ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 18 novembre 2016

Il disorientamento a livelli preoccupanti.

"Tra noi un tremendo disorientamento pastorale" Anche il teologo Livi ha "dubia" sull'Amoris LaetitiaIl dibattito su AL e i dubia al Papa dei quattro cardinali. Parla il teologo Livi: "L’esortazione di papa Francesco sembra voler contraddire nella prassi quello che nella dottrina viene confermato. L’ambiguità è inaccettabile in un documento che pretende di essere magistero. In realtà è sudditanza psicologica alla falsa teologia del progressismo storicistico, per cui la Chiesa dovrebbe cambiare la verità rivelata da Dio per assecondare le esigenze del mondo moderno".

Sono due anni ormai, con l'apertura del sinodo sulla famiglia, che nella Chiesa emergono le interpretazioni più svariate e diverse circa la dottrina legata al matrimonio e all'Eucarestia. Il tutto è culminato con la pubblicazione dell’esortazione apostolica “Amoris Laetitia” che ha portato il disorientamento a livelli preoccupanti. Per questo il nostro giornale ha ospitatol’intervento di quattro cardinali che hanno sollevato dubbi in merito all’esortazione facendo notare che la confusione crescente sta alimentando le divisioni nella Chiesa. Anche il teologo monsignor Antonio Livi parlando di “disorientamento generale”spiega perché è necessario che ciascuno, chierico o laico, si muova sull’esempio dei quattro cardinali. 

Livi, la interpelliamo innanzitutto come sacerdote: può confermare lo stato di confusione? Che clima si respira fra voi prelati. Insomma, che effetto ha fatto questo sinodo su di voi e sui fedeli?
L’effetto è stato quello di un tremendo “disorientamento pastorale” (termine che ho usato per intitolare un libro che sto per mandare alle stampe). Questo disorientamento consiste nella sensazione che l’episcopato sia irrimediabilmente diviso sulle questioni più importanti riguardanti il dogma e la morale della Chiesa, e anche sull’autorità del Papa. Di conseguenza, i fedeli non si sentono i guidati in modo fermo e unanime nella loro vita di fede. Il disorientamento di cui parlo, però, non è prodotto direttamente dai lavori del Sinodo né dalla Amoris Laetitia ma dal modo con cui l’opinione pubblica cattolica è stata informata. Purtroppo i media hanno presentato il dibattito sinodale come una battaglia tra conservatori e progressisti, con la vittoria finale dei progressisti e il tentativo dei conservatori di frenare la “riforma”. Questo non corrisponde affatto a ciò che in realtà è avvenuto, ossia all’esercizio collegiale del governo della Chiesa e del magistero ecclesiastico. Lo scopo, il valore e i risultati dei lavori sinodali – ivi compresa l’esortazione post-sinodale scritta dal Papa – non sono stati apprezzati sufficientemente dai fedeli, frastornati dalle interpretazioni ideologiche che ne hanno dato i giornalisti, e purtroppo anche dalle interpretazioni faziose che ne hanno dato vescovi, sia progressisti sia conservatori. Per questo motivo mi rallegro assai e benedico Iddio per l’intervento pubblico dei quattro cardinali, i quali si collocano al di sopra delle diatribe ideologiche e mirano soltanto a ri-orientare i fedeli cattolici e a salvaguardare l’unità della Chiesa.  
Quindi ritiene giusto esprimere pubblicamente una perplessità circa un'esortazione apostolica, sebbene il papa non abbia riposto nemmeno privatamente ai cardinali?
Certo che è giusto. Ci sono state diverse proposte durante i lavori del sinodo: il Papa ha deciso di fare sue alcune di esse e di respingere altre, ma lo ha fatto con quella «voluta ambiguità» che io ho deprecato più volte nei miei commenti alla Amoris Laetitia che tutti possono leggere sul web. E l’ambiguità è inaccettabile in un documento che pretende di essere magistero ecclesiastico. Giustamente quei cardinali sfidano il Papa a dire chiaramente che la sua dottrina si discosta dalla Tradizione della Chiesa (cosa che implicherebbe l’accusa di eresia e la perdita di ogni autorità magisteriale), oppure – ed è la cosa auspicabile -  a dare di quel suo documento un’interpretazione chiara e corretta (conforme cioè alla Tradizione dogmatica e morale).
