La campagna di stampa contro i cattolici “fondamentalisti”. Il nuovo scisma è già in atto e i cristiani fedeli a ciò che ha insegnato Cristo saranno perseguitati da cristiani che hanno tradito Cristo… Qualunque totalitarismo, e a maggior ragione quello infernale che ha occupato la Chiesa, nasce, compie la rivoluzione e sopravvive alla presa del potere solo individuando un nemico per il quale non può e non deve provare pietà.
Giovedì 1° dicembre 2016.
È pervenuta in Redazione:
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Caro Alessandro,
ti scrivo qui, alla tua rubrica che, come molti, seguo appassionatamente. Ti scrivo per l’articolo di Stefano Filippi apparso su il Giornale, dal titolo “La guerra santa in nome di Dio, alle spalle del Papa”. Come avrai letto anche tu, si parla di noi cattolici saldamente legati alla tradizione, come dei fondamentalisti. Paragonati ai jihadisti più spietati. L’articolista riporta ciò che disse Bergoglio: “Un gruppo fondamentalista, anche se non uccide nessuno, anche se non picchia nessuno, è violento”. E prosegue citando direttamente anche te: “È un fatto, però, che molti scritti su siti e giornali usano spesso toni esagerati, canzonatori verso il Papa, con vignette che se fossero pubblicate altrove farebbero gridare allo scandalo. Un esempio su tutti: un fotomontaggio pubblicato da uno degli intellettuali cattolici più accaniti contro Bergoglio, Alessandro Gnocchi, lo raffigura vestito da Lutero che sghignazza davanti a un crocifisso infranto a terra. Lo si trova nella rubrica Fuori moda sul sito Riscossacristiana.it. In questi termini, la contestazione antiromana è senza precedenti”. Filippi conclude ricordando la lettera dei quattro cardinali a Bergoglio che, in modo non certo adeguato per un Papa, risponde: “E a ogni buon conto, le critiche non mi tolgono il sonno”. Io non mi ritengo violento, nemmeno nel pensiero. Non mi ritengo un “talebano cattolico”, altro termine spesso affibbiato a chi segue la vera Chiesa di Cristo. Sono un peccatore, certamente, ma non un criminale. Non accetto queste definizioni perché sono false. A questo punto ti chiedo: siamo forse giunti ad un nuovo tempo di persecuzione per i cristiani? Stiamo per arrivare ad un nuovo scisma?
Grazie, in Cordibus Jesu et Mariae.
Giovanni Cismondi
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Caro Giovanni,
rispondo rapidamente alle tue domande e aggiungo qualche considerazione. È arrivato di nuovo il tempo delle persecuzioni e sta per arrivare un nuovo scisma? Ebbene, il nuovo scisma è già in atto e i cristiani fedeli a ciò che ha insegnato Cristo saranno perseguitati da cristiani che hanno tradito Cristo.
Solo l’ingenua buona volontà di chi non vuol ammettere che la realtà sia quel che è può impedire di vedere che la Chiesa cattolica, quella fondata da Cristo, è occupata, governata e sfigurata da un’altra chiesa, con la “c” minuscola, che non è stata fondata da Cristo. Se si ha l’onestà, e anche un po’ di coraggio, per ammettere questo fatto così evidente, si spiega tutto, caro Giovanni. In quest’ottica, tu, io, Paolo Deotto, tutti coloro che frequentano questo sito e chiunque si opponga veramente e onestamente alla decristianizzazione della Chiesa siamo veramente dei talebani, dei fondamentalisti: in una parola, “nemici”.
Qualunque totalitarismo, e a maggior ragione quello infernale che ha occupato la Chiesa, nasce, compie la rivoluzione e sopravvive alla presa del potere solo individuando un nemico per il quale non può e non deve provare pietà. E non c’è modo migliore per farlo che dandogli un nome: “fondamentalista” nella chiesa di Bergoglio, “fascista” in tempi di democrazia antifascista, “borghese” sotto il comunismo, “nobile” o “ecclesiastico” nella Francia giacobina.
