ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 25 dicembre 2016

Puer natus nobis


Un bambino nato per soffrire

Fu offerto in sacrificio quando nacque (sant’Atanasio).

Il Figlio di Dio, infinitamente santo e assolutamente impassibile, si è fatto figlio dell’uomo per poter riparare la colpa di Adamo e tutte quelle – innumerevoli – che ne sono scaturite e continuano a scaturirne. È nato per prendere su di sé tutti i peccati della storia e offrirsi a Dio in espiazione al posto nostro, Lui perfettamente innocente e, al contempo, capace di un atto redentivo di infinito valore. I santi Padri scorgono nelle durezze della Natività un’anticipazione della Passione salvifica: il Re dei re ha cominciato a patire fin dalla Sua venuta al mondo per liberare l’umanità peccatrice dal potere del male. È evidente che, se quest’ultimo non è ancora scomparso dalla terra, ciò non è imputabile ad un Suo eventuale insuccesso, ma al fatto che, nonostante l’inaudito e immeritato atto di misericordia da parte del Padre celeste, noi continuiamo a disobbedirgli.


Che i bambini soffrano e muoiano è un fatto che strazia il cuore, ma la cui spiegazione ci è ben nota dalla Rivelazione. Le malattie non sono altro che una delle stimmate della natura umana decaduta in conseguenza del peccato originale. A questo, tuttavia, bisogna aggiungere che mai le offese a Dio avevano raggiunto la gravità e la frequenza di oggi – e questo non può non ricadere sulla vita di tutti indistintamente, dato che è l’ordine stesso della creazione ad essere sistematicamente violato. I peccati contro natura elevati ad istituzione dello Stato, l’aborto considerato un diritto umano, la soppressione dei malati terminali camuffata da compassione… ce n’è a iosa per giustificare flagelli e calamità che si stanno compiendo in misura ancora irrisoria rispetto a quel che meritiamo. Se non ci piace che i bambini soffrano, cominciamo a far meno peccati.

Ma questo meccanismo riparatore, che colpisce indiscriminatamente colpevoli e innocenti, non è più soltanto un’ineluttabile necessità metafisica, da quando il Verbo divino, incarnandosi per morire su una croce, l’ha assunto in Sé con l’umanità dei peccatori per imprimergli valore e dinamica di redenzione. La sua carne è santissima, ma è la stessa di chi ha peccato: grazie a Lui, vero Dio, si realizzerà ciò che all’uomo è impossibile; da Lui, vero uomo, Dio otterrà ciò che Gli è dovuto. Questa sarebbe somma ingiustizia da parte del Padre? Solo per chi è totalmente estraneo al mistero cristiano e vede la realtà da raso terra; per proferire una bestemmia del genere bisogna esser privi della fede cattolica, cosa che rende inabili a qualsiasi ufficio nella Chiesa. Che dire poi se quegli, omettendo le risposte che pur conosciamo da ben duemila anni, scandalizza i piccoli e i grandi, distruggendo la fede in milioni di persone? Meglio sarebbe per lui che gli si mettesse al collo una macina e fosse gettato in mare – parola del Verbo incarnato e crocifisso.

Associati all’Agnello innocente nato dall’Agnella immacolata, ancora oggi i bambini soffrono per la salvezza delle anime, di quelle anime renitenti alla verità e alla grazia che persistono nell’offenderlo in modo gravissimo; in particolare, soffrono per la conversione dei falsi cattolici che lavorano per il nemico e per quella dei cattivi Pastori, i quali, anziché denunciare il male com’è loro dovere, lo avallano compiacenti. «Se voi soffrite è anche per colpa mia», avrebbe dovuto rispondere il signore vestito di bianco a colei che lo interrogava con la speranza di essere sollevata anziché demolita, nella sua già terribile prova. Ma questa è fantascienza… Il giorno di Natale bisogna andare tutti in piazza a gridargli sotto la loggia: «Vattene! Hai abbondantemente passato il segno e colmato la misura. Lascia il posto a qualcuno che, almeno, non bestemmi come te». Visto che ci ha già pensato da sé, ma è indeciso riguardo al momento, potrebbe pure convincersi che è arrivato.

A quanto pare quel tale – come acutamente osservato da un lettore – ritiene Dio responsabile del male e della sofferenza in quanto ha creato il Principe delle tenebre. Questa convinzione gli fa evidentemente dedurre che Egli sia ora “costretto” ad essere misericordioso oltre ogni giustizia e a condannare unicamente coloro che rifiutino espressamente il perdono. Ma come Lo si può pregare? La causa di tutti i guai sarebbe proprio Lui, non il cattivo uso del libero arbitrio da parte delle creature che ne sono dotate, prima gli angeli e poi gli uomini. La responsabilità di questi ultimi non sarebbe così semplicemente attenuata dall’inganno demoniaco, ma praticamente annullata; in questa prospettiva la giustizia vorrebbe che fossero tutti completamente scagionati. Se traiamo le estreme conseguenze da simile argomento, chi violenta un bambino è anch’egli una vittima di quel Dio che non gli ha impedito di farlo; poco importa se ha deliberatamente trasgredito i Comandamenti divini, ignorando ostinatamente qualsiasi richiamo della coscienza e della Chiesa e giustificando le sue condotte trasgressive in un crescendo di gravità che, con l’aiuto della grazia, avrebbe pur potuto frenare prima di esserne travolto, se solo avesse voluto…

