peccato mortale” e se un peccato mortale possa mai essere considerato
una buona scelta a seconda delle circostanze o delle intenzioni.
È
vero che il Santo Padre ha scritto una lettera ai vescovi argentini e
che alcuni cardinali hanno proposto l’interpretazione dell’Amoris Laetitia
che Lei ha menzionato. Tuttavia, lo stesso Santo Padre non ha chiarito
alcuni dei temi spinosi. Il fatto che un cattolico, fosse egli persino
il papa, affermi che una persona può ricevere la Santa Comunione senza
pentirsi del suo peccato mortale, o che vivere in stato matrimoniale con
una persona che non è il proprio sposo o la propria sposa non sia un
peccato mortale, o che non esista un atto che sia sempre e comunque
cattivo e che possa condurre una persona alla perdizione, è contrario
alla fede. Mi unisco quindi ai miei fratelli cardinali nell’appello per
un chiarimento inequivocabile da parte di Papa Francesco in persona. La
sua voce, la voce del Successore di Pietro, può dissolvere ogni dubbio
sulla questione.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
- 15/11/2016
- 10:48 pm
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DOMANDA: Cosa succede se il Santo Padre non rispondesse al vostro atto di giustizia e di carità e non desse il chiarimento sui putni della dottrina della Chiesa che sperate di ottenere ?
RispondiEliminaCard. Burke: Allora: dovremmo affrontare questa situazione: c'è infatti, nella Tradizione della Chiesa, la possibilità di correggere il Romano Pontefice. E' invero sicuramente molto raro. Ma se non vi fosse risposta alle domande sui punti controversi, allora direi che si porrebbe la questione di assumere un atto formale di correzione di un errore grave."
A questo punto, poiché Francesco, mai e poi mai, accetterà la correzione dei 4, cosa accadrà? Presumo che il misericordioso, sconfesserà pubblicamente i 4: scomunicandoli? (Spero non avvenga, perché innescherebbe l'inizio di una aperta persecuzione ai Ministri fedeli a Dio, anche se, arrivati a questo punto, non si vedono altre vie).
Il Signore provvederà a ripristinare la sua chiesa e non permetterà che vengano scomunicati...
RispondiEliminaE adesso vediamo che faranno sti quattro ciacnorris de noantri.
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