Niente di nuovo sotto il sole malato di questi tempi, caro Giovanni. Il “popolo di Dio”, come tutti i “popoli in marcia”, ha bisogno di qualcuno da odiare fino nell’ultima fibra, da distruggere per il bene del popolo stesso, dell’umanità e persino di quel “Dio” che si è fatto a propria immagine e somiglianza. E la vittima gli deve essere grata, perché viene massacrata anche per il suo stesso bene: paghi le pallottole del plotone d’esecuzione e taccia per sempre.
Questo è il senso dell’operazione a cui ti riferisci, caro Giovanni, e mi piacerebbe sapere in quale percentuale ne sono consapevoli coloro che vi partecipano. Non so se tutti non sanno quello che fanno, ma qualcuno ne è certo consapevole fino in fondo. Da quando si è cominciato, con l’onnipresente Massimo Introvigne, ormai divenuto “Il Sociologo”, non si è fatto altro che presentare in modo freddo e asettico persone, siti, giornali e associazioni spogliandoli del minimo di umanità fino a farli diventare pupazzi inanimati come quelli dei baracconi della fiera, pronti a essere presi a palle in faccia, o magari nella schiena.
È così che si crea il clima giusto perché qualche “nemico” venga preso di mira e poi si senta dire, persino da molti amici, che però se l’è andata a cercare. Nel mio piccolo mi accadde quando, con Mario Palmaro, fummo cacciati da Radio Maria in seguito alle critiche a Bergoglio. Ce l’eravamo andata a cercare, capisci Giovanni? E non esagero dicendo che, non solo da ora, si sta diffondendo un clima che giustifica le persecuzione del nemico da parte di chiunque, senza neppure uno straccio di processo. Tre giorni dopo l’uscita del mio primo articolo su Bergoglio, mia figlia fu aggredita verbalmente dal padre di una sua compagna di classe all’uscita di scuola. Un paio di mesi più tardi, sedevo in un gruppo di amici in attesa di una conferenza e mi si avvicinò una suora inveendo al mio indirizzo senza il minimo pudore, e senza la minima misericordia. E l’elenco potrebbe continuare fino a oggi. Non sarebbe accaduto prima: non per merito di altri pontificati, ma perché il clima era diverso.
Io capisco benissimo, caro Giovanni, che tu protesti di non essere come ti dipingono, e in effetti non lo sei. Ma non si può scegliere di essere visti in un modo piuttosto che in un altro. E, d’altra, parte hanno ragione loro. Il cristiano integrale è quanto di più lontano possa esistere dal cristiano disintegrato: non può pretendere di essere compreso da chi gli è assolutamente antitetico e non può amare il suo “nemico”.
Non possiamo farci niente, ma mi rendo conto che è una situazione dolorosa e angosciante. Io sono abbastanza vecchio da essere stato un ragazzo che, negli Anni Settanta, faceva politica nel Fronte della Gioventù. Avrei potuto fare la fine di Sergio Ramelli perché in un compito in classe di italiano scrissi un’invettiva contro il comunismo e la Democrazia Cristiana. Fortunatamente, la mia professoressa se lo tenne per sé e mi disse di stare più accorto: voto 7 e ½. Quando a Milano uccisero il consigliere provinciale missino Enrico Pedenovi, mio padre venne a prendermi fuori da scuola temendo che potesse succedere qualcosa di spiacevole. Ricordo che dovevo andare a scuola evitando certi percorsi. Non rimpiango questo clima, ma ci sono abituato. Mi spiace che si diffonda fino ad avvelenare la vita dei bravi cristiani, anche solo facendo ipotizzare nuove persecuzioni.