Ma, se la divinità pagana partorita dalla mente del signore in bianco è un mostro di incoerenza e di perfidia, l’essere umano è da lui pensato – da quanto è dato arguire – come un ebete del tutto incapace di autodeterminarsi. Ecco l’esito finale della rivoluzione culturale avviata da un frate in crisi che, per la sua pervicace ribellione, sprofondò nella depravazione e finì col darsi la morte per il disgusto che aveva di se stesso. Quando, per risolvere un problema personale, si butta tutto per aria pretendendo di essere l’unico ad aver capito qualcosa nella Chiesa, i frutti non possono certo essere buoni, specie se la propria rivolta viene a intrecciarsi con fattori politici, sociali e finanziari. L’unica differenza, oggi, è che quei semi perversi sono giunti a piena maturazione: la pretestuosa “riforma” luterana sta mostrando pienamente il nichilismo che ne è all’origine, ma – paradossalmente – dall’alto di quella stessa Sede che il ribelle voleva distruggere.

Suprema vendetta del diavolo? Forse. Ma anche quella, come già la sofferenza dei piccoli, è assunta e integrata nel piano di Colui che è infinitamente santo, sapiente e misericordioso. Non sappiamo che cosa voglia trarne, ma ci fidiamo comunque. Un amato confratello che si firma Cesare Baronio (con il nome del grande cardinale discepolo di san Filippo Neri) ci offre un aiuto prezioso con una luminosa intuizione di fede, di cui lo ringraziamo dal profondo del cuore: «Nell’economia della Provvidenza, anche questo momento di gravissima crisi ecclesiale, come avvenuto in passato, potrebbe rivelarsi un’occasione per far rinascere nei fedeli e nella Gerarchia un nuovo slancio di fedeltà alla dottrina, di zelo apostolico, di riscoperta della spiritualità e dell’ascesi, di impegno pubblico per l’affermazione della Regalità di Cristo e della Madonna nella sfera sociale. Anche qui – senza fraintendimenti – si potrebbe dire del Concilio e di Bergoglio: o felix culpa!, se gli errori odierni sono premessa ad un ritorno dell’antico fervore, della santità di vita, dell’eroismo cristiano».

 

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Martyrologium (anticip.)

December 25th anno Domini 2016 The 26th Day of Moon

25 Dicembre

Nell'anno cinquemilacentonovantanove dalla creazione del mondo, quando nel principio Iddio creò il cielo e la terra; dal diluvio, l'anno duemilanovecentocinquantasette; dalla nascita di Àbramo, l'anno duemilaquindici; da Mosè e dalla uscita del popolo d'Israele dall'Egitto, l'anno millecinquecentodieci; dalla consacrazione del Re David, l'anno milletrentadue; nella Settimana sessantesimaquinta, secondo la profezia di Daniéle; nell'Olimpiade centesimanovantesimaquarta; l'anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma; l'anno quarantesimosecondo dell'Impero di Ottaviano Augusto, stando tutto il mondo in pace, nella sesta età del mondo, Gesù Cristo, eterno Dio e Figlio dell'eterno Padre, volendo santificare il mondo colla sua piissima venuta, concepito di Spirito Santo, e decorsi nove mesi dopo la sua concezione (Qui tutti genuflettono), in Betlémme di Giuda nacque da Maria Vergine fatto uomo.
Natività di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne (Quitutti si alzano).
Nello stesso giorno il natale di santa Anastasia, la quale, al tempo di Diocleziàno, prima da suo marito Publio soffrì una crudele ed aspra prigionia, nella quale però fu molto consolata e confortata da Crisógono, Confessore di Cristo; quindi da Floro, Prefetto dell'Illirico, straziata con lunga prigionia, da ultimo colle mani e coi piedi tesi venne legata ai pali, e intorno a lei fu acceso il fuoco, in cui compì il martirio nell'isola Palmària, nella quale era stata confinata insieme con duecento uomini e settanta donne, i quali con diversi generi di morte resero celebre il loro martirio.
Così pure a Barcellona, in Spagna, il natale di san Piétro Nolàsco Confessore, che fu il Fondatore dell'Ordine della beata Maria della Mercede per la redenzione degli schiavi, e risplendette per virtù e per miracoli. La sua festa si celebra il ventotto Gennaio.
A Roma, nel cimitero Aproniàno, santa Eugènia Vergine, figlia del beato Martire Filippo, la quale, al tempo dell'Imperatore Galliéno, dopo aver dato moltissimi illustri segni di virtù, dopo aver condotto a Cristo sacri cori di Vergini, sotto Nicézio, Prefetto della città, lungamente combattè, e alla fine fu scannata colla spada.
A Nicomédia la passione di molte migliaia di Martiri : essendosi essi adunati in chiesa nella festa del Natale di Cristo, per comando dell'Imperatore Diocleziano vennero chiuse le porte della chiesa, si preparò il fuoco intorno ad essa, si pose un tripode coll'incenso vicino alla porta, quindi a gran voce si pubblicò dal banditore, che coloro i quali volevano scampare dall'incendio, uscissero fuori e bruciassero incenso a Giove; ma avendo tutti ad una voce risposto che più volentieri morirebbero per Cristo, fu acceso il fuoco, e vennero bruciati; e così meritarono di nascere in cielo nel medesimo giorno, in cui già Cristo si degnò di nascere in terra per la salute del mondo.
V. Ed altrove molti altri santi Martiri e Confessori, e sante Vergini.