Quali sarebbero i problemi gravi contenuti nel capitolo ottavo dell'Amoris Laetitia, della cui interpretazione i cardinali sono preoccupati? 
I problemi sono la fedeltà alla Tradizione della Chiesa in materie davvero fondamentali, come sono i sacramenti della Nuova Legge: il Battesimo, il Matrimonio, la Penitenza, l’Eucaristia. L’esortazione di papa Francesco sembra voler contraddire nella prassi quello che nella dottrina viene confermato; e ciò è possibile perché il Papa parla della dottrina come di qualcosa di statico e di formalistico che, all’atto pratico, deve essere messo da parte. Il documento tradisce una mentalità erroneamente “pastorale”, che in realtà è la sudditanza psicologica alla falsa teologia del progressismo storicistico, per cui la Chiesa dovrebbe cambiare la verità rivelata da Dio per assecondare le presunte esigenze del cosiddetto “mondo moderno” (che non esiste: è un’invenzione dei sociologi). 
In quali punti dell'esortazione viene meno la certezza di norme morali assolute? E perché queste norme assolute sono necessarie?
E’ il discorso sula coscienza, svolto in contraddizione con la dottrina della chiesa, recentemente attualizzata da san Giovanni Paolo II nell’enciclica sulla teologia morale, Veritatis splendor. La coscienza del singolo fedele, secondo l’esortazione apostolica, può legittimamente ritenere non vincolante un comandamento di Dio se non lo “sente” come applicabile al suo caso concreto. Ma la coscienza non è un cieco sentimento soggettivo: è un atto dell’intelligenza che “legge” nella realtà concreta l’ordine o il disordine oggettivo rispetto alla volontà salvifica di Dio, che è Amore sapientissimo e misericordioso.
La coscienza di ogni fedele cristiano percepisce sempre benissimo il bene e il male in relazione ai comandamenti di Dio i quali costituiscono quello che sant’Agostino chiama l’«ordo amoris», l’ordine dell’amore divino. Ogni cristiano sa, nel suo intimo, che la disobbedienza ai comandamenti di Dio è la propria rovina, temporale ed eterna. Ognuno di noi può dire, come il Salmista. «Il mio bene  non è senza di te, o Dio mio!».
Come sacerdote e confessore posso assicurare che non c’è persona che nel suo cuore (nella sua coscienza) dia retta agli alibi e alle argomentazioni ipocrite che egli stesso è  capace di inventarsi per “sentirsi a posto” quando trasgredisce in materia grave la Legge di Dio. Una cosa è quello che uno dice proprio giustificarsi e un’altra cosa è quello che uno veramente pensa in cuor suo. Per questo è un gran danno alle coscienze dei fedeli un discorso come quello della Amoris Laetitia  che sembra incoraggiare i fedeli a mentire a se stessi e alla Chiesa ritenendosi “senza peccato” per una presunta mancanza di consapevolezza o condivisione della legge morale. I casi che vengono presi in esami – quelli relativi a fedeli regolarmente coniugati che si separano dal legittimo coniuge e convivono more uxorio con un’altra persona – non ammettono in realtà l’ipotesi astratta di una mancanza di consapevolezza o di piena condivisione della legge morale: tali persone sanno benissimo di essere in stato di peccato mortale e di non poter ricevere l’assoluzione sacramentale finché non intendono convertirsi e cambiare vita. 
I quattro cardinali e quanti hanno sollevato dubbi in merito all'A.L. sono accusati di voler affermare la propria autonomia e la propria idea (di essere dei legalisti), piuttosto che servire umilmente l'unità della Chiesa con misericordia. Al contrario i cardinali sostengono di aver agito per amore all'unità (carità) e per giustizia. A questo punto occorre chiedersi: cosa genera davvero l'unità (quindi cosa genera la divisione) e cosa significa servire la Chiesa?