Persino mia moglie, che tra i suoi maggiori pregi, forse l’unico visto che ha sposato me, ha l’incoscienza, comincia a dire di essere inquieta. Ma quando ne parliamo, alla fine, si ritrova sempre la serenità perché, sai Giovanni, almeno in una cosa sono veramente fondamentalista: la difesa della mia famiglia e la fedeltà a mia moglie. Non tutti quelli che sociologizzano il fondamentalismo cattolico possono dire altrettanto.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
È pervenuta in Redazione:
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Caro Alessandro,
ti scrivo qui, alla tua rubrica che, come molti, seguo appassionatamente. Ti scrivo per l’articolo di Stefano Filippi apparso su il Giornale, dal titolo “La guerra santa in nome di Dio, alle spalle del Papa”. Come avrai letto anche tu, si parla di noi cattolici saldamente legati alla tradizione, come dei fondamentalisti. Paragonati ai jihadisti più spietati. L’articolista riporta ciò che disse Bergoglio: “Un gruppo fondamentalista, anche se non uccide nessuno, anche se non picchia nessuno, è violento”. E prosegue citando direttamente anche te: “È un fatto, però, che molti scritti su siti e giornali usano spesso toni esagerati, canzonatori verso il Papa, con vignette che se fossero pubblicate altrove farebbero gridare allo scandalo. Un esempio su tutti: un fotomontaggio pubblicato da uno degli intellettuali cattolici più accaniti contro Bergoglio, Alessandro Gnocchi, lo raffigura vestito da Lutero che sghignazza davanti a un crocifisso infranto a terra. Lo si trova nella rubrica Fuori moda sul sito Riscossacristiana.it. In questi termini, la contestazione antiromana è senza precedenti”. Filippi conclude ricordando la lettera dei quattro cardinali a Bergoglio che, in modo non certo adeguato per un Papa, risponde: “E a ogni buon conto, le critiche non mi tolgono il sonno”. Io non mi ritengo violento, nemmeno nel pensiero. Non mi ritengo un “talebano cattolico”, altro termine spesso affibbiato a chi segue la vera Chiesa di Cristo. Sono un peccatore, certamente, ma non un criminale. Non accetto queste definizioni perché sono false. A questo punto ti chiedo: siamo forse giunti ad un nuovo tempo di persecuzione per i cristiani? Stiamo per arrivare ad un nuovo scisma?
Grazie, in Cordibus Jesu et Mariae.
Giovanni Cismondi
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Caro Giovanni,
rispondo rapidamente alle tue domande e aggiungo qualche considerazione. È arrivato di nuovo il tempo delle persecuzioni e sta per arrivare un nuovo scisma? Ebbene, il nuovo scisma è già in atto e i cristiani fedeli a ciò che ha insegnato Cristo saranno perseguitati da cristiani che hanno tradito Cristo.
Solo l’ingenua buona volontà di chi non vuol ammettere che la realtà sia quel che è può impedire di vedere che la Chiesa cattolica, quella fondata da Cristo, è occupata, governata e sfigurata da un’altra chiesa, con la “c” minuscola, che non è stata fondata da Cristo. Se si ha l’onestà, e anche un po’ di coraggio, per ammettere questo fatto così evidente, si spiega tutto, caro Giovanni. In quest’ottica, tu, io, Paolo Deotto, tutti coloro che frequentano questo sito e chiunque si opponga veramente e onestamente alla decristianizzazione della Chiesa siamo veramente dei talebani, dei fondamentalisti: in una parola, “nemici”.
Qualunque totalitarismo, e a maggior ragione quello infernale che ha occupato la Chiesa, nasce, compie la rivoluzione e sopravvive alla presa del potere solo individuando un nemico per il quale non può e non deve provare pietà. E non c’è modo migliore per farlo che dandogli un nome: “fondamentalista” nella chiesa di Bergoglio, “fascista” in tempi di democrazia antifascista, “borghese” sotto il comunismo, “nobile” o “ecclesiastico” nella Francia giacobina.
Niente di nuovo sotto il sole malato di questi tempi, caro Giovanni. Il “popolo di Dio”, come tutti i “popoli in marcia”, ha bisogno di qualcuno da odiare fino nell’ultima fibra, da distruggere per il bene del popolo stesso, dell’umanità e persino di quel “Dio” che si è fatto a propria immagine e somiglianza. E la vittima gli deve essere grata, perché viene massacrata anche per il suo stesso bene: paghi le pallottole del plotone d’esecuzione e taccia per sempre.