R. Grazie a Dio.
In Vigilia Nativitatis Domini ~ Duplex I. classis
Ad Primam 
http://divinumofficium.com/cgi-bin/horas/officium.pl

«Orietur stella»


Quest'anno ho inviato i miei auguri di Natale con una carta dicendo in latino:Orietur stella - ". Una stella risorgerà" Si tratta di una profezia che troviamo nel libro dei Numeri, che riporta quattro oracoli di Balaam, un indovino pagano, a cui re di Moab Balak aveva ordinato di maledire gli Israeliti si diresse verso la terra promessa. Ma Balaam, invece di maledire gli Israeliti, ispirati da Dio contro la sua volontà, è stato costretto a benedirli. Nel suo quarto oracolo Balaam predice ciò che sta per accadere molti anni dopo: "Lo vedo, ma non ora; Io lo contemplo, ma non vicino: una stella sorgerà da Giacobbe e uno scettro spuntano da Israele "(24:17 NAB / DR). I Giudei, vedendo in questo oracolo un riferimento al re Davide, che era un discendente di Giacobbe; I cristiani hanno sempre inteso come una profezia messianica: la stella e lo scettro sono simboli di Cristo.

Il Vangelo di questa Messa Veglia presenta la genealogia di Gesù a partire dai patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe. Matteo ci dice che Gesù è "figlio di Davide, figlio di Abramo". Quindi, è quella stella, che dovrebbe passare da Giacobbe, che lo scettro, che dovrebbe sorgere da Israele. Quando i Magi giunsero da oriente a Gerusalemme, hanno detto: "Dov'è il neonato re dei Giudei? Abbiamo visto la sua stella nascente e siamo venuti per adorarlo "(Mt 2: 2 NAB). Natale è il compimento della profezia di Balaam: con la natività di Gesù Cristo una stella è salito da Giacobbe, uno scettro è sorta da Israele. Il sorgere della stella non è più un evento futuro; appartiene al passato. E ora siamo qui proprio per commemorare quell'evento. Quindi, è sbagliato a ripetere che la profezia al futuro? Io non la penso così; non solo perché siamo in attesa per la seconda venuta del Signore alla fine dei tempi, ma anche perché siamo in grado, forse dobbiamo, sperare in un ritorno spirituale di Cristo nella storia, soprattutto in tempi, come la nostra, quando sembra essere completamente assente. Orietur stella , quindi, vuole essere un augurio di Gesù per rinascere nel mondo di oggi. Stelle hanno sempre rappresentato un punto di riferimento per gli uomini: soprattutto in passato, quando non c'erano altri strumenti di orientamento, chi è abituato a guardare in alto le stelle, per sapere dove andare. Ebbene, oggi, con la nostra conoscenza scientifica e lo sviluppo della tecnologia, non abbiamo bisogno di stelle più. Allo stesso modo, pensiamo che si possa fare a meno del "Star", che per secoli ha orientato la vita del genere umano. I risultati di questa presunzione sono sotto gli occhi di tutti.

Vangelo di Matteo ci dice che i Magi venuti dall'Oriente. Secondo un'antica tradizione, uno di loro, Caspar, salutato dall'Impero Kushan, corrispondente a presentare oggi l'Afghanistan. La frase si rivolgevano a Erode ( "Abbiamo visto la sua stella nascente") può essere tradotto, e in realtà è stato tradotto da secoli, come segue: "Abbiamo visto la sua stella in Oriente." E 'qui che i Magi ha visto la stella che li ha portati a Gesù. Ora consideriamo queste terre, queste popolazioni totalmente estranei a Cristo. Eppure è proprio da qui, dal cuore dell'Asia, che i primi adoratori di Cristo è venuto. Allora, che cosa ci impedisce di desiderare che stessa stella potrebbe salire di nuovo a est, cioè, qui, dove viviamo? Orietur stella.

Un amico, al quale avevo inviato il mio saluto "Buon Natale", mi rispondeva correggendo: "Vi auguro un Santo Natale." In realtà, dovremmo riconoscere che abbiamo perso il senso del sacro, anche quando abbiamo a che fare con le cose sacre. Il che non accade nei paesi musulmani e tra i Nas Rani ( "il nazareni"), vale a dire i cristiani che vivono in loro. Quindi, mi permetta di auguro un " BeatoNatale" nella lingua di questo paese, con le parole usate dal Nas Rani:
عید میلاد مسیح مبارک  ( Id-e-Milad-e-Masih Mubarak )
Q

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