La Chiesa esiste per annunciare la salvezza in Cristo, nostro Redentore. La Chiesa ha questi tre compiti: istruire (magistero), santificare (amministrazione dei sacramenti) e governare (pastorale). Sono tre compiti (tria munera) affidatele da Cristo stesso, il quale l’assiste indefettibilmente con il suo santo Spirito, fornendo ai Pastori le grazie necessarie, a cominciare dal carisma dell’infallibilità nell’insegnamento ufficiale della dottrina rivelata. Pertanto, servire la Chiesa significa contribuire – ciascuno nel proprio ruolo in senso al  Corpo Mistico – al bene delle anime, che debbono essere guidate tutte e sempre – a una vita di fede, di speranza e di carità.
L’intervento dei quattro cardinali è un esempio per tutti: loro hanno fatto, coraggiosamente, quello che spettava loro per l’incarico che hanno di collaborare con il Papa alla guida della Chiesa; a tutti noi – fedeli laici, sacerdoti in cura d’anime, teologi – spetta di fare altrettanto, con altrettanto coraggio e amore per la Chiesa, nei limiti della propria personale condizione e dei mezzi materiali che la Provvidenza ci mette a disposizione. Io, per quanto mi riguarda, ho fatto quanto ho potuto per orientare alla verità cattolica le coscienze dei fedeli a me affidati e ho anche cercato di chiarire gli aspetti dottrinali messi in discussione da false interpretazioni ideologiche dei documenti del Concilio e dei lavori sinodali sulla famiglia pubblicando nel 2016 un saggio teologico intitolato Dogma e pastorale (Leonardo da Vinci). E non occorre che menzioni lo splendido lavoro che da anni svolgono “Il Timone” e “La Nuova Bussola Quotidiana”, entrambi diretti da un laico colto e coraggioso come Riccardo Cascioli.
di Benedetta Frigerio18-11-2016http://www.lanuovabq.it/it/articoli-tra-noi-un-tremendo-disorientamento-pastoraleanche-il-teologo-livi-ha-dubia-sullamoris-laetitia-18073.htm
Via al Concistoro, con l'ombra dei dubia
di Lorenzo Bertocchi18-11-2016
Domani sarà il giorno del terzo concistoro di Papa Francesco per la creazione di 17 nuovi cardinali, di cui 13 elettori e 4 ultraottantenni, tra cui il sacerdote albanese don Ernest Simoni sopravvissuto alla dura persecuzione del regime comunista.
La celebrazione sarà alle 11 nella Basilica di S. Pietro a cui seguiranno, nel pomeriggio, le visite di cortesia tra il Papa e i cardinali. Dopo questo concistoro il numero di cardinali elettori sarà di 121, mentre i non elettori saranno 107, per un totale di 228 porpore. Gli elettori del conclave nominati da Papa Francesco saliranno al 36% del totale, mentre quelli creati da Benedetto XVI restano il 46% e quelli di Giovanni Paolo II il 18%.
Tra i nuovi cardinali quelli più in vista sono monsignor Kevin Farrel, prefetto del neo dicastero per i laici, famiglia e vita; monsignor Blase Cupich, arcivescovo di Chicago; monsignor Jozef de Kesel, primate del Belgio; e monsignor Carlos Osoro, vescovo di Madrid. Tutti e quattro sono considerati molto vicini alla sensibilità di Papa Francesco perché sembrano incarnare al meglio l'idea di vescovo cara a Bergoglio.
Il prefetto del neo dicastero per laici, famiglia e vita si è recentemente espresso a proposito del dibattito sull’esortazione post-sinodale Amoris laetitia, dichiarando che il testo sarà «il documento guida» del suo lavoro a Roma. E’ «un documento pastorale», ha detto, «che ci insegna come dobbiamo procedere. Credo che dobbiamo prenderlo così com’è». In questo senso ha sottolineato che non si spiega «come e perché alcuni vescovi sembrano pensare che occorre interpretare questo documento».