Questo è il senso dell’operazione a cui ti riferisci, caro Giovanni, e mi piacerebbe sapere in quale percentuale ne sono consapevoli coloro che vi partecipano. Non so se tutti non sanno quello che fanno, ma qualcuno ne è certo consapevole fino in fondo. Da quando si è cominciato, con l’onnipresente Massimo Introvigne, ormai divenuto “Il Sociologo”, non si è fatto altro che presentare in modo freddo e asettico persone, siti, giornali e associazioni spogliandoli del minimo di umanità fino a farli diventare pupazzi inanimati come quelli dei baracconi della fiera, pronti a essere presi a palle in faccia, o magari nella schiena.
È così che si crea il clima giusto perché qualche “nemico” venga preso di mira e poi si senta dire, persino da molti amici, che però se l’è andata a cercare. Nel mio piccolo mi accadde quando, con Mario Palmaro, fummo cacciati da Radio Maria in seguito alle critiche a Bergoglio. Ce l’eravamo andata a cercare, capisci Giovanni? E non esagero dicendo che, non solo da ora, si sta diffondendo un clima che giustifica le persecuzione del nemico da parte di chiunque, senza neppure uno straccio di processo. Tre giorni dopo l’uscita del mio primo articolo su Bergoglio, mia figlia fu aggredita verbalmente dal padre di una sua compagna di classe all’uscita di scuola. Un paio di mesi più tardi, sedevo in un gruppo di amici in attesa di una conferenza e mi si avvicinò una suora inveendo al mio indirizzo senza il minimo pudore, e senza la minima misericordia. E l’elenco potrebbe continuare fino a oggi. Non sarebbe accaduto prima: non per merito di altri pontificati, ma perché il clima era diverso.
Io capisco benissimo, caro Giovanni, che tu protesti di non essere come ti dipingono, e in effetti non lo sei. Ma non si può scegliere di essere visti in un modo piuttosto che in un altro. E, d’altra, parte hanno ragione loro. Il cristiano integrale è quanto di più lontano possa esistere dal cristiano disintegrato: non può pretendere di essere compreso da chi gli è assolutamente antitetico e non può amare il suo “nemico”.
Non possiamo farci niente, ma mi rendo conto che è una situazione dolorosa e angosciante. Io sono abbastanza vecchio da essere stato un ragazzo che, negli Anni Settanta, faceva politica nel Fronte della Gioventù. Avrei potuto fare la fine di Sergio Ramelli perché in un compito in classe di italiano scrissi un’invettiva contro il comunismo e la Democrazia Cristiana. Fortunatamente, la mia professoressa se lo tenne per sé e mi disse di stare più accorto: voto 7 e ½. Quando a Milano uccisero il consigliere provinciale missino Enrico Pedenovi, mio padre venne a prendermi fuori da scuola temendo che potesse succedere qualcosa di spiacevole. Ricordo che dovevo andare a scuola evitando certi percorsi. Non rimpiango questo clima, ma ci sono abituato. Mi spiace che si diffonda fino ad avvelenare la vita dei bravi cristiani, anche solo facendo ipotizzare nuove persecuzioni.
Persino mia moglie, che tra i suoi maggiori pregi, forse l’unico visto che ha sposato me, ha l’incoscienza, comincia a dire di essere inquieta. Ma quando ne parliamo, alla fine, si ritrova sempre la serenità perché, sai Giovanni, almeno in una cosa sono veramente fondamentalista: la difesa della mia famiglia e la fedeltà a mia moglie. Non tutti quelli che sociologizzano il fondamentalismo cattolico possono dire altrettanto.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
“FUORI MODA” – la posta di Alessandro Gnocchi
1/12/2016
http://www.riscossacristiana.it/fuori-moda-la-posta-di-alessandro-gnocchi-011216/
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