Il primate del Belgio, mons. de Kesel, ha recentemente affrontato in una conferenza il tema del rapporto tra Chiesa e modernità, affermando che il contesto multiculturale in cui viviamo segna la fine di «una religione culturale». Per questo occorre «accettare la modernità» e, come ha detto in un’altra intervista, occorre «una chiesa viva, aperta al mondo» e «solidale».
Sulla stessa lunghezza d’onda si colloca l’arcivescovo di Madrid, mons. Carlos Osoro, che, in un intervento al portale Vatican Insider, ha dichiarato che «il dialogo è essenziale. L’apertura ad ascoltare chi la pensa diversamente è importante. (…) La nostra missione, come Chiesa, è costruire una grande famiglia». E' il ritratto comune di queste nomine cardinalizie: vescovi in uscita e dialoganti, alternativi a quei prelati ritenuti “guerrieri culturali” concentrati su battaglie di contrasto con il mondo.
D’altra parte l’arcivescovo di Chicago, Blase Cupich, in una recente intervista alla rivista dei gesuiti degli Usa, America, ha detto che i vescovi che si ribellano pubblicamente a Papa Francesco «non capiscono cosa significa essere vescovi nella Chiesa Cattolica». Il riferimento era più o meno diretto alla recente uscita pubblica della lettera che quattro cardinali hanno inviato al Papa per fare chiarezza su alcuni punti importanti dell’esortazione Amoris laetitia.
In effetti, Cupich è ritenuto l'espressione della svolta che il Papa vorrebbe per l'episcopato statunitense, eppure proprio i vescovi americani qualche giorno fa hanno eletto il loro nuovo presidente e il suo vice, mostrando che la stagione dei cosiddetti vescovi “culturali” è tutt’altro che finita. Infatti, il neo presidente della Conferenza episcopale degli Usa è il cardinale di Galverston-Houston, Daniel Di Nardo, 67 anni, già per tre anni vicepresidente; e numero due è stato eletto l’arcivescovo di Los Angeles, José Horacio Gómez, 65 anni, sacerdote dell'Opus dei. Due prelati considerati teologicamente “conservatori”, sebbene entrambi abbiano rilasciato dichiarazioni che buttano acqua sul fuoco rispetto alla loro presunta elezione in chiave “anti-Francesco”. A titolo di cronaca ricordiamo che il cardinale Di Nardo, tra l’altro, è uno dei tredici cardinali che firmarono una lettera al Papa che chiedeva conto di alcuni aspetti procedurali durante il Sinodo dell’ottobre 2015.
Molti hanno voluto vedere nell’elezione di monsignor Gomez, messicano di origine ispanica, una sorta di risposta dell’episcopato americano all’elezione di Donald Trump sui temi dell'immigrazione, ma è una visione riduttiva: la sua elezione è stata semplicemente una sorpresa.  Molti, da tempo, si aspettavano una berretta rossa per Gomez, e avevano rilevato con stupore l'assenza del vescovo di Los Angeles dalla lista per il concistoro di domani.
A lui sono stati preferiti, appunto, Cupich e Joseph William Tobin, neo vescovo di Newark. Quest’ultimo era stato estromesso nel 2012 dalla curia romana, dove lavorava alla congregazione per i religiosi, in quanto aveva manifestamente appoggiato le suore americane progressiste dell'Lcwr. Ma se Tobin pare avere la sua rivincita con la porpora consegnatagli da Francesco, anche l'elezione di Gomez (insieme a Di Nardo) rappresenta una risposta dei vescovi americani in merito alla linea “politica” che intendono perseguire. 

Vivremo quindi un concistoro particolare, sopratutto dopo la lettera dei quattro cardinali con i “dubia” su Amoris laetitia. Perché nonostante i vari tentativi di minimizzare o ghettizzare la portata di queste domande, e con gli ovvi riferimenti all'unità cum Petro et sub Petro, i dubbi ci sono e interessano qualche cardinale in più rispetto ai quattro che hanno preso carta e penna. 

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